Autore Topic: Il gioco  (Letto 10032 volte)

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Offline Wasicu

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Re:Il gioco
« Risposta #40 : Martedì 9 Ottobre 2018, 17:41:59 »
Per me la Lazio non ha un gioco : conta solo sul rendimento degli uomini, e siccome
Ciro Immobile segna sempre allo stesso modo con la stessa frequenza,  la Lazio si
trova piu' o meno allo stesso livello in classifica dello scorso anno.
   
I nuovi ( che non sono
affatto male) , non sono stati inseriti nell'insieme del tutto, ... pertanto al momento
possiamo contare solo sulla squadra vecchia posto che Sergio e qualche altro (vedi
Leiva) non stanno rendendo affatto come lo scorso anno. 

Parolo e' solo un fatto di anni
e al momento ha ancora la carica positiva, ma siamo agli inizi del lungo sforzo;  la stessa
cosa vale per Lulic che se potesse solleverebbe il mondo, ma anche lui ha una eta' e non
puo' durare all'infinito al livello attuale.

Il grande deficit e' da parte di Sergio, .. che continua a fare partite anonime nonostante 
abbia firmato il nuovo contratto che dovrebbe farlo giocare piu' sereno di testa. Strakoscia
fa le sue parate e le sue caxxate, pero' il problema sembra che anche lui si sia fermato
nella crescita come anche Marusic il quale rimane nelle simpatie del trainer anche un po'
troppo, direi.        Dietro, se scegliamo bene le pedine, siamo a livello-resa dello scorso 
anno o quasi.

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Re:Il gioco
« Risposta #41 : Martedì 9 Ottobre 2018, 19:13:27 »
Cosa succede alla Lazio?

Nonostante non sia cambiata molto, le difficoltà della squadra di Simone Inzaghi in questo inizio di stagione le hanno già fatto perdere parecchi punti.
Nonostante le tre sconfitte arrivate con Napoli, Juventus e Roma (e quella di ieri in coppa con l’Eintracht) la stagione della Lazio non si può certo dire già compromessa, ma è comprensibile il malumore della tifoseria nei confronti di una squadra che non ha ancora raccolto neanche un punto in tutti gli scontri diretti in campionato. Soprattutto, è comprensibile la preoccupazione per una Lazio che non sembra più la letale macchina verticale messa a punto da Simone Inzaghi nella scorsa stagione. Non più, cioè, una squadra capace di produrre una grande quantità di occasioni da gol, tale che compensasse le carenze difensive.

Dopo un mercato che ne ha confermato interamente l’assetto titolare (se vogliamo considerare il Felipe Anderson della passata stagione come un panchinaro qualsiasi, nonostante avesse risolto diverse partite) ad esclusione del centrale difensivo de Vrij finito all’Inter a parametro zero, la Lazio ha mantenuto invariato anche l’atteggiamento tattico e i principi di gioco. Per questo, dato che le cose non stanno comunque girando, è lecito mettere in discussione le performance dei suoi uomini di maggior qualità, sempre decisivi nel 2017/18: Luis Alberto e Sergej Milinkovic-Savic.

Sono stati loro la principale fonte di gioco della stagione precedente: il primo grazie alle sue doti di rifinitura e visione sulla trequarti, il secondo creando superiorità numerica attraverso la vittoria di duelli individuali, sia aerei sia palla a terra, grazie a una fisicità prorompente abbinata a una tecnica fuori dal comune nello stretto.

Nella scorsa stagione, oltre allo sfruttamento delle loro doti nell’ultimo terzo di campo, i due sono stati degli sbocchi fondamentali nello sviluppo di un gioco che altrimenti faceva fatica a verticalizzare con fluidità, e i movimenti ad attaccare la profondità di Immobile si sono dimostrati la perfetta aggiunta per stressare le difese avversarie. La Lazio ’17/’18 accettava di allungarsi pur di allungare anche l’avversario, per poi verticalizzare una volta venutosi a creare lo spazio adeguato, sfruttando anche le doti tecniche e di visione di Leiva o De Vrij, e la consapevolezza di avere a disposizione due leganti ugualmente efficienti come, appunto, Milinkovic-Savic e Luis Alberto.

