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Qual'è stata secondo voi la più bella?

Livorno 1942/43
0 (0%)
Padova 1957/58
1 (5.9%)
Napoli 1961/62
0 (0%)
Cagliari 1969/70
5 (29.4%)
Vicenza 1977/78
1 (5.9%)
Perugia 1978/79
0 (0%)
Hellas Verona 1984/85
7 (41.2%)
Atalanta 1987/88
0 (0%)
Sampdoria 1990/91
1 (5.9%)
Chievo Verona 2001/02
2 (11.8%)
Altre
0 (0%)

Totale votanti: 16

Autore Topic: Le favole del calcio italiano  (Letto 656 volte)

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malacarne

Le favole del calcio italiano
« : Sabato 25 Febbraio 2012, 16:14:21 »
Lazio di Maestrelli esclusa per evidenti motivi ;)

Il sondaggio è riferito ad imprese calcistiche realizzate nella massima serie (altrimenti avrei dovuto metterci anche un sacco di altre squadre) o ad imprese di squadre che pur militando in B si sono fatte valere in competizioni in cui giocavano squadre di serie A o cmq di livello superiore (Napoli 1961/62 e Atalanta 1987/88).

Ecco un piccolo riassunto delle cavalcate delle squadre sopracitate...

Il quasi scudetto del Livorno 1942/43
Nella stagione 1942-43, dopo due soffertissime salvezze consecutive in Serie A, la squadra viene affidata a Ivo Fiorentini, ex tecnico dell’Ambrosiana, con l'unico scopo quello di salvarsi senza troppi patemi. Invece sei vittorie consecutive, tra cui il successo esterno per 2-1 sul campo del Torino, nelle prime sei partite (all'epoca, un record) promuovono a seria candidata per lo scudetto il Livorno, che ottiene il titolo di campione di inverno in coabitazione col Torino. Il testa a testa prosegue fino all'ultima giornata, che vede il Torino avanti di un punto sui toscani. Nel turno conclusivo, mentre gli amaranto si impongono in casa sul Milan, il Torino fatica sul campo del Bari che lotta per non retrocedere, si prospetta uno spareggio ma il gol di Valentino Mazzola a pochi minuti dal termine regala vittoria e scudetto ai granata. Cominciò così la leggenda del Grande Torino, mentre per il Livorno rimase l'amarezza per uno scudetto a lungo sognato e perso per un solo punto. Questo l'undici di base della squadra che sfiorò l'impresa: Siligardi, Del Bianco, Lovagnini; Capaccioli, Traversa, Tori; Piana, Stua, Raccis, Zidarich, Degano.

Il Padova di Nereo Rocco
Nel campionato 1953-54 la squadra stenta e il presidente Pollazzi decide di sostituire il tecnico Rava con un allenatore segnalato da un suo amico, dirigente del Treviso: è Nereo Rocco, che traghetta i biancoscudati verso la salvezza. Dopo la sofferta salvezza Rocco viene riconfermato. La stagione successiva vede il dominio del Lanerossi Vicenza, ma il Padova lotta alla grande e nell'ultimo turno supera il Legnano e conquista col secondo posto un'insperata promozione. La città è in festa; Rocco ha ottenuto il meglio dai suoi e ha riportato il Padova in Serie A.
Nel 1955-56, dopo un avvio disastroso (1-2 dalla Lazio all'Appiani, 0-1 dalla Fiorentina in trasferta e un pesante 1-5 dal Milan ancora in casa), il Padova si afferma come la sorpresa del torneo. È iniziata l'autentica “era Rocco”. La squadra punta le proprie possibilità su un dispositivo difensivo potenziato: una casa solida, ama dire Rocco, comincia dalle fondamenta. Il suo “catenaccio” diventa una vera filosofia calcistica, capace di influenzare tutto il calcio italiano. La squadra si piazza addirittura ottava.
Nel campionato 1956-57 non si va oltre una salvezza tranquilla, terminando il torneo all'undicesimo posto, e nemmeno il 1957-58 parte nei migliori dei modi. Ma dopo alcune giornate in sordina il panzer Sergio Brighenti e la piccola ala svedese Kurt Hamrin cominciano a fare faville. Il poderoso Padova dei panzer, già impenetrabile in difesa, acquisisce grazie a loro un eccellente potenziale offensivo, che può dunque promuovere ed esaltare il contropiede, complemento ideale del catenaccio. Il Padova chiude quello straordinario campionato al terzo posto in massima divisione, miglior risultato di sempre. Questa la formazione: Pin, Blason, Scagnellato, Pison, Azzini, Moro, Hamrin, Rosa, Brighenti, Mari, Boscolo.

