Autore Topic: Pausa fumo? Solo se timbri il badge  (Letto 6462 volte)

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TD

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #40 : Giovedì 7 Luglio 2011, 14:27:50 »
Non è detto, se all'interno dell'edificio è vietato fumare. A chi fuma non è mica impedito di fare una pausa, è impedito di fumare.

Offline franz_kappa

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Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #41 : Giovedì 7 Luglio 2011, 15:39:15 »
Ovvio che il fumo faccia male: da qui a "proibirlo" (ma poi lo stato come recupera i soldi che prende?) ce ne passa, Pank.
Premessa. D'accordo con il provvedimento propugnato da Renzi, la cui ratio è anche abbastanza logica: se esci dall'edificio che è il tuo luogo di lavoro per andare a fumare in cortile (senza dunque affacciarti alle finestre, sbucare in oscuri cavedi, usare le scale anticendio e simili accorgimenti che ti impediscono di uscire dall'edificio, abbandonando il luogo di lavoro) strisci il badge e quel tempo viene sottratto alle tue ore di lavoro.

Le pause caffé alla macchinetta (un rito che ODIO letteralmente [in quanto esalta la fannulloneria dei lavoratori] ma che, pena l'esclusione sociale dalla comunità dei colleghi, debbo spesso mio malgrado 'celebrare' consumando ignobili sciacquature di marmitte spacciate per caffé) si esplica nel luogo di lavoro e dunque non può veder imposta al dipendente alcuna forma di strisciata di badge.

Ecco dunque che non ha alcun senso, fattualmente, mettere sullo stesso piano la pausa caffé e la pausa sigaretta 'in cortile'. Semplicemente per le modalità con cui queste due pause nell'ambito dell'attività lavorativa vengono effettuate. Una 'dentro' e l'altra 'fuori' dal luogo di lavoro.

Ciò detto, veniamo all'affermazione di Giglic
Sul fatto che il fumo non vada proibito, Giglic caro, sono pienamente d'accordo con te. Ogni restrizione della libertà individuale è odiosa e insopportabile. Tanto più che lo Stato, come giustamente fai osservare, dalla vendita delle sigarette incamera un gettito non indifferente.

Allo stesso tempo, ritengo che degli adulti responsabili che siano anche fumatori non potranno non convenire con la mia considerazione: premesso che lo Stato migliore è quello che tende comunque una mano ai suoi cittadini, anche a quelli un po' lazzaroni, al fumatore - che va incontro SICURAMENTE a una serie di affezioni, anche gravi, direttamente connesse alla sua abitudine di fumare sigarette - dovrebbe senza dubbio essere negata l'assistenza medica gratuita (visto che la comunità dei cittadini, inclusi i non fumatori, pagano inspiegabilmente con le loro tasse anche i trattamenti medici per coloro che [i fumatori, appunto] decidono scientemente di ammalarsi, prima o poi, leggermente o gravemente), fatti salvi gli interventi di estrema urgenza (azioni salva-vita, insomma). Ogni altra terapia (cardiovascolare, respiratoria et similia) dovrebbe essere per loro onerosa, a differenza dei non fumatori.

Lo troverei molto giusto e responsabile.

In caso contrario, si tratterebbe di vero e proprio azzardo morale: io fumo e probabilmente mi ammalerò, ma tanto verrò curato nelle strutture sanitarie pubbliche pagate anche con i soldi dei non fumatori (che, per inciso, per troppi anni hanno subito le conseguenze del fumo passivo prima che si vietasse il fumo nei luoghi chiusi). Mica tanto giusto, secondo me.

Premetto l'immancabile obiezione: ma io fumatore, a differenza del non fumatore, pago in anticipo una sorta di 'assicurazione' sull'assistenza sanitaria che dovrò richiedere allo Stato in conseguenza della mia scelta di fumare con le imposte che gravano sui tabacchi.
Vero, chi lo nega. Ma tale obiezione non ha fondamento alcuno, in quanto quello specifico gettito è solo uno dei molti indistinti rivoli che concorrono ad alimentare il bilancio dello Stato. E visto che non è possibile scorporare quello specifico gettito per verificare la fondatezza della pretesa dei fumatori, ovvero essere assistiti dalla sanità pubblica alla luce del trasferimento di denaro dalle loro tasche allo Stato che i fumatori collegano alle tasse sulle 'bionde', non è possibile ammettere - ad oggi - questa obiezione pur apparentemente fondata.

Suggerisco dunque che gli incassi che arrivano allo Stato dalla vendita delle sigarette finiscano in un fondo speciale che, annualmente, verrà utilizzato per coprire i costi delle spese mediche garantite ai soli fumatori per la cura di ogni patologia direttamente o indirettamente collegata al fumo. Terminato quel plafond annuo (che, se utilizzato in parte, andrebbe fatto confluire nel bilancio generale della Sanità dal 1° gennaio di ogni anno), ai fumatori non resterebbero che due alternative: pagare di tasca propria le proprie cure oppure non ammalarsi.
Buon viaggio, caro Piero.

