Autore Topic: SEBASTIANO FANTE ITALIANO  (Letto 57818 volte)

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Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #480 : Mercoledì 10 Febbraio 2021, 10:11:38 »
POETESSA DELLA POESIA GIOVANNI MARIA

Grandissimo Frusta!!!
Hai scritto un racconto veramente bello, ironico, e per me anche commovente.
Siamo tutti Giovanni Maria!  :clapcap:
È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #481 : Mercoledì 10 Febbraio 2021, 10:49:48 »
Fedro Giovanni Maria.

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #482 : Mercoledì 10 Febbraio 2021, 11:35:14 »
Perdonatemi questa incursione musicale, ma leggendo il racconto della poetessa Giovanni Maria mi è tornato in mente un bellissimo brano dei Dik Dik...

È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

Offline Frusta

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #483 : Mercoledì 10 Febbraio 2021, 12:04:32 »
Leo, a questo punto ci vuole la poesia in musica più minimalista di sempre.

Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline leomeddix

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #484 : Mercoledì 10 Febbraio 2021, 12:28:29 »
Leo, a questo punto ci vuole la poesia in musica più minimalista di sempre.


Visto che ci siamo, inserisco pure la traduzione


Quando morì, il poeta
Quando morì, il poeta
Tutti i suoi amici
Tutti i suoi amici
Tutti i suoi amici piangevano
Quando lui è morto, il poeta
Quando è morto, il poeta
Il mondo intero
Tutto il mondo
Tutto il mondo piangeva
Abbiamo seppellito la nostra stella
In un grande campo
In un grande campo
In un grande campo di grano
Ed ecco perché lo troviamo
Ed è per questo che lo troviamo
In questo grande campo
In questo grande campo
In questo grande campo, i mirtilli
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Offline Frusta

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #485 : Mercoledì 10 Febbraio 2021, 12:45:08 »
E dopo la traduzione letterale mettriamoci pure la versione italiana che ne fece il grande Nisa,  :D o Nicola Salerno che dir si voglia, insomma l' autore di Eulalia Torricelli da Forlì.

Quando morì il poeta

Quando morì il poeta
quando morì il poeta
gli amici suoi
gli amici suoi
piangevano per lui.

Quando morì il poeta
quando morì il poeta
il mondo inter
il mondo inter
piangeva insieme a lui.

Dove sarà la sua stella
dove sarà la sua stella
tra il grano d'or
tra il grano d'or
dove brillò per lui.

È proprio là che si trova
è proprio là che si trova
tra il grano d'or
tra il grano d'or
e i fiordalisi in fior.

Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #486 : Mercoledì 10 Febbraio 2021, 13:31:48 »



Per restare in tema.

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #487 : Mercoledì 10 Febbraio 2021, 20:43:54 »
Fra un Lauzi ed un Becaud anche un Vecchioni ci sta bene  :D
Su you tube non c'è la versione che ricordo io ma un live ed un'altra che non mi piace molto, quindi pubblico solo il testo, che è bellissimo.

Roberto Vecchioni:
I POETI

I poeti son giovani e belli
E portano in cuore la luce del sole e un canto d'uccelli
E la strada del borgo natio
La pioggia sui tetti, la povera gente amata da Dio
Poesia, poesia
Deh, proteggimi ovunque io sia
Poesia, poesia
I poeti son vecchi signori che mangian le stelle
Distesi sui prati delle loro ville
E s'inventano zingare more
Per farsi credibili agli occhi del mondo col loro dolore
Poesia, poesia, poesia, poesia
I poeti si fanno le pippe coi loro ricordi
La casa, la mamma, le cose che perdi
E poi strisciano sui congiuntivi
Se fossi, se avessi, se avessi e se fossi, se fossimo vivi
Poesia, poesia
Deh, proteggimi ovunque io sia
Poesia, poesia
I poeti hanno visto la guerra con gli occhi degli altri
Che tanto per vivere han perso la pelle
Così, scrivon piangendo cipolle
Su barbe profetiche intinte nel vino che pure gli serve
Poesia, poesia, poesia, poesia
I poeti son liberi servi di re e cardinali
Che van ripetendo "Noi siam tutti uguali"
E si tingono di rosso vivo
Ciascuno pensando "Il giorno del Nobel farò l'antidivo"
Poesia, poesia
Deh, proteggimi ovunque io sia
Poesia, poesia
I poeti son litri di vino bevuti per noia
Per scriver parole davanti al mattino
Mentre sognano bambine nude che uscendo da scuola
Li prendon per mano e gli danno la viola
Poesia, poesia, poesia, poesia
I poeti son giovani stanchi che servon lo Stato
Sputandogli in faccia perché sia dannato
E sbandierano cieli e fontane, messaggi e colombe
A noi le campane, ai ricchi le trombe
Poesia, poesia, poesia, poesia
Poesia, poesia, poesia, poesia
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #488 : Giovedì 11 Febbraio 2021, 11:33:06 »
PAFFACCETTO

