Autore Topic: Un altro giro?...  (Letto 5378 volte)

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Offline benvolio

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Un altro giro?...
« : Venerdì 6 Maggio 2011, 19:09:48 »
Contador vincerà il Giro 2011 con una gamba sola? O dovrà mangiare qualche bistecca autentica per farlo, magari per vederselo poi revocare dopo il giudizio finale sulla sua vicenda al clenbuterolo?....
Il ciclismo è malato agonico, è vero ...(ma forse il calcio lo sta rimontando di brutto...)..
Anche qui dovremmo parlare più di ciò che sta attorno all'evento (doping ed antidoping) che dell'evento stesso. L'inchiesta sulla Lampre sta smontando una altro pezzo di italianità e, ad esempio, Bruseghin additato come esempio del buon luogotenente pane e cipolla resterà a casa in attesa di giudizio...
Si dovrebbe lasciar perdere ogni chiacchiera allora?...Non direi. Sempre più disincantati, le cose si guardano con divertimento; ci si crede e non ci si crede come ad una commedia. Ma il Giro è una commedia o un dramma? Tutte e due in fondo e la contraddizione assume subito le forme dello Zoncolan e del  Colle delle Finestre...
Quest'anno il percorso è mozzafiato con pochissime tappe piatte e da velocisti. Tra le altre, si trovano: doppio Etna alla tappa 9; Zoncolan preceduto dal Crostis sterrato all'apice e con discesa omicida alla tappa 14; Marmolada alla tappa 15; cronoscalata a Nevegal alla tappa 16; il mitico, sterrato e interminabile Colle delle Finestre alla tappa 20 e crono finale di 32 km a Milano.
In mezzo trappole e trabocchetti (uno sterrato inedito di 23 km alla tappa 5 di Orvieto.
Dopo Contador, molto dopo e doping permettendo, vengono fatti i nomi di Scarponi (poco cronoman) e di Nibali (non proprio grimpeur), di Rodriguez (solo salita') e di Anton (fobico delle discese), con Menchov forse già saturo di italica gloria di due anni fa. Inizio domani con cronosquadre da Venaria reale.
Aspetto con ansia le quote di Alen... ;)

zorba

Re:Un altro giro?...
« Risposta #1 : Lunedì 9 Maggio 2011, 19:15:21 »
Dramma al Giro, Weylandt cade e muore

Il ciclista belga di 25 anni è finito a terra a 20 chilometri dal traguardo della terza tappa

(ANSA) 09 maggio, 18:01 RAPALLO (GENOVA) - E' morto Wouter Weylandt, il corridore belga di 25 anni caduto a 20 km dalla fine della 3/a tappa del Giro d'Italia. Lo ha riferito Rai Sport nel corso della diretta televisiva. (Drammatica caduta per Wouter Weylandt. Il belga della Leopard-Trek e' caduto a una ventina di chilometri dal traguardo della terza tappa in un tatto in discesa. Il corridore e' rimasto immobile a terra, gli e' stato praticato il massaggio cardiaco ed e' arrivata l'ambulanza.
MEDICO: PROVATO PER 40' A RIANIMARLO - Il medico del Giro d'Italia, Giovanni Tredici, ha confermato la morte di Weylandt. ''Siamo arrivati immediatamente - ha riferito Tredici -, eravamo dietro al suo gruppo. Era in stato di incoscienza, con una frattura della base cranica e con il massiccio facciale compromesso. Dopo 40 minuti di massaggio cardiaco abbiamo sospeso la rianimazione, d'accordo con il 118, perche' non c'era piu' nulla da fare''.
 
PM CHIAVARI APRE INDAGINE SU INCIDENTE - Il sostituto procuratore di Chiavari Francesco Brancaccio ha dato il nulla osta per il trasferimento del corpo di Wouter Weylandt, il corridore belga di 25 anni morto in seguito alla caduta avvenuta a 20 km dalla fine della terza tappa del Giro d'Italia, all'ospedale di Lavagna dove saranno eseguiti gli esami autoptici. Sulla morte del ciclista verra' aperta un'indagine che chiarisca la dinamica dell'incidente.

SPAGNOLO VICIOSO VINCE 3/A TAPPA - Lo spagnolo Angel Arcos Vicioso (Androni Giocattoli ha vinto la terza tappa del 94/o Giro d'Italia di ciclismo, da Reggio Emilia a Rapallo di 173 km.
ANNULLATO CERIMONIALE DI TAPPA - Gli organizzatori del Giro d'Italia hanno deciso di annullare il cerimoniale della terza tappa dopo il gravissimo incidente al belga Wouter Weylandt


POMATA

Re:Un altro giro?...
« Risposta #2 : Martedì 10 Maggio 2011, 03:03:55 »
Riposa in pace. :(

Offline benvolio

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #3 : Martedì 10 Maggio 2011, 06:44:13 »
Povero figlio, povero ragazzo. Riposi in pace.

Offline AlenBoksic

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #4 : Martedì 10 Maggio 2011, 09:11:45 »
Povero figlio, povero ragazzo. Riposi in pace.

