Autore Topic: SEBASTIANO FANTE ITALIANO  (Letto 55959 volte)

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Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #120 : Martedì 18 Settembre 2018, 12:39:31 »
La Guerra del Bracciolo

Prima parte
Si, la letteratura ha già conosciuto la guerra dei bottoni e visto il signore delle mosche ergersi a totem delle nostre superstizioni; da par suo, la storia è già passata per l’oscura selva di Teutoburgo ma, nessuno scriverà mai abbastanza delle piccole crociate di ogni giorno. Perché se il risveglio è la celebrazione della quotidiana (ri)creazione, certo, la ricerca del posto sul treno è la laicissima quanto cinica perdita di ogni innocenza: il battesimo della condivisione con qualcosa o qualcuno diverso da noi, l’insurrezione dell’altro nella autoritaria nostra apologia del Se; insomma, la passione della convivenza con la varia umanità che ci circonda. E prim’ancora che fisico e dotato di vano portaoggetti, è un luogo dell’anima quello in cui l’umano passeggero può esser capace di inaudite bassezze e mostrare così il suo lato più oscuro. E’ in queste stropicciate fasi del mattino che si consuma la Guerra del Bracciolo, conflitto muto. Divagazione pre-senile: solitamente, salgo sul treno delle ore 7.41 dopo essere frettolosamente uscito di casa due o tre minuti prima ed aver piazzato l’immancabile scatto da quattrocentista. “Quest’anno ci divertiremo” mi disse Gianni, il mio primo professore di Educazione Fisica al Ginnasio; non ne conoscevo il cognome, sapevo solo che si chiamava Gianni e che quando pioveva ci faceva logoranti lezioni di anatomia, raddoppiando così quelle di scienze. Un vero professore di educazione fisica, ed io veloce, anzi, velocissimo. Pregustando chissà quali trionfi, mi faceva provare i 100 facendomi partire 5/10 m dietro “conclamati” atleti più grandi, e sorrideva vedendomi stravincere in solitudine. Se ne andò dopo un mese, sostituito dal più inconcludente degli omuncoli in tuta, gaio e vitale solo giorno 27. Così, ogni mattina rispolvero l’antico splendore della perduta velocità presentandomi al binario con i muscoli dolenti e a corto di ossigeno. Ma la ricerca del posto vince qualsiasi esitazione polmonare.

Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #121 : Martedì 18 Settembre 2018, 12:43:51 »
La guerra del bracciolo

Seconda parte

Il cielo è plumbeo. Ultimo vagone, il tempo di entrare e di notare perplesso una figura di gran moda in questo periodo: l'impeccabile impiegato in giacca e cravatta e la sua bici elettrica -…e, naturalmente, di sbattere irrisolto contro la questione ancora aperta della sudorazione - che io sono già al mio posto. Una signora si è persa in chiacchiere col suo cicisbeo da rotaia facendo così da tappo agli smadonnanti falchi del posto libero che accorrevano numerosi dall'altro senso di marcia tra i sedili. Tra loro uno scalmanato frate di ordine incerto. Mi siedo con l'espressione di chi fa scacco matto in due mosse. Il posto a fianco è già occupato da un uomo enorme con le cuffie che dorme riverso sul suo I-pad mentre su questo scorrono le immagini del film "Lo Hobbit". Forse anche per via della posizione, il suo palato molle produce dei rumori di risucchio Galeazzi-Wimbledon-mode. Ma, quel che è peggio, questo individuo ha occupato l'intero bracciolo. Il suo braccio non vi è solo appoggiato ma ne invade ogni porosità manco fosse blob, il liquido che uccide. In questa prima parte della mia vita, dopo lunga osservazione, ho messo a punto una serie di criteri per valutare una persona: 1 - come lasci il bagno dopo averne fatto uso; 2 - se in montagna scendi e non dai la precedenza a chi sale, fosse anche una mucca pazza; 3 - quante volte fai squillare un tel prima di capire che non è cosa; 4 - con quanta foga ti getti su un parcheggio sapendo che esistono le smart; 5- come ti comporti in un seggio elettorale; 6 - come condividi il bracciolo. Devo dire, qui ho anche a che fare con un caso limite poiché l'odierno competitor è pressoché privo di sensi e temo che le posizioni possano cristallizzarsi. Allora la tattica da adottare è chiara: segnalare la propria presenza, schiarirsi la voce, gridare all'incendio, alle locuste, ad un'epidemia di lebbra sul vagone nel quale è capitata la gnocca dal bel culo from Zagarolo, insomma, creare il diversivo che provochi qualche pur minimo sommovimento dell'enorme creatura di pongo svenuta nel sedile accanto. Mah… Termini. Ho perso.

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #122 : Martedì 18 Settembre 2018, 15:31:01 »
Eccomi. Naturalme ero un lettore appassionato del grande G. DEL RE. Si può dire che compravo Il Messaggero solo per leggere le sue Avventure in Città. Leggevo addirittura le storie di chi lo aveva preceduto di cui non ricordo il nome. Tra l'altro G. Del Re ha scritto il testo della canzone di Mina "Parole parole". Con tutta sincerità Panza non è da meno.