Questa è l’ eroica storia in cui vengono narrate le eroiche gesta dell’ astuto Giovanni Paffaccetto e soprattutto in cui vengono spiegati il percome ed il perché il suo soprannome fu poi mutato in Paffy.

In un paese lontano lontano che si chiamava Sgurgola viveva un tale di nome Paffaccetto.
In realtà Paffaccetto non era il suo vero nome, dato che come tutti gli sgurgolani si chiamava Giovanni, ma un soprannome che i suoi compaesani gli avevano affibbiato in virtù un suo difetto di pronuncia, infatti non era mai riuscito a pronunciare né la lettera S né la lettera G.
Per esempio invece di dire sono stato nel bosco a suggere le giuggiole, diceva fono ftato nel bofco a fuccere le ciuccole, ed ovviamente, invece di dire Sgurgola diceva Fcurcola.
Questo difetto era causato dalla singolare conformazione della sua lingua, che aveva la capacità di allungarsi fino a due o perfino a tre metri, e di ritirarsi come una molla.
Cosa che se da una parte gli faceva pronunciare male la S e la G, dall’ altra gli faceva molto comodo perché gli permetteva di sbarcare il lunario facendo colazione, pranzo e cena senza tirar fuori una lira, ma semplicemente andando su e giù per i cinque km che uniscono Sgurgola a Morolo.
Per andare da Sgurgola e Morolo infatti bisognava attraversare una foresta, conosciuta in tutto il mondo come la Foresta degli Ortotteri, che poi altro non sono che i grilli e le cavallette che da sempre ne avevano fatto il loro habitat naturale.
Da quando Paffaccetto s’ era accorto che i grilli e le cavallette tutto sommato hanno un sapore niente male e che lui poteva catturarli al volo allungando la lingua e poi papparseli ritraendola rapidamente, sia all’ ora di colazione che quella di pranzo ed a quella di cena, andava su e giù fra Sgurgola e Morolo e ne faceva una scorpacciata.
Siccome però sapeva che ad attraversare quella foresta a piedi c’ era il pericolo di fare un bruttissimo incontro, e cioè di incappare nella fauci dell’ Orco Giovanni Pagnattaro e di venire divorati in un attimo, ci andava facendo l’ autostop e quindi chiedeva un passaggio, anzi un paffaccio come lo chiamava lui, anzi un paffaccetto data la distanza breve fra i due paesi, e fu così che si beccò il soprannome di Paffaccetto.
E lui era talmente abituato a sentirsi chiamare il quel modo che il suo vero nome ormai non se lo ricordava più e quello di chiedere un paffaccetto ad ogni macchina che passava era ormai diventato un vero e  proprio lavoro: lui saliva in macchina, apriva il finestrino, tirava fuori la lingua e con una velocità sorprendente catturava al volo tutti i grilli e le cavallette che gli servivano per fare colazione, pranzo o cena e se li pappava.
E nei giorni di grande traffico ci scappava pure la merenda.
Questa storia del traffico motorizzato aveva mandato in bestia l’ Orco Pagnattaro, che a torto o a ragione si riteneva il padrone della foresta e rimpiangeva i bei tempi in cui ancora non c’erano le macchine e poteva scegliere con comodo, fra tutti quelli che andavano a piedi da Sgurgola a Morolo e viceversa, chi papparsi a colazione, chi a  pranzo e chi cena.
E diventava furibondo al solo pensiero che da quando avevano inventato le macchine, lui, che era stato il terrore dei viandanti, si era ridotto ad andare a cercare il cibo casa per casa come un ladro di polli, e in fondo detto tra noi aveva anche un po’ ragione perché bisogna riconoscere che ed era una vera e propria seccatura andare di notte, una volta a Sgurgola ed una a Morolo, entrare nelle case e rimediare alternativamente un morolense e uno sgurgolano da mangiare.
Fatica che non aveva mai dovuto fare quando gli bastava starsene sdraiato in mezzo al bosco con la bocca aperta aspettando che il pasto gli si recapitasse da solo a domicilio.
I cittadini di Sgurgola e di Morolo, al contrario, erano preoccupati dalla seccatura opposta, perché, mangia oggi e mangia domani, il numero della popolazione cominciava a scendere e i ragazzini non facevano in tempo a nascere per riportare il numero degli abitanti ad un livello accettabile che già Pagnattaro lo aveva di nuovo ridimensionato.
Poi c’ era un’ altra questione che all’ orco non andava giù: lui ci teneva ad essere chiamato Orco Pagnattaro, ma siccome gli abitanti di Sgurgola e quelli di Morolo, come è tradizione fra vicini di casa, avevano litigato e non andavano d’ accordo fra loro, per denigrarsi a vicenda lo chiamavano l’ Orco Morolense o l’ Orco Sgurgolano.