Il Napoli cadetto vince la Coppa Italia 1961/62
Tornato in Serie B nel 1961, il Napoli venne affidato a Bruno Pesaola, il quale guidò gli azzurri al ritorno in massima serie e alla conquista del primo trofeo della loro storia, la Coppa Italia 1961-1962, divenendo l'unica società ad aver vinto la Coppa Italia non militando in massima serie. Questo successo, inoltre, offrì al Napoli la possibilità di esordire in una competizione UEFA, la Coppa delle Coppe, nella quale raggiunse i quarti di finale.

Lo scudetto 1969/70 in Sardegna
Nel Cagliari 1964-1965 che disputò il suo primo campionato di Serie A giocavano giocatori come il difensore Mario Martiradonna, i centrocampisti Pierluigi Cera, Ricciotti Greatti e Nené e l'attaccante Luigi Riva. Nella prima metà della stagione il Cagliari giocò malissimo ed al termine del girone d'andata era ultimo in classifica con soli 9 punti. Poi nel girone di ritorno si riprese, rimontò e arrivò alla fine sesto in classifica con 34 punti. Due stagioni dopo Riva vinse il titolo di capocannoniere della Serie A per la prima volta e il Cagliari fu la squadra che subì meno reti di tutte.
Il Cagliari nella stagione 1968-1969 lottò fino alla fine per lo scudetto insieme a Fiorentina e Milan. La Fiorentina vinse poi il campionato. Nella stagione successiva 1969-1970 il Cagliari vinse il suo primo e, per ora, unico scudetto sotto la guida dell'allenatore "filosofo" Manlio Scopigno con sole due partite perse e 11 gol subiti (record fino ad oggi imbattuto per i tornei a 16 squadre). Riva vinse il titolo di capocannoniere del torneo. Calciatori del Cagliari come Albertosi, Cera, Domenghini, Gori, Niccolai e Riva furono poi convocati ai mondiali del 1970 raggiungendone la finale. Tuttora lo scudetto del Cagliari è il più "meridionale" nella storia del massimo Campionato Italiano di Calcio, nonché l'unico vinto da una squadra isolana.

Gli anni del Real Vicenza
Dopo un'opaca stagione 1975-76 in cui rischiò addirittura di retrocedere il Serie C, il Lanerossi si presentò con poche speranze a quella 1976-77. Tuttavia il nuovo tecnico, Giovan Battista Fabbri ebbe una intuizione: trasformò il giovane Paolo Rossi da ala destra dalle scarse prospettive in un eccellente centravanti. Dopo aver vinto il campionato cadetto con il titolo di capocannoniere per il giovane pratese, il Lanerossi si ripresentò al cospetto della massima divisione. Dopo un inizio titubante, la formazione biancorossa si dimostrò travolgente, grazie ai gol di Rossi, la sicurezza del libero Giorgio Carrera, le giocate di Franco Cerilli e Giancarlo Salvi, la diga di Mario Guidetti a centrocampo, l'inarrestabile Roberto Filippi.
Solo la Juventus poté fare meglio: tuttavia, se si escludono le prime cinque giornate, i biancorossi conquistarono più punti di tutti, nonché la simpatia di tutta Italia. Caddero sotto i colpi del micidiale attacco biancorosso, il migliore della stagione con 50 reti, squadre del calibro di Napoli (4 a 1 al S. Paolo), Lazio, Fiorentina, Roma, Bologna…
La squadra chiuse il campionato al 2º posto, preceduta solo dalla Juventus ed approdando di diritto alla Coppa UEFA.
Paolo Rossi divenne il nuovo fenomeno del calcio italiano, a dicembre 1977 fu convocato in nazionale. A fine stagione vinse il titolo di capocannoniere surclassando tutti gli altri attaccanti italiani con le sue 24 reti, un bottino considerevole per i campionati a 16 squadre. A fine stagione venne convocato per i mondiali argentini, dove diventerà Pablito, segnando anche 3 reti e mettendosi in ulteriore luce.

