Autore Topic: Referendum  (Letto 36547 volte)

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Offline franz_kappa

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Re:Referendum
« Risposta #40 : Martedì 7 Giugno 2011, 16:35:24 »
Il controllo dei mezzi di informazione è (anche) questo.
Appunto.
Un motivo in più per sottrarre la tv pubblica alla corruttrice influenza del Governo di turno, sia esso di destra, centro-destra o centro (le uniche tre opzioni, ahinoi, possibili in Italia).

Che la tv sia libera e privata. Anziché pochi gruppi soggetti al controllo di molti (sia esso il Governo e la ramificata rete di intessi che lo sostiene o un tycoon lombardo e la ramificata rete di interessi e relazioni del tycoon stesso. Peraltro spesso i due soggetti [Governo e tycoon lombardo] si sono sovrapposti, negli ultimi 17 anni) meglio tanti gruppi ciascuno soggetto al controllo dei suo editore di riferimento.

Poi il telespettatore può sempre scegliere cosa meglio si attaglia ai suoi desiderata. Decidendo con la sua testa, quando è in grado di usarla.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline franz_kappa

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Re:Referendum
« Risposta #41 : Martedì 7 Giugno 2011, 16:37:30 »
Mezzo milione di firme nel 45 era una percentuale molto più alta.. ed inoltre gli stessi costituenti non vedevano di buon occhio il referendum uno delle due eccezioni alla perfetta repubblica parlamentare creata con la costituzione (l'altra è la corte costituzionale).
Fatto sta che nelle intenzioni dei costituenti (basta leggere i lavori preparatori) l'intenzione era di renderlo un evento RARISSIMO.
Appena fu emanata la legge di attuazione (1975 altro segnale) ci fu un massiccio e sistematico uso (abuso) di questo strumento anche dagli stessi partiti politici che avrebbero dovuto utilizzare strumenti "normali" invece di ricorrere a questo ormai facile (dato l'aumento della popolazione e l'organizzazione dei partiti) corridoio..
53 referendum dal 75 ad oggi più di uno all'anno di media.. e l'unica cosa che frena i "partiti del referendum" a farne un più massiccio uso è il quorum..
Assai convincente. Sottoscrivo in toto.
Buon viaggio, caro Piero.

Giglic

Re:Referendum
« Risposta #42 : Martedì 7 Giugno 2011, 16:40:04 »
Santa pupazza  :o riparto da Roma all'alba pur di tornare in tempo per il voto!  :o

(Don't worry. Skorpius m'aveva alzato una palla facile da schicciare  :) Ma tu Vota, dolce fanciullina  :-*)


Sko si scherza... però l'eufemismo di "giocare sporco" spero sia chiaro :-)

Online disabitato

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Re:Referendum
« Risposta #43 : Martedì 7 Giugno 2011, 16:51:00 »
Questi i miei pensieri (estiqaatsi, direte: vabbè ma li voglio condividere lo stesso)

NUCLEARE: Il voto “di pancia”, su una materia del genere, è secondo me da evitare il più possibile, soprattutto visto che gli italiani sono mediamente abituati ad usare più le emozioni che non il cervello in argomenti del genere.
Partiamo da un fatto: se gestito correttamente (meccanismi di sicurezza e smaltimento sicuro delle scorie), il nucleare è infinitamente più sicuro e pulito di tutte le altre forme di generazione energetica da combustibile fossile. Per questo costa di più, se fatto bene. Chi ha paura del nucleare sulla base di incidenti come Chernobyl o Fukushima mi ricorda quello che non prende l’aereo perché se c’è un incidente muoiono 300 persone tutte insieme, dimenticando che lo stillicidio da incidenti di auto procura – ha procurato – 100 volte più vittime. Votare NO, quindi? Neanche per sogno! Il ricorso al nucleare adesso (tecnologia vecchia) non elimina quello che secondo me è il difetto “strutturale”: ossia la dipendenza da fonti non rinnovabili, che sono per definizione “finite” e non a disposizione di tutti. Votare SI, quindi, e poi usare i soldi del nucleare per investire in un programma a lungo termine sulle rinnovabili, in particolare il fotovoltaico. Programma ambizioso ed a lungo termine (almeno 30 anni), ma non è che con il nucleare ci si metta molto di meno… certo dovremmo avere politici lungimiranti, e non ne vedo all’orizzonte: come diceva Degasperi, “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alla prossima generazione”

