Autore Topic: 14 maggio 2000  (Letto 9737 volte)

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Offline DinoRaggio

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14 maggio 2000
« : Mercoledì 12 Maggio 2010, 11:12:14 »
Dieci anni fa... Che ricordi avete di quella giornata? Come vi siete svegliati quella mattina? Che pensavate? Siete andati allo stadio? Com’era l’atmosfera prima, durante ed alle 18,04? Raccontate per chi non c’era e per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera (cit.), poi concretizzatasi al fischio finale di Collina al Curi.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

TD

Re:14 maggio 2000
« Risposta #1 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 11:14:56 »
Cazzo, quanto me sentivo male, ho messo giù il piede dal letto e l'impulso è stato di tornarci immediatamente.

Mark Lenders

Re:14 maggio 2000
« Risposta #2 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 11:38:45 »
Dieci anni fa... Che ricordi avete di quella giornata? Come vi siete svegliati quella mattina? Che pensavate? Siete andati allo stadio? Com’era l’atmosfera prima, durante ed alle 18,04? Raccontate per chi non c’era e per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera (cit.), poi concretizzatasi al fischio finale di Collina al Curi.

Questo l'ho scritto tanti anni fa.
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IL CIELO DI MAGGIO

Visto dall’alba, il 14 maggio 2000 sembrava solo un'altra domenica da passare dentro una chiesa a fare il guardiano, sei ore di servizio civile dall'una alle sette. Il biglietto di Lazio-Reggina l'avevo comprato dieci giorni prima, ma alla fine avevo deciso di non prendere la licenza: avevo una paura fottuta di rivivere il dramma di Lazio-Parma, e da vero codardo pensavo di risolverla affidandomi alla mia radiolina nuova: per la cronaca, quella vecchia l'avevo tirata contro la porta della sagrestia al 3-3 della Fiorentina, giusto un mese prima.
Mi sembrava obiettivamente impossibile che la Juve fallisse il colpo. Anche quando mi lasciavo andare alle fantasie inconfessabili, immaginavo al massimo lo spareggio; da buon laziale mi sembrava giusto non aspettarmi troppo neppure nei sogni.
Alle due e trentacinque ero lì che rimuginavo, facendo finta di non vedere il solito barbone che pescava con la forcina nelle cassette delle offerte. Poi, siccome insisteva, ho aperto il portafogli per dargli un paio di mille lire e mandarlo via: ma quando ho visto il biglietto gialloblù che mi fissava speranzoso accanto alla faccia della Montessori, ho capito che quel pomeriggio avrei disertato alla grande.
Sfido chi vuole provarci a battere il record di quattordici minuti netti da via Merulana allo stadio Olimpico, col cinquantino spolmonato e sul filo della riserva: sono entrato giusto in tempo per la lettura delle formazioni.

La partita è stata quasi inesistente. Sullo 0-0 un fuorigioco non segnalato ci ha fatto trattenere il fiato, ma dopo essere entrato in area da destra e in beata solitudine, un reggino che non ricordo ha crossato male, impedendo al centravanti di segnare a porta vuota. E’ stato l’unico pericolo. Poco dopo un Borriello in vena di risarcimenti ci ha sganciato un paio di rigori stile-Juve che Simone Inzaghi e Veron hanno insaccato con sicurezza. Nel secondo tempo, dopo il terzo gol di Simeone e una manciata di occasioni sprecate, decine, centinaia di tifosi hanno invaso il campo lasciando in mutande più di un giocatore. Alcuni sono stati costretti a giocare gli ultimi minuti con le maglie delle riserve rovesciate.

All’inizio ero riuscito quasi a dimenticarmi di Perugia-Juventus. Nell’intervallo avevo sentito qualcuno che parlava del nubifragio, ma mi sono reso conto della situazione solo dopo aver visto che il secondo tempo non cominciava e che i giocatori aspettavano istruzioni sdraiati sul prato: ricordo Nedved seduto che leggeva una rivista. Ricordo anche che a quel punto speravo in un rinvio. In quel momento avrei preferito mille volte tornarmene a casa avanti di uno, passare una notte da quasi-campione e attendere il destino davanti alla pay-per-view: quando all’Olimpico si è ricominciato a giocare e a Perugia no ero praticamente sicuro di aver allontanato il travaglio di ventiquattr’ore. Pia illusione. Alla fine della partita l’altoparlante ha annunciato l’inizio della ripresa al Curi, gettandomi in un’angoscia imprevista e senza contorni. Ha annunciato anche che l’avrebbero trasmessa sui maxischermi, ma era una cazzata: da lì in poi o avevi una radiolina o non ce l’avevi, e io naturalmente l’avevo lasciata in chiesa.