Offline Ataru

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #123 : Martedì 18 Settembre 2018, 16:02:50 »
belle le storie sulla catomaitesimachia, da pendolare le sento molto
osa c'è da psicolo propriono capisco.
qui sono un esempio di civilità e non solo per molti

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #124 : Martedì 18 Settembre 2018, 20:28:25 »
[Di come le genti slave, sfuggite alla caccia del Terribile Turco, si riversarono nelle lande di Villa Scorciosa, et non solo, ma anco nelle lande di Lucania, secondo preziosa ac autorevole parola dell'esimio Frusta]. 




...Il commercio dei pastori si svolgeva soprattutto nella Fiera di Lanciano, che in quell’epoca rappresentava uno dei più importanti mercati del Regno. In questa fiera convenivano “mercanti quasi da ogni parte d’Italia, Schiavonia, Sicilia, Grecia, Asia e d’altre nationi”(1), e particolarmente numerosi erano i mercanti bergamaschi, molti dei quali (Fenaroli, Berenga, Rota, De Bosis, Lucatelli) si stabilirono per sempre nella città frentana(2). La Fiera attirava però anche i contadini di Scorciosa, per i quali il giorno di mercato era occasione non solo per vendere i propri ortaggi, ma –in un’epoca priva di giornali e televisione- anche un modo per procurarsi dai forestieri la merce più rara di quel tempo, cioè notizie su quello che accadeva nel mondo.     


Il terremoto di Santa Barbara e l’arrivo degli slavi

La Fiera di Lanciano era il segno di una vivacità economica che contagiava tutto il territorio frentano: fu in quell’epoca che da noi apparvero nuove colture pregiate come il mirto e il lentisco, mentre nelle masserie di Scorciosa spuntarono i primi vigneti di pergolone, uva che i marchesi D’Avalos avevano importato dalla Spagna(3).
Sembrava che anche l’Abruzzo stesse vivendo un suo “Rinascimento”, ma tutto cambiò drammaticamente la notte del 4 dicembre 1476, quando un terribile terremoto sconvolse la nostra regione e gran parte del meridione. La scossa sismica fu talmente forte che “caddero torri, chiese, case, campanili: si formarono baratri, avvallamenti e precipizi, e perfino dei laghi; scomparvero colline, si spaccarono monti, si crearono immense crepe e voragini nei terreni. Alla foce del fiume Sangro il mare prima si ritirò per un centinaio di metri e poi all’improvviso tornò fragorosamente sulla spiaggia invadendola per circa 150 metri, da quelli che erano i confini di prima “ . Ci furono 645 morti a Lanciano, la popolazione di Fossacesia fu decimata, mentre il villaggio di Scorciosa, in cui sopravvissero solo tre famiglie, fu praticamente raso al suolo; e il ricordo di quella immane tragedia è tuttora viva nella memoria di Villa Scorciosa, dove gli anziani, durante le lunghe sere invernali, tramandano ancora la leggendaria storia del vecchio paese “distrutto dalle formiche rosse” -formiche che in realtà si diffusero tra le rovine del villaggio dopo il sisma.
Il terremoto cambiò per sempre la storia di Villa Scorciosa, legando il suo destino a quello della Dalmazia, regione slava dei Balcani abitata da genti croate. Questi croati vivevano in condizioni di tale miseria che molti di loro venivano acquistati come schiavi dai mercanti veneziani e poi rivenduti nelle fiere (non a caso il termine schiavo derivava proprio da ‘slavo’, e perciò i croati erano chiamati pure ‘schiavoni’). Nel XIV secolo la loro terra fu invasa dai Turchi, soldati musulmani che seminavano terrore e rapivano i figli dei cristiani per farne eunuchi di corte o soldati dell’Islam(4). Per sfuggire alla violenza dei Turchi, gli abitanti delle città croate di Makarska, Vgorac e Imotsky si riversarono a migliaia presso la foce del fiume Narenta(5), e di fronte a questa “emergenza umanitaria”, le autorità decisero di far partire i profughi verso l’altra sponda adriatica, dove interi territori erano rimasti spopolati dopo il terremoto del 1456.
Ebbe così inizio la migrazione degli slavi verso l’Abruzzo: possiamo immaginare l’ansia –ma anche le speranze- di questi fuggitivi che lasciavano per sempre la loro terra, simili alle migliaia di disperati che ancora oggi approdano sulle le coste italiane in cerca di fortuna(6). Dopo essere sbarcati nei porti di Vasto o di Ortona, gli slavi si incamminarono verso le zone interne: molti di loro si accamparono a Lanciano, ma da qui nel 1488 furono scacciati verso le terre del circondario, dove fondarono i villaggi di Villa Stanazzo e Mozzagrogna(7); altri schiavoni ripopolarono S. Maria Imbaro, Villa Romagnoli e Girolo (che fu ribattezzata Villa Canaparo) (n.8 ). Infine, una decina di famiglie slave si insediò nel villaggio distrutto che sorgeva intorno alla chiesa di S. Silvestro. E fu in questo modo che, verso la fine del XV secolo, dalle macerie del terremoto rinacque Scorciosa –anzi ‘Villa Scorciosa’- con il nuovo nome che abbiamo conservato fino ad oggi.


