Il comunicato dei bastardoni, scritto da qualcuno sotto roba pesante...
Come aprire bocca e dar fiato, e far sentire quanto puzza.
Bah.
Ero indeciso se inserirlo, ma credo che alla fine leggere cose del genere possa aiutare a comprendere il deficitario stato mentale (ed epatico dopo domenica) di alcuni.
Chi odia prima di amare, solo deve restare
http://www.forzaroma.info/news-as-roma/18757-chi-odia-prima-di-amare-solo-deve-restare.htmlMartedì 04 Maggio 2010 10:27
Hai avuto solo ventisette anni per innaffiare il tuo albero della vita, per agguantarne le radici, tenderle, nutrirti della terra su cui l’avevi piantato. Non ti sono bastati.
Durerà per sempre il tuo guardare, il tuo odiare in modo puramente naturale questo binomio di colori e infinito rumore che hai iniziato a sentire.
Un rumore che c’era, c’è sempre stato. E sempre ci sarà.
Hai avuto paura e ancora ne hai.
Hai smesso di esistere appena hai sentito il terremoto.
Hai fatto quadrato e hai pensato a difenderti invece che a continuare a lavorare su quello che avevi iniziato.
E questo fai. Ti difendi e basta. Da 110 anni.
Sei fermo a quel giorno del 1927. A quel caldo Luglio romano e non al tuo freddo e spoglio Gennaio.
Noi siamo società. Popolo, mondo, vita. E dentro questo tutto possiamo essere in tanti e diversi, soli e in compagnia. Tu la tua Lazio la chiami Patria perché sei nel recinto della retorica del debole, dell’impaurito, dello sconfitto. Sconfitto non sul campo ma per le strade che continuano a muoversi nonostante crisi e epoche infami.
Sconfitto perché ti difendi in modo poco sano, poco costruttivo. Lo fai indossando tutti i colori del mondo e mettendo in tasca i tuoi. Lo fai ancora da piazza della libertà, da quella panchina. E se il mondo lo guardi da li, da 110 anni, lo vedi sempre dallo stesso punto di vista. E il mondo cambia anche se tu confondi l’immobilismo con la tradizione.
La tua malinconia del solo contro tutti ha rotto il cazzo. Sei solo perché chi odia prima di amare solo deve restare. L’odio non può esistere senza amore.
Non sei solo e fiero come vuoi dipingerti. Ti piacerebbe. Sei soltanto solo e non per coraggio o perché sei minoranza. Ma perché tremi davanti alla confusione del sentimento puro di chi adora questa squadra. Temi il sentimento più di una carica della celere. Il sentimento è irrazionale, è rischio totale, è cuore oltre l’ostacolo. E’ malattia senza cura, poesia cialtrona, coatteria bambina. E’ un capitano che tu hai reso tale disprezzandolo nella sua semplicità di uomo che sa soltanto giocare a pallone. Tu hai creato Francesco Totti. Tu crei il tuo nemico, lo rendi più forte, eterno.
La romanità è anche sopportazione, cinismo e resistenza. Ma tu non sopporti . Non sei cinico. Non resisti a nulla se non al tuo blocco di partenza. Da cui ancora non sei partito.
E’ questo il tuo destino. Quello di fondare la propria identità sul terrore che te ne genera un’altra. La nostra.
Vivrai sempre di riflesso perché non ti sei mai specchiato e mai hai cercato di capirti. Vivrai sempre preso per il culo perché non hai ironia, non ne hai mai avuta e l’ironia o ce l’hai o non ce l’avrai mai.
“Sei della Lazio”. E’ talmente entrata nell’immaginario questa frase che non le puoi scappare anche se alzi tre, quattro coppe dei campioni.
La prima cosa che hanno fatto i tuoi “pochi” capitani è stato quello di venire sotto la nostra curva dopo un goal. Questo dice tutto. Dice lo spavento da combattere col coraggio di un minuto. Dice la priorità dell’intento.
Il primo pensiero non è mai la vostra maglia è la nostra curva. In questo sei figlio che vuole dimostrare al padre, sei padre che non sopporta l’energia del figlio, sei quello del piano di sotto su cui sgocciola l’acqua delle piante, sei quello del piano di sopra che dal suo balcone non vede niente di interessante mentre al piano terra c’è festa, smargiassa, grossolana, chiassosa e naturale.
Sei il segno meno. Represso dalla tua storia che non hai saputo vivere.
Ora fatti coraggio e cerca di crescere laddove meriti di esistere.
E non analizzare il nostro mondo enorme e complicato, pensa al tuo.
Tu non saprai mai cos’è il romanismo. Che le radio noi le odiamo. Che i tifosi occasionali sono i nostri primi nemici. Che il potere come lo annusiamo lo combattiamo. Che i giocatori passano e le maglie pure.
Noi siamo Roma quella che resiste, alle tendenze, ai ventimila a Bari, Roma che resiste al lato peggiore di Roma. Di cui tu non farai mai parte perché Roma ti ospita nel momento stesso in cui non ti vede vivo. E tu vivi perché viviamo noi.
Oggi ci hai fatto il regalo più bello. costretto ad esultare insieme al tuo avversario. Fiero di perdere per paura che siamo noi a vincere.
Hai sputato sul tuo piccolo nome e sulla tua misera storia per rimandare la nostra gloria. Ora vai misero scudiero vai nel tuo deserto di cui è colma la tua dignità.Noi continueremo a non capire di che malattia viviamo questa vita. Ad amare questa madre senza se e senza ma come si amano le madri. A sentirci soli in mezzo a centomila perché come noi ce ne stanno pochi, meno di quanti siete voi che bevete da queste mani e mangiate da questi cuori.
Tornerà la tua B anche se in B per noi sempre stato, pure scudettato. La B è una condizione. La B è il secondo piano. Lì deve giocare chi ha paura di esistere davvero. Lì deve vivere chi non l’ha mai fatto.
FONTE: da asromaultras.it