Giglic

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #42 : Giovedì 7 Luglio 2011, 15:57:13 »
Premessa. D'accordo con il provvedimento propugnato da Renzi, la cui ratio è anche abbastanza logica: se esci dall'edificio che è il tuo luogo di lavoro per andare a fumare in cortile (senza dunque affacciarti alle finestre, sbucare in oscuri cavedi, usare le scale anticendio e simili accorgimenti che ti impediscono di uscire dall'edificio, abbandonando il luogo di lavoro) strisci il badge e quel tempo viene sottratto alle tue ore di lavoro.

Le pause caffé alla macchinetta (un rito che ODIO letteralmente [in quanto esalta la fannulloneria dei lavoratori] ma che, pena l'esclusione sociale dalla comunità dei colleghi, debbo spesso mio malgrado 'celebrare' consumando ignobili sciacquature di marmitte spacciate per caffé) si esplica nel luogo di lavoro e dunque non può veder imposta al dipendente alcuna forma di strisciata di badge.

Ecco dunque che non ha alcun senso, fattualmente, mettere sullo stesso piano la pausa caffé e la pausa sigaretta 'in cortile'. Semplicemente per le modalità con cui queste due pause nell'ambito dell'attività lavorativa vengono effettuate. Una 'dentro' e l'altra 'fuori' dal luogo di lavoro.

Ciò detto, veniamo all'affermazione di Giglic
Sul fatto che il fumo non vada proibito, Giglic caro, sono pienamente d'accordo con te. Ogni restrizione della libertà individuale è odiosa e insopportabile. Tanto più che lo Stato, come giustamente fai osservare, dalla vendita delle sigarette incamera un gettito non indifferente.

Allo stesso tempo, ritengo che degli adulti responsabili che siano anche fumatori non potranno non convenire con la mia considerazione: premesso che lo Stato migliore è quello che tende comunque una mano ai suoi cittadini, anche a quelli un po' lazzaroni, al fumatore - che va incontro SICURAMENTE a una serie di affezioni, anche gravi, direttamente connesse alla sua abitudine di fumare sigarette - dovrebbe senza dubbio essere negata l'assistenza medica gratuita (visto che la comunità dei cittadini, inclusi i non fumatori, pagano inspiegabilmente con le loro tasse anche i trattamenti medici per coloro che [i fumatori, appunto] decidono scientemente di ammalarsi, prima o poi, leggermente o gravemente), fatti salvi gli interventi di estrema urgenza (azioni salva-vita, insomma). Ogni altra terapia (cardiovascolare, respiratoria et similia) dovrebbe essere per loro onerosa, a differenza dei non fumatori.

Lo troverei molto giusto e responsabile.

In caso contrario, si tratterebbe di vero e proprio azzardo morale: io fumo e probabilmente mi ammalerò, ma tanto verrò curato nelle strutture sanitarie pubbliche pagate anche con i soldi dei non fumatori (che, per inciso, per troppi anni hanno subito le conseguenze del fumo passivo prima che si vietasse il fumo nei luoghi chiusi). Mica tanto giusto, secondo me.

Premetto l'immancabile obiezione: ma io fumatore, a differenza del non fumatore, pago in anticipo una sorta di 'assicurazione' sull'assistenza sanitaria che dovrò richiedere allo Stato in conseguenza della mia scelta di fumare con le imposte che gravano sui tabacchi.
Vero, chi lo nega. Ma tale obiezione non ha fondamento alcuno, in quanto quello specifico gettito è solo uno dei molti indistinti rivoli che concorrono ad alimentare il bilancio dello Stato. E visto che non è possibile scorporare quello specifico gettito per verificare la fondatezza della pretesa dei fumatori, ovvero essere assistiti dalla sanità pubblica alla luce del trasferimento di denaro dalle loro tasche allo Stato che i fumatori collegano alle tasse sulle 'bionde', non è possibile ammettere - ad oggi - questa obiezione pur apparentemente fondata.

Suggerisco dunque che gli incassi che arrivano allo Stato dalla vendita delle sigarette finiscano in un fondo speciale che, annualmente, verrà utilizzato per coprire i costi delle spese mediche garantite ai soli fumatori per la cura di ogni patologia direttamente o indirettamente collegata al fumo. Terminato quel plafond annuo (che, se utilizzato in parte, andrebbe fatto confluire nel bilancio generale della Sanità dal 1° gennaio di ogni anno), ai fumatori non resterebbero che due alternative: pagare di tasca propria le proprie cure oppure non ammalarsi.

Caro FK
io francamente fatico a comprendere l'astio nei confronti dei fumatori. E non perchè lo sia anche io (sebbene occasionale  ;D) ma perchè parte sempre da una generalizzazione che se riguardasse altre categorie verrebbe tacciata di razzismo.
Innanitutto: chi sono i fumatori: da quante sigarette al giorno li vogliamo far partire? da una? OK, facciamo da una sigaretta al giorno.
Questo, secondo il tuo suggerimento, se si prende un tumore (magari lavora a porto marghera) ed il "plafond" è finito si deve pagare le cure da se.
Allora, visto che sui superalcolici c'è la tassa di stato come sulle sigarette, se uno viene "certificato" come bevitore anche di un limoncello alla settimana ed ha la cirrosi epatica (ma non il tumore ai polmoni) se è finito il plafond si paga le cure.
Ma dirò di più: chi mangia spesso in maniera disordinata e tende all'obesità si deve pagare le cure in caso di diabete. Che vuole, poteva fare vita più morigerata. Dice ma il diabete gli è venuto per altri motivi. Sicuro? Comunque era "soggetto"...

