Autore Topic: Berlusconi, una barzelletta ti seppellirà...  (Letto 707 volte)

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Offline giangoverni

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Berlusconi, una barzelletta ti seppellirà...
« : Sabato 22 Ottobre 2011, 17:28:08 »
UNA BARZELLETTA TI SEPPELLIRA’…

Alzi la mano il barzellettaro (così si chiama chi racconta le barzellette, e non barzellettiere, come si sente dire in qualche trasmissione televisiva) che non si è mai sentito fare la domanda : “Chi inventa le barzellette ?”. Già, chi le inventa .. E questo è il primo mistero legato alla barzelletta. Il secondo è l’etimologia della parola. Tutti i dizionari della lingua italiana parlano di etimo incerto: lo Zingarelli, il Devoto-Oli, persino il monumentale Vocabolario della Enciclopedia Italiana. Soltanto l’ultimo uscito, il DISC, azzarda un’ipotesi: forse dal francese bergerette, pastorella, un nome derivato dalla antica origine villereccia della barzelletta che era una “breve e rapida canzone a ballo popolare, composta di settenari e ottonari...”. Qualcosa che faceva divertire i villici di alcuni secoli fa e che alla fine del secolo scorso si trasformò in qualcosa che faceva divertire i borghesi. Perché la barzelletta così come la conosciamo, e la pratichiamo oggi, ha poco più di un secolo.
Alla prima domanda (chi le inventa?) non cerca di rispondere neppure Achille Campanile che nel 1961 scrisse un dotto e semiserio, alla sua maniera, Trattato delle barzellette “con florilegio, silloge, repertorio, divisione per materie, enciclopedia alfabetica e storica, ad uso delle scuole, Università, famiglie, comunità, signore sole, viaggiatori, tipi sedentari e professori della Sorbona”. Seguono alcune centinaia di pagine in cui si danno consigli ai barzellettari ma nessuna risposta all’annoso quesito.
Posso azzardarne una io, partendo dal fatto che la barzelletta si tramanda oralmente, come anticamente - prima cioè della meccanizzazione, e della standardizzazione, della comunicazione con dischi, libri, film, giornali ecc. - si tramandavano le canzoni, i racconti e persino le notizie. Nella tradizione orale, si sa, il portatore, colui cioè che ha ricevuto e che passa ad altri, non trasmette fedelmente ma aggiunge o modifica qualche cosa, per cui passando di bocca in bocca, la barzelletta assume sempre più forma di racconto umoristico, di piccola sceneggiatura, di sketch comico. Le canzoni popolari avevano un autore originario la cui identità era sempre ignota, ma gli autori diventavano centinaia e migliaia mano a mano che la canzone veniva trasmessa. Così avviene per la barzelletta.
A me è capitato di inventare qualche barzelletta di sana pianta, dando corpo di racconto ad una battuta, di averla trasmessa ai miei fornitori o clienti abituali (di barzellette, si intende) e di essermele viste ritornare, a distanza di mesi ed anche di anni, arricchite e migliorate o anche svilite e impoverite. Sono gli effetti della ‘tradizione orale’ : come si dice, le barzellette bisogna saperle raccontare. Infatti, ci sono barzellette anche su chi non le sa raccontare. Come quella del marito che se ne fa insegnare una da un amico, famoso barzellettaro, per fare bella figura con la moglie che gli rimprovera di fare sempre meschine figure nei salotti che frequentano. L’amico glie ne insegna una facile facile. «Tu, quando arrivi a casa, le dici “sai, chi è in fin di vita ?”, lei ti domanderà subito “chi ?” con apprensione, e tu, ridendo, le risponderai “il sedere”, perché il sedere è... alla fine della vita». Il marito durante tutto il tragitto ripete mentalmente la barzelletta, impaziente di far finalmente ridere la consorte. Ma non appena la moglie gli viene ad aprire, con la faccia di circostanza, le dice : «Indovina chi è morto !». Lei : «Chi è morto ?». «Il culo !» risponde pronto il marito che non sa raccontare le barzellette.
Le barzellette sono di vario genere : quelle ‘sporche’ (le più gettonate), quelle scolastiche, quelle religiose, quelle sui matti, quelle sui carabinieri (le stesse che i francesi attribuiscono ai belgi e gli americani ai polacchi), quelle sugli avari che possono essere genovesi, scozzesi o ebrei (questi ultimi sono i più grandi inventori di barzellette di cui loro stessi sono protagonisti), quelle politiche e via di seguito. Ma la struttura è sempre la stessa e spesso si ripresenta aggiornata dopo essersene stata acquattata per anni nella memoria. Come quella che mi ha raccontato un mio “fornitore” abituale recentemente, che comincia così : «Al funerale di Berlusconi, vanno le vedove di D’Alema, Tremonti, Fini e Bossi… come continua non me la ricordo ma comincia benissimo !». Io mi sono ricordato, e l’ho detto al mio “fornitore”, che anni fa la stessa barzelletta circolava in questa versione : «Al funerale di Andreotti, vanno le vedove di Craxi e di Forlani...». Chissà se cento anni fa si raccontava dei funerali di Giolitti a cui partecipavano le vedove di Crispi, e di Zanardelli... La storia non ce lo tramanda ma se così fosse stato non ci meraviglieremmo.
La struttura della barzelletta, come dicevo, si ripete ma si ripetono anche gli archetipi (che sono il cretino, il cornuto, il gabbato, il furbo e così via), come nelle favole, altre storie tramandate oralmente, tanto da far sostenere allo studioso russo Propp che gli uomini, in ogni parte del mondo e in ogni epoca, si sono raccontati sempre la stessa favola. Come pure ci siamo raccontati sempre la stessa barzelletta, intorno alla quale si è sfogata la creatività popolare, che nella barzelletta ha il suo ultimo campo di azione, nell’era della globalizzazione della comunicazione.
Ora sulla barzelletta è intervenuto addirittura Umberto Eco in una delle sue “bustine” dell’Espresso. Eco dice che la barzelletta è in declino per colpa di Berlusconi. Sembra un paradosso, espresso da un antipatizzante del premier, ma è così: Berlusconi ha usato sistematicamente la barzelletta per rafforzare il suo potere, talvolta per uscire da situazioni difficili, per ‘captatio benevolentiae, o soltanto per fare il simpatico e portare acqua al mulino della popolarità: o anche per dimostrare all’uditorio che se il premier se ne va in giro a raccontare barzellette vuol dire che le cose vanno bene nel Paese che scoppia di ottimismo e ilarità.
Umberto Eco sostiene che Berlusconi ha ucciso la barzelletta, non perché ne ha snaturato la funzione, ma perché non le sa raccontare ed è vero perché sbaglia i tempi, vuole purgarle e finisce per confondere ancora di più le cose e renderle ancora più imbarazzanti. Oppure le sceglie in maniera sbagliata come quella su Rosy Bindi che finisce con una  mezza bestemmia e zero risate. E poi le sue barzellette sono tutte vecchie e consumate. Ma la cosa più sorprendente è che Berlusconi non ha capito che You Tube le sue barzellette le diffonde in tutto il mondo, esponendole al ludibrio delle genti e facendo diventare il maldestro barzellettaro lo zimbello di tutto il mondo. E questo per colui che è stato considerato un “mago della comunicazione” è molto grave.