La gente nel frattempo ha cominciato a riversarsi sul campo. Io stavo per scavalcare col cellulare nelle mutande, per paura che mi cadesse, quando intorno a me un boato troppo simile a quello di Bologna mi ha fatto temere che ancora una volta non fosse vero. C’erano dei matti che esultavano con una sicurezza spaventosa, mentre io ricacciavo indietro le lacrime, immobile e circondato da una felicità imprudente. Anche quando il tabellone ha confermato il vantaggio del Perugia ho evitato di lasciarmi andare più di tanto: sapevo troppo bene che nei trentacinque minuti che restavano la Juve avrebbe potuto segnare non meno di tre gol, compromettendo definitivamente la mia salute mentale. Piuttosto sono sceso sul campo, ho toccato l’erba in prossimità del corner, ho guardato verso la curva ancora piena e ho cominciato a soffrire sul serio.
Nella mezz’ora più lunga della mia vita ho fatto diverse volte il giro dello stadio camminando sulla pista di atletica, chiedendo minuto e punteggio ogni venti passi e cercando di riprogrammare ogni volta il conto alla rovescia. Quando ho visto alcuni saltare ho sperato nel raddoppio, ma era solo l’espulsione di Zambrotta. Quando ho visto un signore con le mani nei capelli mi si è fermato il cuore, ma erano solo i cinque minuti di recupero. All’ultimo giro di lancette ho pensato che almeno lo spareggio era assicurato. Poi sono tornato pura attesa, trasfigurato dalla sofferenza.

Siamo esplosi tutti e ottantamila nello stesso istante, gli spettatori di Lazio-Reggina e chi si è imbucato alla fine, quelli sulle tribune e l’oceano biancoceleste spalmato sul prato, un attimo prima immobile, un attimo dopo in tempesta, dall’ombra della Monte Mario al sole pieno della Tevere, alle ore 18.04, la Lazio Campione d’Italia, gente che piange, quasi tutti, gente che corre, che si abbraccia come non era mai riuscita a fare, che si butta per terra, che urla, ventisei anni d’attesa per chi c’era nel 1974, all’inferno e ritorno, io che non c’ero, nato due mesi dopo, la mia prima partita, io che a quindici anni divento della Lazio, il giornale ogni mattina, l’abbonamento come una reliquia, quella volta che prima di un calcio d’angolo Rambaudi si è fatto il segno della croce, poi Berti ha segnato, ci ha eliminato dalla Coppa Italia e fuori dallo stadio non c’era più il mio motorino, a piedi con Pablo a bestemmiare sotto il diluvio, io che ci speravo ma non ci credevo, io che l’aspettavo con tutto me stesso, che ho trovato la forza per andare avanti sognando questo scudetto e ora è una cosa enorme, una cosa che non riesco a contenere, mi invade e subito straborda fuori con le lacrime in una corsa impazzita, in un abbraccio infinito con un ragazzo sconosciuto, una cosa lunga minuti, minuti bellissimi, mi passa davanti la vita e vedo le vite degli altri nei loro occhi spalancati, questa gente che è la mia gente, che si accalca incredula sotto la Tribuna d’Onore per ringraziare i giocatori, l’allenatore, il presidente.

Nel sole dell’ultimo pomeriggio il delirio biancoceleste, sciarpe, cappelli, bandiere e stendardi, di tutte le fogge e di tutti i disegni, bianchi e celesti, nel mare di gente biancoceleste. E un fiume di folla già fuori lo stadio, per le vie di una Roma già biancoceleste, da Ponte Milvio a Piazza del Popolo, in un unico grande corteo, orgogliosamente, straordinariamente, biancoceleste. Ho recuperato il motorino e lentamente mi sono arrampicato su per la panoramica, fino allo Zodiaco: da lì ho guardato la città nell’eco lontana e vicina dei clacson. Poi mi sono seduto a cavallo della staccionata, ho chiuso gli occhi senza pensare a niente e ho inclinato la testa all’indietro. Quando li ho riaperti c’era il cielo, ancora luminoso e striato di nuvole lievi: e le nuvole bianche erano ferme nel cielo, e il cielo di maggio era biancoceleste.

