Nella posizione in cui gioca nella Lazio, che poi è dove rende di più.
Oggi intervista sulla Gazza, in cui però dice di aver giocato a destra. Interessanti anche altri passaggi ("dimentica" Zarate e Floccari, pronuncia quella parolina impronunciabile...)
Non la scorderà più nella
vita la serata allo stadio dell’Amicizia.
E quella partita
col Gabon nella quale ha realizzato
il suo primo gol con il
Brasile. Anderson Hernanes,
26 anni, di Recife, trequartista
della Lazio, è su di giri. Un
match intero con la Seleçao,
una rete, la Lazio in testa alla
classifica in Italia... E ha giocato
in modo diverso che nella
Lazio, sulla fascia destra.
Non proprio il suo ruolo.
«Non ho giocato sulla fascia
per fare l'ala o il laterale. Parto
da lì per trovare poi spazio
al centro, gioco più aperto,
mami muovo come voglio. Infatti,
le azioni migliori sono
venute fuori da questo mio accentrarmi,
rientrando da destra
verso sinistra. Nel Brasile
è questo il mio ruolo, anche
se con la Lazio gioco più dietro
le due punte. Ma per va
bene lo stesso, basta che giochi
».
La Lazio prima in A: vi aspettavate
una partenza così?
«Il gruppo base dell’anno scorso
è rimasto lo stesso. Sapevamo che
se non fosse andato via
nessuno non avremmo potuto
che migliorare. Così è stato.
Poi sono arrivati anche Klose,
Cissé, Luljc, Marchetti... E ora
ci siamo anche noi per la lotta
scudetto».
Lei lo scorso campionato ha
realizzato 11 gol: record eguagliato
(di Nedved del 1997-98)
per un centrocampista laziale.
Quest'anno quanti pensa di
farne?
«Voglio sempre migliorare.
Non mi pongo limiti né obiettivi
prefissati. Sempre di più».
Nell'ultima Seleçao mancavano
Ronaldinho, Kakà, Robinho,
Neymar,Ganso.Cela farà
a resistere al ritorno dei
«mostri sacri»?
«Sto crescendo, avverto il mio
processo di crescita, cerco di
perfezionarmi. E questo, ovvio,
mi fa piacere e mi fa pensare
che posso diventare ancora
più forte».
È arrivato un po' tardi al grande
calcio.
«È vero, sono cresciuto in ritardo.
Quando arrivai al San Paolo
dalla mia città, Recife, e dal
mio club, l’Unibol, avevo solo
16 anni. E non avevo né barba
né peli sul corpo. E lì tutti erano
pelosi, io sembravo un bambino.
Quindi il ritardo nella
crescita fisica mi ha condizionato
anche nel calcio».
Qualisonoi rivali per lo scudetto?
«Fino ad ora Milan e Juve sono
le più forti. I rossoneri perché
sono campioni in carica e si sono
rinforzati, hanno Robinho
che è tornato, ora arriverà pure
Pato. La Juve ha fatto tanti
buoni acquisti e sta dimostrando
di essere tosta».
Ha giocato in Libertadores e
nella Sudamericana. Che ne
pensa dell’Europa League?
«Siamo partiti male e quando
cominci così diventa dura.
Ora la prossima a Vaslui, in Romania,
è una partita difficile e
decisiva, non possiamo perdere
».
In campionato qual è l'avversario
che le ha creato più difficoltà?
«L’anno scorso Mudingayi del
Bologna, non mi faceva respirare.
Quest’anno, visto che lo
conoscevo, me la sono cavata
meglio, perché sfuggivo al suo
controllo, mi spostavo, cambiavo
zone di gioco, cercavo di
mettergli confusione».
Èstato difficile per lei adattarsi
alla A, forse troppo tattica?
«Io mi sono trovato bene subito.
A Roma, sia la città sia i
compagni, mi hanno accolto
molto bene e questo mi ha lasciato
tranquillo per imparare
e capire».
L'anno scorso dalla stampa
del suo Paese è stato giudicato
il secondo miglior brasiliano
in Europa, dietro a Maicon.
Quest'anno chi saranno
i rivali?
«Tanti, come sempre. Robinho
che ha recuperato
bene e si è ripreso. Hulk
del Porto, giocatore
possente, mio compagno
di Seleçao contro
il Gabon. David Luiz,
il difensore di talento
del Chelsea, e Dani Alves
del Barcellona, il miglior
laterale in Europa».
Qual era il suo idolo da piccolo?
«Più che un idolo un punto
di riferimento, mi piaceva
Filipe del Vasco, che
dopo aver giocato nel Flamengo
e all’Al Sadd è tornato
al Vasco: un grande
mancino, anch'io volevo
essere tutto sinistro».
Ora il Profeta si accontenta
solo di essere in
testa.