Autore Topic: SEBASTIANO FANTE ITALIANO  (Letto 58002 volte)

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #100 : Venerdì 14 Settembre 2018, 15:04:07 »
 I miei compaesani, perciò non conoscono le loro radici storiche
Quindi non ti resta che seguire l' esortazione di Arch ed il montito di Tacito.
Magari -se non vi annoia- un giorno vi invio anche la 'telecronaca' dell'arrivo di questi profughi slavi
Parenti strettissimi degli "schiavoni" che andarono a collocarsi nella parte più povera dei già poveri per conto loro Sassi di Matera.
DEVI!

P.s.
Grazie per i complimenti tuoi, di Arch e di Panzabianca ma non è che possiamo cantarcela e suonarcela solo noi quattro.
 :) Possibile che on ci sia nessun altro che voglia contribuire?
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #101 : Venerdì 14 Settembre 2018, 15:23:55 »
[Vi ho raccontato del derby tra Roma e gli Italici, e allora è giusto parlarvi pure del clima post-derby... :sciarpaD:]



Schiavi di Roma

Con la fine della Guerra sociale, Scorciosa -con tutta la Frentania- entrò a far parte dello Stato romano e la sua popolazione fu iscritta nella tribù Arnensis . I Frentani ottennero la cittadinanza romana ma persero la propria indipendenza, in quanto Roma impose ai vinti le proprie istituzioni, le proprie leggi e la propria lingua . I Romani trasformarono i principali centri (Lanciano, Vasto, Ortona) in ‘municipi’, cioè articolazioni amministrative dell’Impero . Questi municipi erano concepiti come tante ‘Roma in miniatura’, e anche ad Anxanum (l’odierna Lanciano, municipio a cui appartenevano gli scorciosani), apparvero i simboli del nuovo benessere imperiale come acquedotti, terme, grandi fiere di mercato, negozi di profumeria e persino un teatro . Nei pressi dell’attuale piazza Plebiscito fu costruito anche un elegante peristilio, porticato dove i lancianesi si dilettavano a passeggiare, magari gustando un bicchiere di trebulanum(1) (l’antenato del nostro vino trebbiano ) in qualche thermopolia, che erano i ‘fast food’ dell’epoca. Lanciano divenne così la città della vita ‘moderna’, dove i costumi e la lingua dei vincitori romani rappresentavano il segno distintivo della nuova ‘borghesia’ cittadina. E forse fu proprio allora che nei lancianesi cominciò a svilupparsi quel sentimento di orgogliosa superiorità nei confronti dei paesi del contado, sentimento che in parte resiste anche oggi. Ma mentre Lanciano viveva la sua belle époque, ben diversa era la situazione nei villaggi rurali come Scorciosa, dove la dura esistenza non permetteva certamente la frequentazione di locali lussuosi e teatri. Probabilmente, all’inizio, gli scorciosani neanche si accorsero di essere diventati cittadini romani: la loro vita continuava a scorrere secondo le antiche tradizioni, tanto che –ancora nel I secolo d.C.- a Scorciosa si continuava a parlare l’idioma osco e a venerare le antiche divinità Italiche(2).
Appena uscita dalla Guerra sociale, la Frentania fu colpita da un’altra tragedia quando –nel 79 a.C.- una terribile epidemia di peste causò un numero così alto di morti che i Romani furono costretti a trasferire migliaia di legionari per ripopolare i centri abitati . In mezzo a tante tribolazioni, per gli scorciosani l’unico momento di svago era nei giorni di mercato, quando si recavano a Lanciano per vendere qualche ortaggio o per consultare l’oracolo nel tempio di Apollo situato sul colle della Selva.
I giovani speravano di cambiare vita arruolandosi nell’esercito romano, ma la maggioranza degli scorciosani continuava a lavorare i campi dall’alba al tramonto con il sarculum (l’antenato della nostra ‘sarchietta’) per poi tornare nelle loro capanne e mangiare un piatto di puls, la polenta di farro che era il cibo usuale dei contadini poveri(3).