ACQUA: Mi ha colpito molto la considerazione di Landini (una persona con la quale non sono quasi mai d’accordo). Diceva che il privato non ha inserito “la legge di mercato” nell’acqua, ma ha sostituito il monopolio pubblico a quello privato (in effetti, chi ha mai avuto la possibilità di scegliere dove rifornirsi d’Acqua, se dall’azienda 1 o 2?). E se l’acqua, oltre al fatto “politico” di essere un bene comune irrinunciabile, è anche dal punto di vista “economico” un monopolio naturale (come ad esempio la rete ferroviaria), non vedo motivi validi per affidarla ai privati. E non mi venite a parlare di efficienza maggiore: L’efficienza, pubblica o privata la fai con persone oneste e competenti, e fino a prova contraria questi dovrebbero essere equamente distribuiti… Due SI, quindi.

LEGITTIMO IMPEDIMENTO: il referendum più “politico” dei quattro: voto SI per un semplice motivo: sono pervicacemente convinto che le persone debbano essere tutte uguali di fronte alla legge, indipendentemente dal proprio ruolo in società. Qui secondo me non posso esistere considerazioni razionali a supporto si una tesi o dell’altra: chi vota SI la pensa in un modo, chi vota NO in un altro. Il fatto vero è che non mi aspetto un presidente del consiglio accusato di crimini comuni, in genere…

Un’ultima cosa: chi non va a votare con il chiaro intento di far mancare il quorum fa un gioco sporco, dimostrando che non è disposto a giocare politicamente in maniera onesta: Faccia proprie le ragioni del NO (quasi sempre) p del SI, ma si esprima, e non scappi affermando che poi chi non ha votato l’ha fatto perché trovava “inutile” il referendum. Questo tentativo ci è già costato oltre 300 milioni di euro per non aver accorpato questa consultazione alle amministrative…

Ottimo Gligic, parliamone..

ACQUA: due sì senza troppi fronzoli. Acqua, salute, istruzione non devono prescindere dalla gestione statale. Possono essere migliorate dall'avvento dei privati (vedi mercato energia elettrica), ma data la particolarità del servizio erogato, l'utente singolo non può decidere il datore del servizio. Se, come per l'elettricità, lo stato pubblicasse di volta in volta le tariffe (uguali per tutti), allora se ne potrebbe parlare, perchè io privato, per migliorare la mia offerta, non potendo aumentare i prezzi, punterei al miglioramento del servizio e delle infrastrutture ad esso collegate. Sento di gente che vorrebbe chiudere i nasoni perchè sprecano acqua tutto il giorno ecc ecc... baggianate! Eresie! Specie in una città come Roma, che da MILLENNI garantisce libero accesso all'acqua a tutti i suoi cittadini. Inoltre, dati alla mano, la perdita dei "nasoni" in termini percentuali, è di circa l'1% dell'acqua che arriva a roma, mentre la rete idrica, nel trasporto, ne perde circa il 30%.

LEGGITTIMO IMPEDIMENTO: Sì. Basta privilegi (da estendere a tutta la classe parlamentare).

NUCLEARE: qui ammetto di essere combattutto. L'Italia era il paese europeo con il più alto tasso di produzione idroelettrica. Quasi tutte le centrali sono state dismesse, non so per quale motivo (non ero nato), ergo stiamo come si suol dire, con una scarpa ed una ciavatta. Siamo dipendenti dall'estero per la fornitura di energia, e ciò ci rende molto meno pesanti anche in termini geopolitici. Pur occupandomi di efficienza energetica applicata all'edilizia, il fotovoltaico non è la soluzione, costa troppo e rende molto poco. Inoltre è un mercato che resta in piedi solo grazie agli incetivi statali (conto energia) senza i quali il ritorno economico di un impianto fotovoltaico medio (3,3 kw) supererebbe i 30 anni. La vera sfida è diminuire i consumi energetici per mezzo di una riconversione del patrimonio edilizio.
Il nucleare offre energia pulita, a basso costo, per un lasso di tempo lunghissimo. Di contro, il rischio che una centrale sul nostro territorio venga fatta "all'italiana" non mi fa stare in pace con la mia coscienza. E' altresi vero, che se zompa una centrale in francia o in svizzeria, siamo fottuti allo stesso modo... Avere energia ad un costo minore contribuirebbe in parte a rilanciare l'economia, oltre a renderci più indipendenti.

