Rieccomi qua. Riparto dall'intervento di Baruch per la sua maggiore completezza, cominciando con una precisazione
Altra obiezione alle tue pagelle: la partita della Lazio non finisce al 45esimo col cambio (che pure non ho gradito) Hernanes-Matuzalem. Nel secondo tempo la Lazio ha continuato a fare meglio, costruendo più dell'Inter. A fronte del gol preso (non ricordo altre azioni nerazzurre se non una punizione di Sneijder) abbiamo due occasioni clamorose di Klose e Cisse, un rigore solare negato, le conclusioni di Lulic e Ledesma.
Vero, ma cambia completamente il contesto. Nel primo tempo la Lazio è stata - almeno fino alla trequarti avversaria, perché da lì in poi si recita a soggetto - una squadra in grado di coprire in maniera uniforme il campo ed esprimere supremazia territoriale.
Nel secondo ha paradossalmente creato le due palle gol più limpide, ma in maniera episodica e giocando a tratti in settanta metri: neppure per un calo atletico, dato che in quel senso abbiamo tenuto, ma proprio per il dissesto tattico portato dalla scelleratezza del cambio Hernanes-Matuzalem, che ha fatto saltare tutte le distanze.
Sarò ossessionato dal gioco, ma per me la differenza è sostanziale: e la Lazio
come squadra nella ripresa l'ho vista assai meno.
E veniamo al gioco dei confronti, per il quale non è semplice formare gli accoppiamenti dalla metacampo in su causa il diverso modulo.
Mi sono permesso qualche ritocco rispetto alle tue scelte cercando di mettere a confronto giocatori il più possibile omologhi per caratteristiche e mansioni all'interno dell'undici titolare.
Marchetti-Buffon: X In termini di valore assoluto non ci sarebbe confronto, ma certe valutazioni vanno aggiornate: e del Buffon che ha ispirato la precedente considerazione si sono perse le tracce da quasi un lustro.
Quest'anno Supergigi è tornato a livelli degni del suo blasone, ma il rendimento del nostro – anche in termini di punti portati – mi sembra nel complesso superiore.
Per completare il discorso sull'organico, valuto Storari superiore a Bizzarri ma più bisognoso di "carburare" per dare il meglio, mentre Albano si è dimostrato pronto e reattivo quando è stato chiamato in causa da un giorno all'altro.
Leggermente meno forte, quindi, ma più adatto alle emergenze che toccano per solito a un dodicesimo.
Konko-Lichtsteiner: 2 Qui niente da dire, da tutti i punti di vista.
Biava-Bonucci: 1 Biava ha problemi di tenuta atletica, ma quando il fisico regge si fa ancora sentire. L'altro è il tipico prodotto di un certo calcio moderno: piedi da centrocampista nell'impostare, fiuto del gol da centravanti nell'altra area, ma nessuno gli ha spiegato che nella zona, quando non si attua il fuorigioco a metacampo, bisogna anche marcare.
Se il reparto in cui è titolare risulta il meno battuto del torneo, non è certo per le sue prestazioni sull'avversario diretto.
Dias-Barzagli: 1 Il miglior regista difensivo del campionato contro un buon giocatore in caduta verticale. La resurrezione dell'ex Wolfsburg, autore di una stagione clamorosamente al di sopra delle attese, non sposta le gerarchie in termini di valore assoluto.
Radu-Chiellini: 1 Due centrali spostati a sinistra: il primo per una mossa incomprensibile che ne limita il rendimento, il secondo per impedirgli di combinare disastri nella zona calda. Chiellini ha un problema, taciuto per non comprometterne il valore di mercato: è rotto, e solo un personale bonus illimitato in materia di falli gli consente di rimanere in campo.
Anche ricordandolo nei giorni migliori, fra lui e il rumeno non c'è corsa.
Brocchi-Vidal: 1 Solo l'età penalizza un gregario di lusso con la personalità di un campione.
Il cileno accumula in quantità errori di misura, dovuti all'impressionante moto perpetuo e al fatto di giocare quasi sempre il pallone in condizioni di apnea.