Donne che girano col coltello e uomini che giocano a sticchio

Gli slavi che giunsero in Abruzzo avevano per bagaglio solo qualche indumento(9) e non sempre furono accolti con ospitalità. A Lanciano, per esempio, i preti -temendo di perdere le loro rendite- impedirono l’ordinazione ecclesiastica di questi immigrati, mentre l’integrazione fu molto più facile a Villa Scorciosa, dove già nel 1540 la parrocchia era guidata da un Arciprete di origine slava, don Antonio Schiavone .
Tutti gli slavi, compresi i bambini, lavoravano in affitto le terre dei feudatari e vivevano nelle pagliare, misere capanne che venivano utilizzate anche come stalla . Le loro condizioni di vita erano talmente difficili che, per evitarne la fuga, i feudatari costruirono per questi immigrati abitazioni più decenti, le pinciare, fatte con mattoni di terra cruda e pietre(10). Serafino Razzi, un frate domenicano che in quel periodo visitò i villaggi dei coloni slavi, li descrive come “persone robuste e da fatiche…sono di buono aspetto più li uomini che le donne; e benché sono di natione Schiavone, sono però affabili, cortesi.... Si esercitano generalmente alla coltura di territorii e vigne et horti; le donne filano alla rocca”(11). Le donne schiavone erano molto religiose ma mostravano anche una certa dimestichezza con le armi: “Le donne quasi tutte venendo alla messa portavano a cintola come sogliono i soldati, i pugnali, uno aspersorio con ispogna in cima; et in mano un mazzetto di candele per accenderle a i loro altari et in ispalla uno o due conocchie di lino, o vero una piccia di pane in grembo per offrire all'altare essendo la domenica prima del mese. Arrivate alla porta della chiesa tuffano l'aspersorio in una gran pila d'acqua benedetta, e poi con essa girano per lo cimitero dando l'acquasanta alle sepolture coperte di grossi sassi e pietre, per cagione, credo, che le fiere divoratrici non le scavino” .
Questi immigrati importarono a Villa Scorciosa tradizioni alimentari, musicali ed antichi riti slavi come quello del ‘Verde Giorgio’. Durante questo rito, che si svolgeva ad inizio primavera per augurare un abbondante raccolto, gli slavo-scorciosani giravano il paese ballando dietro ad un giovane rivestito con una maschera di canne e foglie(12). Altra usanza molto popolare tra gli schiavoni era il gioco delle ‘pljočke’, che consisteva nel lanciare pietre di forma piatta (le pljočke) verso un boccino (štrikje), gioco praticato ancora oggi a Villa Scorciosa conservando i nomi di joche e šticchie .
Per lungo tempo i coloni di origine slava continuarono ad usare la loro lingua, come annotò ancora frate Razzi: “Mantengono fra loro il favellare Schiavone… Chiamano essi il pane ‘bruca’, la carne ‘mesa’, il cacio ‘sire’, l'uova ‘iaia’, il vino ‘vina’, l'acqua ‘vode’”(13). Oggi purtroppo a Villa Scorciosa non c’è più memoria di quella lingua, ma il sobrio dialetto dei suoi abitanti resta simile a quello di altre comunità schiavone come Villa Romagnoli o Mozzagrogna (e ben differente dalla parlata un po’ sguaiata dei lancianesi o da quella cantilenante dei vastesi) (14).
Ma se oggi la lingua degli schiavoni è scomparsa, di quegli immigrati sopravvivono ancora molti cognomi originari, e così quando oggi incontriamo un Milantoni, Staniscia, Iasci o Schiarizza, riconosciamo in loro i discendenti di quei croati che –stipati su precarie imbarcazioni di legno- cinque secoli fa attraversarono l’Adriatico per cercare un po’ di fortuna nella nostra terra(15).






