Autore Topic: Vincenzo vive nei nostri cuori  (Letto 3596 volte)

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Offline Matita

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Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #40 : Domenica 28 Ottobre 2012, 09:31:22 »


Ore 13:30 dopo pochi minuti, quel ragazzo di 18 anni con l'orecchino al lobo dell'orecchio adagiò nuovamente sul marmo della Curva Sud un secondo razzo, Stessa procedura.Stessa direzione. Tolta la sicura, anellino sganciato. Uno, due, tre secondi. E poi via. Ancora una scintilla, ancora un sibilo sordo. L'ordigno emise un segnale verosimilmente insonorizzato. «Fuummm...» Partì ancora dalla zona in basso della Sud. Scia verde scura, acquistando velocità. Prima 40, poi 50, infine addirittura qualcosa come 80 chilometri orari.

Una parabola orizzontale. Superò la pista di tartan d'atletica leggera. Oltrepassò poi la prima porta del campo. La traiettoria subì uno spostamento, probabilmente per colpa di una corrente d'aria, una folata di vento. Il razzo fece zig-zag, volteggiando per circa 200 metri e si avvicinò spedito sulla Curva Nord. Cinquanta metri. Puntò la prima fila delle panche di legno, dirigendosi davanti l'ingresso numero 57, dov'erano i miei genitori. Mia madre era seduta proprio lì.. Mio padre le era affianco, seduto dopo aver sgranocchiato qualche bruscolino. Fu un attimo. Di soprassalto. Un colpo. Un fragore inatteso.

«Tumffff....» Mia madre udì un tonfo. Un rumore sordo e netto che di scatto gli fece girare la testa verso papà. Improvvisamente un lampo ad illuminare tutto. Fumo, tanto fumo. Si stava voltando. Mentre il suo viso doveva ancora completare la rotazione, fece in tempo a dire: «Hai sentit...». Mamma non riuscì a finire la frase. «Tumffff....», quel tonfo sordo era la morte. Aveva impattato sul viso di mio padre. Straziandolo. Vanda Del Pinto ricorda: «Mi guardavo intorno e dicevo: "È tutto tranquillo oggi, non c'è tanta confusione". Ridevamo e scherzavamo. Lui mangiava i bruscolini, poi verso l'una e mezzo avevo lo sguardo rivolto intorno alla scenografia e ho sentito un tonfo. Mi sono girata verso mio marito per dirgli: "Hai sentito?" Quando mi sono girata ho visto mio marito con un razzo nell'occhio. A quel punto l'istinto è stato di prenderlo e toglierlo. E mio marito, quando ho tolto il razzo, è andato giù. E poi...».

Mia madre si ustionò una mano nel tentativo di toglierli il razzo dall'occhio sinistro. Al momento del violento impatto, si era acceso di un'abbagliante luce rossa. Spinta da impulsivo coraggio e da una comprensibile forza della disperazione, d'istinto riuscì a levargli una parte del razzo. Un'altra gli rimase conficcata nell'orbita, con la testa ormai fumante. Intorno ai miei genitori si generò il fuggifuggi. Batticuore, smarrimento. Panico diffuso. Gente terrorizzata. Caos generale. Gente che scappava da tutte le parti.



Dal libro "Cuore tifoso" di Maurizio Martucci.
Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Offline chinaglia

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Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #41 : Domenica 28 Ottobre 2012, 10:21:55 »
Una ricostruzione completa con foto e articoli di quell'orribile giornata

http://www.magliarossonera.it/197980_accadeva.html

Anselazio

Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #42 : Domenica 28 Ottobre 2012, 11:16:55 »

Offline LaLazioMia

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Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #43 : Domenica 28 Ottobre 2012, 12:21:44 »
Su Lazio Style official magazine di ottobre c'è una intervista( la seconda parte sarà sul numero di Novembre) al figlio Gabriele.E' un ricordo di tutte le sofferenze patite dai due figli( all'epoca piccolissimi) e dalla moglie Vanda. Le peregrinazioni della famiglia divisa
Di seguito un breve stralcio:

"Vi è stato un accanimento nei confronti del cognome di mio padre, era una cosa agli occhi di tutti, e in pochissimi hanno fatto qualcosa per evitare questo. Penso alle istituzioni che non ci hanno aiutato per niente nel momento del bisogno, tanto che mia madre è stata costretta suo malgrado a cambiare anche zona abitativa passando da Roma Nord a Roma Sud, che negli anni '80 era un po' come cambiare città. Si è dovuta rifugiare in una zona isolata proprio per poter sfuggire a scritte, telefonate e quant'altro e nonostante i continui cambiamenti di numeri telefonici ella ha dovuto costantemente convivere con questo tipo di attacco da parte dei tifosi, che era come uccidere mio padre ogni giorno

Io credo che Giovanni Fiorillo possa essere perdonato, ma quegli orrendi sciacalli romanisti che hanno perseguitato poi con telefonate, scritte e cori non potranno mai essere perdonati

.Peggio delle bestie.
Citazione"Qui se non si trova qualcuno che decide di portare in tribunale Lotito, accusandolo di "qualcosa", non si viene a capo di nulla. Purtroppo."
Chi lo ha scritto? Cairo? La gazzetta?
No, MM il moderatore.

Offline MagoMerlino

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Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #44 : Domenica 28 Ottobre 2012, 12:44:06 »
Io sono indignato e indignato è un eufemismo:



Citazione
ROMA - Impossibile non notare l’enorme scritta tracciata con la vernice nera e indignarsi subito. Sul muro di cinta del Verano, proprio all’incrocio tra la Tangenziale est e il tronchetto dell’A24, dove transitano migliaia di automobilisti al giorno,ieri mattina è comparsa una scritta vergognosa: «Morto un papa...relli se ne uccide un altro». Non a caso è stata scelta la giornata di ieri per vergare quella oltraggiosa scritta alla vigilia della morte di Vincenzo Paparelli. Proprio 33 anni fa, il 28 ottobre del ’79, il tifoso laziale era seduto in Curva Nord e mangiava un panino in attesa dell’inizio del derby. Un razzo, sparato dalla curva opposta, lo colpì al volto dopo un volo di 150 metri. Paparelli (che aveva 33 anni ed era padre di due figli) stramazzò sulla moglie che gli sedeva accanto, e morì qualche minuto dopo ancor prima di arrivare al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito.
 
Ieri, alla vigilia della ricorrenza dell’omicidio, qualcuno ha voluto riaccendere l’attenzione sul prossimo derby che si disputerà a casa della Lazio l’11 novembre. A quella data mancano due settimane ma a quanto pare c’è chi ha sfruttato questa triste ricorrenza per ricordare che la stracittadina romana è una partita a grande rischio.


Bastardi pezzi di merda
Odio perdere più di quanto ami vincere

#liberalaLazio

Siamo realisti, esigiamo l'impossibile.

"se te senti la forza necessaria spalanca l'ale e viettene per l'aria: se nun t'abbasta l'anima de fallo io seguito a fa l'Aquila e tu er gallo"

Offline Fabio70rm

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Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #45 : Domenica 28 Ottobre 2012, 14:14:28 »
Che schifo!!!

 >:(
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

Offline Matita

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Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #46 : Mercoledì 31 Ottobre 2012, 09:09:43 »
Forse lo conoscete perché circola su Internet da una decina di anni. Ve lo posto anche per ricordare Vincenzo Paparelli. Lo ha scritto mio figlio MASSIMILIANO GOVERNI

