Autore Topic: Lettera del Presidente della S.S. Lazio Claudio Lotito  (Letto 702 volte)

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Offline Daniela

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Lettera del Presidente della S.S. Lazio Claudio Lotito
« : Venerdì 23 Settembre 2011, 19:53:13 »
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Che cosa trasforma un semplice gioco in uno sport?

Le regole prima di tutto.

Quelle di uno sport sono tante e complesse, e prevedono ogni situazione che si possa verificare sul campo che, per l’appunto, è detto “di gioco”.

La differenza vera, tra gioco e sport, sta, probabilmente, nella tensione che si crea in campo.

Nel gioco il risultato è importante fino ad un certo punto. Quello che conta è soprattutto il divertimento che ne consegue: le risate, il rapporto che si crea fra i partecipanti, il contatto tra le persone che il gioco aiuta a facilitare.

 Nello sport, invece, il peso delle responsabilità è ben più forte ed evidente, l’esito finale ha una valenza che nel gioco manca. E’ per questo che lo sport diventa spettacolo, e la gara sportiva ha senso anche perché ci sono degli spettatori, perché ci sono dei tifosi, che fremono, attendono e sperano.

 Questo è lo sport. Momento in cui ognuno di noi, liberamente, portato dal proprio cuore, dal proprio attaccamento ai colori per cui tifa, partecipa ben sapendo che ci sono delle regole da rispettare: di comportamento, di moralità, di etica, di rispetto.

Ultimamente, mi domando se alcuni dissensi sulla vita della nostra squadra siano il prodotto di comportamenti meschini ed invidiosi (o addirittura studiati ad arte, volti a destabilizzare), che da sempre suscita la Lazio, oppure reali critiche fatte in libertà.

 Mi piacerebbe, che la critica biancoceleste fosse il prodotto di un’elaborazione fatta di dati certi e su lungo periodo; fosse il prodotto di menti abituate a discernere autonomamente, menti che sanno che “perdere una battaglia non significa perdere la guerra” (il campionato è lungo…) e non il prodotto di un lavaggio di cervello, messo in atto da alcuni media, strumenti di certi personaggi che “amano” gettare fango, sulla nostra squadra, creando disorientamento, malumore, delusione e un latente senso di inadeguatezza.

 Dopo tanto cammino, dopo tante battaglie combattute e vinte, dopo tante soddisfazioni, la grande famiglia biancoceleste dovrebbe a gran voce rifiutare di subire un simile trattamento da tutti quelli che sempre remano contro. Una comunità, la Lazio, che fonda il suo vivere sulla lealtà, onestà, libertà, moralità e questo deve ben essere chiaro a tutti. Noi laziali non siamo materia inerme che può essere plasmata dal primo che passa; il nostro orgoglio, la nostra grandezza d’animo, il nostro cuore non permettono a nessuno, per nessun motivo di trattarci come “MINUS”. Ci rifiutiamo, di ripetere come degli imbelli, frasi confezionate da loschi figuri che si atteggiano a maestri di sport, di vita, di morale. Questi individui possono pensare di comportarsi così con altri, non con noi laziali.

Se, chiunque delle “ombre nere”, ha scambiato la nostra foga nel commentare un incidente di percorso per disaffezione, per scoramento, per disfattismo… beh, si è sbagliato. Quello non è il popolo laziale. Popolo critico, sì, ma sempre più vicino e compatto a difendere i ragazzi, quando le “ombre nere” cercano di avvicinarsi…

Venerdì 23 Settembre 2011 17:59

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