Cosa non sta funzionando quest’anno


Per capire qualcosa di più sul calo di rendimento dei singoli giocatori possiamo dare un’occhiata alle statistiche avanzate. Nei seguenti, grafici sono riportati i valori medi sui 90 minuti di Expected Goals, tiri, gol, passaggi chiave, assist e Expected Assist.



I numeri di Milinkovic-Savic…


…e quelli di Luis Alberto

Dal confronto coi numeri della scorsa stagione, sempre tenendo presente il campione statistico ridotto, si può dire che per ora:

– entrambi stanno tirando di più

– ma il numero di Expected Goals dei due è pressoché invariato

– gli Expected Assist di Milinkovic-Savic hanno subìto una leggera flessione, mentre quelli di Luis Alberto sono più che raddoppiati, indice della creazione di occasioni mediamente più pericolose

– il numero di key passes prodotti è in calo per entrambi; soprattutto Luis Alberto da questi non ha ricavato ancora nemmeno un assist, mentre lo scorso anno arrivò a 19 tra campionato e Europa League

In sostanza, la cosa più interessante è la vistosa riduzione del coinvolgimento di Luis Alberto nello sviluppo del gioco. Lo spagnolo tocca un minor numero di palloni nelle fasi antecedenti alla rifinitura: 71,3 tocchi ogni 90 minuti l’anno scorso, contro i 61 tocchi palla p90 di questo inizio di stagione. Anche la media realizzativa di SMS, però, è in netto calo, e questo nonostante una quantità media simile di xG a disposizione.

Inoltre, possiamo notare il netto aumento dei tiri di entrambi, ma è un dato che da solo può significare poco, per questo va considerato in un contesto tutto sommato uguale a quello dello scorso anno: la Lazio ha prodotto 15.71 tiri a partita, contro i 15.57 della stagione passata, sostanzialmente la stessa quantità. Quindi, se SMS e LA tirano di più possiamo immaginare sia per un’esasperata ricerca del gol, o per un eccessivo affidamento dell’intera squadra sulla loro capacità di finalizzare. Probabilmente sono vere entrambe le cose.

La monotonia può portare sterilità


Come accennato, l’atteggiamento tattico della Lazio è rimasto immutato da un anno all’altro: con de Vrij sotituito da Acerbi, il 3-5-1-1 di Inzaghi continua ad avere un approccio prevalentemente attendista e predilige, in fase di possesso, costruire le azioni dal basso per poter pescare quanto più avanti possibile i propri jolly offensivi, tenendoli alti anche in buona parte delle fasi di non possesso così da averli come riferimento nelle transizioni offensive.

La tendenza a ricercare l’attacco lungo, stirando al massimo le distanze tra le linee avversarie, porta la Lazio ad allungarsi a sua volta. Per questo, ad esempio, la squadra di Inzaghi è vulnerabile quando deve difendere una transizione avversaria (vedere per credere il gol del 3-1 dell’Eintracht, anche se la Lazio era già ridotta in 10 uomini) quando cioè i meccanismi di gegenpressing non riescono nel recupero immediato. Un rischio che lo scorso anno veniva accettato senza troppi patemi, visto che comunque la produzione offensiva soddisfava le aspettative dell’allenatore sia in termini qualitativi che quantitativi.

Quest’anno però qualcosa davanti non funziona e nell’ultimo derby di Roma abbiamo avuto la conferma delle difficoltà della Lazio ad attaccare posizionalmente, contro una squadra che accetta di liberare le corsie esterne pur di compattarsi in difesa della zona centrale davanti alla propria area. Quando, cioè, la Lazio non può attaccare in un campo lungo. In queste fasi Inzaghi chiede ai suoi laterali di alzarsi simultaneamente per fornire ampiezza e mettere in difficoltà l’avversario sulle scalate, mentre Sergej e Alberto cercano di generare superiorità numerica tra le linee, ricevendo sovente spalle alla porta e trovandosi imbottigliati in spazi troppo stretti.

Sempre nella partita contro la squadra di Di Francesco, i tempi di gioco per cercare la triangolazione con l’esterno vengono messi in crisi dalle corrette letture difensive dell’avversario, che uscendo in aggressione sul destinatario della verticalizzazione può rallentarne la giocata o conquistare il possesso (qui ad esempio vediamo Santon annullare il serbo).