Mi chiamo Vincenzo Paparelli, e sono morto il 28 ottobre del 1979. Forse qualcuno si ricorda ancora di me.
Ero un uomo di trentatré anni che un giorno fu ucciso allo stadio Olimpico da un razzo a paracadute di tipo nautico sparato da un tifoso ultrà della Roma. Quando sono stato colpito stavo mangiando un panino con la frittata.
Mia moglie Wanda cercò di estrarmi quel tubo di ferro dall'occhio sinistro, ma siccome il razzo bruciava ancora, finì per ustionarsi una mano. Il medico che mi ha prestato i primi soccorsi, dichiarò che nemmeno in guerra aveva visto una lesione così grave. Il giorno dopo tutti i giornali mostrarono una fotografia scattata qualche mese prima, che mi ritraeva in un ristorante insieme a mia moglie. Soltanto il quotidiano Il Tempo pubblicò l'immagine di me, riverso per terra, con la faccia insanguinata e l'orbita dell' occhio sinistro vuota.
Sono stato la seconda vittima del tifo calcistico in Italia, la prima era un tifoso della Salernitana che nel 1963 morì in seguito a degli scontri scoppiati in tribuna con dei tifosi del Potenza.
Tra le personalità del mondo sportivo il primo ad accorrere all'ospedale Santo Spirito, dove sono giunto ormai morto, è stato il Presidente del Coni Franco Carraro.
Mio cognato quando ha sentito alla radio il mio nome ha pensato a un caso di omonimia. Mio fratello quando ha saputo della disgrazia, ha avuto un forte senso di colpa perché mi aveva prestato la tessera e quel giorno allo stadio al mio posto doveva esserci lui. Mia moglie, che era accanto a me nell' ambulanza, per tutto il tempo mi ha pregato di non morire e mi ha tenuto stretta la mano. Dopo aver sbrigato tutte le formalità in questura e aver ritirato i documenti e i miei oggetti personali, ha avuto una crisi e ha cominciato a urlare. Sulle foto apparse sui giornali i giorni seguenti viene ritratta insieme a sua madre che cerca di consolarla e le tiene un braccio sulla spalla. Ha la faccia stanca e scavata, e nei suoi occhi c'è qualcosa di terribile.
Il mio nome e quello dei miei familiari sono comparsi sui quotidiani per tutta la settimana dopo l'omicidio e anche quella successiva, ma sempre con minore risalto. Io sono stato definito unanimemente un uomo normale e tranquillo, con un'unica passione, quella per la Lazio.
Alcuni quotidiani hanno sottolineato più volte che avevo un'officina meccanica in società con mio fratello e vivevo in una moderna borgata romana chiamata Mazzalupo. Qualcuno ha scritto che avevo comprato il televisore a colori con le cambiali, e il mio unico lusso era un Bmw di seconda mano che tenevo in garage e lucidavo come uno specchio.
Dopo la mia morte, il capitano della Lazio Pino Wilson ha telefonato a mia moglie per farle le condoglianze.
Anche il sindaco di Roma Petroselli ha telefonato, e si è offerto di pagare le spese del mio funerale e ha messo a disposizione della mia famiglia un assistente sociale. Il giocatore Lionello Manfredonia è andato a far visita ai miei familiari regalando a mio figlio più piccolo la sua maglietta con il numero cinque.
Al mio funerale c'era tutta la squadra della Lazio, insieme all'allenatore Bob Lovati e al presidente Lenzini.
I giocatori della Roma invece non hanno partecipato perché impegnati con la trasferta di Coppa Italia a Potenza, al loro posto la società ha inviato i ragazzi della Primavera.
Alla cerimonia funebre hanno assistito migliaia di persone e per quel giorno è stato proclamato il lutto cittadino.