Insomma dei quesiti referendari l'unico che mi toglie il sonno è questo del nucleare...
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

Offline franz_kappa

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Re:Referendum
« Risposta #44 : Martedì 7 Giugno 2011, 16:53:17 »
A proposito di voto...

Ascoltavo quell'esagitata della Falcetti, l'altra mattina su Radio 1, che asseriva - sulla scorta del parere di un suo esperto in collegamento - che il voto è un DIRITTO e non un DOVERE.

Ma a voi risulta sta cosa? Io mi ricordavo che votare è un dovere.

Sbaglio?
Buon viaggio, caro Piero.

Aquilotta del Nord

Re:Referendum
« Risposta #45 : Martedì 7 Giugno 2011, 16:56:18 »
Un diritto/dovere, esatto.

Offline Il lodolaio

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Re:Referendum
« Risposta #46 : Martedì 7 Giugno 2011, 16:57:13 »
A proposito di voto...

Ascoltavo quell'esagitata della Falcetti, l'altra mattina su Radio 1, che asseriva - sulla scorta del parere di un suo esperto in collegamento - che il voto è un DIRITTO e non un DOVERE.

Ma a voi risulta sta cosa? Io mi ricordavo che votare è un dovere.

Sbaglio?
Sì.
Da quel che ricordo, hanno cambiato la legge.
"A noi la qualità cià rotto il cazzo.
VIVA LA MERDA!"

zorba

Re:Referendum
« Risposta #47 : Martedì 7 Giugno 2011, 16:58:04 »
sono residente a roma, ma non so se sono già nelle liste elettorali di roma o ancora in quelle di ladispoli

Art. 31 (disposizioni di attuazione del codice civile)

Il trasferimento della residenza (43 e seguenti c.c.) si prova con la doppia dichiarazione fatta al comune che si abbandona e a quello dove s'intende fissare la dimora abituale. Nella dichiarazione fatta al comune che si abbandona deve risultare il luogo in cui è fissata la nuova residenza.


Avendo tu (presumo) già fatto questa doppia dichiarazione, contatta i servizi demografici di entrambi i comuni e chiedi lumi a loro (credo che oggi, per via telematica, dovrebbe essere una formalità abbastanza veloce).

Mi pare di aver capito che tu voglia assolutamente esercitare il tuo diritto di voto, per cui se gli impiegati dovessero dimostrarsi dei lavativi con poca voglia di lavorare e cominciassero a 'palleggiarsi' eventuali responsabilità nel ritardo, a quel punto potresti benissimo prospettare loro una bella denuncia alla procura della repubblica competente per omissione di atti di ufficio.

Offline Skorpius

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Re:Referendum
« Risposta #48 : Martedì 7 Giugno 2011, 17:00:49 »
A proposito di voto...

Ascoltavo quell'esagitata della Falcetti, l'altra mattina su Radio 1, che asseriva - sulla scorta del parere di un suo esperto in collegamento - che il voto è un DIRITTO e non un DOVERE.

Ma a voi risulta sta cosa? Io mi ricordavo che votare è un dovere.

Sbaglio?

Il voto per il referendum o il voto in generale?
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline franz_kappa

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Re:Referendum
« Risposta #49 : Martedì 7 Giugno 2011, 17:02:46 »
Il voto per il referendum o il voto in generale?
Intendevo in generale.
Perché, nel caso del referendum le cose cambiano?
Buon viaggio, caro Piero.

Giglic

Re:Referendum
« Risposta #50 : Martedì 7 Giugno 2011, 17:06:46 »
A proposito di voto...

Ascoltavo quell'esagitata della Falcetti, l'altra mattina su Radio 1, che asseriva - sulla scorta del parere di un suo esperto in collegamento - che il voto è un DIRITTO e non un DOVERE.