Come vedi, la tua posizione o si prende nei confronti di tutte le abitudini malsane dell'uomo (incluso Pinsa e Buoi  ;D) o è discriminante e liberticida peggio di quella di non far fumare per nulla (che almeno è un diritto, abusato ma un diritto).

Io credo che questo odio verso i fumatori dipenda prevalentemente dai fumatori maleducati che si sono incontrati (ce ne sono, e sono la maggioranza, come tutte le categorie italiote del nostro meraviglioso paese). Si dovrebbe distinguere, a mio modo di vedere, tra chi è educato e chi no.

Faccio un esempio: Se qualcuno fuma in ascensore, non è un fumatore: è un maleducato ed anche io fumatore lo "grido"
Se qualcuno (la maggioranza, purtroppo) lascia asrioma del suo "pet" sul marciapiede io non me la prendo con TUTTI quelli che hanno i cani (seppure tutti i cani debbano fare asrioma...), ma la prendo con chi lascia la asrioma sul marciapiede...

Spero di essere stato chiaro.

TD

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #43 : Giovedì 7 Luglio 2011, 16:04:08 »
Comunque, tornando a bomba, se interrompi la prestazione lavorativa è giusto che timbri. A meno che tu non abbia diritto a un coffee-break nell'orario senza timbratura. L'usanza sarà diversa per ogni azienda, nella PA uscire per motivi non lavorativi senza timbrare credo sia alquanto pericolosino. Secondo me è giusto. Nell'azienda dove lavoro si fuma nonostante il divieto di legge, senza sospendere il lavoro. Preferivo si rispettasse il divieto, anche perché in certe situazioni può essere parecchio pericoloso. La settimana prossima insieme al responsabile della sicurezza si fa una riunione per cercare di impedirlo.

Offline carpelo

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Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #44 : Giovedì 7 Luglio 2011, 16:11:28 »
Concordo TD. Comunque poco fa mi diceva un collega politico ed amico di Renzi che quella del sindaco è una boutade irrealizzabile ("dove li metti i tornelli a Palazzo Vecchio?") e che i lavoratori coinvolti hanno già, da contratto, quindici minuti non pagati per queste "pause". Ora non so l'esattezza di quanto detto, ma riporto.
Ed ho un attimo approfondito sulla 626 (ma non troppo :D ): i videoterminalisti hanno diritto a 15 minuti di pausa ogni due ore di lavoro.

Offline AlenBoksic

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Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #45 : Venerdì 8 Luglio 2011, 08:04:05 »
i lavoratori coinvolti hanno già, da contratto, quindici minuti non pagati per queste "pause". Ora non so l'esattezza di quanto detto, ma riporto.
Ed ho un attimo approfondito sulla 626 (ma non troppo :D ): i videoterminalisti hanno diritto a 15 minuti di pausa ogni due ore di lavoro.


Confermo per il discorso 626.
resta da capire se questa strisciata si applichi solo a chi esce per fumare o se invece faccia parte della pausa tout court.
Per me è la classica non notizia sfruttata ad arte da Renzi per farsi popolare su cui i giornali ci sono tuffati.

O.T.:
Quella dei tornalli è stata una delle più grosse buffonate degli ultimi 3 anni
E.O.T.
Voglio 11 Scaloni

Aquilotta del Nord

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #46 : Venerdì 8 Luglio 2011, 08:14:57 »
al fumatore - che va incontro SICURAMENTE a una serie di affezioni, anche gravi, direttamente connesse alla sua abitudine di fumare sigarette - dovrebbe senza dubbio essere negata l'assistenza medica gratuita

Ho un'idea, perché non assoldare cecchini di Stato che ci sparino direttamente un colpo in testa mentre passeggiamo per strada?

Offline Rebecca

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Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #47 : Venerdì 8 Luglio 2011, 09:47:32 »
Applaudo all'intervento del mitico Franz_Kappa seppur esageratamente forcaiolo contro chi fuma;perché se dovessimo togliere l'assistenza medica a chi fuma non dovremmo,al tempo stesso,soccorrere nemmeno chi provoca un incidente grave in autostrada.
I diritti fondamentali,almeno quelli,non buttiamoli via.
No?
La Lazio mia, in cima ar monno c'è la Lazio mia...

TD

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #48 : Venerdì 8 Luglio 2011, 10:42:59 »
no, no, l'assistenza medica non si tocca, e nemmeno la pausa caffè

Offline franz_kappa

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Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #49 : Venerdì 8 Luglio 2011, 11:09:37 »
Applaudo all'intervento del mitico Franz_Kappa seppur esageratamente forcaiolo contro chi fuma;perché se dovessimo togliere l'assistenza medica a chi fuma non dovremmo,al tempo stesso,soccorrere nemmeno chi provoca un incidente grave in autostrada.
I diritti fondamentali,almeno quelli,non buttiamoli via.
No?
Trovo di somma civiltà il modello assistenziale europeo e italiano in particolare, che prevede assistenza gratuita (nei casi di emergenza) a chiunque (o sbaglio?). Se un immigrato irregolare si presenta al pronto soccorso vittima di un infarto viene curato, anche laddove egli necessiti l'impianto di un by-pass coronarico, immagino. Questa è civiltà, sono felice di vivere in un Paese il cui malmesso sistema sanitario ha ancora a cuore il prossimo, chiunque egli sia.
Un modello invero oneroso e insostenibile a medio termine per gli alti costi che comporta, ma questo è un altro discorso.