La Fondazione Luciano Re Cecconi ha devoluto un milione in beneficenza alla mia famiglia. La giunta regionale del Lazio ha stanziato la somma di cinque milioni come segno di solidarietà. La Società Sportiva Roma ha fatto affiggere una targa in Curva Nord per ricordare la mia persona. Mio fratello Angelo ha proposto alle due società romane una partita Lazio-Roma mista cioè con i giocatori laziali e romanisti mescolati nelle due formazioni, ma alla fine non se n' è fatto niente. Per alcuni giorni sono stato oggetto di un acceso dibattito sulla violenza negli stadi.
Il sindaco di Roma ha detto che bisognava meditare su questa tragedia e discuterne in tutti i club sportivi e nelle scuole. Qualcuno ha proposto che venissero installati negli stadi degli impianti di televisione a circuito chiuso per individuare i tifosi violenti. Il capo degli arbitri, Giulio Campanati, ha chiesto l'abolizione della moviola in Tv.
Per alcuni mesi sono state prese drastiche misure repressive: è stato proibito l'ingresso allo stadio di aste di bandiera, tamburi e persino di striscioni dai nomi bellicosi, e anche di spillette e toppe che potessero risultare offensive.
Il pubblico doveva incitare la propria squadra solo con la voce e con le mani. Il mio nome è stato, a secondo dei casi,inneggiato e sbeffeggiato dai tifosi della Lazio e della Roma.
Sui muri della città ancora oggi campeggiano scritte che dicono «Paparelli, sarai vendicato», o «Paparelli non ti dimenticheremo», o anche «10, 100, 1000 Paparelli» o ancora, «Paparelli ti sei perso i tempi belli».
In questi ultimi anni i giornali hanno parlato di me, soltanto all'indomani di un nuovo delitto avvenuto allo stadio.
Nel 5° anniversario della mia scomparsa, i tifosi mi hanno ricordato prima di una partita con la Cremonese.
Sul tartan, all'altezza della Tribuna Tevere hanno spiegato uno striscione con scritto «Vincenzo vive», mentre la curva intonava «28 ottobre Lutto Nazionale». Nel 10° anniversario è stato inaugurato il «Lazio Club Nuovo Monte Spaccato, Vincenzo Paparelli».
L'anniversario della mia morte è stato commemorato dai tifosi laziali della Curva Nord per oltre quindici anni, poi da qualche tempo è calato il silenzio. Il torneo di calcio Vincenzo Paparelli è arrivato soltanto alla terza edizione, poi si è fermato per mancanza di finanziamenti. I lavori per le ristrutturazioni dello stadio Olimpico di «Italia '90» hanno cancellato per sempre le curve di un tempo, e con loro la targa di marmo che mi ricordava.
Il mio assassino si chiamava Giovanni Fiorillo, aveva diciotto anni ed era un pittore edile disoccupato.
Subito dopo l'omicidio ha fatto sparire le sue tracce e si è dato alla latitanza. Qualcuno diceva di averlo avvistato a Pescara, qualcun altro a Brescia, qualcun altro ancora a Frosinone, che chiedeva informazioni per comprare le sigarette. Dopo quattordici mesi di clandestinità, si è costituito.
Nel 1987 è stato condannato in Cassazione per omicidio preterintenzionale: sei anni e dieci mesi a lui che aveva lanciato il razzo, quattro anni e sei mesi agli altri due complici che lo avevano aiutato a introdurre nello stadio l'ordigno e a utilizzarlo. Durante quel girovagare per l'Italia e per la Svizzera ha telefonato quasi tutti i giorni a mio fratello Angelo, chiedendo scusa e giurando che non voleva uccidere quel giorno allo stadio.
Era un ragazzo come tanti, abitava a Piazza Vittorio, era patito della Roma. Sua madre lavorava al mercato, suo padre aggiustatore meccanico. Era gente del popolo, come me. L'articolo sul giornale diceva che Giovanni Fiorillo è morto il 24 marzo del 1993: forse per overdose, forse consumato da un brutto male.
Mio fratello Angelo l'ha perdonato, così come l'hanno perdonato mia moglie e anche i miei figli. Una cosa è certa, quel ragazzo è stato sfortunato, così come lo sono stato io. Mi chiamavo Vincenzo Paparelli.
Sono morto il 28 ottobre del 1979. Forse qualcuno si ricorda ancora di me.

