Autore Topic: Stadi di proprietá - SEQUEL  (Letto 8131 volte)

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Offline robylele

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #20 : Martedì 6 Settembre 2011, 16:58:52 »
Monumentale f_m. Come spesso accade, peraltro, su queste vicende. Sempre arricchente il tuo originale punto di vista.

Certo, bisogna avere la pazienza di leggere il suo post dall'inizio alla fine e senza preconcetti. Non facile, va detto.  ::)

beh... profondo magari sì, tanto originale non direi.

capisco che per alcuni il calcio é la metafora della vita e che i tifosi sono stati tramutati in clienti, così come gli operai in consumatori, però io essendo un semplice tifoso che scrive su un Forum che parla di calcio, leggendo:

Se poi ci mettiamo Olimpia il quadro è completo: l’esempio di "spettacolo" eterodiretto.

mi accorgo di non avere il bagaglio di cultura sufficiente per apprezzare appieno l'intervento.

capisco la schiettezza, ma come si auspica una maggiore diplomazia all'attuale presidente della Lazio, si potrebbe anche utilizzare una bugia 'commerciale' e fare finta che almeno l'idea dell'aquilachevola sia in fondo abbastanza romantica e comunque non equiparabile alla musica tecno sparata al gol di Vargas.

anche perché, al di là di tutto, contano i sentimenti, appunto.
se la splendida idea mutuata dal Benfica ha dato emozione genuina a grandi e piccini, dall'altra parte cosa abbiamo?
una monumentale esibizione sociologica che, come dice satanasso, risulta alla fine un esercizio inutile.


'Vista da fuori questa nuova proprieta' Usa non mi intriga affatto. Troppe percentuali, troppi discorsi, troppi fogli'.
Luciano Spalletti
15 Aprile 2011

Offline carpelo

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #21 : Martedì 6 Settembre 2011, 17:00:58 »
A me l'intervento di mark_fish è piaciuto molto (facendo finta di non leggere quanto scritto su Olimpia, correttamente stemperato da robylele). Molto giusta anche la riflessione chiarificatrice di satanasso, anche se a lui lancio questa provocazione: NoTAV = NeoLudd?
Però di quanto scritto da mark_fish, non ho capito la conclusione: perchè è tutta colpa degli stadi di proprietà che, come giustamente sottolinea Cippì, non esistono?

Offline fish_mark

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #22 : Martedì 6 Settembre 2011, 17:10:02 »
e da quel lontano 3 ottobre 1976 quanti stadi di proprieta' sono stati costruiti?

perche' se la risposta e' nessuno, allora la causa del problema, e quindi la soluzione, e' da cercare altrove.

non da dare per scontata.

Infatti l'osservazione per cui da quell'ormai lontano 3 ottobre 1976 non siano stati costruiti stadi di proprietà è non pertinente, perché la costruzione degli stadi di proprietà e la tessera del tifoso non sono nei fatti efficaci a risolvere il problema della sicurezza fuori e dentro gli stadi, ma strumenti concepiti per tutt'altro scopo.

Il problema vero è il conflitto, prodotto antropologico del calcio dai suoi albori.
In questo lo stadio è sempre più terreno dove articolare e spesso sperimentare forme di controllo di massa, che poi vengono estese in altri settori (a quando la tessera del manifestante?).
d'altra parte lo sport  utilizzato come dispositivo che contribuisce a plasmare l'attuale corpo sociale, rendendo i soggetti docili, autoassoggettandoli con l'uso spregiudicato del mito dello sport come momento di consumo.
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
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CiPpi

Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #23 : Martedì 6 Settembre 2011, 17:52:46 »
ah be, certamente. una  disposizione iniqua, per  concezione ed  attuazione, a seguito  dei  tanti richiami al 'presunto' modello  inglese da  cui  pure il fantomatico,  perche'  mai esistito al  di  qua  della manica,  del  biglietto nominativo, puo' essere solo concausa  con  qualcosa  che  non esiste. il tutto condito, come rilevato da Satanasso (thank you), da un supremo grido  di  dolore nei  confronti del consumismo sfrenato  importato da  quella  stessa Inghilterra in  cui il Flaminio lo  butterebbero giu' per rifarlo  senza pensarci  due volte,  solo per poi spendere topic sul come la Lazio possa aumentare  i ricavi senza farla troppo  difficile quando si parla  di negozio  al centro, perche' 'er merciandaisin'. parafrando uno di tanto tempo  fa,  'non  far  sapere alla mano destra  quello  che scrive  la sinistra'.  monumentale e' a dir poco riduttivo.  PS.: degli hot dog, i trancioni di pizza, gli ettolitri di birra, i bidoni di popcorn e financo i panini con la frittata la Lazio non prende un becco di un quattrino. niente, nil, nicht, nada.