Offline ammiraglio

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Re:14 maggio 2000
« Risposta #3 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 11:43:01 »
bravo mark!
yeah, i heard that dwight wants me fired. it's just the way it is. you know what? i just don't care, i don't give a damn.
i'll go home and find something to do.

Online disabitato

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Re:14 maggio 2000
« Risposta #4 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 12:24:28 »
ricordo di essermi alzato, aver preso la sciarpa, ed aver esclamato: "annamo a vince' 'sto scudetto". della partita non ricordo nulla..
ero in curva con una mia compagna di liceo, ricordo poi l'attesa in campo con la radio in filodiffusione, il gol del perugia, la fine, e la gente inebetita (come me) che vagava sul campo non sapendo come festeggiare...

bellissimo!
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

Offline Baruch

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Re:14 maggio 2000
« Risposta #5 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 14:31:04 »
Io scelsi di fingere che il calcio poi non mi interessasse più di tanto. Ero un giovane studente universitario di filosofia, non sarebbe stato uno scudetto rubato a turbare la mia marcia di avvicinamento alle prove dell'esistenza di dio. Così dopo un sabato chiuso all'alba, mi svegliai tardi, quasi alle due della domenica. Per me non c'era nessun turno di campionato. Presi il Maggiolone e andai a prendere la mia ragazza dell'epoca (dio l'abbia in gloria) perché avevo "casa vuota" (che meraviglia, quando i genitori andavano fuori per il weekend). Sotto casa sua ebbi un attimo di debolezza e accesi la radio del Maggiolone, erano ormai le 3 passate. Quando accendo sento che Montero non è stato espulso per fallo da ultimo uomo e mi maledico. Rispengo subito quella farsa perpetua. Andiamo da me e mettiamo in pratica il piano domenicale di pomeriggio proibito all'insegna di tanto tanto sesso. Ecco, mentre la Lazio batte la Reggina e il nubifragio spazza via Perugia io copulavo allegramente, mi appariva l'unico modo serio per dissimulare ogni tensione. Ci riuscii benissimo fino a poco dopo le 17. Le partite saranno finite, mi dissi, e accesi il televisore. Ecco il dramma, raccontato da "Quelli che il calcio". Niente, non ero riuscito nel mio intento, qualcuo ha voluto che soffrissi. Quasi un'ora di sofferenza, fino alle 18.04, insieme ad una ragazza che opportunamente "appagata" non interferiva. Quando tutto è apparso chiaro il mio palazzo ha ascoltato muri sonori irripetibili, e dall'armadio di mio padre è stato trafugato un Jack Daniel's per brindare ed ubriacarsi di whisky in pieno pomeriggio. Bevemmo a lungo, e non essendo a Roma la mia ragazza era l'unica persona con cui potevo festeggiare. E tanto tanto sesso fu, ancora, fino a sera, ma stavolta l'erotismo aveva tutta una nuova luce biancoceleste..

Questo topic, comunque, mi è servito a farmi entrare PREPOTENTEMENTE in ansia per questa domenica

Offline DinoRaggio

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Re:14 maggio 2000
« Risposta #6 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 15:35:36 »
Questo l'ho scritto tanti anni fa.
Vedi un po' se te piace.
Bella Ma’, secondo me nel miracolo di Perugia ci sono anche le preghiere del barbone. Quello è stato un vero intervento divino. Mi ricordo che la prima cosa che pensai, e ripensando a quello che era successo la domenica prima, la prima cosa che pensai fu “Giustizia è fatta”.
A me piacciono questi topic rievocativi di sentimenti e sensazioni come solo il tifo (calcistico, e sportivo in generale) sa dare. Bel pomeriggio anche quello di Baruch, all’insegna del sentimento puro :)
Seguii le partite a “Quelli che il calcio”, con i tifosi della Lazio sul campo e i giocatori che a Perugia ancora giocavano. Strana sensazione, il tempo non passava mai. Poi, finalmente, alle 18,04, il triplice fischio di Collina, e Mihajlovic che in diretta televisiva commenta solenne con un leggendario “vaffanqulo”!
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Mark Lenders

Re:14 maggio 2000
« Risposta #7 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 15:38:53 »
Mihajlovic che in diretta televisiva commenta solenne con un leggendario “vaffanqulo”!

