AGENPARL) - Roma, 08 giu - Il rapporto dell'agenzia di sicurezza nucleare giapponese (Nisa) all'IAea presenta un quadro ancor più grave di quello finora ammesso dall'azienda Tepco. Il danneggiamento del vessel che contiene il nocciolo del reattore 1 di Fukushima sarebbe avvenuto dopo sole 5 ore dallo tsunami e non 15 come precedentemente stimato da Tepco; il vessel del reattore 2 si sarebbe danneggiato dopo 80 ore e non 109, mentre il vessel del reattore 3 si è danneggiato più tardi di quanto stimato (79 ore e non 66). "La cosa più grave del rapporto della Nisa è che per la prima volta si ipotizza un 'melt-through': il nocciolo fuso sarebbe infatti già passato dal vessel al contenimento primario, dunque l'inizio della cosiddetta 'sindrome cinese' che in questo caso andrebbe ribattezzata 'sindrome argentina' ". E' il commento di Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.
Ancor peggio del meltdown. Fukushima, il Governo ammette il possibile melt-through
Tre “melt-through“. Ancor peggio dei tre “melt-down” ammessi finora. Mi scoccia scrivere due post consecutivi su Fukushima, ma sta arrivando una notizia che merita secondo me (ahimè) ampia considerazione.
Il meltdown si ha quando il combustibile nucleare, non più raffreddato, si fonde (“melt”) e precipita in fondo (“down”) ai reattori. In base a quanto scrive un gornale nipponico, nella relazione su Fukushima destinata all’Iaea (l’agenzia dell’Onu per l’energia nucleare), il Governo ora ammette la possibilità che il combustibile nucleare abbia anche fuso i reattori stessi (almeno in parte) e ne sia uscito. Il melt-through, appunto. Nel qual caso si troverebbe ora a diretto contato con l’ambiente.
Ok, l’ammissione di una possibilità non è una certezza. Ma la possibilità finora era sempre stata ufficialmente smentita: di conseguenza chi l’aveva ventilata si era preso del pessimista catastrofista eccetera.
Inoltre le notizie ufficiali sui primi giorni Fukushima stanno venendo fuori adesso, con prudentissima lentezza: dipingono un quadro più dettagliato e più fosco.
I contorni di questa catastrofe sfumano se si apprendere i fatti goccia a goccia, quando ormai si sono verificati da tempo. E di conseguenza, per non perdere le proporzioni degli eventi, parliamo di questo melt-through.
La fonte della notizia è il quotidiano giapponese Yomiuri, rilanciato in breve in inglese da Bloomberg. Una traduzione dal giapponese in inglese con qualche dettaglio in più è sul blog Ex-skf. In fondo, come sempre, i link.
Secondo lo Yomiuri, il “melt-through” avviene quando il combustibile fuso esce dal Rpv (Reactor Pressure Vessel, il contenitore ermetico di acciaio ultrarobusto con dentro il combustibile nucleare) e si deposita in fondo al Cv (Containment Vessel, il bunker di cemento armato che alloggia il contenitore) ed è considerato peggiore del “melt-down”.
Fin qui la notizia. Detto in altre parole, ecco cosa significa. Il combustibile nucleare caldissimo e non più raffreddato ha formato un blob, una sorta di lava radioattiva e caldissima, in grado di fondere e inglobare ciò che trova sul suo camino.
Finora tutti avevano detto che c’era ancora una barriera rispetto all’ambiente esterno: l’acciaio del reattore, contro il quale il blob si era arrestato. Una barriera bucata e in grado di far passare la radioattività: ma non il combustibile nucleare.
Adesso viene ammessa la possibilità che il blob nucleare abbia fuso e inglobato l’acciaio del reattore e sia alle prese col cemento e con le fondazioni degli edifici.
Nel qual caso? Probabilmente andrà avanti a inglobare e fondere finchè non si diluirà e non perderà calore: spargendo ovviamente radioattività attorno a sè. Potrà avvelenare il sottosuolo ed eventualmente la falda sotterranea d’acqua, che a sua volta trasporterà la radioattività anche molto lontano.
Però esistono dai scientifici troppo scarsi per tratteggiare con precisione il comportamento del blob. Se davvero il melt-through si è verificato, nessuno può prevedere cosa accadrà.
Dicevo prima che adesso il Governo giapponese sta tirando fuori dal cassetto molti dati raccolti nei primi giorni di Fukushima: delineano scenari più particolareggiati e più preoccupanti