Il pullmann dell'ospizio "pie maestre della moralità"di Formello arriva allo stadio Olimpico arrancando sulle impervie salite del Monte Mario, l'autista un avvinazzato ottuagenario che a stento distingue la bottiglia della grappa dal cambio, con un roco e catarroso filo di voce annuncia l'arrivo allo stadio. Un gruppo di miracolati, vecchi, boni pe l'ammazzatora scende già pronto per assecondare il destino così come l'hanno annunciato i migliori intellettuali e pensatori del tempo. Stretti nelle loro giacche a vento, s'infilano negli spogliatoi gemendo per i vari acciacchi. Chi ormai è arrivato all'età dove ogni giorno è una conquista, chi seppur giovane, non ritenuto in grado di deambulare autonomamente, qualcun altro, che s'è imboscato ottenendo così grazie alla carità cristiana un piatto caldo ed un letto. con il Capo chino incrociano i rutilanti rivali che sorridono beffardi all'idea di doversi confrontare con questo serraglio male assortito, si bea già della vittoria facile. Chi prenota una escort per l'intervallo, chi sfoglia cataloghi di fuoriserie, chi si gioca l'over attraverso amici fidati. i nostri Brancaleonidi rantolando per il tunnel, arrivano sul terreno di gioco accolti dall'aria fredda e da bordate di sfiducia da parte dei sostenitori. Si sa, sono arrabbiati con il tirchio e sgarbato Abate tenutario dell'ospizio reo di aver raffazzonato quest'accozzaglia di sventurati invece dei giovani aitanti e belli che loro desiderano. Comincia la partita, L'ottuagenario incimurrito tra un colpo di tosse ed uno sputo si raccomanda "state coperti che fa freddo stasera!" ma i nostri poveri derelitti, non capiscono anche a causa della sordità che affligge molti di loro e così, tendono ad occupare ogni zona del campo dove i giovani diavoli potrebbero far viaggiare la palla. I guastatori scesi dal Nord cominciano a trovarsi in difficoltà; questa è guerra di trincea ed i miracolati la conoscono meglio di loro. Piano piano s'impantano i cingoli dei mezzi corazzati meneghini e si arriva alla fine del primo tempo mentre i nostri degenti, perdono un solo uomo e pure per ferite autoinflitte. I giovanotti gajardi e tosti, rientrano sorridendo delle patetiche resistenze di chi non è e non sarà mai in grado di bloccarli ma sotto sotto un vago timore li assale. Riparte la partita ed i nostri, dopo aver messo i sacchetti di sabbia, cominciano a trascinarsi esangui verso la porta avversaria. Accade così che la Tata Gonzalez, sollevando la sottoveste fino alle ginocchia, molla un calcio alla palla che scivola tra le gambe sbilenche der Sor Tommaso, arriva dalle parti di Er Nano che cadendo con un piede la sospinge in rete. I vecchietti gioiscono tra i reumi, gli sciancati saltellano agitando stampelle, gli incapaci seppur continuando a guardare con fissità il soffitto, accennano un sorriso. I Prescelti s'inalberano ma ormai il seme della paura è germogliato nel loro cuore e gli impedisce di fare ciò che vorrebbero, anche perché ogni volta che provano una giocata, si ritrovano un barbone infilato tra le gambe, o la gobba di qualche deforme che devia le loro splendide traiettorie. in siffatta maniera, sempre il vecchio Er Nano travolto da un attacco di improvviso, lancia sul fondo lully, un immigrato clandestino che normalmente fa il bibbitaro sulla Palmiro Togliatti. Il giovanotto nel girarsi sbatte sulla palla che carambola addosso al Sor Tommaso ed entra in porta. l'attacco dei plutocratici undici delle nebbie, si fa' martellante ma ormai non c'è più nulla da fare, mentre i nostri derelitti, festeggiano la vittoria brindando con le flebo levate ed un sorriso ebete in faccia, per la rabbia di qualcuno che ha ragione sempre prima che le cose succedano e molto raramente anche dopo.