Croazia-Turchia 0-0
Montenegro-Repubblica Ceca 0-1 - 81′ Jiráček (C)
Irlanda-Estonia 1-1 - 32′ Ward (I), 57′ Vassiljev (E)
Portogallo-Bosnia 6-2 - 7′ Cristiano Ronaldo (P), 24′ Nani (P), 40′ rig. Misimović (B), 52′ Cristiano Ronaldo (P), 65′ Spahić (B), 71′ Helder Postiga (P), 79′ Miguel Veloso (P), 81' Helder Postiga (P)
Finisce senza sorprese un playoff deludente rispetto alle precedenti edizioni, caratterizzate da incontri magari non eccelsi sotto il profilo tecnico, ma tiratissimi e in bilico fino all'ultimo.
Pure formalità quelle che vidimano il passaporto europeo di Croazia e Irlanda, coi verdi di nuovo nella fase finale dopo la loro unica partecipazione nel 1988.
Il ruolo di squadra simpatia, la vittoria firmata da Houghton contro l'Inghilterra, il pazzesco gol di Whelan all'URSS con una conclusione al volo direttamente da rimessa laterale sono un bell'album da sfogliare: al punto da far dimenticare la loro eliminazione, giunta solo a 10' dal termine sulla beffarda carambola di Kieft e resa onorevolissima dal livello del torneo, fra i più qualitativi di sempre.
Più aperta del previsto la sfida di Podgorica, dove i montenegrini confermano tutte le qualità e tutti i limiti di cinismo ed esperienza.
Al loro brillante tika-taka dalla trequarti in su manca un elemento di peso: non il possente Delibašić, subentrato nella ripresa senza incidere, ma un Corradi in grado di muovere i difensori avversari per rendere pericolose quelle che altrimenti sono destinate a rimanere punture di spillo.
La mancanza di pugno del KO penalizza anche il discreto gioco sulle fasce, facilmente sterilizzato nei suoi esiti in sede di cross dai marcantoni della difesa ospite.
Il resto lo fanno la prestazione opaca e defilata di Jovetić e lo zero caratteriale di Vučinić, sciagurato in un'elementare deviazione sottorete che avrebbe potuto riaprire il discorso qualificazione.
Non meno impreciso Damjanović, anche sfortunato nel centrare pochi minuti prima la traversa da buona posizione.
Nel finale l'intuizione di Jiráček, chirurgico nel prendere d'infilata su azione personale un infelice allineamento difensivo, ha mandato tutti sotto la doccia con una decina di minuti d'anticipo.
Meno equilibrata, almeno all'apparenza, la sfida di Lisbona: netta la supremazia portoghese, anche se affidata più ad accelerazioni individuali che a un gioco d'insieme sufficientemente continuo.
Le due segnature bosniache sono arrivate, del resto, su una reincarnazione di Lanna nei panni di Fábio Coentrão e un tap-in non al riparo da un sospetto fuorigioco: azioni nel complesso isolate, a dispetto della traversa di Džeko che esaurisce con esse la presenza sul taccuino di azioni ospiti.
Serata trionfale, dunque? Mica tanto se è vero che, nonostante le premesse di cui sopra e la superiorità numerica per quasi un tempo, i lusitani sono rimasti con un solo gol di margine e il fiato sospeso per quasi settanta minuti prima della goleada nel finale.
Sull'andamento dell'incontro hanno pesato certamente l'uno-due iniziale e, strettamente correlata, la spiazzante scelta tattica di Safet Sušić: affrontare una partita di quest'importanza senza il portiere.
Il povero Begović ha infatti messo in scena un puntiglioso e dettagliatissimo anti-manuale del ruolo: fuori posizione al limite del ridicolo sulla punizione di C. Ronaldo e sull'eurogol di Nani; molle, fuori tempo, letteralmente seduto in uscita su CR7; spettatore neppure troppo attento della parabola pennellata dal genoano Veloso; immobile sulla conclusione centrale di Postiga, che gli passa a un palmo dal fianco; meno colpevole sull'altra segnatura del centravanti lusitano, ma vi raccomandiamo la copertura dello specchio della porta con l'avvertenza di fare l'esatto contrario.
Non fosse per la circostanza, cruciale e troppo esposta mediaticamente, verrebbe da sospettare un caso Paoloni senza neppure un tentativo di salvare le forme.
Serata no per Lulić, espulso ad inizio ripresa dopo aver girato a vuoto senza interruzioni degne di nota: almeno lascerà traccia nella letteratura sull'argomento, dato che due gialli per proteste praticamente in contemporanea - così, almeno, è emerso da una dinamica tutt'altro che inequivoca - hanno alle spalle una casistica davvero esigua.