Offline fish_mark

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #24 : Martedì 6 Settembre 2011, 17:55:34 »
ah be, certamente. una  disposizione iniqua, per  concezione ed  attuazione, a seguito  dei  tanti richiami al 'presunto' modello  inglese da  cui  pure il fantomatico,  perche'  mai esistito al  di  qua  della manica,  del  biglietto nominativo, puo' essere solo concausa  con  qualcosa  che  non esiste. il tutto condito, come rilevato da Satanasso (thank you), da un supremo grido  di  dolore nei  confronti del consumismo sfrenato,  solo per poi spendere topic sul come la Lazio possa aumentare  i ricavi senza farla troppo  difficile quando si parla  di negozio  al centro, perche' 'er merciandaisin'. parafrando uno di tanto tempo  fa,  'non  far  sapere alla mano destra  quello  che scrive  la sinistra'.  monumentale e' a dir poco riduttivo.

Eh, si bellla contraddizione.
Il fatto è che non sanno neanche fare il loro lavoro ...
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Offline Er Matador

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #25 : Martedì 6 Settembre 2011, 22:21:26 »
Posso capire umanamente fish_mark, nulla più.
Per il resto, senza offesa, noto soprattutto parecchia confusione nel suo punto di vista.
Qualche esempio:

L’ultras costituisce attualmente l’ultimo ostacolo verso la spettacolarizzazione e mercificazione definitiva e completa dello spettacolo calcistico. Tutto è etero-diretto perché funzionale al consumo e quindi si sta allevando (ormai in cattività viste le sempre più ridotte presenze) la specie di tifoso-consumatore-cliente (ma non utente).
"Spettacolarizzazione e mercificazione definitiva e completa dello spettacolo calcistico"? Ma se sono proprio loro che l'hanno introdotta!
Loro è il primo esperimento di marginalizzazione del campo rispetto ai fattori di contorno, rappresentato in maniera plastica dal capo-ultrà che bercia nel megafono voltando le spalle al campo.
A proposito: uno che intona e centinaia/migliaia che lo seguono passivamente non rientrano nella nozione di eterodiretto?

Ti citerò una mia esperienza (l'ho raccontato altre volte).
Domenica 3 ottobre 1976, stadio Olimpico, Lazio-Juventus.
Arrivo allo stadio alle 1415, acquisto dei biglietti alle 14,20. Entrata trafelata alle 14,30, dopo l'acquisto dell'imperbabile trasparente (pioveva) a 1000 lire.
Tutto questo nei c.d. anni di piombo quando si sparava per le strade.

Oggi devi fare tutto con largo anticipo e dietro esibizione di copiosa documentazione attestante la tua condotta di "Buon tifoso di famiglia".

Il nuovo che è avanzato ha ridotto la mia libertà di decisione, di circolazione, di manifestazione del pensiero.

A te sta bene tutto questo, evidentemente ti rassicura.
A me no.
Personalmente non mi rassicura affatto, tant'è che mi rifiuto di mettere piede in uno stadio - vale a dire in un luogo di ricreazione - con la logica organizzativa di una spedizione militare.
Ma non ti viene il dubbio che la libertà di cui godevi nel 1976 sia stata erosa, scavata, delegittimata dall'interno usandola come hanno fatto gli ultrà, vale a dire sfruttando gli spazi liberi e il clima meno saturo per occuparli con una privatizzazione mafiosa?
Ammettiamo pure per un attimo - e non è la mia convinzione - che tutto questo fosse pianificato a prescindere, e che si sia sfruttata la degenerazione delle curve come pretesto per imprimere un'accelerata alle dinamiche del tifoso-consumatore e tutto il resto.
Anche in questo scenario, gli ultrà avrebbero comunque svolto un formidabile ruolo di spalla e di legittimazione propagandistica: un ruolo da servi e complici con le mani sporche, altro che "ultimi rappresentanti del calcio che fu".