Ma a voi risulta sta cosa? Io mi ricordavo che votare è un dovere.

Sbaglio?

Io te fischierei solo perchè ascolti quella vaiassa  ;D

Il voto è un diritto, sicuramente. Ma è anche un dovere (non tutti i doveri sono obbligatori). Rinunciando al tuo diritto, in questo caso, non fai il tuo dovere.
Esempio: ho il diritto di protestare contro le malversazioni perchè ho il dovere di rendere migliore l'amministrazione...

Offline Ataru

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Re:Referendum
« Risposta #51 : Martedì 7 Giugno 2011, 17:07:38 »
Art. 31 (disposizioni di attuazione del codice civile)

Il trasferimento della residenza (43 e seguenti c.c.) si prova con la doppia dichiarazione fatta al comune che si abbandona e a quello dove s'intende fissare la dimora abituale. Nella dichiarazione fatta al comune che si abbandona deve risultare il luogo in cui è fissata la nuova residenza.


Avendo tu (presumo) già fatto questa doppia dichiarazione, contatta i servizi demografici di entrambi i comuni e chiedi lumi a loro (credo che oggi, per via telematica, dovrebbe essere una formalità abbastanza veloce).

Mi pare di aver capito che tu voglia assolutamente esercitare il tuo diritto di voto, per cui se gli impiegati dovessero dimostrarsi dei lavativi con poca voglia di lavorare e cominciassero a 'palleggiarsi' eventuali responsabilità nel ritardo, a quel punto potresti benissimo prospettare loro una bella denuncia alla procura della repubblica competente per omissione di atti di ufficio.
nel comune abbandonato non ho fatto nessuna dichiarazione, mi hanno detto in circoscrizione che non è necessaria, che la comunicazione all'altro comune la avrebbero fatta loro :o

proverò a chiamare il comune di ladispoli (se chiamo la circoscrizione, sto fresco, non rispondono mai), se non sono nelle loro liste, devo sicuramente essere in quelle di roma
osa c'è da psicolo propriono capisco.
qui sono un esempio di civilità e non solo per molti

Offline pisixtynine

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Re:Referendum
« Risposta #52 : Martedì 7 Giugno 2011, 17:13:45 »
Ottimo Gligic, parliamone..


NUCLEARE: qui ammetto di essere combattutto. L'Italia era il paese europeo con il più alto tasso di produzione idroelettrica. Quasi tutte le centrali sono state dismesse, non so per quale motivo (non ero nato), ergo stiamo come si suol dire, con una scarpa ed una ciavatta. Siamo dipendenti dall'estero per la fornitura di energia, e ciò ci rende molto meno pesanti anche in termini geopolitici. Pur occupandomi di efficienza energetica applicata all'edilizia, il fotovoltaico non è la soluzione, costa troppo e rende molto poco. Inoltre è un mercato che resta in piedi solo grazie agli incetivi statali (conto energia) senza i quali il ritorno economico di un impianto fotovoltaico medio (3,3 kw) supererebbe i 30 anni. La vera sfida è diminuire i consumi energetici per mezzo di una riconversione del patrimonio edilizio.
Il nucleare offre energia pulita, a basso costo, per un lasso di tempo lunghissimo. Di contro, il rischio che una centrale sul nostro territorio venga fatta "all'italiana" non mi fa stare in pace con la mia coscienza. E' altresi vero, che se zompa una centrale in francia o in svizzeria, siamo fottuti allo stesso modo... Avere energia ad un costo minore contribuirebbe in parte a rilanciare l'economia, oltre a renderci più indipendenti.

Insomma dei quesiti referendari l'unico che mi toglie il sonno è questo del nucleare...

Evitiamo di dare informazioni scorrette please. Un impianto fotovoltaico da 3 kWp, in grado di generare a Roma 3900 kWh/anno (considerando il costo medio di 0,16 Euro a kWh, fanno circa 600 Euro l'anno) costa oggi circa 10.000 Euro. Quindi il tempo di rientro oggi senza incentivi si aggira sui 15 anni. Per un impianto che ne dura almeno 30 non è male. Gli incentivi del 4 conto energia scendono di mese in mese e termineranno nel 2016 quando si stima che avremo la cosiddetta grid parity (costo dell'energia da fotovoltaico = costo da combustibile fossile).