Veniamo alla tua affermazione, Rebecca.

A dire il vero a me non sembra di aver mai scritto (forse ho dato questa impressione e me ne spiaccio) che ai fumatori andrebbe tolta l’assistenza medica.
Ho scritto ben altro, mi pare.

Allo stesso tempo, ritengo che degli adulti responsabili che siano anche fumatori non potranno non convenire con la mia considerazione: premesso che lo Stato migliore è quello che tende comunque una mano ai suoi cittadini, anche a quelli un po' lazzaroni, al fumatore - che va incontro SICURAMENTE a una serie di affezioni, anche gravi, direttamente connesse alla sua abitudine di fumare sigarette - dovrebbe senza dubbio essere negata l'assistenza medica gratuita (visto che la comunità dei cittadini, inclusi i non fumatori, pagano inspiegabilmente con le loro tasse anche i trattamenti medici per coloro che [i fumatori, appunto] decidono scientemente di ammalarsi, prima o poi, leggermente o gravemente), fatti salvi gli interventi di estrema urgenza (azioni salva-vita, insomma). Ogni altra terapia (cardiovascolare, respiratoria et similia) dovrebbe essere per loro onerosa, a differenza dei non fumatori.

Sostengo una cosa banale e su cui tutti dovrebbero convenire: una condotta individuale (e questo vale non solo per i fumatori, ma anche - cito i primi che mi vengono in mente - i grandi bevitori, gli obesi e chi assume sostanze psicotrope illegali) porta l’individuo a contrarre - al di là della sua predisposizione genetica e dell’incidenza dei fattori ambientali (chi sta a Vipiteno respira evidentemente peggio di chi vive a Taranto) - malattie ad esempio del sistema respiratorio o cardiovascolare?
E allora a quell’individuo venga senza meno garantita l’assistenza medica d’urgenza (non mi sono mai sognato di negarlo. Pretestuosi e immotivati i riferimenti alle fucilate che vorrei indirizzare ai fumatori. Non ci penso proprio. Auspicherei solo che fossero responsabili di una condotta liberamente e individualmente adottata che ha ricadute sociali su tutti, anche sui non fumatori), ma le terapie specifiche medico-chirurgiche per la cura delle affezioni provocate dall’abitudine di fumare siano a loro spese.
Diamogli assistenza medica, dunque, ma non gratuita in ogni caso. Curiamoli, dunque, ma che paghino le cure mediche specifiche (esclusi gli interventi urgenti) che lo Stato gli deve erogare per le conseguenze della pratica del fumo che hanno scelto di adottare.

Non mi è chiaro perché chi non fuma deve pagare le cure di chi fuma, tutto qua. Ma ovviamente la mia è più che altro una provocazione.
Buon viaggio, caro Piero.

Giglic

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #50 : Venerdì 8 Luglio 2011, 11:19:01 »

Un modello invero oneroso e insostenibile a medio termine per gli alti costi che comporta, ma questo è un altro discorso.



OT
No Franz, il modello ha funzionato egregiamente per oltre 60 anni. Altro che "medio termine". Basterebbe non dirottare i costi pubblici sulle strutture private. Qui da noi stanno chiudendo due ospedali su tre della Zona (CTO e S. Lucia, quest'ultimo centro di eccellenza MONDIALE per la riabilitazione) per lasciare in piedi solo il S. Eugenio (e ho detto tutto...). Sarebbe sufficiente evitare sprechi indecenti
EOT

Sulla tua "provocazione" io mi permetto di ribadire: non puoi con certezza stabilire se alcune malattie sono dovute al fumo, all'alcool o ad altro, ma solo dire che esiste una forte "correlazione" tra le due cose. Insomma, statisticamente è come dici tu, ma sul singolo caso la cosa è indecidibile. Quindi il tuo suggerimento mi sa di "classificazione ed apartheid" se consenti la provocazione anche a me

Offline franz_kappa

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Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #51 : Venerdì 8 Luglio 2011, 11:46:14 »
Sulla tua "provocazione" io mi permetto di ribadire: non puoi con certezza stabilire se alcune malattie sono dovute al fumo, all'alcool o ad altro, ma solo dire che esiste una forte "correlazione" tra le due cose. Insomma, statisticamente è come dici tu, ma sul singolo caso la cosa è indecidibile. Quindi il tuo suggerimento mi sa di "classificazione ed apartheid" se consenti la provocazione anche a me
E' proprio così, in effetti. Ne sono consapevole. E capisco anche che i fumatori (tu e Aquilotta) si siano sentiti presi di mira dalla mia provocazione.

Però, detto inter nos, sappiamo bene tutti e tre che un fumatore (anche non accanito) decide scientemente di adottare una condotta che favorirà l'insorgenze di alcune malattie che statisticamente si riscontrano assai meno in un non fumatore.

Io non so immaginare un modo sensato ma una qualche forma di 'ponderazione' di condotte che hanno impatti sociali ben diversi (il fumare e il non fumare) andranno pur trovate, prima o poi. O no?