Ville lussuose e strade moderne

Un po’ di sollievo alla miseria delle campagne veniva nei periodi di vendemmia o di mietitura, quando anche gli scorciosani trovavano lavoro nei latifondi concessi in proprietà ai veterani di guerra romani(4). In questi latifondi i Romani costruirono grandi ville, con una parte ‘rustica’ occupata dagli schiavi e una parte ‘signorile’ riservata agli ozi del proprietario, arredata con lussuosi portici, giardini e fontane. Era lussuosa anche la villa della famiglia Caesia, tra i cui resti è stato addirittura rinvenuto un grande impluvium, vasca dove confluiva l’acqua piovana e che ancora oggi, nell’ironico linguaggio popolare, viene chiamata ‘lu bagne di lu re’ .
Nel territorio frentano, le ville romane rappresentarono il primo esempio di aziende ‘moderne’, capaci di produrre a livello ‘industriale’ olio e frumento . In queste ville veniva prodotto anche un ottimo vino, bevanda che proprio in quell’epoca divenne una vera e propria ‘droga di massa’, ottenuta da viti sorrette da canne o ‘maritate’ ad alberi di pioppo, tradizione che si è tramandata a Villa Scorciosa fino al secolo scorso(5). I Romani introdussero nel territorio di Scorciosa anche coltivazioni di frutti fino ad allora sconosciuti come il pesco, l’albicocco, il cocomero e il fico caria (da cui il termine dialettale ‘carracine’) . Gran parte di questi prodotti venivano commercializzati dal Portus Veneris, l’approdo situato presso la foce del Sangro che in quell’epoca era situata circa un chilometro più a nord rispetto ad oggi .
In quell’epoca ebbe grande sviluppo anche la rete stradale: la via Frentana che lambiva Scorciosa fu ammodernata e fornita di un ponte che scavalcava il fiume Sangro presso la foce. Questa grande opera consentì di creare il primo servizio di ‘posta pubblica’ tra il nostro territorio e Roma , ma la via Frentana veniva utilizzata soprattutto per i movimenti delle truppe e per il passaggio delle greggi . Lungo il tratturo frentano, gli scorciosani vedevano passare le pecore guidate da pastori –perlopiù schiavi- che a settembre scendevano in Puglia e a maggio risalivano verso le montagne abruzzesi . La vita di questi pastori era molto dura: percorrevano fino a 40 chilometri al giorno con ogni tipo di clima, sempre pronti a difendersi contro gli attacchi di lupi, orsi e serpenti. Al tramonto, essi allestivano recinti per i loro animali presso grotte o nelle stazioni di sosta. Qui le schiave al seguito della carovana offrivano un po’ di conforto ai pastori preparando i pasti (un pezzo di formaggio, un po’ di verdura raccolta lungo il percorso) e dormendo con loro su qualche pagliericcio per rendere meno fredde quelle lunghe notti in terre lontane.


Uno strano predicatore di nome Yehoshua ben Yousef

In Abruzzo la rete stradale romana servì non solo al passaggio di pastori e soldati, ma anche alla diffusione di nuovi culti religiosi(6). Tra questi culti ve n’era uno ispirato alla figura di un predicatore e guaritore ebreo, il cui messaggio –rivolto a gente emarginata come schiavi, pescatori e prostitute- aveva destato scandalo nella lontana Palestina. Il suo nome era Yehoshua ben Yousef, ma noi oggi lo conosciamo col nome di Gesù Cristo, il quale -secondo una antica leggenda- morì per mano di un legionario lancianese che prestava servizio in Palestina(7). Il cristianesimo all’inizio fu ferocemente perseguitato dai Romani, ma nel 313 divenne religione ‘di Stato’, e questa “promozione” fu dovuta ad un calcolo politico: le autorità romane compresero infatti che il culto cristiano, col suo messaggio di fratellanza universale, garantiva meglio dei vecchi culti pagani l’unità spirituale e l’obbedienza in un Impero diventato ‘multinazionale’.
L’Abruzzo –privo di grandi porti naturali- fu la sola regione italiana in cui le comunità cristiane sorsero prima nelle zone interne e poi nella fascia costiera.
Nei villaggi rurali come Scorciosa il cristianesimo faticò ad imporsi anche perché il suo astratto misticismo e la sua complessità (con Dio uno ma pure trino, Padre ma anche figlio di se stesso) mal si conciliava col pragmatismo delle nostre genti. Per questo motivo il termine pagano (cioè l’abitante del pagus rurale) cominciò ad indicare i non-cristiani, i quali venivano perseguitati proprio da quei cristiani che tanto avevano predicato la fratellanza fra gli uomini. Ma nonostante ogni persecuzione, le tradizioni pagane non furono completamente distrutte, e a Scorciosa il culto di Ercole sopravvisse anche in età cristiana, cambiando solo forma e trasformandosi in devozione per S. Michele Arcangelo.
Le prime comunità cristiane erano organizzate molto diversamente rispetto ad oggi: erano guidate da un presbitero, regolarmente sposato e coadiuvato da esorcisti addetti alla cura degli ‘indemoniati’ (i quali non erano altro che poveri cristiani affetti da epilessia, schizofrenia o altre malattie mentali) . In origine queste comunità riconoscevano un grande ruolo alle donne tanto che, specialmente nel meridione, non era raro incontrare sacerdotesse che celebravano la messa .
Man mano che il Cristianesimo si diffondeva, nascevano nel nostro territorio le prime forme di devozione collettiva, come quella che aveva luogo presso la chiesa vastese di S. Eleuterio, la più importante meta di pellegrinaggio della Frentania antica . Rispetto al paganesimo, la fede cristiana proponeva una visione molto più drammatica della vita, caratterizzata dall’eterno scontro tra il Bene e il Male. Questa concezione apocalittica influenzò profondamente il carattere religioso degli abruzzesi, e non a caso fu proprio un nostro conterraneo, Tommaso da Celano, a comporre il Dies Irae, la più inquietante lirica cristiana che descrive con questi toni drammatici il giorno del Giudizio: “Il giorno dell'ira, quel giorno che dissolverà il mondo terreno in cenere… quanto terrore verrà quando il giudice giungerà a giudicare severamente ogni cosa”.