Addirittura le mamme di Morolo per impaurire i bambini che facevano i capricci li minacciavano dicendo fate i buoni, altrimenti arriva l’ Orco Sgurgolano, e siccome le mamme di Sgurgola non erano da meno e facevano altrettanto, la cosa con contribuiva alla riappacificazione fra i due paesi.
Una mattina che si erano fatte prima le dieci, poi le undici e poi quasi mezzogiorno e non passava nessuna macchia,  Paffaccetto che cominciava a sentire i morsi della fame e non sapeva a chi poter chiedere un passaggio, aveva deciso di  tentare la sorte andare a piedi. 
-Tanto -diceva-  l’ Orco sicuramente stanotte fra Sgurgola e Morolo qualcuno s’ è mangiato ed ora se la dorme in piena digestione.
Ma un rumore alle sue spalle lo mise dubito di buon umore: all’ orizzonte era apparsa una splendida fuoriserie nera, e lui, automaticamente, sventolò il pollice per fare l’ autostop.
La fuoriserie si fermò e il distinto signore che era al volante lo invitò gentilmente a salire.
Il signore era distinto davvero, e di una eleganza da  farti restare a bocca aperta: aveva un cilindro per cappello, due diamanti per gemelli, un bastone di cristallo, la gardenia nell’ occhiello e sul candido gilè un papillon di seta blu.
Quando Paffaccetto  fu entrato, però, si accorse subito che quello sarebbe stato l’ ultimo passaggetto della sua vita, l’ uomo in frak infatti altri non era che l’ Orco Pagnattaro travestito da distinto signore, e che subito rivelò la sua vera natura digrignando i denti e sghignazzando:
-Ehehehehe, caro il mio Paffaccetto, te lo credevi di venire a mangiare a sbafo nella mia foresta, ma mi sa tanto che per te è giunta l’ ora di fare la fine dei grilli e delle cavallette che ti vieni a sgranocchiare qui.
Stava giusto appunto per aprire le fauci quando Paffaccetto gli disse:
-Fi, hai racione, del refto prima o poi doveva fuccedere che qualcuno veniffee a farfi manciare da te a domicilio, è toccato a me, pazienza, accetto fportivamente di farti da pranzo, però levami una curiofità: come hai fatto a fembrare un diftinto signore?
-Come sarebbe a dire come ho fatto? Io appartengo alla razza degli orchi polimorfici: posso trasformarmi in qualsiasi cosa, e infatti come hai potuto vedere, mi sono trasformato nell’ uomo il frak.
- Evvabbè, ma fe devo effere proprio fincero non mi è fembrata chiffà quale trafformazione, a carnevale per efempio da diftino fignore ci fi trafformano in tanti.
- Ma io posso trasformarmi in qualsiasi cosa.
- Anche in un elefante?
- Ma figurati, non c’è niente di più facile.
Ed in un lampo Pagnattaro si trasformò nell’ elefante più enorme che Paffaccetto avesse mai visto.
- Evvabbè, ma per uno groffo come te per trasformarfi in un elefante non ci vuole chiffà quale bravura, ti fapresti trafformare in qualcofa di più piccolo? In un ortottero, per efempio.
- Ma certo! Vuoi che mi trasformi in un grillo o in una cavalletta?
- Fai tu, -rispose Paffaccetto guardandosi con noncuranza le unghie- Per me è lo fteffo.
-E Pagnattaro in un istante si trasformò nel più cicciotto, succulento e appetitoso grillo che Paffaccetto avesse mai visto.
Così appetitoso che la sua lingua prensile scattò da sola: lo prese al volo e se lo mise in bocca in un secondo, una sgranocchiata e di Pagnattaro non rimasero più nemmeno le antenne.
Paffaccetto così si ritrovò in un istante trasformato da mangiatore di ortotteri ad eroe cittadino degli abitanti di Sgurgola e Morolo, che liberati finalmente e per sempre dall’ incubo del feroce ed antropofago Orco Giovanni Pagnattaro,  lo proclamarono eroe nazionale e lo elessero subito sindaco di entrambi i paesi.
Si ritrovò anche ad essere il padrone della fuoriserie di Pagnattaro, potendo così scorrazzare fra Sgurgola e Morolo senza aver più bisogno di fare l’ autostop, e quindi di chiedere un passaggetto, rendendo automaticamente inutile il soprannome che gli avevano affibbiato.
E dato che si chiamasse Giovanni nessuno, nemmeno lui, se lo ricordava più e Morolo e Sgurgola da nemici che erano, sparito l’ orco, erano diventati amici e fra amici ci si chiama col vezzeggiativo, da quel giorno lo chiamarono Paffy.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #489 : Domenica 11 Giugno 2023, 08:40:17 »

