SUlla CRemonese, resto della mia idea. Poi magari verrò smentito... Ma secondo me è la più forte, e di tanto.
Su Carpi, Sorrento etc., dalle poche interviste lette alla dirigenza, ho capito che non si sono strutturati per il salto. Secondo me, numeri alla mano, il salto dalla Lega Pro alla B è molto più impegnativo che non quello dalla B alla A (ed anche questo, se non preparato porta allo sfacelo, vedi Treviso). In un caso il fatturato deve aumentare di diciamo una volta e mezzo (da 30 a 50 milioni?) nell'altro deve quanto meno raddoppiare. Oltre a tutte le considerazioni di carattere logistico (il sassuolo gioca a modena, che guarda caso infatti sta scomparendo, ed ha alle spalle uno sponsor padrone che nel momento in cui va via lo farà ripimbare il lega pro, se non peggio). Credo quindi che Carpi e SOrrento usino questo paly off per preparasi per il prossimo anno. Diverso il discorso per SIracusa e Lanciano, che avevano ambizioni dall'inizio.
Andiamo con ordine: la Cremonese ha dimostrato solidità tattica e caratteriale vincendo più di una partita in inferiorità numerica.
Meglio: sbloccando con un uomo in meno partite che finché si erano giocate undici contro undici erano rimaste in parità.
Ha in panchina uno che si dimostrava allenatore già in campo (Oscar Brevi) e una buona capacità di differenziare le risorse passando da un gioco corale alla ricerca del colpo da solista (soprattutto con Rabito, una sorta di Altafini della situazione).
Non mi sembra, però, così superiore al resto del gruppo: forse ha dato tale sensazione all'inizio, quando aveva accelerato la preparazione per una partenza sprint che permettesse di affrontare la penalizzazione, poi è rientrata nel mucchio.
Probabilmente vincerà a Trapani perché i locali proprio non ci pensano a salire in B. Non riesco a spiegarmi diversamente il sospetto crollo finale di quella che, per bel calcio e organizzazione di gioco, si è rivelata di gran lunga la migliore dell'intera Lega Pro.
Capitolo Carpi e Sorrento: gli emiliani tentarono il salto già qualche anno fa, con De Canio in panchina e Materazzi in campo.
Ci sarebbero riusciti se il Milan non avesse acquistato il Monza nel periodo dei play-off, il cui esito era a quel punto deciso fuori dal campo. Fu uno scandalo, ovviamente ignorato dal giornalismo a pecorina.
In Campania ha trovato dimora un pacchetto (Sarri allenatore, Camillucci, Croce e qualche altro in campo) transitato in blocco prima ad Arezzo poi ad Alessandria sotto la presidenza di Giorgio 'giornalista ex politico italo-sloveno che copia canzoni altrui (e che porta iella)'.
In Toscana è finita con la non iscrizione, in Piemonte con una retrocessione e una squalifica per partite truccate.
Nel secondo caso, va detto, il massimo dirigente era stato di parola nell'allestire la squadra per il salto di categoria, negato in semifinale play-off da due direzioni arbitrali ai confini della realtà che favorirono una Salernitana penosa (fortunatamente sconfitta in finale dal Verona e poi fallita, lasciando spazio al Salerno Calcio).
Non fu di parola il Comune alessandrino, che gli aveva garantito di fatto l'indotto legato alla costruzione di un nuovo stadio - vero motivo dell'incontro fra le parti - per poi rimangiarsi la parola in corso d'opera.
'giornalista ex politico italo-sloveno che copia canzoni altrui (e che porta iella)' è attualmente sospeso per la combine col Ravenna, ma il fatto che il gruppetto - privato strada facendo del tecnico, con Ruotolo al suo posto - abbia proseguito la corsa come se niente fosse non dà l'idea di una situazione limpidissima.
Nel complesso non capisco dove sia il dramma finanziario di una promozione, se si pensa che in Lega Pro i parametri gestionali necessari all'iscrizione vengono fatti rispettare con un certo rigore, mentre nella serie cadetta comincia a fare capolino la logica del
too big to fail.
Il problema riguarda casomai chi compie il salto all'indietro e chi investe per diverse stagioni consecutive - ne bastano un paio - senza raccogliere in termini di risultati.
Non escludo che alcuni presidenti abbiano paura del salto di categoria, ma c'è da chiedersi quanto vi sia di razionale e di confessabile in certe titubanze.
In qualche caso incide la logica perversa di mandare avanti chi vanta il bacino d'utenza e tutto il resto, come se il calcio fosse una specie di Auditel.
In qualche altro, temo, i motivi sono ancora più lontani dalla sportività.
In concreto: occhio alla Virtus Lanciano, lanciatissima (scusate il gioco di parole) dopo l'1-0 dell'andata contro un Siracusa da tempo in evidente flessione.
La condizione psicofisica è ottimale, l'ambiente ottimista ma senza troppe pretese, il gioco spumeggiante anche se con numeri non esaltanti in fase realizzativa.
In caso di exploit, prepariamoci alla consueta professionalità dei media giallorotti: l'allenatore è Carmine Gautieri, che siede su una panchina già appannaggio - e con buoni risultati, non confermati in seguito - di Moriero.
Verrebbe da chiedersi, vista la loro passione per le ex ali coprofaghe, perché non ci tolgono dai piedi Bruno Conti, ma non divaghiamo.
Nell'altro girone, il Taranto lotta contro una crisi societaria al buio dopo l'addio del vulcanico D'Addario (parente?).
Dionigi ha gestito con una certa abilità la situazione e senza la penalizzazione sarebbe già al mare con una promozione in tasca, ma non è facile reggere fino in fondo certe pressioni.
Anche perché lì, in effetti, si pone l'interrogativo di cui sopra: la B, e poi?
La Pro Vercelli potrebbe spuntarla proprio per gli orizzonti gestionali più nitidi: non si parla di Novara, ma dopo anni difficilissimi sembra di intravedere un progetto abbastanza solido.
Il glorioso sodalizio del Piemonte Orientale partecipò alla serie cadetta nel 1946/'47 per non farvi più ritorno: un po' come il Gubbio, tornato sia pure di passaggio in B proprio quest'anno.
Potrebbe succedere altrettanto, e di certo sarebbe suggestivo recuperare un nome storico nel calcio che conta.