Offline Rebecca

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Re:Referendum
« Risposta #53 : Martedì 7 Giugno 2011, 17:14:46 »
Io andrò a votare,spero lo facciano in tanti.
La Lazio mia, in cima ar monno c'è la Lazio mia...

zorba

Re:Referendum
« Risposta #54 : Martedì 7 Giugno 2011, 17:20:48 »
(ilfattoquotidiano.it)

“Il fotovoltaico fai da te fra due anni sarà l’energia più conveniente”

Secondo uno studio del professor Arturo Lorenzoni del dipartimento di Ingegneria elettrica dell'università di Padova, nel 2013 sarà raggiunta la “grid parity”: il prezzo del chilowattora per autoconsumo prodotto con panelli solari sarà uguale a quello dell’energia acquistabile dalla rete elettrica

(di Andrea Bertaglio)

Nessuno l’aveva previsto. Eppure, entro due anni, l’energia solare “fai da te” sarà più conveniente, anche senza incentivi: autoprodurre elettricità con pannelli fotovoltaici, specie nel Sud, costerà meno della bolletta dell’Enel. Si avvicina infatti la “grid parity”, la coincidenza tra il costo del chilowattora per autoconsumo, prodotto con panelli da 200 kW di picco (kWp), e quello dell’energia acquistabile dalla rete elettrica. A rivelarlo sono i calcoli eseguiti dal professor Arturo Lorenzoni del dipartimento di Ingegneria elettrica dell’università di Padova. Ma le buone notizie non si fermano qui: per Vishal Shah, analista di Wall Street, il settore solare vedrà nei prossimi anni una riduzione dei costi di un ulteriore 40%.

Nel Sud Italia la grid parity sarà raggiunta già verso la metà del 2013, per gli impianti industriali da 200 kWp. Per gli impianti domestici (più piccoli, da 3 kWp) si dovrà aspettare un anno in più. Per i grandi impianti allo stesso risultato si arriverà nel 2015 al Centro e nel 2016 al Nord. Per quelli piccoli ci vorrà un anno in più. I calcoli sono stati eseguiti stimando una vita media dei moduli di 25 anni e includendo un tasso di interesse del 5,3%, ma concentrandosi appunto sull’autoconsumo, invece che sulla produzione di elettricità da vendere alla rete.

Lo studio di Lorenzoni ed il suo team, commissionato da Conergy Italia, è partito dall’analisi della variazione di prezzo degli impianti prevista per i prossimi anni da European Photovoltaic Association e altre agenzie di ricerca: i moduli fotovoltaici dovrebbero passare dai 1,4 euro/Wp di oggi a circa 1 euro/Wp entro i prossimi due anni. Questo porterebbe i sistemi fotovoltaici a costare molto meno: i piccoli impianti (3 kWp) passerebbero dagli attuali 3.600 euro/kW a 2.800 nel 2014, mentre quelli da 200 kWp da 2.800 euro/kWp a circa 2.000 nel 2014. Queste stime sono state elaborate prima del quarto conto energia, ma “con la riduzione delle tariffe incentivanti i prezzi caleranno anche più rapidamente del previsto”, spiega il professor Lorenzoni (fonte: QualEnergia).

Non solo, le ipotesi del gruppo di ricerca veneto sono approssimate per difetto: si è voluto stimare, ad esempio, un aumento annuale medio delle bollette elettriche del 3-3,28%. Un valore che potrebbe essere sottostimato, se si considera il possibile aumento del prezzo del petrolio. Se i costi legati alla produzione di energia dovessero essere maggiori di quanto stimato e gli impianti dovessero costare meno, la grid parity potrebbe quindi essere raggiunta anche prima di quanto previsto dallo studio dell’Università di Padova.