---

Altra cosa. La sanità gratuita per tutti, universalmente, è una grande conquista di civiltà ma anche un enorme lusso che sinora ci siamo concessi ma che la tua, la mia e soprattutto le future generazioni pagheranno assai caro. Sempre di spesa pubblica si tratta, così come le pensioni d'invalidità facili e quelle ai 40-50enni e ogni altro trasferimento di ricchezza dallo Stato ai cittadini attraverso la spesa pubblica e lo spending deficit.

Sistema che ha funzionato "egregiamente" per oltre 60 anni?
Me cojoni, con quasi 2.000 miliardi di euro di debito pubblico caro c'è costato e soprattutto ci costerà, dico io, un simile sistema di diffusa protezione sociale degli italiani…  ::)
Buon viaggio, caro Piero.

Giglic

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #52 : Venerdì 8 Luglio 2011, 11:55:05 »


Sistema che ha funzionato "egregiamente" per oltre 60 anni?
Me cojoni, con quasi 2.000 miliardi di euro di debito pubblico caro c'è costato e soprattutto ci costerà, dico io, un simile sistema di diffusa protezione sociale degli italiani…  ::)

Giuro che la smetto perchè siamo deeply OT...
Ma i 2.000 miliardi di debito pubblico ci sono per la sanità e basta?
Sei troppo informato per non sapere che questo è stato creato principalmente da:
 - Cassa Integrazione regalata agli Agnelli (pagata dall'INPS, ecco perchè noi non avremo pensioni)
 - Opere pubbliche pagate 4 volte tanto grazie alle tangenti (metropolitana di Milano, A25, e chi più ne ha più ne metta). In questo c'è stata anche la "creazione" degli ospedali, ma non il concetto di sanità pubblica, che infatti eisteva oserei dire "da sempre" in Italia...
Ossia tutte cose che sono partite dalla "milano da bere" degli anni '80 e dal Craxismo...
La sanità Pubblica c'era anche negli anni '60 e '70 dove il rapporto tra debito pubblico e pil era al 20%, e non al 118 come oggi. Ancora nel 1983 era al 72%, ed avevamo passato anni di austerity tremedi, sia economicamente sia socialmente, con inflazione al 20% per praticamente tutto il decennio...
EOT (magari però un topic apposito si può fare  :))

Offline carpelo

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Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #53 : Venerdì 8 Luglio 2011, 11:58:00 »
Secondo me chi gioca a calcetto amatorialmente dovrebbe pagare una assicurazione, oltre al costo del campo, perchè si sa che prima o poi si infortuna, è una cosa normale. E quei pazzi che vanno a sciare? Non vedo perchè io debba pagargli le cure necessarie, visto che sanno a cosa va incontro.  ;D
Comunque, caro franz, non condivido il tuo ragionamento (che ha base logica, ma filosoficamente è contrario al mio modo di vedere: istruzione e sanità sono le prime cose per cui essere felici di pagare le tasse) ma lo rispetto. Però una bestialità l'hai scritta:
...chi sta a Vipiteno respira evidentemente peggio di chi vive a Taranto...
 ;)

Giglic

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #54 : Venerdì 8 Luglio 2011, 11:59:33 »
E' proprio così, in effetti. Ne sono consapevole. E capisco anche che i fumatori (tu e Aquilotta) si siano sentiti presi di mira dalla mia provocazione.

Però, detto inter nos, sappiamo bene tutti e tre che un fumatore (anche non accanito) decide scientemente di adottare una condotta che favorirà l'insorgenze di alcune malattie che statisticamente si riscontrano assai meno in un non fumatore.

Io non so immaginare un modo sensato ma una qualche forma di 'ponderazione' di condotte che hanno impatti sociali ben diversi (il fumare e il non fumare) andranno pur trovate, prima o poi. O no?



Sull' In Topic:
Nessuno dice che fumare sia un toccasana... (che poi, vorrei sapere perchè le cose che arrecano piacere fanno tutte male: Nessuno prescrive mai una dieta a base di Vongole e tortini di alici...). Ma questa cosa (soprattutto per le generazioni future) la ottieni informando, non punendo o minacciando chi ha abitudini defnite socialmente "non buone" (è pacifico che il fumare è non buono "personalmente", è sul "socialmente" che ho i miei dubbi... Già Giacomo I d'Inghilterra indicava tutti i danni del fumo nel 1612 (Couterblaste to Tobacco), e se in 4 secoli la cosa non è sparita non credo sia perchè esistono i cattivoni che vogliono fumare contro l'umanità.

BobCouto

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #55 : Venerdì 8 Luglio 2011, 12:04:36 »
Il fascismo e la campagna contro il fumo
di
Pierre Lemieux
 

Osservando le politiche adottate dal partito Nazionalsocialista, che governò la Germania dal 1933 al 1945, dal punto di vista di un osservatore del ventesimo secolo, esse appaiono sorprendentemente moderne. Robert N. Proctor, nel suo ultimo lavoro "La guerra di Hitler al cancro", (The Nazi War on Cancer, pubblicato nella sua versione originale inglese dalla Princeton University Press nel 1999, ed ora pubblicato in Italia), provvede un'ampia documentazione sulla guerra nazista contro il cancro, sulle misure adottate dal regime e sulle campagne intraprese dai nazisti in nome della pubblica sanità. Il professor Proctor, storico della scienza all'Università della Pennsilvania, ha dedicato molte delle sue ricerche alle interrelazioni tra medicina e sanità pubblica e politica, analizzando soprattutto la politica nazionalsocialista.