Fine di un Impero

Mentre i cristiani invocavano il Regno di Dio, grandi avvenimenti scuotevano il Regno terreno: infatti, a partire dal III secolo l’Impero romano venne attaccato da numerose tribù germaniche, e per proteggere le frontiere l’imperatore Teodosio divise in due parti il territorio imperiale, sancendo così la separazione tra l’impero romano d’Occidente e quello bizantino d’Oriente. Ma la difesa delle frontiere significava l’aumento delle spese militari, e ciò portò ad una grave crisi economica. Tutti cominciarono a cercare salvezza nella fuga: dalle montagne abruzzesi fuggivano i pastori, stanchi di subire i soprusi dei funzionari imperiali, mentre dalle nostre campagne fuggivano i contadini per sottrarsi ai lunghissimi periodi di leva. Queste masse di disperati per non morire di fame spesso si davano al saccheggio, creando un clima di terrore così descritto da un testimone dell’epoca: “Armati di clave, pertiche e grossi bastoni da mandria, coperti di pelli di lupo e di cinghiale, portavano in giro un aspetto terrificante, non molto dissimile da una vera e propria tenuta da guerra” . Ed in mezzo a tale disfacimento, nell’Impero l’unico potere funzionante sembrava essere l’esercito, composto però in gran parte da militari arruolati fra le tribù germaniche -8-.
Intanto, lungo le frontiere continuavano le incursioni delle tribù barbare, ed anche gli abitanti di Scorciosa conobbero la loro furia quando, intorno al 410, bande di Vandali e Visigoti irruppero nel territorio frentano portando devastazione in ogni villaggio che incontravano . L’Impero romano sembrava ormai un gigante dai piedi d’argilla: sarebbe bastata una spallata per abbatterlo, e la spallata arrivò nel 476, quando l’esercito –romano di nome ma composto in gran parte da soldati barbari- elesse a suo capo Odoacre, un ufficiale di origine germanica che con un ‘colpo di stato’ destituì l’imperatore Romolo Augustolo e si autoproclamò Re d’Italia.
Crollava così, in modo quasi silenzioso, l’Impero romano d’Occidente, la più grande potenza dell’antichità, dominatrice di un territorio che andava dal Portogallo alla Mesopotamia. Per gran parte del mondo si concludeva un’epoca che aveva significato oppressione sulle popolazioni ma anche civilizzazione dei costumi; per i contadini di Scorciosa, stremati dalla fame ed in balìa di bellicose popolazioni barbare, si apriva un’epoca nuova, dai tratti ignoti ed inquietanti.






