Autore Topic: Brucia la Libia, brucia Notre-Dame  (Letto 3938 volte)

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Online Il frigorifero

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Re:Brucia la Libia, brucia Notre-Dame
« Risposta #20 : Mercoledì 17 Aprile 2019, 14:11:05 »
Non capisco quale sia il cetriolo verso l’Italia.

È una questione di scelte : basta chiudere le frontiere e respingere tutti, come fa il resto dei Paesi europei.

Qualora non lo si voglia fare, si aprano i porti.

Però, in tal caso, il cetriolo ce lo ficchiamo da soli, non incolperei gli altri.
"E' NORMALE BATTERE LA ROMA...."  - Senad Lulic  26 - 5 -2013

Panzabianca

Re:Brucia la Libia, brucia Notre-Dame
« Risposta #21 : Mercoledì 17 Aprile 2019, 15:13:27 »
Non capisco quale sia il cetriolo verso l’Italia.

È una questione di scelte : basta chiudere le frontiere e respingere tutti, come fa il resto dei Paesi europei.

Qualora non lo si voglia fare, si aprano i porti.

Però, in tal caso, il cetriolo ce lo ficchiamo da soli, non incolperei gli altri.

però saremmo costretti a fare una scelta che, cmq fatta, getterebbe discredito sul nostro governo, fuoco amico non escluso, anzi, in prima linea.
Quella bella sinistra macroniana e quel sublime centro destra che si combatte sulla candidatura dell'ex miss mia cara miss.

Offline franz_kappa

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Re:Brucia la Libia, brucia Notre-Dame
« Risposta #22 : Mercoledì 17 Aprile 2019, 15:21:28 »
Ieri, amici mi rispondevano con una pseudo provocazione: e se crollasse il Colosseo? Mi limitavo a rispondere che lo aveva già fatto varie volte e, chissà, forse lo farà ancora, magari preda di qualche sciame sismico.
Magari crollasse. Mammagari proprio.
In tempi non sospetti, in ciò ben instradato dall'amico Zapruder, ho ipotizzato l'edificazione dello Stadio delle Aquile nel sito del fatiscente anfiteatro Flavio, una volta che il suddetto sarà crollato (esito probabile, visti i buchi che ne crivellano la struttura).

Mi è stato obiettato che la vicinanza con le metro B e C darebbe origine a perfidi lazzi, da parte dei romanisti.
Io penso che potremmo farci scivolare addosso quegli sberleffi: avremmo finalmente uno stadio di proprietà, nel Centro di Roma, con annesso negozio ufficiale. Il tal modo cesserebbero le accuse nei confronti del Presidente Lotito, 'reo' di non aver operato per occupare commercialmente il centro di Roma con punti vendita a marchio ufficiale SS Lazio.
Buon viaggio, caro Piero.

Panzabianca

Re:Brucia la Libia, brucia Notre-Dame
« Risposta #23 : Mercoledì 17 Aprile 2019, 16:11:55 »
Magari crollasse. Mammagari proprio.
In tempi non sospetti, in ciò ben instradato dall'amico Zapruder, ho ipotizzato l'edificazione dello Stadio delle Aquile nel sito del fatiscente anfiteatro Flavio, una volta che il suddetto sarà crollato (esito probabile, visti i buchi che ne crivellano la struttura).

Mi è stato obiettato che la vicinanza con le metro B e C darebbe origine a perfidi lazzi, da parte dei romanisti.
Io penso che potremmo farci scivolare addosso quegli sberleffi: avremmo finalmente uno stadio di proprietà, nel Centro di Roma, con annesso negozio ufficiale. Il tal modo cesserebbero le accuse nei confronti del Presidente Lotito, 'reo' di non aver operato per occupare commercialmente il centro di Roma con punti vendita a marchio ufficiale SS Lazio.

e ripristiniamo la meta sudans

Offline Frusta

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Re:Brucia la Libia, brucia Notre-Dame
« Risposta #24 : Giovedì 18 Aprile 2019, 19:47:51 »