Il Perugia che nessuno riuscì a battere
Nelle prime tre stagioni in Serie A, il Perugia era riuscito a guadagnarsi una buona reputazione e la fama di squadra simpatia, quando i giornali cominciano a parlare di "Perugia dei miracoli".
Nella stagione 1978-79, il Perugia di Ilario Castagner diventa la prima squadra a completare il campionato di Serie A senza perdere una partita e restando in lotta fino alle ultime giornate per la conquista dello scudetto, che poi andrà al Milan. Incredibile l'impresa della squadra umbra che tallonò i milanesi fino all'ultimo, ma che fu frenata da un consistente numero di pareggi (19 su 30 partite). È questo il miglior piazzamento della squadra in Serie A. Solo nella stagione 1991-92, il Milan riuscirà ad eguagliare tale primato, chiudendo la stagione a sua volta imbattuto.

Hellas Verona Campione d'Italia 1984/95
La struttura della squadra, dopo aver disputato due ottimi campionati di Serie A conclusi con l'Hellas Verona nella parte alta della classifica (ed entrambi corredati da una finale di Coppa Italia), era solida ed affidabile.
Inoltre, nell'estate del 1984 ci fu l'arrivo di due robusti giocatori stranieri di sicuro affidamento: il nazionale tedesco Hans Peter Briegel e il nazionale danese Preben Larsen-Elkjær (che scelse di farsi chiamare semplicemente Elkjær). Furono acquisti che permisero di colmare le piccole lacune di esperienza e di potenza che aveva precluso alla squadra l'ottenimento dei risultati che, sotto il profilo del gioco, meritava.
La formazione-tipo che vinse il campionato fu: Garella; Ferroni I, Marangon I; Briegel, Tricella, Fontolan I; Fanna, Volpati, Galderisi, Di Gennaro, Elkjær; allenatore era Osvaldo Bagnoli. Tra le riserve, furono Luciano Bruni, Luigi Sacchetti e Franco Turchetta a dare il contributo più importante.
L'Hellas Verona di Osvaldo Bagnoli vinse meritatamente il campionato ed entrò nella storia. Ottenne 15 vittorie, 13 pareggi, 2 sconfitte ed in totale 43 punti (si assegnavano ancora 2 punti per vittoria), staccando di 4 lunghezze il Torino secondo classificato, con Inter e Sampdoria a completare le prime quattro posizioni.
Lo scudetto assunse uno straordinario valore non solo perché conseguito in un'epoca in cui le squadre italiane stavano iniziando a riaffermarsi a livello internazionale (l'Italia stessa era campione del mondo) ma anche perché nel campionato italiano giocavano molti tra i migliori calciatori del mondo come Platini, Zico, Maradona, Sócrates, Rummenigge, Falcão) e molti altri.

L'Atalanta arriva in semifinale di Coppa delle Coppe giocando in B
Il 1984-85 vede nella serie A italiana molti campioni stranieri del calibro di Michel Platini, Diego Armando Maradona, Hans Peter Briegel, Karl-Heinz Rummenigge, Zico e Sócrates quindi l'Atalanta, per non sfigurare, acquista gli svedesi Lars Larsson e Glenn Peter Strömberg. Se il primo non lascerà il segno, il secondo diventa un pilastro insostituibile del centrocampo nerazzurro, dove resterà per molti anni, tanto da diventare capitano della squadra. Nello stesso anno comincia a farsi notare Roberto Donadoni, destinato ad una grande carriera.
La permanenza nella categoria prosegue fino alla stagione 1986-87 quando, complice la sfortuna, l'Atalanta retrocede all'ultima giornata. Ma, nonostante questo, la squadra di Sonetti riesce a raggiungere la finale di Coppa Italia, dove viene sconfitta dal Napoli campione d'Italia. Si qualifica quindi di diritto per la Coppa delle Coppe.
Proprio la stagione 1987-1988 è quella della svolta, con il giovane ed emergente allenatore Emiliano Mondonico. La stagione è memorabile: promozione in serie A, ma soprattutto una cavalcata entusiasmante in Europa, dove raggiunge la semifinale della coppa delle Coppe. Partita in sordina in quanto squadra partecipante al campionato cadetto, l'Atalanta elimina nell'ordine i gallesi del Merthyr Tydfil, i greci dell'Ofi Creta ed i portoghesi dello Sporting Lisbona, in una sorta di rivincita della sfida di quasi cinque lustri prima, con il gol-qualificazione di Aldo Cantarutti nella città lusitana.
Apertesi le porte della semifinale, l'Atalanta, piccola squadra provinciale, rimane sola a difendere i colori dell'Italia nelle competizioni continentali: il sogno, tuttavia, s'infrange contro i belgi del Malines (in fiammingo Mechelen), futuri vincitori del trofeo, che il 20 aprile 1988 eliminano gli orobici nello stadio di Bergamo (doppio risultato di 2-1 per i giallorossi).