I nazisti erano conosciuti e ammirati per aver adottato le misure più progressiste, per i loro tempi, in materia di sanità pubblica. Essi applicarono le norme e le ricerche più avanzate per curare le malattie relative all'ambiente, quelle professionali, e quelle derivanti dallo stile di vita. Il cancro fu dichiarato "Il primo nemico dello stato." La politica nazista favoriva i cibi naturali e si opponeva ai grassi, agli zuccheri, all'alcol e alla vita sedentaria. Il preesistente movimento moderato contro l'uso di alcol e tabacco divenne più attivo sotto i nazisti, che s'impegnarono nel creare ciò che il prof. Proctor definisce "una sicura utopia sanitaria"

I capitoli più lunghi del libro del prof. Proctor sono dedicati al tabacco, "un argomento giustificato", spiega l'autore, "dal sorprendente fatto - prima d'ora inosservato - che la Germania nazista aveva la più aggressiva campagna contro il fumo e la più sofisticata epidemiologia antitabacco del mondo". È risaputo che lo stesso Hitler era un fanatico antifumatore, ma il movimento antifumo e le politiche d'intervento pubblico dell'era nazista andarono ben oltre i capricci di Hitler.

Il tabacco fu attaccato poiché "reliquia di uno stile di vita liberale" e fu definito una "masturbazione polmonare". Nella Germania nazista alcuni ricercatori di medicina, con forti connessioni al nazismo, furono i primi a stabilire una relazione statistica tra il fumo e il tumore ai polmoni. Mezzo secolo prima che l'Environmental Protection Agency facesse uso di scienza rottame contro "il fumo ambientale del tabacco", l'attivista anti-tabacco Dr. Fritz Lickint coniò il termine "fumo passivo" (egli sosteneva, tra l'altro, che anche il caffè fosse cancerogeno!).

I nazisti istituirono severi controlli anti-fumo, incluse restrizioni sulla pubblicità e divieti in molti luoghi di lavoro, negli uffici governativi, negli ospedali e in seguito anche su tutti i treni ed autobus nelle città. In alcune località divenne illegale per le donne acquistare sigarette. "La donna tedesca non fuma", proclamava uno slogan nazista.

Nel 1941, fu creato l'Istituto per la Ricerca sui Rischi del Tabacco, sotto la direzione di Karl Astel, un fervente nazista che si tolse la vita nell'Aprile del 1945. Astel sosteneva che l'opposizione al tabacco era "un dovere del socialismo nazionale." Come rettore dell'Università di Jena, proibì il fumo in tutti gli edifici dell'università. Il suo istituto produsse la più aggressiva documentazione scientifica sul rapporto tra fumo e cancro.

Proctor è perplesso e angustiato dal fatto che "Le iniziative per la Sanità pubblica erano portate avanti non solo nonostante il fascismo ma anche in conseguenza del fascismo", come egli mette in risalto. Il suo libro è però debole nell'analisi di questo tema. Nel capitolo conclusivo, dove egli cerca di focalizzare questo punto, ci si limita infatti ad affermare che il fascismo tedesco era un complesso miscuglio di bene e di male. Fortunatamente, l'ampia documentazione fornita dall'autore ci permette di avanzare ulteriormente quest'analisi.

Il fascismo si basa sulla sottomissione dell'individuo alla comunità. Come scrisse Benito Mussolini a proposito del ventesimo secolo: "Se il XIX secolo è stato il secolo dell'individualismo, c'è da aspettarsi che questo sia il secolo del collettivismo, quindi il secolo dello Stato". Il marchio tedesco del fascismo, il Nazionalsocialismo, era caratterizzato anche da convinzioni razziste (in contrasto col nazionalismo puro). D'altra parte, in Occidente la dottrina della sanità pubblica si ora è spostata dalla focalizzazione su sanità e malattie contagiose ad un attacco frontale sulle scelte dell'individuo e su uno stile di vita considerato politicamente scorretto.

La relazione tra fascismo e sanità pubblica è probabilmente molto più simbiotica di quanto ammette il prof. Proctor. Dopo aver letto "La guerra di Hitler al cancro", il lettore attento si troverà nella posizione ideale per capire perché il fascismo richieda un'efficace politica di intervento della sanità pubblica. Lo stato fascista ha bisogno di "prezioso materiale umano" - o, come diremmo oggi, di sane "risorse umane". Gli slogan nazisti erano più espliciti di quelli usati dai nostri crociati odierni: "Il tuo corpo appartiene alla nazione!" "É tuo dovere essere sano!", "Il cibo non è una questione privata!" L'Economato Nazionale Nazista anticipò gli odierni fascisti della salute delineando anche i cosiddetti "costi sociali" del fumo.