Chiedo a Frusta o a Disabitato invece di illuminarmi di più sulla situazione in Libia.
In sintesi brevissimissima in Libia è in atto la terza guerra civile dalla caduta di Gheddafi: da un lato Haftar, l'autoproclamato generale dell' Esercito nazionale libico che punta alla conquista di Tripoli per riunificare la Libia sotto un unico comando (il suo, praticamente un Gheddafi 2.0) ed è sostenuto militarmente dalla Francia (la destabilizzazione della Libia è soprattutto opera francese e francesi sono le mire sui giacimenti libici) e poi da Russia, Egitto, Emirati Arabi ed Arabia Saudita; dall'altro, il governo di Fayez al-Serraj, il premier voluto dalle Nazioni Unite nel gennaio del 2015 sostenuto dal Qatar, che (non so cosa possa significare e che efficacia possa avere) ha proposto per l'Italia «un ruolo di facilitatore» nel processo di stabilizzazione e pacificazione nel paese.
Sullo sfondo i giacimenti attualmente ancora in mano all' Eni con la Francia che vorrebbe soppiantare con la Elf ed in mezzo 8 milioni di libici ed un numero imprecisato che va dai 200mila agli 800mila migranti.
E questo è quanto.
Poi, per arrivare al cetriolo che ci riguarda, per tutti i petalosi Opliti del Bene della sinistra nostrana, PD  in primis sodale ed alleato di Macron alle prossime europee, un paese come la Francia ha il diritto di creare una guerra e di sigillare le proprie frontiere per la possibilità concreta dell' arrivo di qualche migliaio di terroristi, e l'Italia ha l'obbligo di accogliere tutti i rifugiati. Tutti: bòni e cattivi.

Per Frusta, che è una brutta persona, urge un blocco navale.

Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Online disabitato

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Re:Brucia la Libia, brucia Notre-Dame
« Risposta #25 : Venerdì 19 Aprile 2019, 00:54:34 »
Un paese minimamente serio, avrebbe già come minimo convocato (e poi espulso) l'ambasciatore di un paese "amico" che gli sta portando la guerra davanti l'uscio di casa.
In tutto questo, l'Europa (rip) fa spallucce e lascia che la Francia destabilizzi (nuovamente) il nord Africa.
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

Offline Er Matador

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Re:Brucia la Libia, brucia Notre-Dame
« Risposta #26 : Venerdì 19 Aprile 2019, 04:59:04 »
Haftar, l'autoproclamato generale dell' Esercito nazionale libico [...] è sostenuto militarmente dalla Francia (la destabilizzazione della Libia è soprattutto opera francese e francesi sono le mire sui giacimenti libici) e poi da Russia, Egitto, Emirati Arabi ed Arabia Saudita
Unico appunto alla tua analisi, invertirei i fattori nell’elencare i sostenitori del generale.
Il quale, prima dell’attacco a Tripoli, si è effettivamente incontrato con un uomo politico: ma il Ministro della Difesa della Federazione Russa Sergej Šoigu, non Macron o uno dei suoi.
Il che aiuta a mettere ordine: Putin e Al-Sisi sono i suoi costruttori e primari sostenitori – da un punto di vista politico il primo; più direttamente logistico, anche per questioni di vicinanza geografica, il secondo – mentre l’immagine di Haftar scagnozzo dei francesi appartiene piuttosto ai desiderata di Parigi.
Non a caso i beneficiari della Legion d’Onore dalle nostre parti e i loro lacchè mediatici l’hanno più volte rilanciata.
Non a caso l’uomo forte della Cirenaica si è appoggiato occasionalmente alle forze d’Oltralpe prendendone, però, subito dopo le distanze.
Ricorda probabilmente non solo che la Francia rimane la principale responsabile nella destabilizzazione del suo Paese, ma anche che la pugnalata alla schiena di Gheddafi era stata preceduta da una lunga e lucrosa tresca con Sarkozy: alleato quantomai inaffidabile, insomma.
Senza contare che la strategia di Parigi è quella di gran lunga maggiormente basata sulla destabilizzazione, mentre da Haftar dipende – almeno al momento – l’unica opzione per stabilizzare l’ex Jamāhīriyya: difficile immaginare qualcosa più di un’occasionale collaborazione tattica, come quelle cui si accennava, fra due istanze che si escludono a vicenda.

Ciò premesso, che fare da parte nostra per evitare un collasso di cui saremmo le prime vittime?
Le opzioni sul campo non lasciano spazio a grandi speranze:

1) un intervento militare diretto appare sproporzionato alle nostre forze, oltre a rischiare di impantanarci sine die in un potenziale Afghanistan sottocasa

2) Un coinvolgimento degli Usa, ammesso e non concesso che non abbiano di meglio da fare, imporrebbe pelose contropartite su fronti – ad esempio quello venezuelano o siriano – dove gli interessi di Washington non coincidono certo con quelli italiani