La Lazio, però, sta soffrendo più del previsto anche contro quelle squadre che, seppur più deboli sulla carta, cercano di mantenere il possesso del pallone stando attenti a farsi trovare pronte per le transizioni difensive. L’Empoli, ad esempio, quando perdeva palla era attento a portare subito degli uomini vicino alle due principali fonti laziali, tentando di ripiegare il più velocemente possibile proprio per giungere ad una fase di difesa posizionale.



In questa ripartenza SMS e Luis Alberto sono accompagnati da un marcatore. Marusic non è abbastanza sicuro per portare avanti l’offensiva e perde il tempo di gioco scaricando su Parolo, che troverà poi Milinkovic libero quando la difesa avversaria è ormai schierata.



In questo caso invece Alberto riesce a ricevere, seppur defilato. Avrebbe uno scarico facile su Milinkovic, ma si fa ingolosire eccessivamente dalla corsa in profondità di Immobile e sceglie una verticalizzazione con percentuali di riuscita prossime allo zero.

Per perseguire con efficacia costante i principi di gioco di Inzaghi è necessario portare su il pallone nel minor tempo possibile, ed è chiaro che quando si riducono i tempi a disposizione la possibilità di sbagliare scelta o esecuzione è più elevata.

L’eccessivo bisogno di appoggiarsi ai due rifinitori principali, che anche ad occhio non sembrano passare un momento di forma particolarmente brillante, può essere anche causa di rilassamento nei comprimari, e della scarsa intraprendenza che servirebbe per risolvere situazioni in cui l’appoggio verso il compagno più dotato non è agevole. Quei giocatori più carismatici che non vengono influenzati da questa tendenza, come ad esempio Lulic, espongono comunque i loro limiti tecnici nei momenti clou.



Situazione di attacco posizionale. Nonostante lo scaglionamento complessivo imperfetto, Caceres può scegliere se verticalizzare corto su SMS o lungo, cambiando il lato verso Lulic, ma l’esitazione lo costringerà ad un retropassaggio.

Questa difficoltà nel diversificare la propria manovra offensiva contro squadre che la costringono ad un possesso palla consolidato nelle zone avanzate, abbinata all’insicurezza nell’esecuzione i gesti tecnici e tattici individuali, può essere considerata una causa credibile del periodo poco convincente della Lazio.

Cosa può fare Inzaghi?

Sul lungo periodo le qualità tecniche di Luis Alberto e Milinkovic-Savic dovrebbero tornare ad emergere, colmando il gap produttivo rispetto alla tendenza della scorsa stagione, tuttavia starebbe anche a Inzaghi magari assumersi qualche rischio in più, modificando alcuni dei capisaldi del suo gioco al fine di disimpegnare le sue due stelle, in questo momento di poca lucidità, dall’onere di essere la risorsa offensiva principale. Potrebbe provare a dare, così, maggior coraggio anche al resto della squadra, tornando magari al sistema ultra collaudato una volta riguadagnate fiducia e sicurezza.

Per inserire più qualità negli undici titolari, e utilizzare ad esempio un giocatore dinamico e creativo come Joaquin Correa (senza togliere Luis Alberto come ha fatto Inzaghi in Europa League, o senza spingere l’argentino sulla fascia come fatto in campionato) potrebbe essere necessario ricorrere ad una rimodulazione tattica. Ci sarebbe anche la possibilità di rilanciare un altro acquisto passato relativamente in sordina, Badelj, che potrebbe rivelarsi utile sia nello sviluppo del gioco che nel contrastare gli atavici problemi di gestione delle transizioni difensive, magari in un sistema che preveda il simultaneo impiego di Leiva. Con il doppio mediano a supporto della costruzione bassa ci sarebbe un’ulteriore alternativa per la risalita del campo, che porterebbe a una diminuzione dei lanci lunghi, (considerando che la visione e la raffinatezza di Acerbi, seppur buone, non sono al livello di quelle di De Vrij).

