Autore Topic: Miro Klose, la forza dell’umiltà  (Letto 705 volte)

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Offline Daniela

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Miro Klose, la forza dell’umiltà
« : Venerdì 23 Settembre 2011, 11:53:38 »
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Miro Klose, la forza dell’umiltà
La Lazio e il nuovo leader

Daniele Magliocchetti

ROMA - Un leader fuori e dentro il campo. Silenzioso e mai rumoroso. Un professionista esemplare, ma soprattutto un campione carismatico e umile. E ancora con tanta voglia di imparare. Uno come Miro Klose alla Lazio non si vedeva da tempo. Anzi, secondo qualcuno che è a Formello da qualche decennio, giocatori come il tedesco ce ne sono stati davvero pochi. Da contare sulle dita di una mano.

«Salve ragazzi, mi chiamo Miroslav Klose, come va?», le semplici parole pronunciate dal bomber al suo primo giorno di Lazio. Un modo di fare e di presentarsi che ha stupito e conquistato tutti in un istante. E’ questa la sua forza: essere Miro Klose, un campione riconosciuto e affermato, ma non di farlo pesare affatto. E per lo spogliatoio è stata una vera rivelazione. Per non parlare dei giovani della Primavera che da quando l’hanno avuto accanto come compagno d’allenamento, è diventato un mito. Un paio di volte, Miro, che era tornato dalla nazionale e non aveva fatto in tempo a lavorare con la prima squadra, ha chiesto e ottenuto di allenarsi con i ragazzi di Bollini. Si sa, Klose è un perfezionista come Michael Schumacher, il suo idolo, e guai a saltare una seduta di lavoro. «Non si faccia problemi mister, lei mi dica quello che devo fare e io eseguo senza problemi», le parole di Klose a Bollini. Che ha cominciato l’allenamento un po’ titubante e timoroso, ma alla fine era entusiasta di come il campione avesse non solo svolto il lavoro, ma per come i suoi ragazzi lo seguivano ammirati. Il colpo di scena, però, c’è stato alla fine dell’allenamento, con l’attaccante che prima di entrare negli spogliatoi, ha raccolto tutti i diciassette palloni che erano in mezzo al terreno di gioco per inserirli nella rete e portarli in magazzino. Ecco chi è e cosa sta rappresentando nella Lazio Miroslav Klose.

A Cesena è stato fondamentale e ha colpito tutti non solo per il gol. Appena segnata la rete del 2-1, subito dopo l’esultanza, si è messo a parlottare con Ledesma su quello che bisognava fare in mezzo al campo, chiedeva insistentemente a Cisse di arretrare un po’ e dare una mano in difesa. A tutti non faceva altro che chiedere quel qualcosa in più per arrivare alla vittoria. E tutti, nessuno escluso, facevano esattamente quello che diceva Miro. Una specie di allenatore in campo. Il primo assistente di Edy Reja per certi versi. Il tecnico è rimasto affascinato dal bomber già al primo incontro segreto avuto a maggio a Formello. Lunedì sera, durante il trambusto delle dimissioni, è stato proprio Klose a prendere sotto braccio il tecnico e a convincerlo a restare, usando anche dei toni piuttosto duri. L’allenatore, che in realtà aveva già deciso di ritornare sui propri passi, si è quasi commosso dalla sicurezza e dalla stima che uno come Klose avesse mostrato nei suoi confronti. Da lì è ripartito tutto. «Non vedo l’ora di rigiocare contro il Palermo. Sono in gran forma», la gioia di Klose. Da un certo punto di vista l’arrivo del giocatore della Germania ha cambiato sul serio la mentalità all’interno della squadra. E’ tutto casa e Formello il panzer tedesco. Prima di arrivare al campo, accompagna i due figli gemelli Luan e Noah al Saint Georges, piccola colazione (adora il caffè, apprezza il vino e la cucina italiana) e poi la seduta di lavoro.

Si integra benissimo con Djibril Cisse, il suo esatto opposto. I due, spesso preparano la tattica sotto la doccia a Formello e chissà se l’azione di Cesena non l’avessero studiata qualche giorno prima. Ieri il francese ne ha fatta una delle sue. Terminato l’allenamento, insieme a Diakité, è piombato nella radio della Lazio, dove tra l’altro era ospite la squadra di calcio della Lazio femminile. Un po’ per fare il dejaay, ma un po’ per fare un deciso appello per domenica: «Dobbiamo continuare a vincere, perciò dobbiamo battere il Palermo, ma ci servite voi tifosi. Vorrei tanto sentire affetto e un gran tifo per noi, ma anche per mister Reja. Per la squadra, lui è una guida». E ancora: «Ho girato tante squadre in Europa, ma mai ho trovato un clima famigliare come qui alla Lazio».
Venerdì 23 Settembre 2011 - 10:15   

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