Marcelo Salas: «Lazio, scordati il derby e punta in alto»Il bomber dell'ultimo scudetto è ottimista. «Molte analogie
tra la squadra campione d'Italia del 2000 e quella di Reja»di Daniele MagliocchettiROMA - «Lazio, sei lì giocatela fino in fondo e dai tutto fino alla fine. Non hai alcuna pressione. Credici e quel che succede, succede...». Parole stimolanti e molto incoraggianti, anche perché a pronunciarle è Marcelo Salas. Il Matador, che con la maglia biancoceleste ha vinto lo scudetto nel 2000 dopo una cavalcata avvincente punto a punto con la Juventus, terminata con l'ormai celebre diluvio di Perugia e il gol di Calori contro i bianconeri. Quella Lazio lì era composta da tantissimi campioni e aveva quasi l'obbligo di vincere il titolo; quella attuale è ben diversa anche se sta sorprendendo tutti. O quasi, perché l'ex punta cilena la pensa diversamente.
Lei ha sempre creduto in questa Lazio, anche in tempi non sospestti. Da cosa nasceva questa fiducia?«Ricordo bene il derby dell'andata e come è stato vinto; con forza sì, ma anche con tanto carattere e tecnica. Solo una squadra che ha dei valori importanti riesce a conquistare un successo del genere, all'ultimo minuto di una partita così difficile e complicata. Vuol dire che sei consapevole della tua forza. E questo è un elemento fondamentale per arrivare ai successi».
Altre volte, però, non è andata così bene«Con la Juve in casa non meritava di perdere, ma quando ha battuto il Milan in quel modo, quasi con la stessa forza mostrata nel derby, ho capito che la Lazio poteva andare molto lontano. E in effetti eccola lì, a pochi punti dal secondo posto».
E a soli sei dal primo posto, dopo ventisei giornate di campionato. Sognare è sbagliato?«Assolutamente no, soprattutto a questo punto della stagione. La Lazio è composta da giocatori che sanno quello che vogliono e si vede. In campo sono un corpo unico, un gruppo unito e compatto. A mio parere questa squadra ha ancora ampi margini di miglioramento e mi auguro tanto che possa sorprendere ancora da qui al termine del campionato».
Sta dicendo che potrebbe davvero pensare di vincere il titolo?«Andare in Champions già sarebbe un traguardo incredibile. Il pareggio di ieri della Juve a Bologna, oltretutto, aiuta molto. È vero, il Milan e la squadra di Conte, due corazzate, al momento sono ancora un gradino superiore alla squadra di Reja, ma nel calcio l'imprevedibile è sempre dietro l'angolo. E se sei arrivato fino a questo punto è quasi un delitto non provare a vincere lo scudetto. L'ultimo derby mi ha confermato che l'impressione che avevo avuto qualche mese fa è rimasta la stessa; anzi, direi che si è rafforzata».
C'è qualcosa di questa Lazio che le ricorda la sua?«Sì, la disciplina tattica. Ognuno sa quello che deve fare e in campo i giocatori si danno tutti una grande mano. Giocano l'uno per l'altro e questo è fondamentale in una squadra che ha fame e che vuole cominciare a vincere. Si vede che l'allenatore è stato bravo a infondere sicurezza e la giusta mentalità».
Quali possono essere i pericoli?«I facili entusiasmi. Bisogna dimenticare in fretta il derby, anzi cancellarlo, per concentrarsi subito sulla prossima partita. Contro il Bologna, che ha fermato la Juventus, servirà umiltà. Allo stesso tempo, però, non bisogna disperdere la spinta positiva che da qui alla fine del campionato può dare la vittoria nel derby. Se si riesce a dosare queste due componente, facendone un giusto mix, la Lazio andrà lontano sul serio».
Nella sua, di Lazio, però c'erano anche tantissimi campioni e tanti leader. Oggi chi è in grado di prenderla per mano e trascinarla?«Non conosco personalmente i giocatori attuali, ma vedendo da fuori direi senza dubbio Miroslav Klose. E non dico questo perché l'attaccante tedesco è un giocatore che è sempre piaciuto molto».
fonte