Scudetto 1990/91 a tinte blucerchiate
Nella stagione 1990-1991 la Sampdoria, con un organico quasi identico a quello della stagione precedente con in aggiunta il nuovo acquisto Oleksij Mychajlyčenko, colse il primo ed unico scudetto della sua storia. I blucerchiati rimasero nelle prime posizioni della classifica sin dalle prime giornate, partecipando all'iniziale bagarre per la guida della graduatoria assieme alle milanesi, alla Juventus e al Parma e prendendo il largo grazie agli scontri diretti. Alla fine del campionato la Sampdoria si assicurò la vittoria con una giornata di anticipo, concludendo a +5 su Milan ed Inter. In quella stessa stagione la Sampdoria andò vicina al double, venendo sconfitta in finale di Coppa Italia dalla Roma. In Coppa delle Coppe il cammino della Sampdoria fu interrotto ai quarti di finale dai polacchi del Legia Varsavia.
L'anno successivo i genovesi si fecero strada nell'allora Coppa dei Campioni sbarazzandosi di Rosenborg, Honved, Stella Rossa, Panathinaikos ed Anderlecht e raggiungendo la finalissima contro il Barcellona in quel di Wembley; la gara contro i catalani fu estremamente combattuta e si portò avanti fino ai supplementari, durante i quali però un siluro di Koeman mise fine ai sogni di gloria blucerchiati.

Dalla terza categoria al sogno Champions League: il Chievo dei miracoli
Il Chievo costituisce un unicum nel panorama calcistico italiano, essendo l'unica società proveniente dalle categorie regionali minori ad aver scalato l'intera piramide calcistica nazionale fino a giungere in Serie A; già questo dovrebbe essere considerato un vero e proprio miracolo calcistico, considerando che si parla della squadra di una frazione di Verona di 3000 abitanti, ma il vero capolavoro "quelli della diga" (chiamati cosi per la presenza di una diga a Chievo) lo realizzarono nel 2001/02 quando, al termine di una serratissima lotta a quattro per il quarto posto che li vedeva coinvolti con Milan, Lazio e Bologna, fallirono l'obiettivo a favore dei milanesi per un solo punto, classificandosi quinti dietro la Juventus, la Roma e le due milanesi. Promossa per la prima volta in A nel 2000/01 il Chievo si presentò ai nastri di partenza come la squadra "cenerentola" del campionato, definizione che ben presto si rivelò quanto mai errata; i veronesi, guidati da Del Neri, espressero un calcio spumeggiante, inanellando una serie incredibile di risultati (su tutti la vittoria per 2-1 a San Siro con l'Inter) ed arrivando addirittura in testa al campionato per diverse giornate, prima di lasciare il posto alle più blasonate Juventus, Roma ed Inter, ma lottando fino all'ultimo per il quarto posto ed ottenendo comunque la qualificazione Uefa. Un'impresa nelle cifre non all'altezza di altre realizzate nel calcio italiano, ma che acquista valore considerando l'epoca storica, dominata da soldi, tv e sponsor, in cui i miracoli calcistici diventano sempre più rari.


L'opzione "ALTRE" è nel caso in cui ne avessi dimenticata qualcuna ;)

Offline MCM

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Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #1 : Sabato 25 Febbraio 2012, 16:51:26 »
Il Verona di Bagnoli.

Offline aquilafelyx

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Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #2 : Sabato 25 Febbraio 2012, 16:56:47 »
il Padova di Rocco
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Bill Kelso

Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #3 : Sabato 25 Febbraio 2012, 17:15:30 »
Il Cagliari di Gigi Riva.