NOTE:
1) L. ALBERTI, Descrittione di tutta Italia, 1551. Lanciano costituiva una tappa obbligata per i pastori, perché era situata in un punto di raccordo tra il tratturo principale L’Aquila-foggia e i suoi bracci laterali. 
2) Nel XV secolo la Repubblica di Venezia dominava incontrastata nel Mare Adriatico, ed anche l’Abruzzo divenne sua colonia commerciale. La nostra regione esportava verso Venezia materie prime a basso costo (grano, lana, olio e vino) ed in cambio riceveva prodotti finiti (soprattutto panni di lana). La presenza di numerosi commercianti bergamaschi a Lanciano si spiega col fatto che Bergamo dal 1428 era divenuta città appartenente alla Repubblica veneziana. (Cfr. A. BULGARELLI LUKACS, L’economia ai confini del Regno).
3) Durante il XV secolo nelle colline frentane si diffusero le coltivazioni di mirto e lentisco, dalle cui bacche si estraeva un olio che veniva esportato nei mercati dell’Italia settentrionale ed utilizzate per la concia delle pelli, per la produzione del sapone e come combustibile. Per quanto riguarda invece il mirto, la sua produzione divenne così intensiva che, per evitarne l’estinzione, alla fine del ‘600 l’Abbazia di S. Giovanni in Venere ne limitò la raccolta nei suoi possedimenti. Grande diffusione ebbe anche l’uva pergolone, derivata dall’uva di San Francesco che venne importata nel XV secolo dalla famiglia D’Avalos a Vasto e poi diffusasi in tutto l’Abruzzo (Cfr. A. MANZI, Storia dell’ambiente nell’Appennino centrale).
4) Nel corso delle loro incursioni nella regione balcanica, i Turchi Ottomani catturavano bambini delle famiglie cristiane. Questi bambini, dopo essere stati islamizzati, venivano addestrati alla vita militare o a quella amministrativa di corte, composta da soli eunuchi. La loro tragedia è stata immortalata nel romanzo di Ivo Andrić ‘Il ponte sulla Drina’ che nel 1961 contribuì a fargli ottenere il Premio Nobel per la letteratura. 
5) Si è potuto stabilire con una certa precisione il territorio originario degli slavi che emigrarono in Abruzzo grazie alla lingua che essi continuarono a parlare per diversi secoli nei nostri territori. Questa lingua era un dialetto croato del gruppo štokavo-icavo, parlato nell’area di Makarska, Vgorac e Imotski. (Cfr. M. REŠETAR, Le colonie serbocroate nell’Italia meridionale).
6) Nel XV secolo gli slavi emigrarono anche nelle Marche, Puglia e soprattutto in Molise, dove le tradizioni slave si sono conservate più a lungo: nei paesi di Montemitro, S. Felice e Acquaviva Collecroce fino al secolo scorso gli abitanti più anziani si esprimevano ancora nella lingua croata dei loro antenati, ed ancora oggi in queste località molisane la segnaletica stradale è scritta in forma bilinguistica italiano-croato. L'esimio Frusta del forum Biancocelesti afferma, inoltre, che famiglie schiavone raggiunsero anche le lande lucane di Matera, e noi non abbiamo motivo per non crederGli  :sciarpaD:(Cfr. Italia Felix, Migrazioni slave ed albanesi in occidente).
7) La fondazione di Villa Stanazzo, alla fine del XV secolo, fu opera degli slavi cacciati da Lanciano per motivi di ordine pubblico. Il nome di Villa Stanazzo deriva dal termine slavo ‘stanica’ (pronuncia ‘stanitsa’) che significa ‘stazione’, ‘fermata’. Stessa origine ebbe Villa Pietra Costantina (nucleo originario di Mozzagrogna). Questa località era conosciuta anche come ‘Villa degli Schiavoni’, ed ancora oggi Mozzagrogna nel dialetto locale viene chiamata ‘li Schiavune’. Il nome attuale di Mozzagrogna deriva invece da D. Francesco Mozzagrugno, proveniente da Napoli agli inizi del XVI secolo, il quale acquistò numerosi terreni nel territorio dell’attuale paese. (Cfr. N. M. FOSCO, Mozzagrogna, dalla selce alla Sevel).
8 ) Alcuni centri abruzzesi come Villa Scorciosa, Mozzagrogna e Villa Stanazzo possono considerarsi vere e proprie colonie slave, in quanto furono fondate o completamente ripopolate dagli immigrati, ma gruppi di schiavoni giunsero anche a Guastameroli, Frisa, S. Apollinare, Villa Alfonsina, Schiavi d’Abruzzo, Iubatti.
Villa Canaparo (situata presso l’odierna Villa Scorciosa) derivava il nome dalla presenza nei suoi dintorni di numerosi terreni coltivati a canapa, utilizzata per produrre indumenti, funi e vele per le navi. Il termine ‘villa’ denominava i villaggi rurali non recintati da mura, situati fuori le città.  (Cfr. L. A. ANTINORI, Storia di Lanciano).
9) L’abbigliamento degli uomini consisteva in giacche di panno nero (kôrpet), camicie di lino pesante (košila), pantaloni lunghi fino al ginocchio (grabeše) e mutandoni pesanti (mûtane). Le donne portavano camicie con una piccola scollatura (skavàtura), fazzoletti da testa (ručinik), gonne lunghe (hàla) munite di una grande tasca (sakoča) e coperte da un grembiale nero (mandîra). Le donne schiavone indossavano pure ciondoli a forma di medaglia chiamati ‘berlòk’ (e nel dialetto scorciosano i piccoli gioielli vengono ancora oggi chiamati ‘brillocche’). (Cfr. M. REŠETAR, Le colonie serbocroate nell’Italia meridionale).