                                                                                                  Massimiliano Governi

Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Brocchi 63

Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #47 : Domenica 27 Ottobre 2013, 09:33:42 »
Ora più che mai

VINCENZO VIVE !!!!

Pomata

Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #48 : Domenica 27 Ottobre 2013, 10:21:07 »
Ora più che mai

VINCENZO VIVE !!!!

PER SEMPRE NEL CUORE!

CIAO VINCE'

Brocchi 63

Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #49 : Lunedì 28 Ottobre 2013, 12:40:39 »
Altra scritta infame sul muro del Verano, altezza svincolo Tangenziale.

Maledetti da Dio, la pagherete tutta!

Offline Eagles71

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Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #50 : Lunedì 28 Ottobre 2013, 15:05:54 »
il razzismo ci fa schifo, Forza Lazio è il nostro tifo!

Offline aaronwinter

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Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #51 : Lunedì 28 Ottobre 2013, 16:46:36 »
Altra scritta infame sul muro del Verano, altezza svincolo Tangenziale.

Maledetti da Dio, la pagherete tutta!

Questo è il rumore di fondo, lui può sorridere di tanta miseria.
Un pensiero a te, Vincenzo, ed a chi ha dovuto vivere il dolore di averti perso - ogni giorno ogni giorno della sua vita.
Damose da fa (remix di aaronwinter)
Damose da fa' (feat. Disabitato)

Offline rione 13

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Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #52 : Martedì 29 Ottobre 2013, 08:53:11 »
Vincenzo nel cuore

Brocchi 63

Re:Vincenzo vive nei nostri cuori
« Risposta #53 : Martedì 29 Ottobre 2013, 09:30:07 »
martedì 29 ottobre 2013 - Aggiornato alle 09.22

Paparelli, scritta oltraggiosa al Verano 34 anni dopo il derby maledetto

Ultimo episodio di una lunga serie. Il figlio: "Per fortuna un gruppo di ragazzi su fb che mi segue appassionatamente e stanno facendo a gara per andare a cancellare tutto il prima possibile"

di MARCO ERCOLE
 
Ormai è diventata una triste consuetudine. Succede praticamente ogni anno, in coincidenza del 28 ottobre, che qualche pseudo tifoso manifesti la propria ignoranza e infamità. È accaduto anche oggi, a distanza di 34 anni da una tragedia che sconvolse il mondo del calcio, quando un razzo sparato dalla Curva Sud durante un derby Roma-Lazio colpì a morte il tifoso biancoceleste Vincenzo Paparelli. Da quel momento il nome di quell'uomo, morto sotto gli occhi della moglie per la sola colpa di essere andato a tifare la sua squadra, è stato utilizzato da imbecilli travestiti da tifosi. Che pavidamente si nascondono, come spesso accade, dietro l'anonimato di una bomboletta spray per oltraggiare la sua memoria.

Lo avevano fatto l'anno scorso, con la scritta "Morto un Papa-relli se ne fa un altro", (ultimo caso di una lunga serie) lo hanno ribadito anche oggi, imbrattando ancora una volta il muro del Verano (lato tangenziale) con una scritta: "28-10-79, 28-10-13... Il tram dei Laziali è 28... Sparato! 10-100-1000 Paparelli". La firma è ASR (A. S. Roma).

Sono tifosi romanisti, ma generalizzare e collegare questi episodi con il calcio risulta davvero difficile. Come lo è dare un colore all'ignoranza, alla maleducazione e alla mancanza di rispetto per chi non c'è più e i suoi famigliari. Come il figlio Gabriele, che ancora oggi si trova costretto a rivivere quell'incubo che gli ha impedito di crescere con suo padre: "Ieri sera tornando dallo stadio ho visto la scritta al Verano, e mi hanno detto che ce ne sono altre in giro per Roma. Ma non vorrei dare troppa importanza a questi gesti. Fortunatamente c'è un gruppo di ragazzi su fb che mi segue
appassionatamente e stanno facendo a gara per andare a cancellare tutto il prima possibile. Questo e lo splendido striscione apparso in Curva Nord ieri (Il tuo nome provano a infangare, noi lo vogliamo ricordare! 28-10-1979, Paparelli Vive", ndr) mi aiuta. Una cascata d'amore in parte che mi consola del dolore provato fino a oggi". Omaggi doverosi che i tifosi della Lazio fanno ogni anno per ricordare Vincenzo Paparelli. Per fortuna esistono anche queste di consuetudini.


si sono svegliati. Grazie ai ragazzi di F.L.U. che hanno inondato le redazioni dei giornali di mail.