L’utilizzo dei 3 centrali difensivi sembra comunque essere la scelta più consona per la composizione di questa rosa, ricca di tornanti di spinta e quantità ma che possono andare in difficoltà se schierati da terzini puri. In questo senso occorrerà capire chi tra Luiz Felipe, Wallace, Caceres, Bastos e Radu fornisce più garanzie per dare solidità al pacchetto centrale vicino ad Acerbi, con il primo tra i giocatori citati apparso nettamente superiore agli altri finora. Il che significa anche, però, che Inzaghi non può (senza modificare radicalmente la struttura della sua squadra) ripiegare nel modulo più semplice e più usato in questi anni per risolvere i problemi descritti sopra, cioè un 4-2-3-1 che garantirebbe senz’altro più equilibrio e riferimenti più sicuri sulla trequarti.

Ma il problema principale resta che gli avversari della Lazio, soprattutto in campionato, ormai conoscono molto bene pregi e difetti del sistema di gioco di Simone Inzaghi e per questo tentano di averne la meglio sia difendendo bassi e lasciando il pallino del gioco, sia tenendo palla e adattando i propri ripiegamenti difensivi ai movimenti laziali. Alzare la qualità complessiva dell’undici titolare può essere un buon viatico per Simone Inzaghi, ma bisognerà però mettere da parte un po’ di rigidità (in termini tattici e di scelta degli uomini) aspettando che i suoi migliori interpreti tornino a brillare, anche per dimostrare di essere un allenatore in continua crescita.


https://www.ultimouomo.com/simone-inzaghi-lazio-difficolta/

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Re:Il gioco
« Risposta #42 : Martedì 9 Ottobre 2018, 19:34:24 »
Le sliding doors di Lazio-Fiorentina

La sfida tra Lazio e Fiorentina si è decisa nei dieci minuti scarsi passati dall’occasione sprecata da Benassi al gol decisivo di Immobile, e non solo per il motivo più scontato, e cioè che la partita è finita 1-0. Convertire in gol le occasioni create è ovviamente l’essenza del calcio, ma quei minuti hanno indirizzato la partita a un livello più profondo, che riguarda il modo di giocare delle di entrambe le squadre e l’importanza in generale di saper cogliere le occasioni giuste (dato che non è possibile cogliere proprio tutte le occasioni).

Quelle di Simone Inzaghi e Stefano Pioli sono squadre verticali che brillano quando riescono ad allungare lo schieramento avversario, creando ampi spazi da attaccare. Era facile prevedere che la prima delle due che avrebbe costretto l’altra a giocare nel contesto che meno preferisce, cioè con l’obbligo di alzare il possesso nella metà campo avversaria senza spazi da attaccare in transizione alle spalle delle linee avversarie, e con il rischio di lasciarne molto dietro la propria difesa, avrebbe avuto più possibilità di vincere.

La Fiorentina ha perso l’occasione

Nella pratica questo è effettivamente successo alla Fiorentina dopo il gol di Immobile. La Lazio ha lasciato ancora di più il possesso alla squadra di Pioli, si è abbassata e ha puntato ad attaccare solo in contropiede, contando sugli ampi spazi che si aprivano dopo aver recuperato la palla.

Il gol di Immobile ha cioè complicato la partita dei viola e reso più semplice quella dei biancocelesti, ma le parti avrebbero potuto invertirsi se Benassi avesse scartato il regalo offertogli da Wallace al 27’, nel tentativo di costruire dal basso su una semplice rimessa di Strakosha.

Nei minuti passati tra i due momenti chiave, la partita è stata davvero in bilico. Poco dopo il gol sbagliato da Benassi, la Fiorentina ha infatti costruito un’altra grande occasione, stavolta manovrando da dietro con la linea a 3 che è solita predisporre a inizio azione, formata però non dai tre difensori che la compongono di solito – Milenkovic, Pezzella e Vitor Hugo – ma dall’abbassamento di Veretout in mezzo ai due centrali. A confermare la particolarità dell’azione c’era la posizione di Biraghi, che solitamente si alza facendo entrare dentro il campo l’esterno sinistro, mentre nell’occasione era vicino a Hugo, che infatti ha aperto il gioco a sinistra.