10) I coloni slavi spesso si spostavano dove trovavano migliori condizioni di lavoro. Per questo motivo, i proprietari terrieri cercavano di vincolarli ai propri possedimenti costruendo abitazioni decorose, come nel caso di Antonaccio, un immigrato slavo che a Villa Scorciosa oltre alla casa ottenne in dotazione anche un forno. Altro caso simile fu quello di Gica Stanazzo, uno dei fondatori di Villa Stanazzo, che nel 1476 ottenne dalla famiglia Rizzolino 40 ducati per costruire un casale con forno. (Cfr. O. BOCACHE, Storia di Lanciano).
11) L’antropologo Rodolfo Livi ha riscontrato una forte brachicefalia tra gli abitanti del territorio frentano, che contrasta con la dolicocefalia presente negli altri territori abruzzesi. Nei soggetti brachicefali la larghezza del cranio prevale sulla lunghezza, fenomeno molto diffuso in Europa centrale ed orientale tra le popolazioni slave. (Cfr. U. G. VRAM, Secondo contributo allo studio della craniologia dei popoli slavi).
12) Il rito del ‘Verde Giorgio’ si celebrava il 23 aprile e prevedeva la processione dietro un giovane (il Verde Giorgio) che, con una “maschera a capanna” di canne e fronde, girava per il paese ballando e cantando. La comitiva si fermava davanti ad ogni casa ricevendo in dono cibo e offrendo in cambio un mazzetto di fiori. A Villa Scorciosa si sono conservate alcune tradizioni alimentari slave come quella del lessame (una minestra fatta con i legumi e i cereali rimasti dall’inverno che serviva a sopravvivere prima della mietitura) e il kaš-kavunisk (‘pasta schiavona’), un ripieno per dolci fatto con uva nera cotta, noci, mandorle, buccia d’arancio e mosto cotto, che è arrivato fino a noi col nome di caviciunitte. Per quanto riguarda invece le tradizioni musicali, sono di origine schiavona due canzoni che ormai fanno parte del patrimonio culturale abruzzese: “Scuramaje” (lamento funebre di una donna per la perdita del marito) e “Addije, addije amore”, struggente melodia degli slavi giunti in Abruzzo. Quest’ultima canzone è stata anche al centro di una polemica, perché negli anni ’70 fu rielaborata da Domenico Modugno col titolo “Amara terra mia” senza che il cantante pugliese ne citasse la vera origine. (Cfr. E. GIANCRISTOFARO, Totemàjje II, Cultura popolare abruzzese).
13) S. RAZZI, Cronaca Vastese, 1577. Tra le parole slave conservate nel dialetto abruzzese ricordiamo il verbo mucati ('tacere'), i sostantivi varnica ('scintilla') e scazecavazze ('cavalletta').
14) L’Abruzzo ha due grandi gruppi linguistici: quello della zona interna (influenzato dal sabino, con la vocale finale in ‘u’: begliu=‘bello’) e quello costiero-meridionale (di ceppo linguistico sannita, con le vocali finali indistinte). A questo secondo gruppo appartiene anche il dialetto frentano, che al suo interno presenta molte differenze: si pensi, per esempio, alle diversità tra la parlata scorciosana e quella vastese con le sue vocali alterate (nàire 'nero', stràtte 'stretto'; gelàuse 'geloso', ràsce 'rosso'; fèile 'filo'). 
15) Molti cognomi di famiglie scorciosane hanno origine slava, e tra questi ricordiamo Staniscia (da Stanic), Milantoni (derivante dal nome slavo molto diffuso Milan aggiunto al nome Tonio), Jasci (probabilmente da Jasich), Di Rado (derivante dal nome Rado), Baccile (da Baccilis, presente nei primi registri delle località ripopolate dagli slavi). Numerosi altri sono i cognomi di origine slava presenti in Abruzzo, come Melizza (da Milica, pronuncia ‘Militsa’), Dragani (da Dragan), Jezzi, Arrizza. In quello stesso periodo, per sfuggire dall’invasione turca dei Balcaniche, giunsero in Abruzzo numerose famiglie di etnia Rom. Tra queste vi era anche la famiglia Ciarelli, che deriva il suo cognome dalla contrada Ciarelli in provincia di Teramo, dove inizialmente si insediarono e da dove, agli inizi del ‘700, si diffusero in varie località abruzzesi, tra cui anche Villa Scorciosa. (Cfr. M. REŠETAR, Le colonie serbocroate nell’Italia meridionale).
È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #125 : Martedì 18 Settembre 2018, 20:52:43 »
Eccomi. Naturalme ero un lettore appassionato del grande G. DEL RE. Si può dire che compravo Il Messaggero solo per leggere le sue Avventure in Città. Leggevo addirittura le storie di chi lo aveva preceduto di cui non ricordo il nome. Tra l'altro G. Del Re ha scritto il testo della canzone di Mina "Parole parole". Con tutta sincerità Panza non è da meno.
In Avventure in Città la voce narrante era in italiano, mentre i dialoghi rigorosamente in romanesco (anzi, in romano; i carciofi sò romanschi).
Del Re ha avuto l' enorme (almeno per me, belliano, pascarelliano e trilussiano pedantissimo) merito di aver sostituito gli orribili "che c' hai" o "che ch' avete" con gli infinitamente meno urtanti "che ciai" e "che ciavete".
 :D Tutt' altra fluidità, tutt' altra estetica.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #126 : Martedì 18 Settembre 2018, 20:53:48 »
...
Leo, questa è roba preziosa. Lo dico seriamente.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #127 : Martedì 18 Settembre 2018, 21:01:09 »
Leo, se non pubblichi il libro te saboto la carbonara  :o :o