NOTE
1) Il trebulanum era un vino bianco molto popolare nei territori italici. Il suo nome deriva da ‘trebula’, cioè la fattoria situata presso i vigneti, e perciò il ‘trebulanus’ divenne sinonimo di il vino ‘casareccio’. Un altro vino molto diffuso era la posca, composto da acqua mischiata ad acetum (vino di scarto dal gusto un pò acidulo). La ‘posca’ era la bevanda più usata tra i militari, e veniva offerta con atto caritatevole ai condannati alla crocefissione (come anche nel caso di Gesù Cristo). (Cfr. F. CERCONE, Storia della vite e del vino in Abruzzo).
2) Dopo la conquista romana, i Frentani conservarono non solo la propria lingua ma anche l’alfabeto osco, a differenza delle altre popolazioni abruzzesi che invece fin da subito adottarono l’alfabeto latino. In territorio italico la ‘latinizzazione’ della lingua fu più veloce tra i ceti dei centri urbani che tra i contadini dei villaggi rurali. In Abruzzo, anche il culto delle divinità romane per molto tempo venne praticato solo nelle città, mentre era assente nelle località rurali. (Cfr. A. LA REGINA, Sannio. Pentri e Frentani: dalle guerre sannitiche alla romanizzazione).
3) Dal termine puls deriva la parola pulmenta, da cui l’italiano ‘polenta’. In epoca romana la farina di farro era alla base della dieta contadina, ma la sua farina, unita al sale, serviva anche per la preparazione della mola salsa, usata nei sacrifici religiosi: ‘immolare’, ossia cospargere di ‘mola salsa’ la vittima, divenne così sinonimo di ‘sacrificare’. (Cfr. A. MANZI, Origine e storia delle piante coltivate in Abruzzo).
4) Molti poderi abruzzesi furono dati come ricompensa ai soldati e funzionari romani. Solo nell’Abruzzo orientale furono più di 100.000 le assegnazioni di terreni a favore dei veterani di Silla, i quali introdussero una forma popolare della lingua latina. Di quella lingua si sono conservate molte espressioni ancora oggi presenti nel nostro dialetto, come n’ome dice (= “si dice”, corrispondente alla antica formula latina ‘homo dicit’), mantusina (= “grembiule” dal latino ‘ante sinum’ =‘davanti al seno’), streveze (= “strano, fuori dal comune” dal latino ‘extra usum’ =‘fuori dall’uso’), a ziffunne (= “affondare, sommergere” dal latino ‘subfundere’ = ‘versare, sommergere’). (Cfr. D. FORABOSCHI, Storia di Roma, vol.II, Einaudi).
5) La diffusione del vino come bevanda popolare si ebbe nel I secolo a.C., insieme alla’introduzione del pane nella dieta dei Romani. Infatti, fino a quando l’alimentazione era basata sul consumo della puls (una polenta molto umida), non vi era bisogno di assumere grandi quantità di liquidi durante i pasti. Ma con l’apparizione di un elemento secco come il pane, il vino divenne un alimento essenziale.
6) Tra i culti religiosi introdotti in Italia durante l’epoca romana vi erano quelli di Iside, Cibele e Mitra. Iside era la dea egizia della fertilità e della magia, mentre Cibele era una divinità anatolica protrettrice della natura, e resti di un suo tempio sono stati rinvenuti anche a Lanciano Vecchia. Mitra era invece una divinità persiana il cui culto si diffuse a tal punto che lo storico cristiano Ernest Renan arrivò ad affermare: “Se il cristianesimo fosse stato arrestato nella sua espansione da qualche malattia mortale, il mondo sarebbe stato mitraico”. Il mitraismo divenne popolare anche nel territorio frentano, e ad Ortona è stata rinvenuta una iscrizione fatta da tre soldati romani. (Cfr. T. DE LUCA, Pagine di storia frentana e di Ortona antica).
7) Secondo una antica leggenda il centurione che con una lancia aprì il costato a Cristo si chiamava Longino ed era di origine lancianese. Convertitosi al cristianesimo, Longino subì il martirio e fu sepolto a Lanciano nel luogo dove fu edificata una chiesa a lui dedicata (oggi chiesa di S. Legonziano). Da questa leggenda, la scrittrice inglese Stella T. Morawska nel 1984 ha tratto ispirazione per un romanzo storico tradotto in italiano con il titolo Longino, soldato romano di Lanciano. (Cfr. F. CARABBA, Lanciano- Un profilo storico).
8 ) DIODORO, La rivolta degli schiavi in Sicilia. In tutto il meridione il brigantaggio divenne talmente esteso che le autorità imperiali –allo scopo di prevenzione- nel 364 emanarono un decreto col quale si vietava ai pastori l’uso dei cavalli. Per coloro che non rispettavano il decreto erano previste sanzioni pesantissime, che arrivavano alla fustigazione e alla crocifissione. (Cfr. D. FORABOSCHI, La rivolta di Spartaco, in: Storia di Roma, Einaudi).
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Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #102 : Venerdì 14 Settembre 2018, 15:40:01 »
Quindi non ti resta che seguire l' esortazione di Arch ed il montito di Tacito.
Arch è il nostro saggio, seguirò il suo consiglio  :D

Parenti strettissimi degli "schiavoni" che andarono a collocarsi nella parte più povera dei già poveri per conto loro Sassi di Matera.
DEVI!

Ok, prossimamente su questi schermi  :sciarpaD:

P.s.
Grazie per i complimenti tuoi, di Arch e di Panzabianca ma non è che possiamo cantarcela e suonarcela solo noi quattro.
 :) Possibile che on ci sia nessun altro che voglia contribuire?

Bisogna avere fiducia, Frusta. Ora siamo nella fase di rodaggio del topic, ma sono sicuro che qualche altro Biancoceleste vincerà la timidezza e ci farà compagnia.
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Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #103 : Venerdì 14 Settembre 2018, 15:44:41 »
mentre leggo l'ultimo di Leo, aggiungo un'intramuscolo ferroviaria...