Con Biraghi rimasto basso a facilitare l’uscita della palla dalla difesa, è quindi toccato a Pjaca fornire ampiezza in zone avanzate ed è proprio a lui che il terzino sinistro viola ha indirizzato il passaggio in verticale. Nel frattempo, il passaggio laterale su Biraghi aveva fatto scattare il pressing della Lazio: Marusic si era alzato sul terzino viola e Wallace era così scalato in marcatura su Pjaca. La protezione della palla del croato contro Wallace e Parolo, che si era abbassato ad aiutare il compagno lasciando libero Gerson, è stata decisiva per allungare la Lazio e trovarla scoperta alle spalle del centrocampo.

Dopo aver ricevuto la palla da Pjaca, Gerson infatti ha potuto dosare il passaggio per Benassi dietro Leiva e la Fiorentina si è ritrovata con una metà campo intera da attaccare, contro i soli Acerbi e Radu, rimasti staccati rispetto ai compagni. Benassi è avanzato fino al limite dell’area, ha servito Simeone alla sua sinistra, ma il tiro del “Cholito” è stato parato facilmente da Strakosha.






I viola hanno quindi sprecato un’altra grande occasione, un po’ per la scarsa sensibilità nell’ultimo passaggio di Benassi, un po’ per l’assenza di movimenti di Simeone e Chiesa, che muovendosi alle spalle di Acerbi e Radu avrebbero potuto ritrovarsi da soli davanti a Strakosha. Non sono state molte le occasioni in cui la Fiorentina è riuscita a trovare spazi all’interno dello schieramento biancoceleste manovrando in verticale, e aver sporcato con quelle imprecisioni finali un’azione potenzialmente molto pericolosa ha fatto sì che la partita scivolasse nelle mani degli avversari.

Il cinismo della Lazio

In maniera simile, la Lazio ha provato a muovere i viola manovrando da dietro per attirarne la pressione e creare spazi in cui avanzare all’interno del loro schieramento. La scelta di preferire la fisicità di Caicedo alla tecnica di Luis Alberto ha però reso meno fluida la manovra. Le difficoltà ad attaccare la Fiorentina costruendo dal basso sono emerse poco dopo l’occasione avuta da Simeone, con Acerbi che si è ritrovato libero di avanzare fino al cerchio di centrocampo ma, non avendo linee di passaggio libere nelle vicinanze, ha scavalcato il centrocampo della Fiorentina allargando a sinistra a Immobile. Controllata la palla, il centravanti biancoceleste ha fatto ciò che solitamente spetta a Luis Alberto: si è girato e ha servito un filtrante per l’inserimento di Milinkovic-Savic. La sensibilità di Immobile per l’ultimo passaggio è però molto diversa da quella dello spagnolo e l’assist si è rivelato troppo lungo.





Anche prima del gol di Immobile, che le ha dato la possibilità di abbassarsi e di avere ancora più spazi per attaccare in contropiede, la Lazio si era resa pericolosa soprattutto in transizione, andando subito in verticale dopo aver recuperato la palla. La Fiorentina, d’altra parte, attaccando con posizioni molto fluide accetta qualche squilibrio a palla persa e, già prima di quei dieci minuti scarsi che hanno racchiuso i due momenti chiave della partita, i biancocelesti erano stati più pericolosi pur lasciando il possesso ai viola.

È indicativo in questo senso il modo in cui la Lazio ha conquistato la punizione che ha poi portato al calcio d’angolo decisivo per il gol di Immobile: con una corsa in campo aperto dello stesso centravanti biancoceleste che aveva trovato la Fiorentina scoperta a destra dopo una punizione a centrocampo battuta da Veretout.



La Lazio è stata più pericolosa fino all’occasione avuta da Benassi, il gol le ha permesso di giocare la partita che preferisce e di controllare la reazione della Fiorentina nel secondo tempo.

Quei dieci minuti, insomma, non hanno soltanto deciso la partita ma hanno anche fatto emergere le strategie pensate dai due allenatori e le difficoltà incontrate dalle loro squadre. Senza tradire la loro identità verticale, tutte e due hanno avuto i loro momenti migliori quando sono riuscite ad allungare l’altra e ad avere ampi spazi da attaccare, la Fiorentina controllando di più la palla, la Lazio giocando soprattutto le transizioni.