Il miscuglio di salute pubblica diventa più efficace se si aggiunge un ingrediente razzista. La campagna per la sanità pubblica contribuì non solo a preservare una popolazione di coscritti e di contribuenti, ma anche "Il puro sangue tedesco." Quest'additivo non era veramente necessario, sarebbe bastato anche solo il collettivismo. Ma come ci fa notare Proctor, "I medici della Germania del fuhrer erano più interessati al ' vigore della razza ', la cosiddetta comunità del popolo, che alla salute degli individui".

Il professor Proctor prende le distanze dai libertari, che vedrebbero la mano invisibile del fascismo nell'odierna repressione del fumo: "Non è mia intenzione", egli scrive, "dimostrare che gli odierni sforzi anti-fumo abbiamo radici fasciste, né che le misure per la sanità pubblica siano per principio totalitarie - come vorrebbero farci credere alcuni libertari." Tuttavia, bisogna chiedersi se esistono connessioni istituzionali che leghino più strettamente la sanità pubblica al fascismo. Oltre al bisogno dei fascisti di avere soggetti sani, io ritengo che ci siano altre connessioni che aiutino a dare significato all'inquietante testimonianza contribuita da Proctor.

Sia le politiche fasciste, sia la moderna ideologia salutista, richiedono uno stato molto forte. Proctor ci ricorda che le preoccupazioni per la salute pubblica erano ben note nel periodo della repubblica di Weimar, e il primo ente anti-tumore finanziato dallo stato fu fondato in Germania 33 anni prima che i nazisti arrivassero al potere. "La novità del periodo nazista fu l'incremento dei poteri dati alle forze della polizia, ed alla legislatura, per mettere in pratica ampie misure preventive". I poteri concessi alla polizia dal fascismo permisero infatti all'ideologia della sanità pubblica di rivelare la sua vera natura.

L'apparato statale Nazista aveva un "Fuhrer per la sanità del Reich", che istituì uffici centrali per schedare i dati relativi a molte malattie e tossicomanie. La Germania nazista era una società trasparente, dove agli individui non era concesso nascondere la propria vita allo stato. Migliaia di alcolizzati "schedati" caddero vittime del programma di sterilizzazione sotto la Legge per la Prevenzione della Prole Geneticamente Malata.

Ne segue che il fascismo conduce naturalmente alla tirannia della sanità pubblica, che a sua volta ha bisogno di uno stato con ampi poteri. Questa è la logica dietro le istituzioni politiche e la crescita dei poteri dello stato. Il principale rischio dell'odierno movimento di sanità pubblica non sta tanto nelle sue radici fasciste quanto nella sua capacità di giustificare i - ed appellarsi a - tirannici poteri governativi.

Forse, su un piano morale, esiste una netta correlazione tra la moralità di un'azione e la bontà delle intenzioni che ne sono alla base. Ma, al contrario di ciò che il prof. Proctor sembra presupporre, non esiste una correlazione simile tra le intenzioni dell'uomo e le sue conseguenze sociali. Gli economisti Bernard de Mandeville e Adam Smith hanno riconosciuto che anche intenti egoisti possono avere delle conseguenze altruiste positive. Allo stesso modo, le buone intenzioni possono avere degli effetti indesiderati. Come scrisse Friedrick Holderlin: "Ciò che ha sempre trasformato lo stato in un inferno sulla terra è che l'uomo ha cercato di fare di essa il suo paradiso." Non c'è da sorprendersi che le buone intenzioni della sanità pubblica nazista producessero terribili conseguenze, né che una cattiva ideologia come il fascismo ottenesse qualche buon risultato in termini di sanità pubblica.

Ma ci furono invero buoni risultati? Possiamo veramente affermare che il nazismo abbia prodotto delle buone misure per la sanità pubblica? Forse, ma solo se ignoriamo il prezzo imposto agli individui. In termini di salute pubblica, nessun risultato è assolutamente buono, ed indipendente dai suoi costi. Anche se si accetta che il fumo contribuisca al cancro polmonare, ciò non giustifica la proibizione a persone adulte di fare ciò che vogliono della loro vita. Contro le 20.000 donne tedesche che forse furono salvate dal cancro grazie alla politica paternalista nazista, bisogna tenere conto non solo delle aggressioni e delle morti causate dal potere politico necessario per raggiungere tale risultato, ma anche del prezzo pagato da quelle donne sul piano della loro libertà e dignità.

Dalla descrizione fornitaci dal professor Proctor sulla vita dei tedeschi durante il nazismo, emergono ulteriori risultati. Nonostante il tirannico potere dello stato e malgrado la guerra, il potere in Germania non fu mai completamente centralizzato. Controversie continuarono ad essere dibattute (almeno all'interno della stirpe ariana), la ricerca sul cancro andò avanti, e l'industria del tabacco lottò contro i proibizionisti, mentre la vita mantenne un'apparenza di normalità. Proprio come succede oggi.

Naturalmente, esiste una differenza di grado tra la tirannia nazista e le silenziose tirannie amministrative sotto le quali viviamo oggi. Ma forse i futuri osservatori si chiederanno come, alla fine del ventesimo secolo, una vita apparentemente normale potesse coesistere con l'incremento degli attacchi alle nostre libertà.


geddy

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #56 : Venerdì 8 Luglio 2011, 12:13:49 »
Premessa. D'accordo con il provvedimento propugnato da Renzi, la cui ratio è anche abbastanza logica: se esci dall'edificio che è il tuo luogo di lavoro per andare a fumare in cortile (senza dunque affacciarti alle finestre, sbucare in oscuri cavedi, usare le scale anticendio e simili accorgimenti che ti impediscono di uscire dall'edificio, abbandonando il luogo di lavoro) strisci il badge e quel tempo viene sottratto alle tue ore di lavoro.