Per dire, meglio le vuvuzela che le patatine fritte in curva.
Ricordo le parole di Lippi, lasciate in secondo piano dalla stampa forse per non turbare l'effimero ma esplosivo mercato di quelle cianfrusaglie.
Più o meno: "Quando siamo arrivati allo stadio c'erano diecimila persone, quando è iniziata la partita ce n'erano sessantamila e il rumore delle vuvuzelas era sempre lo stesso".
Io sono portato a credere a queste parole. Ma quand'anche l'assurdo e insopportabile sottofondo avesse un'origine più spontanea, ci ritroveremmo di fronte a decine di migliaia di persone che disturbano all'unisono uno spettacolo con un oggetto seriale e il cui uso dipende da una stupida moda commerciale.
Sì, commerciale: a meno che si voglia far credere che uno strumento tradizionale africano venga realizzato in plastica, o che quel rumore di fondo sia una peculiarità del modo di vivere il calcio nel Continente Nero (mai sentito né prima né dopo in quella forma, e seguo la Coppa d'Africa).
Ora, è possibile immaginare - per rimanere al linguaggio di fish_mark - qualcosa di più eterodiretto?

In definitiva: il calcio di oggi all'insegna dello show please, con gli spalti e il campo ridotti a una fasulla e stucchevole recita parrocchiale di "bravi bambini", mi fa ribrezzo.
Anche per le interferenze di carattere tecnico col gioco: vedi le gare a più alta audience televisiva, nelle quali all'arbitro è fatto divieto di espellere un giocatore nella prima ora di gioco per "non rovinare lo spettacolo".
Considerare in positivo gli ultrà, però, è quanto di più fuorviante si possa immaginare.
Se si limita al rimpianto per ciò che è stato e non sarà mai più nelle curve, merita rispetto come sentimento ma non ha nulla a che vedere con le possibili soluzioni.
Se li vede come la salvezza o l'ultimo baluardo del calcio che fu, equivale al curare un malato di mesotelioma con l'amiantoterapia.
Come recuperare e ricucire, dunque, qualche brandello del calcio tutt'altro che ideale, ma più sostenibile di quello attuale, così presente nei nostri ricordi?
Se si riconosce nel ritorno allo stadio dei tifosi comuni un elemento fondamentale, il passo successivo consiste nell'identificare i suoi nemici: il terrorismo curvarolo e l'ingerenza delle pay-tv, di certo poco interessate a perdere spettatori da salotto.
Del primo si è detto, del secondo non si può tacere che Murdoch e compagnia fanno i propri comodi con quella che in fondo è una loro proprietà.
Già, perché non si può definire quello squalo come merita se si tace che i diritti Tv occupano un mostruoso 75% alla voce ricavi delle società, e che senza quel contributo l'italico pallone chiuderebbe bottega domattina.
La soluzione consiste nel reperire introiti in grado di diluire uno strapotere dagli effetti devianti, e le vie percorribili rimangono fondamentalmente due: il merchandising e i servizi.
Il primo non arriverà mai ai livelli dell'Inghilterra, non esistendo da noi l'abitudine di indossare la maglietta della propria squadra - figuriamoci quella originale - durante le partite: ma certo non beneficia dell'intromissione di sfruttatori più o meno autorizzati del marchio.
Per citare un esempio facile facile: quale sarebbe la condizione finanziaria della SS Lazio se la vendita di magliette, sciarpe ecc. nel periodo cragnottiano fosse stata appannaggio esclusivo della società, senza intromissione di altri soggetti?
Il secondo comprende la fornitura di un pacchetto completo per la partita: non vedo nulla di male se oltre al biglietto vengono offerti - magari non a prezzi da strozzo - ristorazione e un parcheggio in cui ritrovare l'automobile come la si è lasciata.
Come non vedo nulla di male se quell'ulteriore esborso finanzia la propria squadra del cuore anziché i commercianti delle zone adiacenti allo stadio, che peraltro dai "regazzi" hanno ricevuto principalmente vetrine infrante e altre piacevolezze.
Ora, tutto questo è pensabile col rischio permanente di devastazioni organizzate? O con uno stadio in mano al CONI, al suo impresentabile leader e a convenzioni semi-feudali, giusto per rimanere alla stretta attualità?
Lo stadio di proprietà non è la salvezza: è un tentativo di riequilibrare una situazione insostenibile. Nella peggiore delle ipotesi ci si ritroverà con una spartizione della tifoseria fra vari soggetti eterodirigenti, che è sempre meno peggio rispetto a un monopolio o a un'oligarchia più ristretta.
Comunque la si rigiri, per gli ultrà e il loro strapotere non c'è, non ci deve più essere posto. La loro cancellazione rientra fra le misure portanti di una ristrutturazione del calcio italiano quanto la riduzione dei club professionistici, e in caso non lascerà rimpianti.
Perché tutto ciò che c'era da rimpiangere nelle curve è già stato cancellato, e da tempo, ad opera degli ultrà stessi.