I biancocelesti arrivavano da due brutte sconfitte, nel derby e in Europa League contro l’Eintracht Francoforte, e aver vinto anche senza brillare serve innanzitutto a ritrovare la fiducia necessaria a ritornare ai livelli della scorsa stagione. Contro i viola, Inzaghi ha rinunciato a Luis Alberto ma per tornare a esprimere il potenziale offensivo messo in mostra nel campionato passato il recupero dello spagnolo e di Milinkovic-Savic resta una priorità.

La Fiorentina ha confermato una tendenza preoccupante che l’ha vista finora raccogliere un solo punto in trasferta, a Genova contro la Sampdoria. Il calendario non ha dato una mano – in trasferta i viola hanno affrontato il Napoli, l’Inter e la Lazio, oltre alla Samp – ma non è ovviamente la sola spiegazione. La capacità di piegare a proprio favore i momenti decisivi è l’essenza del calcio, e fa la differenza tra una squadra ambiziosa e una vincente.


https://www.ultimouomo.com/lazio-fiorentina-1-0/

darienzo

Re:Il gioco
« Risposta #43 : Martedì 9 Ottobre 2018, 19:35:17 »
Un panegirico

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Re:Il gioco
« Risposta #44 : Martedì 9 Ottobre 2018, 19:39:39 »
Un panegirico
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Un sito molto interessante per chi vuole analizzare partite e tattiche.

darienzo

Re:Il gioco
« Risposta #45 : Martedì 9 Ottobre 2018, 19:44:37 »
Sì sì. Lo conosciamo. Ci sono belle narrazioni specie di basket e ciclismo. Quella su Franco Bitossi è stupenda

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Panzabianca

Re:Il gioco
« Risposta #46 : Giovedì 11 Ottobre 2018, 11:19:13 »

Offline Russotto

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Re:Il gioco
« Risposta #47 : Giovedì 11 Ottobre 2018, 20:34:50 »
La verità è che questo modulo è una cagata pazzesca e può avere risultati accettabili solo quando tutti gli uomini sono in formissima.

La classifica attuale francamente dice poco. La classifica è cortissima ed in 4/6 punti ci sono non so quante squadre.

Luis Alberto sta andando nella media della sua carriera e proprio per questo andava ceduto dopo l'exploit dello scorso anno.

Finchè segna Ciro, le magagne vengono mascoste sotto il tappeto, ma Marusic, Wallace e questo Luis Alberto non ci porteranno lontano temo.

Offline Jim Bowie

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Re:Il gioco
« Risposta #48 : Giovedì 11 Ottobre 2018, 21:32:16 »
Russo'

tutti i moduli so cacate pazzesche se non hai gli uomini o quelli che hai sono fuori forma.
Il modulo va scelto in funzione delle caratteristiche dei giocatori in rosa.
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Offline Russotto

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Re:Il gioco
« Risposta #49 : Giovedì 11 Ottobre 2018, 22:25:22 »
Russo'

tutti i moduli so cacate pazzesche se non hai gli uomini o quelli che hai sono fuori forma.
Il modulo va scelto in funzione delle caratteristiche dei giocatori in rosa.

Esatto.

Marusic e Lulic non sono due esterni con cui puoi fare questo modulo.
Non abbiamo un centrale che sappia impostare il gioco, non abbiamo centroca.pisti che fanno tanti gol escludento SMS.
Mi pare sufficiente. (Detto che la mia filosofia di gioco è assolutamente opposta al 3 5 1 1 pure co tutti gli uomini al loro posto)

Offline Jim Bowie

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Re:Il gioco
« Risposta #50 : Venerdì 12 Ottobre 2018, 09:27:12 »
Esatto.

Marusic e Lulic non sono due esterni con cui puoi fare questo modulo.
Non abbiamo un centrale che sappia impostare il gioco, non abbiamo centroca.pisti che fanno tanti gol escludento SMS.
Mi pare sufficiente. (Detto che la mia filosofia di gioco è assolutamente opposta al 3 5 1 1 pure co tutti gli uomini al loro posto)
Praticamente una squadra de pippe, visto che non abbiamo niente.


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darienzo

Re:Il gioco
« Risposta #51 : Venerdì 12 Ottobre 2018, 18:55:59 »
Non si capisce come è che non siamo ultimi in classifica

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Offline Russotto

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Re:Il gioco
« Risposta #52 : Venerdì 12 Ottobre 2018, 19:47:23 »
Praticamente una squadra de pippe, visto che non abbiamo niente.