Fino a pochi anni fa, nessuno avrebbe azzardato una previsione del genere sull’autonomia energetica familiare, né tanto meno una diminuzione dei prezzi del fotovoltaico che, dal 2008 al 2011, è arrivato a sfiorare il 60%. Margini di riduzione che sono ancora ampi: nei prossimi 3-5 anni, infatti, il fotovoltaico potrà costare negli Usa tra 1,3 e 1,4 dollari per watt, ed è possibile arrivare presto alla soglia del dollaro per Watt. Ad affermarlo è Vishal Shah, analista a Wall Street specializzato nel settore solare.

Negli ultimi quattro anni, i prezzi del fotovoltaico sono scesi tanto da riuscire a superare in convenienza anche l’energia nucleare, secondo uno studio della Duke University in North Carolina. A differenza del professor Lorenzoni, però, Vishal Shah ritiene negativo il fatto che i governi possano rivedere le loro politiche di incentivazione: per l’analista newyorkese, infatti, ciò sarà l’unico freno al boom del solare. Sul prossimo raggiungimento della grid parity in alcune parti dell’Europa meridionale, però, si è tutti concordi. Non solo, per Shah nel vecchio continente l’energia elettrica da fonte solare sostituirà presto quella prodotta con il gas naturale, mentre in altre parti del mondo soppianterà anche quella prodotta con l’inquinante e sempre più costoso gasolio.

zorba

Re:Referendum
« Risposta #55 : Martedì 7 Giugno 2011, 17:25:08 »

Offline jegue98

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Re:Referendum
« Risposta #56 : Mercoledì 8 Giugno 2011, 10:22:57 »
'OPINIONE
La forza dell'emozione
di BARBARA SPINELLI
La centrale nucleare di Tricastin, in Francia
Improvvisamente, come se per quasi vent'anni non avesse costruito il proprio potere sulla concitazione degli animi, Berlusconi invita alla calma, sul nucleare. È il perno della campagna contro i referendum: non si può decidere, "sull'onda dell'emozione" causata da Fukushima, con il necessario distacco. Lo spavento, ripetono i suoi ministri, "impedisce ogni discussione serena".
 
La parola chiave è serenità: serve a svilire alle radici il voto del 12-13 giugno. È serenamente che Berlusconi proclama, proprio mentre Germania e Svizzera annunciano la chiusura progressiva delle loro centrali: "Il nucleare è il futuro per tutto il mondo". È una delle sue tante contro-verità: la Germania cominciò a investire sulle energie alternative fin da Chernobyl, e il piano adottato il 6 giugno non si limita a programmare la chiusura di tutti gli impianti entro il 2022: la parte delle rinnovabili, di qui al 2020, passerà dal 17 per cento al 38, per raggiungere l'80 nel 2050. È emotività? Panico? Non sembra. È il calcolo razionale, freddo, di chi apprende dai disastri e non li nasconde né a sé né ai cittadini. È una presa di coscienza completamente assente nel governo italiano, aggrappato all'ipocrita nuovo dogma: "Non si può far politica con l'emozione".

Si può invece, e l'esempio tedesco mostra che si deve. La politica è una pasta il cui lievito è l'emozione che persevera, non c'è

svolta storica che non sia stata originata e nutrita da passioni tenaci, trasformatrici. L'emozione può iniettare nel cuore fatalismo ma può anche rimettere in moto quello che è immobile, aprire gli occhi quando hanno voglia di chiudersi, e tanto più disturba tanto più scuote, sveglia. Le catastrofi (naturali o fabbricate) hanno quest'effetto spaesante. D'altronde lo sconquasso giapponese non è il primo. C'è stato quello di Three Mile Island nel 1979; poi di Chernobyl nell'86. Berlusconi salta tre decenni, e censura il punto critico che è stato Fukushima, quando afferma che tutto il pianeta prosegue tranquillo la sua navigazione nucleare.