BobCouto

Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #26 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 07:03:35 »

Dici bene, caro Roby, ma io non intervengo per difendere il diritto di dare le sprangate all'ospite (in)desiderato, anzi, tutto il contrario.
Non posso difendere la deriva affaristica, clanica e autorreferenziale della c.d. "tifoseria organizzata". Gli ultras sono diventati anche questo, ma non sono soltanto questo e non sono nati proprio per questo.
Io rimpiango lo striscione auto-finanziato, il fumogeno che avvolge lo stadio per 10 minuti dall'inizio della partita, i cori incessanti, i tamburi che battono il tempo della corsa in campo, per non parlare del frittatone alla fine del primo tempo.
Oggi vedo soltanto un clima lugubre, tra tornelli, prefiltraggi e sacchi di pop-corn.

Lo stadio che amavo e che rimpianto (spettacolo autogestito)




Lo stadio che temo e che rifuggo (spettacolo eterodiretto)
"Lo stadio da vivere 24 ore al giorno sette giorni su sette" ...



Belle immagini, vero? Tratte da un documentario di un regista palermitano che racconta di una sua esperienza in uno stadio di baseball americano.
Lo spettacolo è completamente eterodiretto; gli spettatori sono lì per fare di tutto, ma non tanto di vedere la partita: mangiano a profusione, bevono, si baciano puntualmente ripresi dalle telecamere dello stadio. Poi uno scalmanato si lancia in un ... bestemmione e quindi viene accompagnato all'uscita dalla security.


La "sindrome del gol di Vargas". Si narra che al gol del giocatore fiorentino durante il prestigioso incontro di Champions league contro il Liverpool, nel momento in cui la palla ha varcato la linea, dagli altoparlanti è stato sparato un brano techno per accompagnare la gioia del gol. La liturgia del calcio europeo che vuole il boato dello stadio come unica colonna sonora che viene violata per la prima volta: come mandare un assolo di chitarra elettrica durante la santa messa?


"Un uomo di una certà età, mi offriva spesso olio canforato,
ma spero che ritorni presto l'era del cinghiale bianco(azzurro)"



A partire dalla fine delle società fordiste, della "grande fabbrica", stadi e tifoserie hanno subito profondi fenomeni di ristrutturazione. Negli ultimi due decenni, gli impianti sono stati innervati e cablati da un'ottica del potere e del controllo a distanza, televisivo e poliziesco.
DI conseguenza, le tifoserie hanno subito un processo di selezione produttiva che ha favorito l'accesso agli spalti del tifoso redditizio, quello che compra calcio in un ciclo di consumo ufficiale che va ben oltre lo stadio e non organizzato, piuttosto che quello legato alla vita di curva.
A differenza che nel resto del continente, in Italia questo processo di assimilazione del tifoso a consumatore ha svuotato gli stadi.
Se la partita di calcio è stata ed è una funzione religiosa, con i nuovi stadi si vanno progettando delle piazze San Pietro che non prevedono l'accesso dei devoti.

D'altro canto, l'Inghilterra si è affermata come corporation che esporta tecnologie di controllo a partire dal prodotto di punta costituito dai pacchetti-repressione applicati allo stadio.
I comportamenti da stadio sono strumento per la legittimazione di nuove pratiche di disciplinamento. All’hooligan viene assegnata non solo una funzione espiatoria (un soggetto che si fa carico di tutte le nefandezze della società per espiarle simbolicamente nel momento del sacrificio), ma diviene esso stesso un elemento produttivo per la governamentalità, legittimandola all’interno di un dispositivo securitario che consente ogni retorica di animalizzazione, ogni conseguente evoluzione delle tattiche di controllo, ogni trasferimento di queste tattiche al resto del corpo sociale.

Tempo fa (1967) tale Debord nella “società dello spettacolo” affermava che "il capitale non opprime più l’operaio solo all’interno della fabbrica o ufficio, ma è fuoriuscito convertendo il lavoratore in consumatore".
L’ultras costituisce attualmente l’ultimo ostacolo verso la spettacolarizzazione e mercificazione definitiva e completa dello spettacolo calcistico. Tutto è etero-diretto perché funzionale al consumo e quindi si sta allevando (ormai in cattività viste le sempre più ridotte presenze) la specie di tifoso-consumatore-cliente (ma non utente).


Questa estate sono stato a vedere Lazio-Real Sociedad. Stiamo parlando di Spettacolo eterodiretto: bene, ci siamo quasi.
Gli altoparlanti che sparavano musica pop, moltitudini affamate che incrociavano gli spalti servoassistiti di hot dog o fumanti tranci di pizza, giovanotti che ingurgitavano ettolitri di birra conversando amabilmente, gruppi vocianti di bambini dotati di bidone di pop-corn appena munto.
Lo schermo gigante mandava in continuazione immagini di bambini in fasce coperti di magliette e sciarpe biancocelesti (roba da telefono (bianco)azzurro).
Se poi ci mettiamo Olimpia il quadro è completo: l’esempio di "spettacolo" eterodiretto.