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #128 : Martedì 18 Settembre 2018, 21:15:08 »
Thank you, esimi amici.
(comunque respingo ogni minaccia: la carbonara s'adda fa' :birra:).
È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #129 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 08:50:09 »
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #130 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:14:13 »
Thank you, esimi amici.
(comunque respingo ogni minaccia: la carbonara s'adda fa' :birra:).

in effetti, Leo, i tuoi scritti (ma lo avevo già capito solo vedendo l'intervista del partigiano) "malcelano" (diciamo così) il piglio e la giustezza dello storico. Complimenti. Si, devi pubblicare.
E alla presentazione...carbonara e autografo.  ;)

Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #131 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:17:29 »

Del Re ha avuto l' enorme (almeno per me, belliano, pascarelliano e trilussiano pedantissimo) merito di aver sostituito gli orribili "che c' hai" o "che ch' avete" con gli infinitamente meno urtanti "che ciai" e "che ciavete".
 :D Tutt' altra fluidità, tutt' altra estetica.

vero, verissimo. Nel mio piccolo, non conoscendo la soluzione adottata da Del Re (e che presto farò mia), quando scrivo in romanesco trovo le stesse difficoltà...

Soluzione perfetta. Ma, del resto...

Offline Ataru

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #132 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:22:48 »
vero, verissimo. Nel mio piccolo, non conoscendo la soluzione adottata da Del Re (e che presto farò mia), quando scrivo in romanesco trovo le stesse difficoltà...

Soluzione perfetta. Ma, del resto...

soluzione che adotto anche io da sempre nelle mie chat con amici, odio cambiare telefono proprio perché devo "reinsegnare" il romanesco al nuovo device

tra l'altro io estendo questa soluzione a tutte le frasi che esprimono un unico concetto in un susseguirsi di apostrofi e tronche, tipo: nsepoffa'
osa c'è da psicolo propriono capisco.
qui sono un esempio di civilità e non solo per molti

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #133 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:27:25 »
Leo qui c'è un interessante pdf sugli schiavoni di Matera
http://www.energheia.org/wp-content/uploads/2016/09/Volpe-Saggio-intorno-agli-Schiavoni-stabiliti-in-Matera-nel-secolo-XV.pdf

Grazie Frusta!!!
Sapevo poco dell'immigrazione slava in Basilicata, anche perchè nell'estremo meridione il flusso maggiore fu quello degli albanesi (a proposito: grande personaggio quel Scanderbeg, alias Giorgio Castriota, eroe della resistenza albanese contro il Terribile Turco). Ed ora mi tocca immergermi pure nello studio degli schiavoni materani... :risa:
È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #134 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:33:16 »
e come sempre, irrompo col cazzarevole e meta-letterario...