L’auriga sulla rotaia

Stamane, sul treno, ressa. La folla vuole arrivare a Roma. Tra questi anche io “in campo per destinazione”, direbbe il bravo cronista collegato dal campo di provincia. Eppure qualcosa mi distoglie dal mio libro: Mora, incarnato mediterraneo, occhi marroni, cardigan di lana beige che le scende sul ginocchio, scialle beige con motivi floreali orientali (credo si dica pashmina), pantaloni marroni, camicia bianco seppiato (esiste?). All’anulare un anello a fascia color oro stile Livia Drusilla, con un corallo al centro, smalto color muffa dé cantina, mi pare di sentire pure l'acre odore dé piscio de gatto. Aspé... Lei ha una fede all'indice! Mah, vorrà pur dire qualcosa nel tardon way of life modern vocabulary; infine, scarpe grigie con lacci bianchi. Mi verrebbe pure da dire: basco frigio, perché, in effetti, manca solo quello. Trucco con destrezza egizia (dinastia tolemaica), borsa di pelle beige con adminicula in cuoio marrone e frange all'indiana (tribù incerta). Capelli di un timido color prugna con inserti in albicocca (suppongo, dopo sei giorni dé frigo) tra i quali però spunta minaccioso anche del bianco. Va’bbè, complessivamente una bella donna di circa 45/48 anni. Apparentemente nubile, lei si guarda nervosamente attorno come a cercare qualcosa, poi si connette, si, lei si connette. E scorre furiosamente la lista dei follower su uozzapp. Ai nostri giorni per alcune donne (ma non solo) il social è diventato lo specchio specchio delle mie brame chi è la più bella del reame? …e cazz...Sorpresa!! nessuno l’ha cercata. Poi feisbuk (meglio un italiano al maccherone che un anglicismo deferente) ma niente. Intanto, notizia delle ultime ore, da uno studio dell’Università del Maine è emerso che sulla rotta Cassino-Roma chi parte da Cassino, una volta giunto a Zagarolo può perdere ogni freno inibitorio. La cosa può dar sfogo a tafferugli col capotreno o, cosa ben più grave, ad incontrollate insurrezioni ormonali. Così, un uomo di mezza età, persino dolorante – fa smorfie eloquentissime – si alza tremulo e cicisbeo per cedere il posto alla bella signora. "Era ora! …finalmente vi siete accorti di Lei!!". Sembra questo il muto strepito della carrozza. Sul viso della donna limpidi traspaiono i colori del trionfo. Lei può riabbottonarsi la camicia e, ricomponendo ogni tensione, raccogliere le sue insegne prima di sedersi e anonima sparire nel sedile; in ultimo, osservo io, per solidarietà, la bella fa posto anche al carro con i buoi. Già. Ancora una storia a lieto fine.

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #104 : Venerdì 14 Settembre 2018, 15:52:40 »

L’auriga sulla rotaia


Ahahahaha… hai fatto un piccolo trattato sulle diaboliche astuzie del 'sesso debole'  :risa:
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Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #105 : Venerdì 14 Settembre 2018, 15:54:02 »
Fermata Sparta

"Buona sera, che c'è una persona di buon cuore che possa far sedere questo povero minorato...?" ...Così ogni sera un signore sedicente minorato mentale esordisce sull'ultimo vagone del Roma-Cassino. Alto, apparentemente in buonissima salute, si accompagna ad uno stracolmo carrello di quelli usati per la spesa dalle casalinghe, e biascica, forse accentuando un pò, la frase di lancio di cui sopra. Ora, alle 19.30 ca. su un treno pieno di lavoratori pendolari di ritorno non è certo facile catturare l'attenzione e, con essa, men che meno, delle evidenti tracce di buon Samaritanesimo, diciamo così. Anche la pietà, questo nobilissimo quanto rarissimo sentimento, viepiù se verso un sedicente ma possente disagiato psichico, al calar del sole può esser banalmente vinta dalla stanchezza, e lo straziante appello d'esordio ingloriosamente può così finire nel nulla quasi che fosse stato lanciato nel pieno centro di Sparta. "Semo tutti stanchi e sto posto nun te lo lasso!..." sembra dire la signora di Ciampino che si finge tramortita sul sedile non distante dal querulo e fastidiosamente ripetitivo finto infelice. Ma dove non può la pietà, può, invece, quel desiderio che Platone nel Simposio osava nominare "voja dé non avé rotture dé cazzo". Ed allora la divina provvidenza assume i connotati di uno smadonnante ragazzotto, credo un manovale di Cassino con le mani ancora sporche di calce il quale pur stanco, dannatamente stanco, si alza fiero e cede il posto al giaculante. Scampato il pericolo, tutti risollevano il capo puntando gli occhi verso il manovale buono ma, chissà perché, l'impressione prevalente è che guardino un coglione.

Offline Arch

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #106 : Venerdì 14 Settembre 2018, 16:07:20 »
Mi fai veramente divertire, Ste.bravo.
Schiavoni  ha la stessa origine  di Sclavi. Poi è venuto pure il nostro Ciao. Un'altra comunità di Schiavoni è quella che vive nel paese distrutto dal terremoto delle Marche: Piedilama.

Offline Frusta

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #107 : Venerdì 14 Settembre 2018, 21:40:26 »
Ste, sai chi mi ricordi? Giancarlo Del Re e le sue "Avventure in città" che quotidianamente e in rigoroso corsivo per quasi mezzo secolo sono apparse sulla prima pagina della cronaca di Roma del Messaggero.
Lì protagonista la Città e comparse e caratteristi i suoi abitanti, qui protagonista il treno e comparse e figuranti i passeggeri.
Su tutto ironia sparsa senza risparmio come il pecorino sulla (slurp!) carbonara con cui Arch e Leo hanno promesso di farci attrippare.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #108 : Venerdì 14 Settembre 2018, 22:59:49 »
Su tutto ironia sparsa senza risparmio come il pecorino sulla (slurp!) carbonara con cui Arch e Leo hanno promesso di farci attrippare.