In tutto questo ho visto una curva nord composta da mille striscioni buttati qua e là. Una immagine che non mi è piaciuta affatto.
Quando torna uno striscione unico? quando torna una sigla ri-unificante?
Quanto tornano il rullo dei tamburi e i fumogeni?
I canti e gli applausi ritmati?

Chiamatevi come cavolo vi pare ma tornate



Per tutto questo e molto altro è lecito dire: NO ALLO STADIO DI PROPRIETA'.

Sembra un volantino delle BR.

Un baroccheggiante pippone sul nulla.

Ed è vero esattamente il contrario di quello che dici.

Il tifo organizzato è presto degenerato, come tutto ciò che è anche minimamente autoreferenziale, in un vero e proprio business.

E il "fenomeno Ultras", come tu lo chiami, non è altro che il miglior servizio che frange sociali inquiete possano fare al Sistema: rinchiudersi in uno stadio, fare un po' di casino una volta a settimana, in orari prestabiliti dalle televisioni, e starsene a casa gli altri giorni a fare i bravi servi. E' QUESTO il motivo per cui non vengono seriamente combattuti, qui da noi: altro che "tentativo di normalizzare" eccetera, E' PROPRIO IL CONTRARIO.

Il mondo tifoide, da parte sua, si cimenta allegramente in tutto quello che tu vorresti stigmatizzare: commercializzazione del "marchio", spesso portata avanti con metodi di stampo camorristico, occupazione del territorio a scapito proprio di chi vorrebbe vivere in modo spontaneo e personale il sostegno alla propria squadra - le hai mai lette o no le "direttive" su come si tifa e perfino ci si veste in curva? ridicolo - sponsorizzazioni e amicizie politiche, "favori" (o il contrario) alle società, se queste "aiutano" o meno il "tifoso".

E' business, e nient'altro. Il tifoso SONO IO, che allo stadio non ho mai chiesto altro che poter sostenere la mia squadra, se m'andava anche imitando quei matti che lo facevano spalle al campo, ma senza che nessuno s'azzardasse a imporre nulla.

I capi. Capi de che? Allo stadio? Ma chi ve se intruppa.

L'ottusa ignoranza della ggente ci sta portando sempre più verso un mondo dove la libbertà viene interpretata come il diritto di scorreggiare in un ascensore pieno di gente. Ai tempi der panino co' la frittata beccavi una pizza in bocca da qualcuno dei presenti, e altre due quando tornavi a casa e raccontavi la cosa. Oggi si direbbe che è goliardia (senza manco avere una pallida idea di chi fossero veramente i goliardi) e che il sistema normalizzatore è cattivo e brutto.

Finitela, tu e KimGordon (ammesso non siate la stessa persona) di tentare di far passare la cacca per nutella.

BobCouto

Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #27 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 07:18:22 »
TORINO, 5 settembre - «E' bello poter parlare di un nuovo stadio». Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, non vede l'ora di godersi giovedì la presentazione del nuovo impinato bianconero. «Ora inizia una nuova era e siamo orgogliosi di portare a termine questo investimento. Ci abbiamo creduto e questo ci darà un vantaggio importante per i prossimi 5-6 anni».

FIANO TORINESE, 5 settembre - «Lo stadio nuovo? Speriamo significhi tantissimo, speriamo ci possa dare una mano e un aiuto in più oltre all'entusiasmo che ci fornisce il sapere che una struttura come questa è tutta nostra». Alessandro Del Piero non nasconde la soddisfazione e l'attesa di essere protagonista nella nuova casa della Juventus. ...................
«L'augurio è che si possa respirare un'aria particolare, un'atmosfera bellissima», ha concluso Del Piero

Chiedo: ma questi lo sapranno che lo stadio di proprietá non è un vantaggio ? Come sostenuto a piú ripresi da dotti ed incliti personaggi dello sport, della politica e dell´economia  8)


N.B.: gli articoli sono sull´edizione online del Corsport.it

Ah beh, Del Piero è un noto economista, se lo dice lui...

Per il momento siamo alle chiacchiere. Quanto a esempi concreti, invece, io sono rimasto allo stadio della Reggiana, che ne ha tratto tali benefici... da fallire.