"La lingua batte dove il dente duole"
Dialogo sulla lingua italiana tra Andrea Camilleri e Tullio De Mauro.

Al liceo avevo un professore di italiano che si chiamava Emanuele Cassesa. Era uno scioperato, passava le notti nelle bische clandestine, ma ci spiegava Dante in un modo straordinario.
Aveva la capacità di smontare il testo, riducendolo a delle concretezze, da noi facilmente afferrabili e poi ricostruirlo poeticamente trascinandoci nel turbinio di sensazioni e di idee e tornare ai livelli di Dante.
L’intera classe, 27 imbecilli, semplicemente lo capiva.
Ci tenne tre sole lezioni su Dante, poi disse: "Basta, le lezioni sono finite perché lo stipendio che mi passa lo Stato equivale a tre sole mie lezioni".
Protestammo tutti.
Allora Cassesa disse: "Va bene, se ci tenete proprio a queste lezioni, allora mi pagate voi privatamente. Non pretendo molto, un pacchetto di sigarette Macedonia a settimana".
Così ci tassammo e diventammo esosi, Cassesa doveva fare lezione fino al tocco della campanella, non terminare un secondo prima, perché pagavamo e lo pretendevamo.
Solo dopo capii che era un suo abilissimo modo per fregarci tutti.