Non sai quanto l'ho cercato.
Tutti quelli che erano a casa davanti alla tv me ne hanno parlato, ma Youtube nisba, Emule nada, Isohunt niente.

Offline Rupert

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Re:14 maggio 2000
« Risposta #8 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 16:40:36 »
La mattina la trascorsi inebetito facendo finta che non c'era nessuna partita da aspettare.
Anzi ero abbastanza rassegnato.

Non dimentico le facce dei rubentini la sera prima...quei sorrisi consapevoli di aver già vinto contro questi "sconosciuti" laziali.

Seguii l'intero pomeriggio a "quelli che il calcio" e la nostra partita filò via liscia.
Ero ovviamente SICURO della vittoria.
Invece a perugia? L'inatteso e assurdo diluvio..
Rimasi davanti alla TV fino al gol di Calori.
Restavo ancora 35 minuti di agonia.

Non ce l'ho fatta e sono uscito.
Mi infilai in macchina e ricordo che con la mia ragazza (ora attuale consorte) andammo al cimitero a trovare mia madre.
Sbaglio o quel giorno era la festa della mamma?

Non ascoltammo la radio durante il tragitto. L'aprimmo solo dopo le 18 e scoprimmo che la SS Lazio 1900 era campione d'Italia.
Per descrivere la gioia di tutto ciò non ci sono parole. Potete immaginarlo....

Forza Lazio!

"...e gente giusta che rifiuti di esser preda
di facili entusiasmi e ideologie alla moda!"

LOTITO VATTENE!

Errare è umano, perseverare è da Lotito!

Offline laziale.fr

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Re:14 maggio 2000
« Risposta #9 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 17:56:50 »
Io avevo 14 anni

Non parlavo ancora benissimo italiano, ma bastava per capire tutto :)

lo streaming, internet... non c'era...

e dunque ho guardato quelli che il calcio con mio padre juventino...

mi ricordo mio padre sul divano... quasi stava per piangere

io non ci credevo... al gol di calori.. mamma mia

e poi al fischio finale... LAZIO CAMPIONE D ITALIA !!!!!!!

Ho corso nella mia stanza, mi sono lanciat sul mio letto... l'ho rovinato... mia madre : "ma sei pazzo???" ed io "siiiiiiiiiiiiiiiiiiii"

e sono andata per strada ad urlare CAMPIOOOOONE... ma non se ne fregava nessuno :D :D :D

Ero solo al mondo, ma in questo preciso momento, laziale più che mai, con tutti voi

Offline Skorpius

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Re:14 maggio 2000
« Risposta #10 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 18:12:55 »
Mi sono alzato per scoprire che il prete era in camera di mia nonna per dargli l'estrema unzione.
In realtà non sarebbe morta quel giorno ma ben cinque anni dopo, però nella mia pazzia totale (ovviamente non sono laziale come FZ  Rob ma qualche pazzia l'ho fatta) andai lo stesso allo stadio.
L'unica cosa è che uscii prima della fine di Perugia Juve sentendo la cronaca in auto tornando di corsa a casa.. e la notte ovviamente niente festeggiamenti almeno per me
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

jumpingjackflash

Re:14 maggio 2000
« Risposta #11 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 18:25:21 »
ero a casa, non sono andato allo stadio francamente non ci credevo.

non volevo nemmeno sentire la radio ma ad un certo punto, la curiosità vinse e capitai sul radio rai da quel momento rimasi incollato li come una ventosa mia moglie vedendomi strano, portò il bambino su dalla madre e rimase li.

ero elettrico, giravo per casa come un toro in gabbia fino alla liberazione del triplice fischio di Collina.


e poi, un viavai di telefonate di amici, bandiere biancocelesti che spuntavano dalle case, clacson gioiosi.

che festa!!