La serenità presentata d'un tratto come via aurea non ha nulla a vedere con le virtù della calma politica: con la paziente rettifica di errori, con la saggezza dell'imperturbabilità. È un invito al torpore, alla non conoscenza dei fatti, alla non vigilanza su presente e futuro. Sembra una rottura di continuità nell'arte comunicativa del premier ma ne è il prolungamento. Ancora una volta gioca con passioni oscure: con la tendenza viziosa degli umani a procrastinare, a nutrire rancore verso chi fa domande scomode, a non farsi carico di difficili correzioni concernenti l'energia, gli stili di vita, la terra che lasceremo alle prossime generazioni. L'emozione accesa da Fukushima obbliga a guardare in faccia i rischi, a studiarli. Lo stesso obbligo è racchiuso nel referendum sulla gestione privata dell'acqua, e in quello sulla legge non eguale per tutti. Di Pietro ha ragione: mettere sui referendum il cappello di destra o sinistra è un insulto agli elettori, chiamati a compiere scelte che dureranno ben più di una legislatura. È sminuire laforza che può avere l'emozione, quando non finisce in passività e rinuncia.

Anche lo spavento - la più intensa forse tra le emozioni - ha questa ambivalenza. Può schiacciare ma anche sollevare, rendere visibile quel che viene tenuto invisibile. La responsabilità per il futuro, su cui ha lungamente meditato il filosofo Hans Jonas, è imperniata sulle virtù costruttive - proprio perché perturbanti - che può avere la paura. Di fronte al clima degradato e al rapporto perverso che si crea fra le crescenti capacità tecnologiche dell'uomo e il potere, lo spavento è sentinella benefica: "Quando parliamo della paura che per natura fa parte della responsabilità non intendiamo la paura che dissuade dall'azione, ma quella che esorta a compierla".
Temere i pericoli significa pensare l'azione come anello di una catena di conseguenze: vicine e lontane, per il nucleare, l'acqua e anche la legge. Per paura ci nascondiamo, ma per paura si cerca anche la via d'uscita. Un affastellarsi di emozioni generò nel '700 i Lumi, che sono essenzialmente riscoperta del pensiero critico, rifiuto della piatta calma dei dogmi. Per Kant, illuminismo e modernità nascono con un atto di inaudito coraggio: Sapere aude! osa sapere! La filosofia comincia con la meraviglia e il dubbio, secondo Aristotele, perché chi prova queste emozioni riconosce di non sapere e, invece di gettare la spugna, osa.

La modernità, non come epoca ma come atteggiamento, è questo continuo osare, dunque farsi coraggio nel mezzo d'una paura. È ancora Jonas a parlare: "Al principio speranza contrapponiamo il principio responsabilità e non il principio paura. Ma la paura, ancorché caduta in un certo discredito morale e psicologico, fa parte della responsabilità, altrettanto quanto la speranza, e noi dobbiamo perorarne la causa, perché la paura è oggi più necessaria che in qualsiasi altra epoca in cui, animati dalla fiducia nel buon andamento delle cose umane, si poteva considerarla con sufficienza una debolezza dei pusillanimi e dei nevrotici".

La paura non è l'unica emozione trasformatrice. La malinconia possiede analoga energia, e anche lo sdegno per l'ingiustizia, il dolore per chi perisce nella violenza. Claudio Magris ha descritto con parole vere l'indifferenza con cui releghiamo negli scantinati della coscienza i cadaveri finiti a migliaia nel mare di Sicilia (Corriere della sera, 4-6-11). Sono parole vere perché disvelano quel che si cela nella tanto incensata serenità: l'assuefazione, la stanca abitudine, "l'incolmabile distanza fra chi soffre e muore e quasi tutti gli altri, che per continuare a vivere non possono esser troppo assorbiti da quei gorghi che trascinano a fondo". Tuttavia in quei gorghi bisogna discendere, quei morti non vanno solo onorati ma ci intimano ad agire, a far politica alta.

Berlusconi ironizza spesso sulla tristezza. Sostiene che le sinistre ne sono irrimediabilmente afflitte, e paralizzate. Non sa che Ercole, il più forte, è archetipo della malinconia. In uno dei suoi racconti (Disordine e dolore precoce) Thomas Mann si spinge oltre, scrivendo a proposito della giustizia: "Non è ardore giovanile e decisione energica e impetuosa: giustizia è malinconia".