I suoi limiti ricordano sotto molti aspetti quelli di González (con lui X): solo che la corsa del bianconero viene incanalata in uno schema tattico, quella dell'uruguaiano lasciata allo stato brado.
Cambia, parecchio.
Hernanes-Pirlo: X L'ex milanista, quando non viene asfissiato dal pressing (forse l'unico suo limite), rientra fra i grandi a livello mondiale, e forse non gli è mai stato riconosciuto fino in fondo.
Una carriera impressionante (quanti, a 33 anni, hanno all'attivo così tante partite a quei livelli?) e una condizione che inevitabilmente non può essere quella di un tempo: la gabbia tattica di corsa e sacrificio costruitagli attorno gli consente di distillare ancora il meglio del proprio repertorio.
Il Profeta ha limiti di personalità – gli stessi rimproverati a Pirlo quando militava nella società-casino di Via Durini, guardacaso –, un repertorio se possibile più completo e non molte alternative sul piano del talento.
Se qualcuno gli mettesse a disposizione i corsi di formazione mentali e tattici che hanno trasformato il bresciano da dribblomane a miglior regista del mondo o giù di lì, diventerebbe il giocatore del decennio.
Pareggio, in questo caso ad alta quota.
Lulić-Marchisio: X Due giocatori normali, uno sfruttato al 60%, l'altro al 150%. La stagione del biondo torinese è tutta farina del sacco di Conte: di suo ci mette serietà, disciplina, buon senso tattico e piedi un po' più raffinati rispetto alla media dei centrocampisti quantitativi. Doti meritorie, ma nulla oltre la media.
Del resto, con salumieri & Del Neri non mi risulta andasse molto oltre il rimanere individualmente a galla.
Ledesma-Pepe: 1 Accoppiamento discutibile scelto per mancanza di alternative e puntando sul fatto che sono i due fornitori ufficiali di corsa e interdizione, ma con un po' più di qualità.
Pepe, simpatia a parte, è un elemento ammirevole per la positività sul piano del carattere e dell'applicazione che gli consente di spremere fino all'ultima goccia, e forse più in là, il non eccelso talento a disposizione. Nuovo soldatino? Francamente, Di Livio aveva altri piedi.
Il nostro, quanto a personalità e tenuta, mi sembra di un'altra categoria:
nel suo ruolo non lo ritengo inferiore a un Mascherano, che sappiamo in quale squadra milita.
Poi se qualcuno (allenatori, non utenti del Forum) lo ha scambiato per il nuovo Cerezo non è certo colpa sua.
Klose-Matri: 1 Confronto chiuso in partenza con quasi tutti.
Cisse-Vučinić: 2 Confronto chiuso in partenza con quasi tutti (purtroppo per noi, in questo caso, alla rovescia).
Esauriti i titolari, veniamo alla panchina che tremare il mondo fa, saltando i portieri di cui si è già detto.
Se si fa male un terzino, scalpitano Motta (mamma mia), Grosso (ei fu) e De Ceglie (General Hospital): posso dire che, in confronto a questi, c'è da sentirsi sollevati avendo a disposizione Scaloni?
Quanto ai centrali, scorrendo l'organico a disposizione fatico a trovare un'alternativa che non sia il già citato Chiellini: noi abbiamo scoperto un nuovo Diakité e uno Stankevičius che, con tutti i suoi limiti, a Torino rischierebbe di fregare il posto a qualcuno.
La riserva di Pirlo, elemento a dir poco indispensabile? Pazienza, le cui caratteristiche sono vistosamente diverse. A completare la batteria dei centrali rimane il solo Marrone.
Fra i nostri non titolari di stagione ci sono Mauri e Matuzalem: limiti di continuità enormi, ma qualità un tantino superiore.
Sugli esterni ci sarebbe Krasić, completamente emarginato dal tecnico per la sua anarchia tattica: ma sarà davvero un fenomeno, nel qual caso si spiegherebbe con difficoltà la scarsa richiesta sul mercato? Oppure ha fatto valere la sovrapposizione tra la fase finale del campionato russo – da cui proveniva – e quella iniziale del nostro, per poi sparire una volta esaurito tale bonus?