Lo stadio se l'è dovuto accollare il Comune (cioè PAGHIAMO NOI), per la manutenzione, se no crollava: è da anni in mano al curatore fallimentare, e non si trova uno straccio di compratore. Del resto, quando si dice che "lo stadio è un patrimonio", io mi chiedo sempre "ma che capitale è? chi se lo compra?", non ricevendo mai risposta: si dà per sottinteso che è come un appartamentino a Garbatella, che lo vendi in tre giorni... Ma pare non sia così.

Vedremo negli anni se la Juventus ha fatto una scelta giusta, oppure no. 

jumpingjackflash

Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #28 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 08:07:04 »
Ah beh, Del Piero è un noto economista, se lo dice lui...

Per il momento siamo alle chiacchiere. Quanto a esempi concreti, invece, io sono rimasto allo stadio della Reggiana, che ne ha tratto tali benefici... da fallire.

Lo stadio se l'è dovuto accollare il Comune (cioè PAGHIAMO NOI), per la manutenzione, se no crollava: è da anni in mano al curatore fallimentare, e non si trova uno straccio di compratore. Del resto, quando si dice che "lo stadio è un patrimonio", io mi chiedo sempre "ma che capitale è? chi se lo compra?", non ricevendo mai risposta: si dà per sottinteso che è come un appartamentino a Garbatella, che lo vendi in tre giorni... Ma pare non sia così.

Vedremo negli anni se la Juventus ha fatto una scelta giusta, oppure no.
beh uno stadio a Roma lo puoi usare per molteplici inziative come spettacoli e concerti non solo per il Calcio. quindi credo sia molto più facile da "piazzare" eventualmente rispetto a quello di Reggio. Poi i dubbi sull'effettivo effetto economico rimangono comunque. Io non credo infatti che uno "stadio nudo e crudo possa portare granché nelle casse di un'azienda, il discorso cambia se accanto allo stadio ti fanno costruire ciò che vuoi.

CiPpi

Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #29 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 08:55:32 »
...

si, ma cosi continuamo a girare intorno al problema, senza volerlo veramente afferrare, visto che ne abbiamo gia' parlato.

lo stadio della Reggiana fu costruito SENZA attivita' commercaili collaterali se non quando ormai era troppo tardi.

quello della Juve ha, gia' da ora, 34.000 mq dedicati allo scopo.

4000 in piu' di quella dedicata alle aree verdi.

Offline giamma

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #30 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 10:33:43 »
Ah beh, Del Piero è un noto economista, se lo dice lui...

Per il momento siamo alle chiacchiere. Quanto a esempi concreti, invece, io sono rimasto allo stadio della Reggiana, che ne ha tratto tali benefici... da fallire.

Lo stadio se l'è dovuto accollare il Comune (cioè PAGHIAMO NOI), per la manutenzione, se no crollava: è da anni in mano al curatore fallimentare, e non si trova uno straccio di compratore. Del resto, quando si dice che "lo stadio è un patrimonio", io mi chiedo sempre "ma che capitale è? chi se lo compra?", non ricevendo mai risposta: si dà per sottinteso che è come un appartamentino a Garbatella, che lo vendi in tre giorni... Ma pare non sia così.

Vedremo negli anni se la Juventus ha fatto una scelta giusta, oppure no.
Lo stadio senza le strutture commerciali intorno non può dare introiti sufficienti a coprirne il costo di costruzione e gestione, speculazione o no ha ragione Lotito. Gli esempi esteri lasciano il tempo che trovano, ad esempio l'Arsenal ha trasformato il vecchio stadio in un immenso condominio e col ricavato più lo sponsor arabo si è ampiamente ripagato la costruzione del nuovo, all'estero la maggior parte delle squadre già possiede lo stadio che il più delle volte è in posizione centrale e di grande valore d'area.
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Offline fish_mark

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #31 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 10:48:14 »
Sembra un volantino delle BR.

Ma anche no. Questa tua personale interpretazione si riferisce a quello che è in realtà il frutto di mie letture e riflessioni, personali e sindacabili.
Tutto questo però – niente paura - non può essere inteso come un incitamento alla violenza e alla rivolta.

Un baroccheggiante pippone sul nulla.
Sorvolo, anche perché so che il tuo stile è sanguigno e mi piace.

Ed è vero esattamente il contrario di quello che dici.

Il tifo organizzato è presto degenerato, come tutto ciò che è anche minimamente autoreferenziale, in un vero e proprio business.

E il "fenomeno Ultras", come tu lo chiami, non è altro che il miglior servizio che frange sociali inquiete possano fare al Sistema: rinchiudersi in uno stadio, fare un po' di casino una volta a settimana, in orari prestabiliti dalle televisioni, e starsene a casa gli altri giorni a fare i bravi servi. E' QUESTO il motivo per cui non vengono seriamente combattuti, qui da noi: altro che "tentativo di normalizzare" eccetera, E' PROPRIO IL CONTRARIO.