Emozionarsi è salare la vita e la politica, toglier loro l'insipido. Evocando i naufraghi dimenticati, Magris si ribella e scrive: "Il cumulo di dolori e disgrazie, oltre una certa soglia, non sconvolge più. A differenza di Cristo, non possiamo soffrire per tutti". Non siamo Cristo, ma possiamo avere un orientamento che ricorda le sue virtù, le sue indignazioni, il suo pathos. Herman Melville dice: Gesù vive secondo i tempi del cielo, per noi impraticabili; noi siamo orologi mentre lui è cronometro, costantemente orientato sul grande meridiano di Greenwich. Ricordare il cronometro significa avere a cuore i morti con spavento, perché spaventandoci cercheremo vie nuove. Nella Bibbia come nel Corano il cuore è sede della mente che ragiona.

È vero, per agire dobbiamo evitare che i disastri ci travolgano. Ma non è detto che la soluzione sia ignorarli, non commuoversi più. Il 15 aprile scorso, a Gaza, un giornalista e cooperante italiano, Vittorio Arrigoni, è stato strangolato (da estremisti salafiti, è stato detto). L'omicidio fu condannato dall'Onu, da Napolitano, dal governo. Ma alle sue esequie, il 24 aprile a Bulciago, non c'era un solo rappresentante dello Stato, generalmente così zelante nei funerali. L'unica corona di fiori fu inviata dal Manifesto. Piangere l'assassinio di Arrigoni era politicamente scorretto, non sereno. Ma onorare i morti è passione nobile; come la paura, la malinconia e non per ultima la vergogna: l'emozione sociale e trasformatrice per eccellenza. Lo riscopriamo alla vigilia dei referendum, ma lo sappiamo da quando Zeus, nell'Agamennone di Eschilo, indica la strada d'equilibrio: "Patire, è capire".
(08 giugno 2011) ©
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Offline BobLovati

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Re:Referendum
« Risposta #57 : Mercoledì 8 Giugno 2011, 11:28:04 »
Art. 31 (disposizioni di attuazione del codice civile)

Il trasferimento della residenza (43 e seguenti c.c.) si prova con la doppia dichiarazione fatta al comune che si abbandona e a quello dove s'intende fissare la dimora abituale. Nella dichiarazione fatta al comune che si abbandona deve risultare il luogo in cui è fissata la nuova residenza.


Avendo tu (presumo) già fatto questa doppia dichiarazione, contatta i servizi demografici di entrambi i comuni e chiedi lumi a loro (credo che oggi, per via telematica, dovrebbe essere una formalità abbastanza veloce).

Mi pare di aver capito che tu voglia assolutamente esercitare il tuo diritto di voto, per cui se gli impiegati dovessero dimostrarsi dei lavativi con poca voglia di lavorare e cominciassero a 'palleggiarsi' eventuali responsabilità nel ritardo, a quel punto potresti benissimo prospettare loro una bella denuncia alla procura della repubblica competente per omissione di atti di ufficio.

...a zooorbaaaa, bellodecasa

magna ( e dormi ) tranquillISSIMO.
Quando sono tornato a Roma, mi hanno detto che il cambio di residenza avrebbe richiesto non meno di 70-120 giorni ...

Magari da voi funziona meglio, ma a Roma   :o
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Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

Offline Daniela

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Re:Referendum
« Risposta #58 : Mercoledì 8 Giugno 2011, 11:31:42 »
VOTE!!!!!






(potrei diventare gay pre la sora cesira  :-[)
ARZARVI LA COPPA IN FACCIA? NON HA PREZZO!!!!!!

Offline cartesio

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Re:Referendum
« Risposta #59 : Mercoledì 8 Giugno 2011, 11:47:06 »
Secondo me no. Un alegge approvata dal parlamento DEVE richiedere almeno il 25% degli italiani d'accordo se vuol essere abrogata. Per questo ritengo vile chi non vota. Perchè parte, per sostenere le sue ragioni, da un +30% "fisiologico"

In quest'ottica la soluzione sarebbe semplice: un referendum potrebbe essere considerato valido se la maggioranza (per il Sì o per il No) raggiungesse il 25% degli aventi diritto al voto.

Per cui se andasse a votare il 30% degli aventi diritto al voto (che espressione macchinosa) e il 90% di essi votasse Sì, il referendum sarebbe valido. Così eviteresti i poco simpatici inviti ad andare al mare.
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.