Offline benvolio

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Re:14 maggio 2000
« Risposta #12 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 18:37:10 »
Quel giorno, con mia moglie e mio figlio allora di nove anni, entrai nel cimitero monumentale del Verano verso la fine del primo tempo. Ero, come sempre, relativamente sereno e disincantato. L'importante era vincere per fare fino in fondo il proprio dovere e la Lazio vinceva...la Juve pareggiava ma sicuramente poi....Dopo la visita alla tomba del papa' di mia moglie tornammo a piedi lentamente verso l'uscita percorrendo i viali deserti mentre mio figlio corricchiava qua e la' e ogni tanto mi chiedeva della partita..Il silenzio era quasi totale, una giusta misura di tranquillo distacco era nelle cose e mi pervadeva. Giungemmo all'uscita e la mestizia lascio' poco a poco il campo all'inquietudine...Una volta in macchina accesi l'autoradio per togliermi subito il dente e sentire il verdetto...In realta' non capimmo bene che cosa accadeva a Perugia e per giunta non dicevano mai il risultato...Quando la situazione fu chiara eravamo ormai sottocasa...mentre entravamo nel portone un urlo e un rumore sordo mi annuncio' il gol di Calori. Poi ricordo solo ...l'attesa davanti alla tv con mio figlio a ciccicollo e poi alla fine la telefonata del mio amico fraterno dalla Cina, ateo dichiarato, che mi urlo': "Oh, se deve piove, e qualche volta 'deve' piove, bisogna che il Padreterno ce mette le mani!!!"
Una strana ordinaria domenica di maggio...

bak

Re:14 maggio 2000
« Risposta #13 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 18:44:59 »
Della mattinata non ricordo niente, il pomeriggio lo passai con Papà a vedere "quelli che il calcio". Ricordo solo che intervenne Perugia per dire che aveva segnato Cappioli, ed io dissi a mio padre "tra la pioggia, mazzone e Cappioli, stavolta è fatta". Forase in quel momento contestualizzai concretamente l'ipotesi scudetto. Vissi gli ultimi minuti di Perugia come tutti e, alla fine della partita mi abbracciai con papà, un abbraccio durato un quarto d'ora.

Mio figlio (5 anni all'epoca) che tifava juve e giocava in corridoio, si mise in un angolo a piangere, forse per la sconfitta della sua squadra. Mi rendo conto che purtroppo, a quel ricordo ancora mi scorrono le lacrime. Papà, un anno dopo non c'era più

rudy

Re:14 maggio 2000
« Risposta #14 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 18:49:31 »
Il "..miracolo di Abbiati.." dell'anno precedente mi ha fatto vivere l'evento come se non potesse mai succedere di vincere, quindi senza troppe aspettative. Invece al fischio d'inizio, la speranza e la tensione iniziano a salire. Noi facciamo il nostro, vinciamo la partita in maniera tranquilla e da Perugia le notizie sono confortanti, se la juve non vince c'è da giocarsela.  A quel punto la tensione è alle stelle, le stesse invocate per un risarcimento dell'anno precedente. Al gol di Calori ho creduto di morire di gioia, ma subito dopo mi sono pietrificato tentando di trattenere il fiato nel contare i minuti che passavano. Cosa vi devo dire, non sono riuscito a rimanere nello stadio, esco, prendo la vespetta e mi avvio verso casa ripetendomi: "Tanto non ce lo fanno vincere" non riuscendo però ad uccidere la speranza. Nel tragitto verso casa mi fermo al bar giannicolo, all'epoca con gestori lazialissimi, e chiedo....la Lazio è campione d'ITALIA. Incredulo torno all'interno del giannicolo, sulla piazza, salgo sul muretto che affaccia la veduta e abbraccio Roma mia  :-*, campione d'Italia,  :-* che se ne stava lì al sole a godersi un meraviglioso cielo biancoceleste.