Ho il timore, anzi la certezza, che ogni discussione sul fenomeno ultras – di cui io personalmente non ho mai fatto parte – su un forum di laziali sia filtrato dal riferimento all’esperienza e alla parabola degli Irriducibili. E’ inevitabile, anche quando ci si sforza di fare un discorso in generale.
Sapevo che il fenomeno ultras si comincia a sviluppare in Inghilterra sulla fine degli anni 60 del secolo scorso e che qui da noi comincia a prendere piede, nelle sue forme più organizzate, una decina di anni più tardi, ossia nei c.d. anni di piombo.
Ho fatto il riferimento personale a quel Lazio-Juventus di 35 anni fa. Si andava allo stadio senza fare nulla prima, ma soltanto acquistando il biglietto al botteghino. Eppure durante la settimana c’erano scontri quotidiani nelle piazze, scioperi, occupazioni di scuole e fabbriche, sparatorie e tanto altro. La società era percorsa da fiumi di veleno e di piombo eppure lo stadio era ancora (per poco) un’oasi di pace. Poi con il riflusso di fine 70, quando il terrorismo viene sconfitto e la contestazione rientra, per contrappeso comincia a crescere lo stadio come luogo dove convergono tutti i conflitti della società, dove si affermano nuovi attori della scena (una domanda: sai di che squadra fossero De Gasperi, Fanfani e Togliatti? Oggi è un po’ diverso …)
Su questa scia cresce e si organizza il fenomeno ultra che prende la deriva politica, affaristica e militare che raggiunge il suo apice negli anni 90.
Attualmente gli ultras esprimono una contestazione, non sempre condivisibile, ma che si lega spesso e volentieri con quella più propriamente politica, di destra e anche di sinistra. E’ probabile che questo riferimento non ti convinca ma ti chiedo oggi nel 2011 dove e in che maniera si esprime la contestazione più forte al sistema.


Il mondo tifoide, da parte sua, si cimenta allegramente in tutto quello che tu vorresti stigmatizzare: commercializzazione del "marchio", spesso portata avanti con metodi di stampo camorristico, occupazione del territorio a scapito proprio di chi vorrebbe vivere in modo spontaneo e personale il sostegno alla propria squadra - le hai mai lette o no le "direttive" su come si tifa e perfino ci si veste in curva? ridicolo - sponsorizzazioni e amicizie politiche, "favori" (o il contrario) alle società, se queste "aiutano" o meno il "tifoso".

Vedi sopra sul riferimento alla parabola degli Irriducibili



Finitela, tu e KimGordon (ammesso non siate la stessa persona) di tentare di far passare la cacca per nutella.

Su questo non sorvolo.
Visto che mi è stato ricordato che sui forum non esiste (e non deve esistere) una linea politica-editoriale,
visto che i forum su internet sono nati proprio come luogo di libertà
visto che un forum come questo e altri fa incontrare laziali di ogni specie e ogni provenienza è proprio il mettere insieme persone di differenti estrazioni sociali, riferimenti culturali e convinzioni politiche, il che è l’irresistibile fascino della passione calcistica e sportiva

quando scrivo qualcosa non ho l’ambizione di convincere qualcuno, ma ho soltanto l’ansia esprimere il mio pensiero.
Devo poter essere libero di fare questo, devono poterlo fare tutti, altrimenti i forum si inaridiscono e muoiono. E’ capitato in passato, non ricadiamo nello stesso errore.
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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #32 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 10:58:47 »
monumentali matador e bobcouto sull'argomento infondato dell'eterodirezione del tifo da parte di occulte entità.

allo stadio gli unici eterodiretti sono gli ultras. gli altri si guardano la partita, senza  sovrastrutture della collettiva minchia.

sulla questione stadio, irrazionalmente, da tifoso, dio solo sa quanto vorrei che la Lazio giocasse in un suo stadio biancoceleste, da 40.000, con tribune attaccate al campo, parcheggi, e ristorazione come si deve.

sulla convenienza economica ho dei dubbi.
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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #33 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 13:57:27 »
quoto senza dubbio l'intevento monumental di Pesce.
senza dubbio.

una post di brillante ribellione all'Alienazione.




satanasso, spiegare quello che hai spiegato tu è superfluo. a meno che spiegazione ed accetazione siano diventati nel mentre sinonimi, e che quindi la spiegazione di Fish non sia legittimamente tale, declassata ad impeto perchè analisi critica.



p.s. lo stadio della Juve, comunque, tornando un secondino a bomba, è la relaizzazione di un progetto che di per se segna la caduta del velo sulla necessità inderogabile di dover costruire un quartiere per forza di cose.
cosa che molti credevano e sostenevano imbeccati da media e neopalazzinari.
ennesima dimostrazione che, adesso sì, le chiacchiere stanno a zero solo quando interpretano una voce dissonante, mai, quando a farle è il signor Latifondista.
li, stanno a mille, per magia tutto diventa necessario, opportuno, inderogabile, inprocastinabile.

brindo alla vita.



