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Calcio, torna in campo a 69 anni
Sarà portiere in seconda categoria Lamberto Boranga è un medico sportivo con due lauree. In 26 anni di carriera ha giocato 122 partite in serie A. Nel 2009, a 66 anni, rende noto il suo ritorno in campo con la maglia dell'Ammeto. A luglio di quest'anno annuncia l'ennesimo contratto della sua carriera con una squadra umbraQuesta è la storia di “uno di noi”. Anche lui nato per caso con il vizio del calcio. Ma la differenza tra noi e lui sta tutta nel fiato. E, certo, pure nella capacità di volersi bene anno dopo anno. Che lui, a 69 anni (li compirà il prossimo 30 ottobre) sgambetta ancora sui campi dilettantistici della provincia italiana, divertendosi e divertendo. E noi, eccezioni a parte, siamo quelli del “guai a mettere piede in palestra”, perché il tempo a disposizione è quello che è e la voglia sempre troppo poca.
Il lui in questione si chiama Lamberto Boranga e di professione fa il medico sportivo dalle parti di Perugia, città nella quale vive praticamente da sempre. In curriculum, Boranga può vantare una manciata di presenze in serie A e tantissime altre nelle categorie inferiori. Si ricordano di lui a Firenze, a Perugia, a Reggio Emilia e a Cesena. Boranga era un portiere. Anzi, Boranga è un portiere. Perché da qualche settimana ha deciso di rimettersi in gioco e di tornare a giocare per un risultato che fa classifica e che conta qualcosa. Fra qualche settimana, lo potrete vedere in azione a Papiano, frazione di circa 320 abitanti dalle parti di Marsciano, piena Umbria. Indosserà la casacca della squadra che porta il nome del paese e che milita in Seconda categoria. Vero, non è la serie A, ma se hai 69 anni e giochi in porta conta poco se a tirarti i missili da qualche metro sia Ibrahimovic, oppure il signor nessuno. Devi comunque buttarti e fare del tuo meglio perché il pallone non entri.
Perché Boranga non è tipo da “ma sì, va bene lo stesso, mi hanno fatto gol, ma non è un dramma”. Altrimenti, avrebbe scelto di partecipare ogni tanto a qualche partita tra amici e poi tutti a cena. Boranga ama la sfida e la competizione. Si allena due o tre volte alla settimana proprio per questo. Per tenersi in forma, certamente, ma anche per fare bella figura. Che se il mister decide di mandarti in campo, devi farti trovare pronto. Sempre e comunque. Anche se l’obiettivo numero uno è fare spettacolo.
Il portiere umbro è stato tra i protagonisti della fortunata stagione del “Maifredi team” in “Quelli che il calcio…”. Andava così. Per mostrare al pubblico della domenica le azioni da gol che non potevano essere trasmesse in forma originale per via dei diritti televisivi, Gigi Maifredi, il “gigione nazionale”, ex Juventus e titolare del “calcio champagne” (che alla Juve è andato di traverso), sistemava in campo vecchie glorie con i gradi da campione che ripetevano ciò che avevano visto poco prima in tv. Boranga era il titolarissimo tra i pali. Che però scalpitava perché voleva giocare davvero e non imitare le mosse dei grandi. Che peraltro avevano almeno una trentina di anni meno di lui.
Boranga non è nuovo a ritorni in grande stile. L’aveva già fatto un altro paio di volte, per ragioni diverse e sempre superati i 60 anni. Come se la vita gli avesse concesso un’altra chance. O se gli permettesse cose che la maggior parte degli esseri umani neppure prenderebbero in considerazione. Perché lo fa? Sicuramente, non per denaro. Che la busta paga in Seconda categoria equivale ad una cena ogni tanto. No, il vero motore è dentro la testa. Boranga si diverte e non vede perché debba mettere da parte una passione che lo vede ancora protagonista. Tra l’altro, particolare non trascurabile, è un medico sportivo con due lauree all’attivo (Biologia e Medicina). Questo per dire che non è un imprudente. In campo ci va, ma con la certezza o quasi (che il destino ci mette il suo) che tutto sia a posto. Nel calcio delle carte bollate dei tribunali e dei quattrini che decidono la sorte di un campione (Eto’o, tanto per fare un nome, lascia il campionato italiano per quello russo), una bella storia che strappa il sorriso e che riporta tutto a casa. Anche il piacere di seguire il calcio.
(Dario Pellizzari)