                                                               Giancarlo Governi



POMATA

Re:Berlusconi, una barzelletta ti seppellirà...
« Risposta #1 : Sabato 22 Ottobre 2011, 21:02:10 »
Ottimo, riguardo al berlusca il suo motto è: Nel bene o nel male la cosa importante é che si parli di me...

Offline aquilafelyx

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Re:Berlusconi, una barzelletta ti seppellirà...
« Risposta #2 : Sabato 22 Ottobre 2011, 21:42:57 »
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Offline CeiZanettiGarbuglia

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Re:Berlusconi, una barzelletta ti seppellirà...
« Risposta #3 : Sabato 22 Ottobre 2011, 22:25:24 »
ah le barzellette !
Questa è vecchiotta ma mi ricorda "riso amaro":

Una donna si sveglia di notte e vede che suo marito non è a letto. Si infila una vestaglia e scende in cucina. Trova suo marito seduto con una tazza di caffè di fronte. Sembra che sia assorto in pensieri molto profondi e fissa un punto oltre il muro. Lei vede una lacrima scendere dagli occhi di lui mentre sorseggia il caffè.
- Cosa c'è caro? - sussurra lei entrando nella stanza - Perché non vieni a letto?
L'uomo, guardando il suo caffè risponde:
- Ti ricordi cara di 20 anni fa... quando abbiamo iniziato a frequentarci e tu avevi solo 16 anni?
- Si, me lo ricordo! - risponde lei.
Il marito sospira... le parole non gli vengono facilmente:
- Ti ricordi di quando tuo padre ci beccò sul sedile della mia macchina che facevamo l'amore?
- Sì che me lo ricordo... - risponde lei prendendo una sedia e sorridendogli dolcemente.
- E ti ricordi che tirò fuori un fucile, me lo puntò in faccia e mi disse: "O sposi mia figlia o ti mando in prigione per 20 anni?"
- Sì... mi ricordo anche questo... e con ciò?
Un'altra lacrima sulla guancia...
- Oggi sarei uscito!!!
Non sono tifoso di una squadra, sono Laziale!