Lassie, il ritorno

Nella dialettica condominiale, in Italia, forse dappertutto, se ne vedono di ogni tipo. Ricordo che da bambino sotto di Noi al piano terra, abitavano due ragazzi: il primo carabiniere e, credo, per bene, il secondo invece tossicodipendente, ladro e, purtroppo per lo stabile ma soprattutto per noi del primo piano, batterista. Ricordo che una volta mio padre, pur essendo uscito di casa in pigiama, con qualche madonna e quel folle ghigno del punto esclamativo, poi però si ritrovó ad impiegare tutte le sue forze di pubblica sicurezza per calmare Aldo, il vicino di casa che, avendo avuto la stessa idea, avrebbe voluto solo farsi giustizia sommaria di quel batterista notturno. "Però la suono con le fruste" ...mi pare fu questa l'inascoltata risposta del giovane "artista sincopato". A distanza di anni, tutto torna. Credo che mio padre scomponesse in mille pezzi la sua Beretta 92 parabellum d'ordinanza portando con sé solo il caricatore (il fodero anatomico era da film americano e lui era da tempo un amministrativo), solo perché c'erano nottate in cui l'istinto di scarrerrarla su Enzo (pronuncia della z non sorda ma stridula e sibilante alla romana), così si chiamava il musicista scemo, era così forte che mi sarei aspettato un gesto folle persino da mia madre. Nel condominio può succedere questo ed altro ma, a pensarci bene e tutto sommato, quelle descritte sono cose gestibili. Poi però ce ne sono altre che lo sono un pó meno. Così, tornando ai nostri tempi, il mio soggiorno a Zagarolo, ridente e silenziosa cittadina a soli 21 min. di treno dal centro di Roma, è finora sempre filato liscio. Nottate serene e vicini educati e silenziosi. Un soggiorno lieto, tuttavia, con una grande riserva: il mantenimento dei c.d. "appartamenti cuscinetto". Alla sera, tra le preghiere di un cristiano possono figurare i desideri più strani, e tra le mie c'è quella che i due alloggi posti ai lati del mio rimangano sempre sfitti. Purtroppo, le pareti di questo bellissimo stabile con cappotto termico e sanitari sospesi (vulgata promozionale) credo siano di un materiale simile al cartone impoverito, e, viene da se, la  maleducazione di uno può diventare la pazzia di tanti. La riprova evidente mi fu data da due folli ragazze con cane lamentoso – sul campanello c’era scritto Lara Kroft co la K - per fortuna, “appoggiatesi” nell’appartamento vicino solo un paio di mesi. E questa è ancora la parte degli "oneri condominiali" denominata "gestione della pazzia". Ma se invece a doversi gestire fosse non giá la pazzia ma la passione? Capita allora che da qualche giorno in uno dei due alloggi cuscinetto si sia stabilita una coppia di giovini. Pur sentendo il tintinnio dei campanelli d'allarme, a primo acchito i nuovi vicini mi son sembrati  silenziosi e rispettosi dell'altrui tranquillità. Però, com'è giusto in una coppia, capita pure che incontrollato arrivi il momento della passione... ed io, inaspettatamente colto durante la lettura, venga me nolente scaraventato di peso nel primo episodio di Porky's, disincantato filmetto giovanile anni 80 che narra delle vicende anche osé di un gruppo di allegri studenti americani anni 50/60. E tra gli altri Lei, credo l'assistente di ginnastica del liceo, nota ai più per una caratteristica inconfondibile (...), e per questo chiamata 'Lassie'.... Mi spiego: nel momento più alto e sublime della passione carnale (diciamo così), invece di semplici, si d'accordo, anche eccitati e lussuriosi gemiti, la ragazza soleva emettere guaiti, latrati, anzi, interminabili ululati, tali da far sapere a tutti, proprio tutti che lei stava...
Così, per rimanere nel cinematografico, ora mi sento come il protagonista di "Balla coi lupi" quando l'esercito arriva ad interrompere l'incantata magia della Frontiera. E allora cercasi appartamento in buono stato, max 50m quadri, ambiente desertico, muratura medievale, vicinato in età pensionabile. No perditempo.

 

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #135 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:39:10 »
Ahahahah, grande Stefano, anche il condominio, nel suo piccolo, è una finestra sul mondo! :veleno:
È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #136 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:39:52 »
soluzione che adotto anche io da sempre nelle mie chat con amici, odio cambiare telefono proprio perché devo "reinsegnare" il romanesco al nuovo device

tra l'altro io estendo questa soluzione a tutte le frasi che esprimono un unico concetto in un susseguirsi di apostrofi e tronche, tipo: nsepoffa'

ottima soluzione.

Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #137 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:43:28 »
Ahahahah, grande Stefano, anche il condominio, nel suo piccolo, è una finestra sul mondo! :veleno:
 :sdent:

Offline Frusta

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #138 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:44:07 »
 :D Amici, due notti fa ho avuto una sorpresa che levate.  :D

Roba che m' ha attrippato del più suparcalifragilistichespiralidoso della summa teologica del più porcellonesco degli orgasmi.
Stavo chiedendomi ( :P slurp!) gaudiosamente il percome quando il bip del mio cinafonino mi ha avvertito che c' era posta in arrivo. Vado a vedere. Era una mail di Mariagrazia, la tenerissima mignotta protagonista della mia sceneggiatura del fumetto mai realizzato del tempo che fu.
Vi copioeincollo la mail direttamente quassotto:


IL SESSO DEI DIAVOLI

"www.puttanatriste.org?"
"In persona."
La voce al telefono è curiosamente profonda, sembra stia parlando dal fondo di un barile, curioso anche il fatto che mi chiami per link.
"Un secondo e sono da lei."
Quasi contemporaneamente suona il campanello; ci ha messo anche meno. Apro.
 :o Opperbacco!
Sembra la caricatura dell' uomo in frack di Domenico Modugno, tutto come da regolamento: ha il cilindro per cappello, due diamanti per gemelli, la gardenia nell'occhiello e sul candido gilet un papillon di seta blu. E non solo: s'avvicina lentamente e con incedere elegante. Ed ha pure l'aspetto trasognato malinconico ed assente; solo che al posto del bastone di cristallo ha un forcone che tenta maldestramente di nascondere dietro la schiena.
Nella penombra dell'ingresso i suoi occhi appaiono sorprendentemente fosforescenti.