Ovviamente seguirono i festeggiamenti, ma non ve li racconto, la mia immagine potrebbe risentirne.  :D

Offline franz_kappa

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Re:14 maggio 2000
« Risposta #15 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 18:58:28 »
(ovviamente non sono laziale come FZ  Rob ma qualche pazzia l'ho fatta)
Sei laziale tanto quanto noi (se non di più. Parlo per me, almeno. Che, per inciso, al gol di calori mi è venuto da piangere come non mi capitava da anni ma poi, nei giorni successivi, 'sto scudetto mica mi era sembrato una gran cosa, io che da ragazzino avrei dato un braccio per un quarto di finale di coppa Uefa con la Lazio in campo. Il fatto è che in quella primavera di inizio millennio o fine millennio, a seconda delle scuole di pensiero, stavo assai intrippato per una tipa, con la quale - ovviamente - andò tutto a finir male. Da allora odio - si fa per dire... - i miei più cari amici e amiche, che in quei tempi concitati mi dissuadevano dal pensare troppo alla Lazio per dedicare le mie energie a qualcos'altro, per loro più importante. Ma Cristo santo, di donne ce ne sono a milioni, mentre uno scudetto dell Lazio è evento che capita due o tre volte per secolo >:( >:().

P.s.= se rivivrò mai un altro scudetto della Lazio (non lo credo, sinceramente), espierò con folli festeggiamenti lo stile tutto sommato compassato con cui ho festeggiato quello del 2000. Che mi resta comunque nel cuore, ovviamente, quando ad esempio ripenso all'abbraccio stretto stretto tra me e mio madre, gli occhi chiusi e piegati uno sull'altro, sugli spalti dell'Olimpico negli ultimi cinque minuti giocati a Perugia.
Buon viaggio, caro Piero.

andujo

Re:14 maggio 2000
« Risposta #16 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 19:16:48 »
Sei laziale tanto quanto noi (se non di più. Parlo per me, almeno. Che, per inciso, al gol di calori mi è venuto da piangere come non mi capitava da anni ma poi, nei giorni successivi, 'sto scudetto mica mi era sembrato una gran cosa, io che da ragazzino avrei dato un braccio per un quarto di finale di coppa Uefa con la Lazio in campo. Il fatto è che in quella primavera di inizio millennio o fine millennio, a seconda delle scuole di pensiero, stavo assai intrippato per una tipa, con la quale - ovviamente - andò tutto a finir male. Da allora odio - si fa per dire... - i miei più cari amici e amiche, che in quei tempi concitati mi dissuadevano dal pensare troppo alla Lazio per dedicare le mie energie a qualcos'altro, per loro più importante. Ma Cristo santo, di donne ce ne sono a milioni, mentre uno scudetto dell Lazio è evento che capita due o tre volte per secolo >:( >:().

P.s.= se rivivrò mai un altro scudetto della Lazio (non lo credo, sinceramente), espierò con folli festeggiamenti lo stile tutto sommato compassato con cui ho festeggiato quello del 2000. Che mi resta comunque nel cuore, ovviamente, quando ad esempio ripenso all'abbraccio stretto stretto tra me e mio madre, gli occhi chiusi e piegati uno sull'altro, sugli spalti dell'Olimpico negli ultimi cinque minuti giocati a Perugia.

Non ricordo bene i dettagli, ma stavo trascorrendo beatamente la giornata per Londra, con una signora teutonica di dieci anni più giovane. Passammo dalle parti di Tottenhamo Court Road, e la invitai a prendere qualcosa all'Italia Uno. Li vidi un "bellissimo casino". Beccai il primo regazzotto e gli chiesi: "Non mi dire? La Lazio ha vinto lo Scudetto??????".
C'era qualche rubentino, più in la, che si agitava un po' troppo, per i miei gusti.
Mi dissero che i Laziali erano già andati a festeggiare.
Tra un po', prendevo a cavacecio la tipa pur di correre verso Trafalgar, ma quando andai li, non c'era più nessuno.
Peccato, mi sarebbe piaciuto festeggiare.
Comunque -detto inter nos- sti gran carios.
Fu una bella giornata, e si concluse in bellezza...

Offline Ulisse

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Re:14 maggio 2000
« Risposta #17 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 19:49:47 »
Non ricordo cosa feci la mattina del 14, nel pomeriggio venne a trovarmi un amico di Biella tifoso della Lazio per vedere la partita su STREAM, all'epoca ero in Polonia, al termine della partita della Lazio restammo appiccicati al video aspettando notizie da Perugia, mia moglie portava in continuazione tazzine di caffè (bere caffè era una scaramanzia che spesso funzionava quando le cose andavano male per la Lazio).
Quella sera organizzai una festa, invitai gli amici italiani, polacchi e di altre nazionalità che avevo a Varsavia, un bandierone della Lazio sventolava sul balcone mentre noi all'interno scolavamo bottiglie di vino, spumante e superalcolici. :D
IL DERBY NON VA MAI PERSO.