Cari amici di questo autorevole simposio, devo farvi una confessione necessaria, seppure dolorosa: io con la pasta alla carbonara uso non solo pecorino, ma anche il formaggio grana. Lo so, può sembrare una scelta temeraria, ma tanti anni passati in terra padana hanno lasciato il segno anche sulle mie scelte gastronomiche.
Perdonatemi, se potete :barbecue
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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #109 : Venerdì 14 Settembre 2018, 23:24:31 »
Ma figurati! Per me ci possiamo mettere anche le noci di cocco grattugiate :P basta che se magna!
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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #110 : Venerdì 14 Settembre 2018, 23:30:00 »
Il 10 novembre del 2001, proprio alla vigilia del mio compleanno, stavo insieme a mio cognato davanti alla nursery dello Scott and White Hospital di Temple, Texas, entrambi aspettando che l' arcigno capoccione di midwife Jennifer si sporgesse dalla porta a vetri smerigliati oltre la quale ci era proibito entrare per dirci se lo scricchiolo sottopeso di cui eravamo rispettivamente neopapà e neozio avesse una qualche possibilità di sopravvivenza.
Ce l'aveva!
Doveva stare almeno un paio di settimane in incubatrice con qualche tubicino impietosamente infilato qua e là, ma eccome se ce l'aveva!
Midwife Jennifer, che di lì ad un paio di mesi sarebbe diventata la madrina di battesimo dello scricchiolo in questione, ce lo garantiva con tutta l' autorevolezza che le conferivano tanto il suo camice bianco quanto la sua cuffia inamidata.
E così, quello che era appena diventato "tio Pà" e che nemmeno immaginava che sarebbe diventato Frusta in un forum di laziali un po' di anni dopo, la sera di quel 10 novembre scrisse, ambientandola esattamente di lì a cento anni nel futuro, stacosa che vado a copiaeincollarvi qui.


PALINDROMO

Il 2101 aveva fatto il giro di boa intorno all' estate più calda del secolo ed Anna, dalla velocità da titoli di coda con cui incominciavano a scorrerle i giorni, capì di essere arrivata alla fine.
E quando una mattina il tempo sembrò di colpo incepparsi e poi procedere a stento pensò che era ora, e che andava bene così.
Quella mattina a svegliarla era stato lo stupore improvviso di non aver mai chiesto a suo padre perché l’avesse chiamata Anna, e non le parve strano per niente che in quel momento, di tutta una vita di cose non fatte, quella era la cosa che le stava mancando di più.
La sera precedente era andata a dormire con un altro rimpianto e col ricordo di una voce che era emersa per caso dal passato.
Tutto era successo perchè durante il pomeriggio si era abbandonata più del solito al gioco del ricordo delle sinestesie istintive che l’avevano accompagnata lungo l’adolescenza.
“Mi piace il suo sorriso a colori e mi piace annusare il suo bacio della buonanotte” aveva scritto in un tema di terza elementare parlando del suo papà.
“Sanno di pomeriggio di primavera e di musica beffarda” aveva pensato una volta guardando le mani di godmother Jennifer.
Ricordò anche che qualche anno dopo la sua madrina le aveva affidato un cd con le musiche da mettere al suo funerale.
E quando quel funerale era arrivato davvero lei non era riuscita a ricordarsi dove aveva messo il cd e con una spina di rammarico aveva fatto accompagnare la sua vecchia godmother dalle note solenni e compiaciute del The Star-Spangled Banner.
Aveva ritrovato quel cd molto tempo più tardi, stava in una busta insieme ad un biglietto, riconobbe con un sorriso la grafia tremula ma precisa di Jennifer:
“Sono energia, e quando morirò sarò sempre intorno alle persone che ho amato. Mia madre mi diceva che ero una forza della natura. Sono uscita da sola dal suo ventre, senza l’aiuto dell’ostetrica e sono diventata ostetrica per quello. Avevo fretta e questa fretta mi è rimasta addosso per tutta la vita. Se ti capirà di avvertire una strana presenza, di sentire qualcuno vicino, non aver paura, sono io, e io non ti farò del male”.
Era rimasta interdetta quando aveva inserito il cd in un lettore ed invece della musica aveva sentito la voce della sua vecchia amica scandire chiara:
“In girum ibimus nocte et consumibimur igni”.
"Andremo in giro di notte e ci consumeremo al fuoco." E e allora?…
Roba di tanti anni fa, ed ora il rimpianto di non essere mai riuscita a capire il significato di quel messaggio si stava sommando allo stupore di non aver mai chiesto il perché del proprio nome a suo padre.
“Ma stanno per diventare cose di nessuna importanza” pensò avviandosi verso il letto.
Si distese vestita con la consapevolezza che l’attesa non sarebbe stata lunga ed ebbe subito l’impressione che qualcuno le stesse prendendo la mente per mano.
-Anna- fu indotta a pensare, e quindi –annA-
Finalmente capì. Sorrise e fece da sola.
-In girum ibimus nocte et consumibimur igni-
e
- ingi/rumibimusnoc/te/etcon//sumibi/murig/nI-

Poi sentì la mano che le lasciava la mente e cadde in un nulla senza fondo.