Offline Rebecca

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #34 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 14:04:40 »
monumentali matador e bobcouto sull'argomento infondato dell'eterodirezione del tifo da parte di occulte entità.

allo stadio gli unici eterodiretti sono gli ultras. gli altri si guardano la partita, senza  sovrastrutture della collettiva minchia.

sulla questione stadio, irrazionalmente, da tifoso, dio solo sa quanto vorrei che la Lazio giocasse in un suo stadio biancoceleste, da 40.000, con tribune attaccate al campo, parcheggi, e ristorazione come si deve.

sulla convenienza economica ho dei dubbi.


Semplicemente perfetto.
La Lazio mia, in cima ar monno c'è la Lazio mia...

Offline WombyZoof

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #35 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 14:12:10 »
Ci si chiede anche se è il caso di liberarsi "del fardello Ultras", fenomeno che ha alimentato la passione nel calcio degli ultimi quarant'anni.

e io che pensavo agli anni 70 riva e crujiff, e poi chinaglia, il 1978 e paolo rossi, il 1982 e tardelli,  vabbè ci metto pure falcao e conti, maradona, gullitt, e poi gascoigne mancini e ronaldo.   

no, la passione l'hanno alimentata gli ultras.   lo scopro ora, che cojonazzo.
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Offline Kim Gordon

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #36 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 14:19:44 »

Finitela, tu e KimGordon (ammesso non siate la stessa persona) di tentare di far passare la cacca per nutella.
ot
non lavevo letto. mi ero fermato prima...per noia.

ti sconvolgerà sapere che anche tu spesso ti ripeti, e ti sconvolgerà sapere anche che spesso altri netter ripetono te che ti ripeti.
sarà sconvolgente ai limiti del possibile sapere infine che nessuno si è mai sognato di assimilare per questo te a qualcun'altro dubitando, insinuando.

sul volantino delle BR sorvolo.
la capacità che tu hai di ascoltare senza trincee e sassi è robba che ricorda la compartimentazione, non il post di fish.
cosa è che non sopporti che ambisce attraverso l'argomentazione a dare senso ad agiti di qualche ragazzetto confuso?!
non ti leggo parimenti solerte nei confronti di altre ambizioni.come mai?!

Offline robylele

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #37 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 16:19:26 »
OT

scusate, ma sbaglio o F_M, KG e BobCouto hanno recentemente magnato insieme??

come é possibile allora dubitare che i primi due siano due entità diverse?   ;D

EOT
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Offline fish_mark

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #38 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 16:28:36 »
OT

scusate, ma sbaglio o F_M, KG e BobCouto hanno recentemente magnato insieme??

come é possibile allora dubitare che i primi due siano due entità diverse?   ;D

EOT

Gli F_M, KG e BobCouto sono tre entità distinte e distanti.

Tuttavia, prossimamente nascerà il coordinamento KIM_FISH, che si batterà, in maniera non violenta, contro la deriva del calcio deprivato dell'anima, militarizzato e cementificato, per una governance democratica (elezioni presidenziali ogni 5 anni, senza possibilità di ricandidatura) e la collettivizzazione dei diritti TV (la stessa quota per tutte le squadre di serie A).
Tutto il potere ai tifosi.

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Re:Stadi di proprietá - SEQUEL
« Risposta #39 : Mercoledì 7 Settembre 2011, 17:27:18 »
a me questi continui richiami al "si stava meglio quando si stava peggio" non piacciono. Non vivo di nostalgie per i bei vecchi tempi, il mondo va avanti ed il calcio pure. Si pretendono giocatori che costano milioni come le star del cinema di Hollywood ma non si vuole "sporcare" il calcio con tutto quello che permette agli attori americani di guadagnare quelle cifre. Non volete i multi sala, i fast food, il 3D. Non volete pagare il biglietto 15 euro a spettacolo, però volete film grondanti effetti speciali, sceneggiati in modo inpeccabili e con prestazioni attorali da applausi. Ossimori in pillole abbastanza comuni in questo paese.