Ci sarà sempre chi ti critica, l'unica cosa da fare è continuare ad avere fiducia, stando attento a chi darai fiducia due volte.

Non ti sforzare tanto, le cose migliori succedono quando meno te lo aspetti.

Nessun futuro è per sempre.

IL GOL DI VIERI ERA BUONO!!

RobCouto

Re:14 maggio 2000
« Risposta #18 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 19:53:31 »
Parto dal 23 maggio 1999. Si gioca Lazio-Parma, ultima di un campionato esaltante ma perso una settimana prima, dopo una serie incredibile di eventi guidati da una mano beffarda e da qualche altra mano... assai più terrena. Il mercoledì prima abbiamo vinto la Coppa delle Coppe, ma non me ne frega nulla.

Arrivo allo stadio tre ore prima, almeno. Forse perché vorrei allungare questa giornata, per allontanare il momento della delusione finale, per dilatare il tempo in cui possiamo sperare ancora. Fa molto caldo, ho aspettato parecchio fuori dallo stadio e di quel giorno mi resta impresso il riverbero del travertino.

Non dura molto, il Perugia col Milan va subito sotto di due reti. Da noi segna Salas, ma la partita non conta, non c'è dubbio che vinciamo, quello che importa sta accadendo altrove. Pareggia Vanoli, Salas segna di nuovo, giocano solo Thuram e Buffon. A Perugia si va sull'1-2, ma che possa finire in parità non ci crede nessuno.

Finisce così. Un'amarezza grandissima, si canta ma col cuore spezzato, la Coppa delle Coppe che gira lì sotto sembra uno scherzo di cattivo gusto.

Mai più, mai più. Non capiterà mai più, ne sono certo.

Invece passa un anno ed è tutto uguale. Noi giochiamo in casa, siamo secondi e la prima va a Perugia. E' incredibile rivivere la stessa storia, dev'essere uno scherzo anche questo, solo a noi laziali può capitare una cosa del genere.

Arrivo molto prima anche stavolta. Fa caldo, come l'anno prima. E' tutto uguale. Tranne la speranza che stavolta finisca diversamente: è obbligatorio, perché "partita finisce quando arbitro fischia" è una filosofia di vita, ma ci crediamo veramente poco. Solo Eriksson ha detto "perché dire che è finita? manca ancora una partita".

Di diverso c'è che la Lazio va subito 2-0, i rigori fioccano come nespole. Siamo pari, in attesa del gol della Juventus. Che però non arriva, e finisce il primo tempo.

Dietro di me c'è "il macellaro", almeno così è il soprannome che m'è venuto per primo in mente. Il classico panzone cinquantenne o giù di lì, una voce roca e tonante che farebbe gelare il sangue a un plotone di SS, accento da borgataro incallito. Il primo tempo va via tra i suoi "maanvediquellochepippaaaaaa", "limortaccivostraaaaaa", "erisso' 'nce capisci un cazzzoooooo" e tutto il campionario di critiche da stadio. Manco mi dà fastidio, mi sembra tutto finto, una specie di replica teatrale, dove sono sulla scena mio malgrado, ma che in realtà osservo da fuori.

A un certo punto, è ancora l'intervallo, qualcuno radiolinato dice che a Perugia c'è un temporale, la partita è sospesa, forse non riprenderà. Un fremito percorre tutti, c'è ansia di sapere. Io non ne posso più. Da Juventus-Parma in poi è stata una settimana snervante, la rabbia e la delusione sono a livelli insopportabili, vorrei solo finisse tutto presto, perché so che quella momentanea parità in classifica serve solo ad alimentare altra rabbia e altra delusione. Non posso credere che a tutto questo partecipino anche gli elementi naturali.

Qui si riprende, a Perugia no. Le voci corrono: si rigioca mercoledì, la sospensione può durare 45' al massimo (sbagliato, ma ci cadiamo tutti), forse si riprende per l'ordine pubblico ma la partita non è valida.