Riemerse quasi di colpo nuotando in un oceano di tenerezza al ritmo dei battiti del cuore di sua madre. In un dejà vu di felicità assoluta riconobbe la voce di suo padre che accarezzava la parete rotonda di quel suo oceano privato e sussurrava: “Sento che sarà femmina, e quando la vedremo sarà la cosa più bella che abbiamo mai vista. Si chiamerà Anna.”
 “Perché Anna?”
 “Per la magia del palindromo. Comunque le vada, vorrei che avesse la possibilità di ricominciare daccapo”.




P.s.
E, dato che mi ci trovo, ed Arch mi aveva detto di pubblicare anche qualche disegno, ci aggiungo anche il ritratto che feci alla bimba (bella de zio :-* lo "scricchiolo" adesso ha quasi 18 anni, supera il metro e ottanta e gioca a pallavolo) quando aveva più o meno una decina di anni.

Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #111 : Sabato 15 Settembre 2018, 00:29:22 »
Bello il racconto, Frusta, e bellissimo pure il disegno!
Frust(a)tsurF !!!  :icon_salut:
È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

Offline Arch

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #112 : Domenica 16 Settembre 2018, 13:01:14 »
Frusta potrebbe stare nella corte medicea come maestro di lettere e arte.

Offline Frusta

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #113 : Domenica 16 Settembre 2018, 20:59:48 »
Bello il racconto, Frusta, e bellissimo pure il disegno!
Frust(a)tsurF !!!  :icon_salut:
Grazie Leo. Ho presentato il racconto scherzando un po' ma davvero da scherzare c' era molto poco quando ho visto al di là del vetro quello scricchiolo grigio chiuso in una specie scatolone di plexiglass dato che non era ingrado di respirare da sé.
Il racconto lo avevo collocato di lì a 100 anni e poi fatto ricominciare da lì ancora per purissima scaramanzia. Anzi, credo di averlo scritto proprio per quello.
Del resto la voluntas vivendi della nipotina (ora splendidamente ona  :D ) ha fatto miracoli.
Frusta potrebbe stare nella corte medicea come maestro di lettere e arte.
E come no?  :P Pure perché come età più o meno ci siamo  ^-^

Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #114 : Lunedì 17 Settembre 2018, 08:58:23 »
Frusta potrebbe stare nella corte medicea come maestro di lettere e arte.

vero.

Maestro, come andiamo con la Scuola di Atene?...  "mmmmmm.... aspé, i caratteri ce li ho quasi tutti... me manca solo Frusta" (cit. Dipintore urbinate)

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #115 : Lunedì 17 Settembre 2018, 16:37:30 »
I Conflitti della Merla
2018, data incerta. Sul 916, fermata Piazzale Argentina. Un pomeriggio qualunque. Un Tizio sale dalla porta centrale e lì rimane a stazionare come mille se ne vedono sugli autobus lanciati in orbita nei mille rivoli della città. Tutto come da norma ma no! Devo capire, questo tizio oggi crea un evidente "disagio" alla zona apertura porte. E questa volta il comportamento dell'uomo pare scatenare la reazione dell'autista il quale si affaccia e, riferendosi al tale in purissimo italiano - forse macchiato da un'impercettibile cadenza romana - gli fa: "senta, gentirmente Lei, che si può levá dalla porta?" C'è da dire che quel "gentilmente" suona come 'na puncicata, ed è certamente ultimativo.
...E la vecchia imbrillantata che mi siede davanti, guardando il tipo, mormora qualcosa che immediatamente non capisco …ma si: "mascalzone..."
Così, avvedutosi del warning lanciato al suo indirizzo dal guidatore, il curiosissimo tizio, come in una candid camera, dapprima si sposta altrove ma poi si rimette esattamente dov'era.
Osservata la scena, l'autista questa volta perde l'aplomb confuciano di partenza e stizzito lancia un: "ahoó, come te lo devo da dí?... Levate da llà ..."
E, a denti serrati, la vecchia ancora: "mascalzone..."
Ammettiamolo, sono attimi di tensione. Ma il tizio non pare aver ancora capito. Lui è uno di quegli individui che trovi in centro. Sembra un monaco in borghese con tanti km nei piedi. Caucasico, espressione mite, smunto, occhi chiari, fagotti vari. Ti guarda come fosse atterrato cinque minuti prima da Marte, e proprio sul 916. Straniero e Indecifrabile, stop. Potrebbe essere un viaggiatore low  cost, un derviscio che non rotea o un ex astronauta sovietico. Magari un divorziato in versione vagabond. Comunque un'ombra, una faccia che dimentichi appena girato l'angolo. Insomma, però, ora questa piccola comunità itinerante e il suo capo spirituale, l'autista, in lui vedono un grosso problema.
Così, dal posto di guida come dall’alto scocca l'ultima parola: "ahó, coso te devi da levá, signori, nun se parte ...mo vedemo si capisci". Eh già, punirne 100 per educarne uno. Democraticamente anomalo ma esemplare.
Il tizio, in realtà, fino a quel punto ignaro di quel che aveva scatenato, finalmente si sposta mettendosi a distanza di sicurezza.
Tutti i passeggeri riabbracceranno le loro famiglie ma, la  distinta vecchia e la sua guerra lampo non accennano al minimo gesto di distensione: "bastardo! Devi morì"

Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #116 : Martedì 18 Settembre 2018, 10:01:24 »
L'Amore al tempo della ricostruzione –Prima parte
La prima Venere del mattino

Archiviato il divorzio, decido di dare ascolto al più crudo tra gli amici (: "a Ste, ma voi morì da solo?") così, questa mattina, alla Zagarol Train station, circospetto decido di seguire quello che, a faglie ferme, appare per acclamazione il più bel culo della dorsale dei Monti Lepini. Ogni mattina parte da Zagarolo verso l'infinito. Dove c'è lei si avverte una densità ormonale che manco al Volturno dopo la libera uscita. Ogni occhiata un pezzo dé chiappa. E' lei che sceglie il vagone per tutti, lei la Venere callipigia, cazzo si ! Lei la Venere Farnese ritrovata! ... MA (c’è sempre un ma), dopo alcune fasi di studio, al 7mo decide anche di parlare, ahimè, tumulando senza fiori ogni poesia. Non va! ...e prima ancora della sciabolata. Nel ritrarmi nell’oscurità caravaggesca come morso da un ramarro, sento il duplice fischio. Fine primo tempo. Termini.

L'Amore al tempo della ricostruzione – Parte seconda
Finalmente la Dea della fertilità

Al ritorno opto per il treno delle 19.14 per Frosinone. Su quello per Cassino le donne s'alzeno all'alba e rientreno dé notte. La tenacia al posto del cuore,  in borsa forse solo malumori zippati. Il disagio tranviario è la foca sull'iceberg. Scorgo però una procacissima donna, Lei pare fissarmi almeno con un occhio. Al suo sbatter di ciglia il sangue dell'intero convoglio si scioglie senza veder l'ampolla. Questa donna assomiglia alla Victa. Lei potrebbe vivere di baratto ed allattare 9 figli per volta chiamandone almeno uno Benito.
Certo, rifletto, questa donna ti potrebbe uccidere solo con un colpo di tetta. Passo.
Si affaccia invece una ragazza caruccia, minimal, esile ma dai grandi occhi verdi: "occhi di giumenta", complimento Omerico! Ne rimarrà certo entusiasta, penso io. Un tipo fine, di quelle che si è sempre in tre: Tu, Lei e l'afflato.
Si ma devo andarci piano e mi impongo cautela, la giumenta è sempre 'na cavalla. Bah, temporeggio senza spuma.

L'Amore al tempo della ricostruzione - Parte terza
La scalata
Ok, capisco, l'approccio pendolare non fa per me. Devo cambiare strategia. E allora vado al cuore del problema: il capitale. Tutto gira intorno al capitale. "Pure si sei un cesso ma c'hai er Ferrari la gnocca sale (...cor capitale)" sentenziò quel mio crudo amico. Una filosofia certamente minore che però, ammettiamolo, mi ha schiuso orizzonti inesplorati serrando per sempre la caverna dé Platone. Concetto vago 'il capitale': per chi fa affari è il denaro, per chi fa la transumanza è la mandria, per chi scrive: la fantasia puberale.
Se non lo hai lo combatti, e allora poi esse povero ma bello, stallatico ma autoctono, oppure piatto ma pratico. Certo si, con del buon capitale volerei da Zagarolo a Roma con un jet privato e 'n’hostes tutta popposa che mi versa del chinotto ghiacciato. Si ma, come accedere al capitale? Rifletto ancora e mi si illumina l'unica via possibile per me: quella del debito. Quindi, anche complice sto cazzo dé canone rai, la mia banca mi manda un sms: "ahò, stai a -18 cent, che famo, te serve un plaid paà notte?"

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #117 : Martedì 18 Settembre 2018, 10:11:15 »
L' amore al tempo dell' humor :)

P.s.
Arch, ma almeno tu te lo ricordi Giancarlo del Re? Perché qui Panza (che è invero troppo giovine per averlo praticato) me sembra lui paro paro.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #118 : Martedì 18 Settembre 2018, 10:19:30 »
L' amore al tempo dell' humor :)

P.s.
Arch, ma almeno tu te lo ricordi Giancarlo del Re? Perché qui Panza (che è invero troppo giovine per averlo praticato) me sembra lui paro paro.

Purtroppo, è vero, non ho avuto il piacere di leggerlo.

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #119 : Martedì 18 Settembre 2018, 10:28:06 »
L'Amore al tempo della ricostruzione –Prima parte
La prima Venere del mattino

Grande Stefano, il tuo racconto è una lucida disamina psicologica del viaggiatore italiano medio (con il suo bagaglio di sogni mattinieri -per lo più irrealizzabili) ma anche un analisi materialistica dei sentimenti umani ai tempi del capitale finanziarizzato :toothy2:.
Leggere questi tuoi racconti "minimi" è diventato come la lettura dei giornali per Hegel: la preghiera laica del mattino :risa:.
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