"Non tragga conclusioni affrettate, assolutamente non sono il Diavolo."

Nell'aria si sparge un vago odore di zolfo.

"E ad occhio e croce nemmeno l'arcangelo Gabriele."

Gli rispondo mentre lo sguardo mi cade prima su due piccole corna che fanno capolino sotto le falde del cilindro e poi sulla punta della coda a forma di freccia da Cupido che gli pende fra gli zoccoli di capra che gli spuntano dal risvolto dei pantaloni.
E' proprio lui, sicuramente e ben oltre ogni ragionevole dubbio.

"Confessa: sei il diavolo!"

"Vedo che non le si può nascondere niente."

"E sei venuto qui a propormi di cederti la mia anima in cambio di tutto l'oro del mondo per poi scaraventarla in mezzo alle fiamme dell'inferno per tutta l'eternità. Vade retro!"

"Ma non dica sciocchezze, sono qui per il motivo per cui vengono tutti."

Se è così, la professionalità innanzi tutto, lo faccio accomodare e lo aiuto mentre comincia a spogliarsi.
Da secoli l' umanità si è fatta le seghe mentali più strampalate sul sesso degli angeli e mai nessuno che si sia chiesto qualcosa su quello dei diavoli.
Ci pongo un istintivo rimedio chiedendomelo adesso che si è appena tolto i pantaloni, dal momento che fra le gambe nongli vedo assolutamente un cazzo. In tutti e due i sensi dell'espressione.

"Non ci badi, noi puri spiriti non abbiamo bisogno nè di apparati né di appendici; se c'è da trombare lo si fa sul serio, con maschi o femmine indifferentemente e con tutto il nostro perfettissimo essere, altrochè. Ha mai sentito parlare di Anassagora?"

"Mai."

"E di Mandelbrot?"

"Nemmeno."

Mi guarda sconsolato.

​"Il primo era un filosofo greco che aveva scoperto l'autosimilitudine: in poche parole ogni parte di qualsiasi cosa ne
contiene una in scala e perfettamente uguale di tutte le altre, il secondo era un matematico che aveva espresso lo
stesso concetto enunciando quanto segue: z(n+1) = z(n)*z(n) + c. Le è un pochino più chiaro adesso?"

"No"

"Immagini allora che le cellule che compongono le parti del suo corpo preposte al piacere sessuale non siano localizzate solo nei punti che lei ben conosce ma siano presenti in ogni altre parte anche la più piccola e periferica, quindi fra poco non avrà il suo solito orgasmo ma ne avrà uno moltiplicato all'infinito come dalla formula che le ho appena enunciata. I due illustri personaggi, ça va sans dire, hanno cominciato a vederci più chiaro dopo un incontro sessuale con il sottoscritto."

Fatto: siamo nudi, siamo sul letto e non vedo più nulla. Sento soltanto. Sento con tutto il corpo. Mi sfiora, mi accarezza, mi bacia e mi sento frammentare e ripercuotere tutto dentro all'infinito. Mi penetra ed è come se non fossi fatta di miliardi e miliardi e miliardi di cellule ma di miliardi e miliardi e miliardi di passere tutte insieme contemporaneamente penetrate da miliardi e miliardi e miliardi di cazzi.
E quando inizia ad entrare e ad uscire da me è come se il Tutto moltiplicato per l'intero universo mi entrasse e mi uscisse facendomi crepitare ed esplodere insieme nella somma di orgasmi più inconcepibile di tutta la storia passata e futura dell'umanità.
Mentre si riveste penso che d'ora in poi niente sarà più come prima.

"Ehm... bisognerebbe ora espletare la piccola formalità del pagamento, ovviamente il prezzo non è quantificabile in euro."

"Come sarebbe a dire? Vuoi essere pagato? ? ? ? Ecco, lo sapevo, vuoi la mia anima!"

"Ma non dica stupidaggini, quella è già mia, me ne serve un'altra. Ha qualcuno da suggerirmi? Se mi indica un uomo posso assumere sembianze femminili e l'effetto sarà specularmente identico a quello che lei ha appena vissuto."

"Vuole un nome?"

"Mi basta il link   ."

"www.frusta.com"

"Grazie, ma non lo avverta, adoro organizzare le feste a sorpresa."


..........................................

Evvabbè, Satanasso nelle veste succinte ed adescatrici della più stratosferica stragnocca dell' universo munno è venuto a farmi visita con gli effetti supercalifragilisticeccetera a cui ho accennato all' inizio di questo post.

E poi, dovendolo pagare, gli ho fornito il link che segue: www.biancocelesti.org

 :P Sappiatemi dire.


Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline Frusta

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #139 : Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:45:36 »
Pardon. Ho postato insieme a Panzabianca.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.