Un’uscita da questo vicolo cieco potrebbe passare per la messa in discussione del nostro peccato originale nel caos libico: l’appoggio unilaterale e incondizionato al governo tripolino di Al Serraj, imposto all’ONU da un’infelice scelta di Obama (strano, vero?) e docilmente avallato dal duca conte Gentiloni (stranissimo, vero?).
Tutto questo mentre l’unico Parlamento con un minimo di legittimità elettorale era quello insediato a Tobruk.
E col risultato di puntare tutto sull’Hamid Kazaj o sull’Ashraf Ghani di turno: vale a dire un corrottissimo proconsole puntellato dalle baionette occidentali, in grado di controllare a malapena la Capitale e, nel caso di Serraj, con l’aggravante di rapporti tutt’altro che chiari con varie componenti islamiste.
Oggi la resa dei conti sul campo non è fra il Bene e il Male o fra Italia e Francia: ma vede da un lato un governo rimasto allo stato embrionale e asserragliato nella sola Tripoli, tipo ultimi giorni di Costantinopoli; dall’altro una forza che ha bene o male riunificato il resto del Paese, oltre che dalla più credibile patente anti-terrorista.
Una resa rinviata dai calcoli di Haftar che, tramontata l’ipotesi di una vittoria-lampo, teme per il cronicizzarsi di un conflitto “caldo”.
Già si presenterebbe nella Capitale come uomo della Cirenaica, quindi un corpo estraneo in quanto proveniente da una realtà profondamente altra rispetto alla Tripolitania: dovesse farlo anche con le mani sporche di sangue fresco, il suo governo partirebbe con un piede sbagliatissimo.
La soluzione pacifica a questo stallo passerebbe per un passo indietro di Al Serraj, che consentirebbe al suo rivale di arrivare al traguardo ma in maniera incruenta e negoziata.
E qui l’Italia potrebbe riconvertire in un decisivo tesoretto un errore diplomatico, vale a dire l’eccessiva ed eccessivamente esclusiva consuetudine col leader (si fa per dire) di Tripoli.
Mettendo tutto il proprio peso nelle mediazione per garantirgli una dignitosa via d’uscita che ne salvaguardi incolumità e interessi essenziali.
Oppure, e non sarebbe nulla di sorprendente da quelle parti, lavorando per ricavargli uno strapontino all’interno dei nuovi equilibri.
Possibilmente valutando la posizione dei suoi sostenitori turchi, usciti furibondi dal precedente vertice internazionale di Palermo.
Mosse da acrobati senza rete, ma francamente con poche alternative.
E che, dovessero andare in porto, garantirebbero all’Italia l’imprimatur sull’incoronazione del nuovo raìs con tutta una serie di conseguenze favorevoli:

- stabilizzare un Paese per noi cruciale

- disinnescare la bomba umanitaria, con profughi e tutto il resto, legata a un’escalation del conflitto

- accontentare la Russia, dati i rapporti di collaborazione e la bassa concorrenzialità tra Eni e Rosneft

- accontentare l’Egitto, partner strategico dopo la scoperta dei giacimenti di Zohr da parte dell’Eni, col quale l’attuale Governo ha ricucito i rapporti dopo il caso Regeni e, non a caso, recentemente “attenzionato” dalla diplomazia parigina

- accontentare gli Usa, sospesi fra l’impossibilità di disinteressarsi della Libia e la volontà di sottrarsi a un impegno diretto: in fondo lascerebbero il Paese in mano a un loro cittadino (dopo un fallito golpe ai danni di Gheddafi nel 1990, Haftar è vissuto in Virginia e possiede un passaporto a stelle e strisce) e a un alleato tutto sommato affidabile e controllabile (Roma, appunto)

- accontentare gli Usa, ma compiendo ancora una volta, dopo il memorandum con la Cina, un passo in ambito internazionale almeno in parte fuori dal loro cono di penombra

- ottenere il peso e il riconoscimento necessari per chiedere una testa: quella degli interessi francesi in Libia

Sarebbe anche l’occasione per definire finalmente una strategia in Africa, dove i nostri obiettivi sembrano convergere almeno in parte con lo sfrenato attivismo cinese.
Al di là degli investimenti di Pechino, che possono avvalersi in più di un caso del contributo di aziende italiane, la RPC appare l’unica potenza con la forza e l’interesse diretto a vibrare un colpo mortale alla Françafrique.
Vale a dire, come confermato più volte da Mitterand, Chirac e altri pezzi da novanta, l’estremo trait d’union tra la Francia e un reale ruolo di potenza.

Panzabianca

Re:Brucia la Libia, brucia Notre-Dame
« Risposta #27 : Venerdì 19 Aprile 2019, 10:27:51 »
Er Matador, approvo tutto. Mi pare un quadro molto logico degli equilibri attuali.
(Sipperò, un posto a Marusic Durmici e Patric nelle truppe di Haftar?) 

Offline Leòn

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Re:Brucia la Libia, brucia Notre-Dame
« Risposta #28 : Venerdì 19 Aprile 2019, 12:11:43 »
(Sipperò, un posto a Marusic Durmici e Patric nelle truppe di Haftar?)

Potrebbero salvarsi.
Meglio mollarli a Serraj.

Panzabianca

Re:Brucia la Libia, brucia Notre-Dame
« Risposta #29 : Venerdì 19 Aprile 2019, 14:23:06 »
Potrebbero salvarsi.
Meglio mollarli a Serraj.

ah ah ah, vero è