 
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Offline Arch

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #490 : Martedì 25 Giugno 2024, 17:57:00 »
Una volta il mio alunno Paolo copiò il compito in classe. Non ci volle la scientifica per capirlo. Prendeva sempre tre. Quella volta prese otto, e solo perché avevo calcato sugli errori di ortografia. Decisi di non contestargli il voto, ma feci un elogio sperticato del sorprendente balzo in avanti che mi aveva letteralmente stupito. I compagni ascoltarono in silenzio il commento. Alla fine della lezione si avvicinò compunto. «Professore, volevo dirle che in una parte del compito mi sono un po’ aiutato». Lodai la sua onestà, usando la clemenza di Cesare. Paolo ringraziò, fece per andarsene, poi tornò indietro: «Professo’, famo sei meno?».

Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #491 : Martedì 25 Giugno 2024, 22:15:19 »
Sempre bello leggerti, Fa.

Ai tempi miei, una prof usava spesso accompagnare ai voti, non uno, ma tre meno, e li segnava con un tratto unico in modo da fa venì fori 'na specie de  serpente.
Er 6 cor biscione! Suonava male e incuteva ancora più timore.

Cci sua, na vorta ad un compito di greco ebbe l'ardire di mettermi 2 cor biscione. Non ci avevo capito un cazzo ma lo presi come un affronto. Fu la scossa. Così la volta seguente ingaggiai 'na lotta senza tregua col Rocci, un vocabolario severo, e finalmente feci er barbatrucco: cazzo! presi 8+. Ci avevo capito certamente di più ma Lei, sorniona e materna, assecondò il mio riscatto, digiamolo.
Ero caduto nella sua tela ...e co la media der 5. Mi aveva in pugno e mi avrebbe liberato solo alla vista dei quadri.
Bei tempi.

Offline Frusta

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #492 : Mercoledì 26 Giugno 2024, 17:17:44 »
Una volta il mio alunno Paolo copiò il compito in classe...
Ricordo un altro Paolo che al primo compito in classe in prima media ci andò armato del "grande libro dei temi per la scuola media" che gli aveva fornito suo cugino, e sotto alla parola "svolgimento" de: "Il personaggio storico che vi è piaciuto di più" incominciò a copiare:
"Costellata di eroismi leggendari e di virtù esemplari la storia vanta figure di uomini eccez.."
Poi quel cazzo di pofessore cominciò a passeggiare fra i banchi e fui costretto a continuare da solo cominciando subito col primo errore: eccezzionali, e continuando poi con un tono molto più alla mia portata.
Il giorno dopo, caro Arch,  il tuo collega pescò il mio tema nel mucchio di quelli corretti ed iniziò a declamare:
"Costellata di eroismi leggendari e di virtù esemplari la storia vanta figure di uomini eccezzzzzzionali"
...E qui che ti è successo? Hai perso l' ispirazione? Ti è evaporato l' estro poetico? La musa ti ha abbandonato?
Tutti a sghignazzare, ovviamente :lol: :lol: :lol:  soprattutto quelli che avrebbero fatto lo stesso errore.

Fabbiooo ( :D a questo punto le due b sono obbligatorie) era il 1959,  nessuno degli otto miliardi che compongono attualmente l' umanità (tranne te, me e Giamma, me pare) era ancora nato, ma noi laziali lo eravamo già.
Per esserlo ancora più a lungo se dice che la braciolata a casa di Gasco è 'na mano santa.
 8) E chi siamo noi per pensare che non lo sia?
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline Arch

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Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #493 : Mercoledì 26 Giugno 2024, 22:08:29 »
Il Carpe diem ha fatto danni. Cogli l’attimo, vivi l’istante. Come se si trattasse sempre di sballare. Invece è pieno di malinconia. La certezza che la mia vita è qui, mentre scrivo queste note. E mai altrove, dove vorrei essere.

Io vivo altrove

Il più bel verso di Pascoli.

Panzabianca

Re:SEBASTIANO FANTE ITALIANO
« Risposta #494 : Venerdì 28 Giugno 2024, 09:44:18 »
Il Carpe diem ha fatto danni. Cogli l’attimo, vivi l’istante. Come se si trattasse sempre di sballare. Invece è pieno di malinconia. La certezza che la mia vita è qui, mentre scrivo queste note. E mai altrove, dove vorrei essere.

Io vivo altrove

Il più bel verso di Pascoli.

vero. Notevole, Fa, notevole.