Le pause caffé alla macchinetta (un rito che ODIO letteralmente [in quanto esalta la fannulloneria dei lavoratori] ma che, pena l'esclusione sociale dalla comunità dei colleghi, debbo spesso mio malgrado 'celebrare' consumando ignobili sciacquature di marmitte spacciate per caffé) si esplica nel luogo di lavoro e dunque non può veder imposta al dipendente alcuna forma di strisciata di badge.

Ecco dunque che non ha alcun senso, fattualmente, mettere sullo stesso piano la pausa caffé e la pausa sigaretta 'in cortile'. Semplicemente per le modalità con cui queste due pause nell'ambito dell'attività lavorativa vengono effettuate. Una 'dentro' e l'altra 'fuori' dal luogo di lavoro.

Ciò detto, veniamo all'affermazione di Giglic
Sul fatto che il fumo non vada proibito, Giglic caro, sono pienamente d'accordo con te. Ogni restrizione della libertà individuale è odiosa e insopportabile. Tanto più che lo Stato, come giustamente fai osservare, dalla vendita delle sigarette incamera un gettito non indifferente.

Allo stesso tempo, ritengo che degli adulti responsabili che siano anche fumatori non potranno non convenire con la mia considerazione: premesso che lo Stato migliore è quello che tende comunque una mano ai suoi cittadini, anche a quelli un po' lazzaroni, al fumatore - che va incontro SICURAMENTE a una serie di affezioni, anche gravi, direttamente connesse alla sua abitudine di fumare sigarette - dovrebbe senza dubbio essere negata l'assistenza medica gratuita (visto che la comunità dei cittadini, inclusi i non fumatori, pagano inspiegabilmente con le loro tasse anche i trattamenti medici per coloro che [i fumatori, appunto] decidono scientemente di ammalarsi, prima o poi, leggermente o gravemente), fatti salvi gli interventi di estrema urgenza (azioni salva-vita, insomma). Ogni altra terapia (cardiovascolare, respiratoria et similia) dovrebbe essere per loro onerosa, a differenza dei non fumatori.

Lo troverei molto giusto e responsabile.

In caso contrario, si tratterebbe di vero e proprio azzardo morale: io fumo e probabilmente mi ammalerò, ma tanto verrò curato nelle strutture sanitarie pubbliche pagate anche con i soldi dei non fumatori (che, per inciso, per troppi anni hanno subito le conseguenze del fumo passivo prima che si vietasse il fumo nei luoghi chiusi). Mica tanto giusto, secondo me.

Premetto l'immancabile obiezione: ma io fumatore, a differenza del non fumatore, pago in anticipo una sorta di 'assicurazione' sull'assistenza sanitaria che dovrò richiedere allo Stato in conseguenza della mia scelta di fumare con le imposte che gravano sui tabacchi.
Vero, chi lo nega. Ma tale obiezione non ha fondamento alcuno, in quanto quello specifico gettito è solo uno dei molti indistinti rivoli che concorrono ad alimentare il bilancio dello Stato. E visto che non è possibile scorporare quello specifico gettito per verificare la fondatezza della pretesa dei fumatori, ovvero essere assistiti dalla sanità pubblica alla luce del trasferimento di denaro dalle loro tasche allo Stato che i fumatori collegano alle tasse sulle 'bionde', non è possibile ammettere - ad oggi - questa obiezione pur apparentemente fondata.

Suggerisco dunque che gli incassi che arrivano allo Stato dalla vendita delle sigarette finiscano in un fondo speciale che, annualmente, verrà utilizzato per coprire i costi delle spese mediche garantite ai soli fumatori per la cura di ogni patologia direttamente o indirettamente collegata al fumo. Terminato quel plafond annuo (che, se utilizzato in parte, andrebbe fatto confluire nel bilancio generale della Sanità dal 1° gennaio di ogni anno), ai fumatori non resterebbero che due alternative: pagare di tasca propria le proprie cure oppure non ammalarsi.
Si potrebbe anche negare l'assistenza gratutita di pronto soccorso a uno  che si butta col paracadute e non gli si apre. Oppure a chi fa il bagno non dopo le due ore che occorrono per digerire. Sarebbe davvero un mondo migliore. Far pagare i trattamenti chemioterapici a uno che fuma. Se ha smesso cosa facciamo? Uno sconto? O un tre per due, meglio.

Boks XV

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #57 : Venerdì 8 Luglio 2011, 12:16:49 »
mah...
mi accendo un toscano, va'.

Giglic

Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #58 : Venerdì 8 Luglio 2011, 12:18:06 »
mah...
mi accendo un toscano, va'.

Se è Renzi ti vengo a dare una mano

Offline MCM

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Re:Pausa fumo? Solo se timbri il badge
« Risposta #59 : Venerdì 8 Luglio 2011, 12:19:56 »
Ha ragione Renzi.
Se fossi residente a Firenze, lo voterei indubbiamente. Non c'è ragione perchè lo si cambi.