Venerdì 2 marzo. -2 a.d.
La conclusione del derby di preparazione del giovedì sera sul campo di calci8, ha avuto il sapore della beffa: a pochi minuti dal termine i riommici hanno pareggiato 6-6 su un mio grave errore
. Palla persa malamente da me in stile Radu nel derby di Coppa Italia, solo un po’ più avanti, a centrocampo, avversario che lancia il contropiede e suo compagno che mette in rete in splendida solitudine. Peccato, perché stavo anche facendo una buona partita da terzino sinistro, impreziosita da un assist, con scambio veloce dopo un inserimento a centro area, alla Hernanes
e tante sgroppate sulla fascia, dribbling su più avversari a seminare il panico nella retroguardia avversaria, alla Lulic
. Non ho mancato di polmoni e cuore, caratteristiche naturali del mio modo di giocare, alla Gonzalez
, ma pesano quel grosso errore quasi allo scadere e un altro a metà partita. Altro passaggio sbagliato a centrocampo, tipo quelli alla Ledesma per capirci, e avversari in gol. Nel complesso voto 5
. Perdevamo 4-2, grande rimonta fino al 6-4 con sprazzi di gran gioco da parte nostra. Poi il calo e la beffa finale.
Oggi (venerdì, ndBG) il collega in ufficio ha riprovato a stuzzicarmi: “e dai parlamo de carcio, parlamo de carcio. Senti, tu baratteresti il 3° posto con la vittoria domenica?” Solita provocazione alla quale replico, senza riferimenti alla stracittadina, che per me se non arrivo secondo con passaggio automatico ai gironi va quasi meglio arrivare 4°. Di rimando lui rinnova la provocazione: “allora o 2° o vinci il derby 3-0…” Non rispondo. Ha approfittato della presenza in stanza di una gentile collega per lanciare ulteriori strali iettatori negandomi, in tal modo, la possibilità di ricorrere a gesti apotropaici. Quando la collega è uscita di stanza ho rimediato.
Mio figlio Davide da anni mi chiedeva insistentemente di portarlo a vedere il derby. Da quando ha visto il suo biglietto sono trascorsi giorni senza che abbia fatto alcun riferimento alla partita, ostentando una calma apparente che mi ha sorpreso non poco. Ieri sera invece, mentre facevo compagnia a lui e al fratellino prima di addormentarsi, ha cominciato a manifestare i primi sintomi della febbre da derby. Abbiamo parlato di quello che succede in quei momenti, mi ha chiesto se staremo ai soliti posti, si è preoccupato di non riuscire a vedere avendo appreso della possibilità che si stia tutti in piedi. Abbiamo chiuso con una digressione su Maradona e il doping. Un suo amichetto, di famiglia tiepidamente difettosa e tifoso del milan lo scorso anno, dell’inter due anni fa, con frequenti virate sul peggio della città capitolina, gli ha riferito che Diego è stato così forte solo perché si drogava. Il papà di questo bambino, un ragazzo adorabile (ma questa settimana non si può dire), non è mai stato un appassionato di calcio e avrà liquidato così la questione Maradona. Io gli ho spiegato che è tutto il contrario: senza l’uso di quelle sostanze sarebbe stato molto più forte e avrebbe avuto una carriera più lunga. Mi è sembrato molto più rispondente al vero e anche più educativo.
Ah! Il suo amichetto fa di cognome
taddei.