Anche quella del Livorno fu una bella favola, anche se un contributo piuttosto importante venne dall'influenza che la famiglia di Galeazzo Ciano aveva nel capoluogo labronico.
Un po' come lo scudetto "vinto" dall'as nel 1942.

rocco tanica

Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #4 : Sabato 25 Febbraio 2012, 17:17:40 »
Cagliari 1970

Giglic

Le favole del calcio italiano
« Risposta #5 : Sabato 25 Febbraio 2012, 17:18:25 »

POMATA

Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #6 : Sabato 25 Febbraio 2012, 17:39:57 »
La roma dei sensi ;D

malacarne

Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #7 : Sabato 25 Febbraio 2012, 17:47:05 »
Mio padre mi dice sempre che QUEL Vicenza giocava in un modo che levete....

rocco tanica

Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #8 : Sabato 25 Febbraio 2012, 18:29:53 »
confermo. Da spellarsi le mani

GoldenEagle

Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #9 : Sabato 25 Febbraio 2012, 18:44:47 »
Il Cagliari di Riva, che è stato per tutta la Sardegna molto, molto più di una squadra di calcio.

Offline Bob

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Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #10 : Sabato 25 Febbraio 2012, 18:49:14 »
forse per rapporto qualità dei giocatori-impresa il Vicenza. Cagliari per tanti altri motivi!   :clapcap:

Offline DinoRaggio

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Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #11 : Sabato 25 Febbraio 2012, 19:14:18 »
Samp '90'-'91
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

zorba

Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #12 : Sabato 25 Febbraio 2012, 20:00:47 »
Il Verona di zio Osvaldo Bagnoli mi fece impazzire.

Bellissimi ricordi.

Strano ma è così.

 ;D

rocco tanica

Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #13 : Sabato 25 Febbraio 2012, 21:23:16 »
Malacarne, avrei inserito anche il Toro di Gigi Radice, altra squadra mostruosa per quanto era forte.

Offline NebbiaBiancoceleste

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Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #14 : Sabato 25 Febbraio 2012, 22:36:22 »
Il Verona. Bella città, grande allenatore (soprattuto grande Uomo), sorteggio totale arbitri, e giocatori veramente forti, Elkiaer su tutti!

malacarne

Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #15 : Sabato 25 Febbraio 2012, 22:47:00 »
Io comunque quasi quasi propendo per il Chievo di Del Neri.
Anzi, per il Chievo in generale, squadra che - non si sa bene perchè - viene vista come antilaziale (per me non ci pensano proprio).

Ho visto un video su Sfide su questa squadra, c'era un signore veronese sulla novantina che mostrava una specie di radura che una volta era il campo del Chievo, squadra in cui ai tempi giocava.
Da li fino a finire con il battere Inter e Lazio nel primo anno in A e poi successivamente anche Milan, Roma, Juventus e Napoli.
Una squadra piccolissima, sconosciuta, minuscola, senza tifosi, che ha scalato l'intera piramide calcistica italiana e che in A ha espresso un calcio a tratti strepitoso.

Non nego che è una favola che "quasi" mi emoziona; anche perchè il suo exploit l'ha raggiunto nel momento in cui i soldi nel calcio cominciavano a farla da padrone e favole come quelle del Livorno, del Vicenza, del Cagliari o del Perugia diventavano sempre più "improbabili".

Offline NebbiaBiancoceleste

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Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #16 : Sabato 25 Febbraio 2012, 22:52:24 »
In effetti anche il Chievo, piccolissima squadra di quartiere, che dal 2001 sta in serie A per 10 anni (una retrocessione allo spareggio col catania), con pochissimi tifosi, ma che nella massima serie ci sta dignitosamente, è una bella favola.

Però anche l'atalanta del mondo e cantarutti, in coppa coppe feve faville!

malacarne

Re:Le favole del calcio italiano
« Risposta #17 : Sabato 25 Febbraio 2012, 23:00:22 »
In effetti anche il Chievo, piccolissima squadra di quartiere, che dal 2001 sta in serie A per 10 anni (una retrocessione allo spareggio col catania), con pochissimi tifosi, ma che nella massima serie ci sta dignitosamente, è una bella favola.

Però anche l'atalanta del mondo e cantarutti, in coppa coppe feve faville!

I bergamaschi furono capaci di eliminare lo Sporting Lisbona in trasferta se non erro...

Sul Chievo concordo, è una squadra che mi piace moltissimo e a cui auguro ancora una lunga permanenza in serie A.
Fino al 2007 era, insieme all'Inter, l'unica squadra a non aver mai subito una retrocessione nell'arco della sua storia, solo promozioni. Dalla terza categoria alla serie A, con lunghe soste in alcune delle categorie ma senza mai scendere.
Peccato per quella partita persa con il Catania, che però obiettivamente meritò la salvezza più dei veronesi, in quanto disputò tutto il girone di ritorno praticamente in trasferta, avendo il campo squalificato per la vicenda-Raciti.