Segna Simeone e il macellaro cambia completamente tono, ora i nostri "so' tutti bravi, so' troppo bravi 'sti ragazzi", l'animaccia tua penso, ti sei visto le peggio Lazio e per fare un complimento devi aspettare che "sti ragazzi" che te la sei sognata tutta la vita una squadra così siano sul 3-0, mah, quant'è strano 'sto popolo biancoceleste.

Finisce, anzi no, lo so che mancano cinque minuti e i soliti scemi invadono al primo fischio utile. Se ce la danno persa e ci rimettiamo lo scudetto è roba da andarli a cercare uno a uno, penso senza crederci troppo. Vedo Yuri che "sparecchia" il campo a modo suo. Si riprende con maglie scambiate e messe al contrario, il senso di surreale aumenta sempre più. E subito ricomincia a Perugia. Ora vivremo tre quarti d'ora ancora più assurdi, se possibile: tutti assieme in uno stadio a trepidare per qualcosa che sta succedendo da un'altra parte, mentre il prato di fronte a noi è deserto.

Qualcuno diceva, tanti anni prima, che "devi anna' allo stadio ma la partita non la devi vede". Sembra una scemata, ma non lo è. Il tifo è bastante a sé stesso, a pensarci bene. Certe trasferte col campo celato dalla nebbia sono ricordi fantastici. Insomma, si gioca Perugia-Juventus ma continua a "giocare" anche la Lazio, ed è proprio così. C'è chi si accosta ai radiolinati ma non ce n'è bisogno.

Passano quattro minuti. L'urlo parte da vicino, il suono non si propaga velocemente. Da una curva all'altra impiega più di mezzo secondo. Strillano quelli vicino, si distinguono per un istante pure le voci isolate una dall'altra. Poi arriva una specie di ruggito di tanti, poi arriva il botto del resto dello stadio. Può esserci un motivo solo, ma l'occhio va al tabellone. Ecco, ha segnato Cappioli. Anzi no, Calori. Il conto è semplice, mancano 41 minuti più il recupero. Non ce la posso fare, la domenica prima l'altalena di emozioni tra Bologna e Torino m'è costata un mezzo malore, non posso sopportare tre quarti d'ora così, ho paura sul serio. E allora decido di "spegnere". Mica è una cosa semplice, o automatica: però mi riesce benissimo. Niente emozioni.

Tutto questo dura qualche secondo, non di più. C'è gente che non si sente bene, istintivamente mi viene da pensare al macellaro. Come minimo è ito lungo, penso. Mi giro ed è lì, seduto con la faccia nascosta dentro una mano grossa come una palanca, che piagne come un vitellino. "Tutto bene?" mi viene da dirgli, ma lui continua a singhiozzare e a dire che "nun po' esse... nun po' esse... c'ha sempre detto male su tutto... nun po' esse..." Mezzo secolo di Lazio raccontato in cinque parole.

Me ne vado in cima alla gradinata, si vede il viale dell'obelisco dove passeggiano poche persone, hanno l'aria di chi del calcio non gliene può frega' di meno. In fondo non sta succedendo nulla, mi dico: quella lì è la città di sempre, e questo è un non-luogo e un non-evento. Rimango lì tutto il tempo. L'arrivo della radiocronaca mi infastidisce, ora il calcio giocato è tornato protagonista. Mancano cinque minuti ma ce ne sono sette di recupero. Vorrei godermi le parole di Cucchi, "la Lazio è Campione d'Italia", ma vengono inghiottite dall'urlo dello stadio.

Lo scudetto è nostro, ma per me è quello dell'anno prima, e io lo avevo vinto già. Niente emozioni, l'interruttore spento non si riaccenderà più.

Sono dieci anni che volevo raccontare quel giorno, finalmente ce l'ho fatta.

RobCouto

Re:14 maggio 2000
« Risposta #19 : Mercoledì 12 Maggio 2010, 20:05:32 »
Non sai quanto l'ho cercato.
Tutti quelli che erano a casa davanti alla tv me ne hanno parlato, ma Youtube nisba, Emule nada, Isohunt niente.

Ehm... 'na decina di VHS dovrei avercele ancora... Mi pare ci sia anche il "vaffa" di Sinisa. Mo' controllo.