Su Elia giudizio sospeso finché non vedrà il campo in maniera meno episodica: la sua esclusione mi sembra comunque dovuta a problemi fisici, non al fatto che Conte ha già Garrincha come ala.
Gli unici veri ricambi nel ruolo sono Estigarribia e Giaccherini: il primo è un nazionale paraguaiano (come González è un nazionale uruguaiano, ma per lui come biglietto da visita sembra non valere) di discrete speranze; il secondo è una sorta di Benny Carbone che parte fortissimo sfruttando il fisico leggero, salvo arenarsi a stagione in corso (gli è successo ovunque abbia giocato: l'inverno meno rigido del solito e i pochi campi pesanti lo hanno aiutato non poco).
Questo è il settore nel quale siamo veramente in difficoltà.
E in attacco? Insieme al Trio Medusa Toni-Amauri-Iaquinta, da cui non si ricava un solo giocatore utile, ecco Quagliarella: reduce da un infortunio di quelli brutti, e comunque più portato al gol d'autore che a una continuità realizzativa ad alto livello.
Del Piero appartiene ad ogni evidenza al passato; ottimo l'innesto di Borriello.
Rocchi non è più quello di un tempo, ma un "sesto uomo" come Kozák se lo sognano: il nostro problema è casomai il collasso di quello che doveva essere il titolare.
A conti fatti, dove sarebbe l'organico superiore al nostro per quantità e qualità? Casomai si possono riscontrare migliore assortimento e un progetto coerente, entrambi non estranei al fatto che l'allenatore abbia presentato richieste precise.
Rispondo anche e BobCouto e alle sue considerazioni di carattere statistico, al solito molto sostanziose.
Conte è stato fortunato, molto più di Reja, nel poter disporre con regolarità dei titolari: gli fosse capitata un'epidemia come la nostra, soprattutto in difesa, si sarebbe ritrovato con una coperta cortissima.
Basta questo a scavare la differenza tra i due? Secondo me no, e lo dimostra la gestione dei cambi.
A Bergamo una partita stradominata si stava adagiando, causa punteggio ancora aperto, sul piano inclinato che porta al pareggio-beffa: a chiuderla hanno provveduto, con un'azione di pregevolissima fattura, due subentrati.
I nomi? Marrone e Giaccherini. Giocatorini sulla carta impensabili a certi livelli, che grazie al lavoro sulle loro caratteristiche e all'inserimento in un meccanismo efficiente sono diventati addirittura elementi risolutivi.
Reja, che si ritrova a disposizione l'assai più forte Kozák, come l'ha "valorizzato"? Prendendolo di mira come una sorta di pallino a rovescio; escludendolo a favore di titolari talvolta improponibili; gettandolo nella mischia con un minutaggio risicato e come mossa della disperazione, senza l'ombra di un progetto di crescita; allenandolo per mesi e mesi senza limarne di un millimetro i difetti, primo fra tutti il tocco di palla poco sensibile.
Altra considerazione: quando la Lazio dispone di tutti i titolari, gioca forse molto meglio o addirittura a memoria? Non mi sembra proprio.
Casomai è una squadra che, non appena perde un minimo di qualità individuale, ne risente in maniera spropositata.
Perché manca un progetto d'insieme, non limitato ai primi undici della rosa, in grado di compensare almeno in parte col gioco e con la tattica il contributo mancante del singolo.
E questo, dal mio punto di vista, significa mancanza di una conduzione tecnica vera e propria: se allenare significa semplicemente mandare in campo Hernanes e Klose aspettando che inventino qualcosa, allora chiunque fra noi è un tecnico di serie A.
Non sto dicendo che Conte sia perfetto e privo di limiti: il gioco che perde efficacia scalando anche solo dai 200 ai 180 all'ora, il movimento frenetico degli attaccanti che li rende poco lucidi e chirurgici al tiro, la diplomazia da Full Metal Jacket nello spogliatoio sono aspetti su cui lavorare, perché non sempre troverà carta bianca e un appoggio così monolitico da parte della società.
Osservando i metodi dell'uno e dell'altro, rimane però difficile scacciare la sensazione che lui e Reja facciano due lavori diversi.