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Non è vero. Abbiamo un grandissimo attaccante, un ottimo trequartista, dei buonissimi centrocampisti (che il gol non sia nelle loro corde non significa essere delle seghe).

Offline Wasicu

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Re:Il gioco
« Risposta #53 : Venerdì 12 Ottobre 2018, 20:04:09 »
Non si capisce come è che non siamo ultimi in classifica


 C e' anche un certo Immobile che segna parecchio

Offline Wasicu

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Re:Il gioco
« Risposta #54 : Sabato 13 Ottobre 2018, 14:48:42 »
Al termine dell'amichevole che questa mattina si è svolta a Formello tra la Lazio di Inzaghi e la Primavera di Bonacina, ha parlato Patric a Lazio Style Channel: “I ragazzi della Primavera ci hanno messo in difficoltà, sono stati bravi ed è stato un buon allenamento per continuare a mettere benzina nelle gambe.

Meglio allenarsi con intensità questa settimana perché poi arrivano tante partite e vogliamo rimanere in alto. Terzino sinistro? L’ho fatto oggi perché mancano Durmisi e Lukaku, possiamo giocare a 4 anche se il mio ruolo, quello che mi piace, è a destra ma va bene avere due ruoli e sapere che possiamo cambiare.

Abbiamo giocatori forti sugli esterni e possiamo metterci anche con la difesa a 4 soprattutto quando andiamo in inferiorità.

Per la Lazio faccio anche il portiere e pure bene (ride, ndr).  Abbiamo provato questo nuovo modulo perché ci serve, possiamo usarlo per variare dal 3-5-2, durante la stagione potremo giocare anche così”.

Offline Russotto

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Re:Il gioco
« Risposta #55 : Sabato 13 Ottobre 2018, 18:02:39 »
Tra tutti i moduli a 4, il 4 4 2 è il peggiore per gli interpeti che abbiamo. Mah...

Pomata

Re:Il gioco
« Risposta #56 : Sabato 13 Ottobre 2018, 22:13:24 »
Non è vero. Abbiamo un grandissimo attaccante, un ottimo trequartista, dei buonissimi centrocampisti (che il gol non sia nelle loro corde non significa essere delle seghe).

102 gol l’anno scorso, Ciro ne avrà fatti 35-40 il resto gli altri.

Offline robylele

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Re:Il gioco
« Risposta #57 : Sabato 13 Ottobre 2018, 22:26:15 »
Non sapevo che il gol non fosse nelle corde di Marco Parolo, Luis Alberto e Senad Lulic.
Quando é successo?
'Vista da fuori questa nuova proprieta' Usa non mi intriga affatto. Troppe percentuali, troppi discorsi, troppi fogli'.
Luciano Spalletti
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Offline Russotto

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Re:Il gioco
« Risposta #58 : Sabato 13 Ottobre 2018, 23:54:43 »
Non sapevo che il gol non fosse nelle corde di Marco Parolo, Luis Alberto e Senad Lulic.
Quando é successo?

Perchè ogni cosa che dico deve essere motivo di queste tue domande stupide e provocatorie? Nel 3 5 2 ti risukta che Luis Alberto faccia il centrocampista?
Ho parlato di CENTROCAMPISTI ed ho escluso Milinkovic.

Marcatori della lazio 2017/2018:
Immobile 29
Milinkobic 12
Luis Alberto 11

Il quarto sai chi è? De Vrij. Poi il vuoto.

Pomata

Re:Il gioco
« Risposta #59 : Domenica 14 Ottobre 2018, 08:53:37 »
Perchè ogni cosa che dico deve essere motivo di queste tue domande stupide e provocatorie? Nel 3 5 2 ti risukta che Luis Alberto faccia il centrocampista?
Ho parlato di CENTROCAMPISTI ed ho escluso Milinkovic.

Marcatori della lazio 2017/2018:
Immobile 29
Milinkobic 12
Luis Alberto 11

Il quarto sai chi è? De Vrij. Poi il vuoto.

Non importa chi segni, importa che si segni e la Lazio di Simone lo fa sempre e con tutti.