Autore Topic: Lazio: Reja, società e giocatori, ad ognuno le sue responsabilità  (Letto 741 volte)

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Lazio: Reja, società e giocatori, ad ognuno le sue responsabilità
« : Martedì 20 Settembre 2011, 09:11:57 »
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di Alessandro Zappulla

Pronti via ci avevano presentato la Lazio come la nuova corazzata della Serie A, ma a 180' dall'inizio del campionato molte certezze si sono già sgretolate, lasciando spazio a dubbi e quesiti. Dopo il pareggio con il Milan e il passo falso in Coppa, la compagine biancoceleste è incappata nella sconfitta casalinga col Genoa. Difesa molle, centrocampo lento e gioco stantio. Ecco come di consueto la squadra di Reja consegna le chiavi del match all'avversario. È successo a Milano, ma la splendida parentesi della prima mezz'ora accecò la sofferenza per il resto della gara. Si è ripetuto col Vaslui, e lì il campanello d'allarme suonò forte. Ma con il grifone la debacle è stata a dir poco imbarazzante. C'era una volta una Lazio che non c'è più, verrebbe da dire. Subiva poco, faticava molto, ma faceva dell'equilibrio un punto di forza imprescindibile. Da una stagione all'altra alla corte del tecnico friulano tanto è cambiato, ma da quel che si nota non tutto per il meglio. Sono arrivati nuovi giocatori per garantire quella propulsione offensiva che l'anno passato è mancata. Scaricato Zàrate all'Inter, quasi fosse un peso da cui liberarsi il prima possibile, gli innesti di Klose e Cissè hanno fornito qualità e importanza alla zona offensiva. Muscoli e cervello, talento ed esperienza al servizio di Reja, che ha provato ad amalgamare il tutto nel solito modulo 'Lazio', 4-2-3-1. Stessa formula, ma risultato inverso. Non funziona la strategia dell'infoltire la mediana per schermare la difesa. Poca spada e troppo fioretto nella nuova miscela biancocelste. Dalla cintola in su la Lazio stenta a ritrovare sprint e giocate, ma soprattutto consistenza. A poco servono Ledesma e Brocchi (o Matuzalem) a raccordo delle retrovie con l'attacco, se in campo non si applica un movimento di squadra. Manca compattezza fra i reparti (ottenuta solo per 25 minuti a San Siro, ndr). La difesa fa acqua ed incassa una media imbarazzante di due gol a partita. Se per un verso il quartetto dietro fatica a ritrovarsi (Dias e Biava insieme contano quasi 70 anni, ndr), per l'altro è il mancato sacrificio in gara, che puntualmente consegna alle cronache un gruppo sfilacciato e senza idee. Se è vero che a giocare le partite nel bene e nel male sono i calciatori, dalle critiche serrate non si può preservare sia Reja che la società. Zio Edy è entrato nel pallone. Ad un allenatore viene chiesto di saper leggere la partita e di trovare la giusta soluzione. Ma l'algoritmo vincente non alberga nella testa di Reja, almeno non quest'anno. Spedito Cissè a fare l'esterno di centrocampo alla stregua dello Zarate che fu, l'uomo di Gorizia non si sta dimostrando capace di modificare in corsa tattiche e giocatori scelti. Il luogo comune recita che: "Il bravo allenatore è colui che sbaglia di meno", ma se la Lazio non si ritrova più, Edy Reja dovrebbe rivoluzionare il detto in: "Il bravo allenatore è colui che sa sfruttare al meglio le doti dei suoi giocatori per rilanciare la propria squadra". E allora ecco che appare lampante quanto questa Lazio abbia le carte in regola per poter giocare con una mediana a tre, dietro ad un trequartista e due punte. Brocchi e Ledesma ad oggi sembrano insostituibili e in mancanza di Mauri perché non puntare forte su Cana?! Le possibilità di cambiare, di tentare altro ci sono, ma le soluzioni tardano ad arrivare. Reja ha dunque le sue colpe nel misfatto biancoceleste, ma da condividere in egual misura con scelte societarie a dir poco discutibili. Poche alternative di qualità in difesa, un punto interrogativo come vice Radu, l'equivoco Cana a metà campo e una media età decisamente elevata. La situazione attuale chiama in causa l'allenatore dunque, ma in pari misura anche le scelte di mercato. Nessuno è escluso dai problemi della Lazio, soprattutto il patron Claudio Lotito, che in queste ultime settimane è sembrato più interessato alla questione campana che non a quella biancoceleste. C'è bisogno d'intesa fra i reparti e non soltanto in campo. Presidente, Direttore Sportivo e allenatore, dovranno ora trovare le giuste soluzioni per far correre la nuova macchina bianco blu. Accendete i motori, ognuno per le vostre competenze. La gente laziale ha voglia di emozionarsi ancora. È tempo di lasciare i box.

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