Argentina davanti ma rigore secondo me clamoroso negato ai nigeriani
Ti riferisci al mani di Rojo?
Dalle immagini sembra che la palla tocchi la testa del giocatore e solo in un secondo momento il braccio: il che, in base alla prassi vigente, esclude il penalty.
Argentina che si è minimamente ritrovata non solo sul piano delle motivazioni, ma delegando a Banega il compito di dare una forma credibile alla manovra: la sua esclusione nelle prime due gare la dice lunga sull'attuale lucidità di Sampaoli.
Eppure sarebbe bastata una vittoria di misura dell'Islanda per centrare la qualificazione, ma l'impresa era al di là delle sue forze.
Né la Croazia, pur con nove undicesimi della formazione titolare a riposo, se l'è sentita di inimicarsi gli organizzatori sbattendo fuori dal torneo Messi.
Nel pomeriggio la debacle dell'Australia ha chiuso il discorso qualificazione a favore di Francia e Danimarca, protagoniste della partita più soporifera di questo Mondiale.
L'ambivalenza del primo posto nel girone, che porta a evitare la Croazia negli ottavi ma anche dalla parte più difficile del tabellone, ha fatto il resto tenendo i novanta minuti in un clima quasi sospeso.
Il crollo dei
socceroos traccia una nuova frontiera tra squadre più o meno forti: tutti sono ormai in grado di allestire una Maginot davanti al proprio portiere, poi quando si tratta di fare la partita e vincere i valori tecnici emergono.
Spiace per il Perù, a casa con un turno di anticipo dopo aver giocato il miglior calcio nel raggruppamento, ma buttarla dentro rimane una componente non secondaria in questo sport.
Tornando all'Iran: arrivare a un gol dalla qualificazione costituisce un clamoroso passo in avanti per chi non aveva mai sfiorato il secondo turno, ma tale risultanza numerica appare sovradimensionata in rapporto agli effettivi progressi tecnici.
Tosta, scorbutica, capace di difendersi, disposta a buttare oltre l'ostacolo cuore, nervi (a tratti fin troppo) e qualsiasi risorsa disponibile, la formazione di Queiroz difetta ancora di qualità e organizzazione quando si tratta di costruire.
Il tecnico portoghese ha poi palesato i difetti di sempre, soprattutto per mancanza di coraggio e prontezza nel provarci.
Tardivo l'inserimento di Ansarifard, glaciale dal dischetto e incisivo nel far guadagnare campo ai suoi.
Misteriosa la rinuncia a Ghoochannejhad, forse il più adatto a capitalizzare palloni poco puliti e azioni casuali.
Discutibile la sostituzione di Ezatolahi, che aveva distribuito sportellate e contrasti aerei sulla propria trequarti: davvero la sua fisicità non serviva nell'altra area?
In una serata di ossessivo ricorso alla VAR da parte dell'inadeguato arbitro Cáceres, spicca un autentico scandalo: la mancata espulsione di CR7.
Il portoghese osserva l'avversario e prende la mira per colpire l'avversario: un momento di follia finché si vuole ma è espulsione, anche se il colpo non arriva a segno.
Il Ponzio Pilato paraguaiano consulta a lungo le immagini, poi si ricorda che l'interessato fattura come una multinazionale e ripiega su un giallo che non ha senso in quel contesto.
D'altronde, se avesse applicato il Regolamento - che esponeva il golden boy di Madeira, in quanto capitano, a due giornate di squalifica - ai vertici della FIFA lo avrebbero ringraziato? Lecito dubitarne.
Di sicuro ci hanno rimesso almeno due squadre.
L'Iran, che si sarebbe potuto giocare il finale con un uomo in più e con l'avversario più pericoloso già sotto la doccia.
L'Uruguay, che avrebbe dovuto affrontare un avversario (il Portogallo senza CR7) e se ne ritrova un altro (il Portogallo con CR7).