Dopo Contador, molto dopo e doping permettendo, vengono fatti i nomi di Scarponi (poco cronoman) e di Nibali (non proprio grimpeur), di Rodriguez (solo salita') e di Anton (fobico delle discese), con Menchov forse già saturo di italica gloria di due anni fa. Inizio domani con cronosquadre da Venaria reale.
Aspetto con ansia le quote di Alen... ;)

Mah...premesso che ame questi tracciati così sbilanciati non piacciono per niente,
il favoritissimo è lo spagnolo che non so da quanti anni non perda uno dei grandi giri cui partecipa, ma sono molti.
Nibali non è un grimpeur ma ha una capacità invidiabile di inventarsi qualcosa, oltre ad un discreto coraggio. La vittoria alla Vuelta e l'assenza del coequipier Basso ne fanno ils econdo favorito.
Poi ci sarebbe Scarponi ma non lo vedo sulle tre settimane.
Menchov vine dimenticato un pò da tutti non so per quale motivo, visto il terzo posto al Tour 2010.
Dei due spagnoli hai già parlato, aggiungerei Kreuziger, per la prima volta cpaitano ad una grande corsa.
Il vincitore dovrebbe venire fuori da questi salvo cataclismi.

P.S.: Ieri mi è mancata tanto l'umanità di Adriano De Zan, un saluto anche a lui.
Voglio 11 Scaloni

Offline Fraplaya

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #5 : Martedì 10 Maggio 2011, 09:12:28 »
:(
Imho
"l'attacco fa vendere i biglietti, ma la difesa fa vincere le partite" (V.Lombardi)

Offline benvolio

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #6 : Martedì 10 Maggio 2011, 09:20:28 »
Oggi bell'articoldo di Mura su Repubblica (non posso postare col telefono). Speriamo che il Giro onori il giovane Weylandt come si deve; il ciclismo deve mantenere a tutti i costi la sua umanita' di fondo che troppe cose gli stanno portando via. L'umanita' dei De Zan e dei Ferretti (senza nulla togliere a chi ieri si e' trovato a dover raccontare una tragedia).

Offline Andre

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #7 : Martedì 10 Maggio 2011, 09:24:13 »
eccolo
----------------------
Serse Coppi, Casartelli e gli altri
le morti bianche della bicicletta
Fragili, coraggiosi, incoscienti: le discese sono la sfida più estrema. Mario Fossati le chiamò "a tomba aperta": fischio di tubolari e freni sull'orlo dell'abisso. Si muore sul lavoro, da gregari, sempre lontano da casa. Il paradiso di chi corre è in pianura.
di GIANNI MURA
Serse Coppi, Casartelli e gli altri le morti bianche della bicicletta

Serse Coppi
Un altro morto sul lavoro, lontano da casa sua. Spesso, oltre il traguardo, un corridore dice di essere morto, ma è vivo. È morto quando sta immobile, come Weylandt, come Casartelli, come Simpson. Una delle canzoni più scopertamente liriche di Paolo Conte s'intitola Diavolo rosso ed è idealmente dedicata a Giovanni Gerbi, astigiano, uno dei nostri pionieri. E a un certo punto evoca la morte contadina, che risale le risaie e arriva puntuale sulle aie bianche. Nel ciclismo è uguale, la morte arriva non si sa quando sulle strade bianche, o grigie, o rossastre. Il ciclismo è uno sport legato alla terra, anche se di quelli che vanno forte si dice che volano. E' un modo di dire. Li chiamano falchi, aquile, aironi, ma sono ragazzi senza difesa che non sia l'attenzione, che a volte non basta, e la buona stella.

Nella discesa del Bocco la stella di Weylandt è passata dal rosa al nero in un attimo. Anche lui era un ragazzo senza difesa, un paio di braghette e forse la maglia della salute sotto quella piena di scritte di sponsor. Un casco, certo: da quando Fabio Casartelli è morto nella discesa del Portet d'Aspet il casco è obbligatorio. Casartelli s'era schiantato contro una lastra di pietra, messa a protezione del vuoto, in teoria dei ciclisti. Ma i ciclisti non hanno protezione, e i velocisti come Weylandt devono andare forte in discesa per quanto vanno piano in salita. Altrimenti, quando vincono? Dei giorni di Casartelli ricordo tutto, e in particolare, con rabbia, una cerimonia di premiazione come se
nulla fosse successo. Almeno questo, per la sensibilità degli organizzatori, è stato risparmiato al dolore di chi resta e alla breve memoria della sua carriera. La vittoria più importante l'aveva ottenuta l'anno scorso proprio al Giro, in Olanda. E' tornato al Giro e non c'è più. Basta un attimo. Il ciclista è legato alla terra come la morte contadina. Le immagini mostrano un corpo steso all'ombra di grandi alberi fioriti di bianco. Il ciclista deve imparare a capire le curve della strada, quelle comode e quelle strozzate, a intuire le buche, a sperare che non ci sia ghiaietto e nessuna auto perda olio. Deve sputare l'anima in salita, perché la droga, per chi la prende, non risolve tutto. Aiuta forse a morire prima, ma lontano dalle strade, quando emboli e tumori s'insediano in un corpo che ha bussato alla farmacia sbagliata. Deve forzare in discesa, 80, 90, anche cento all'ora che i telecronisti indicano sul tachimetro della grossa moto. Le auto, molto avanti o dietro, non terrebbero quella velocità.

Il sogno di Lance Armstrong, l'ha scritto nel suo primo libro, era di morire in un campo di girasoli, in Francia, dopo una discesa a 200 all'ora. Il sogno di Weylandt non lo sapremo. Spero che i suoi colleghi trovino il modo giusto per ricordarlo, oggi, come fu fatto per Simpson, per Casartelli. Simpson in gruppo lo conoscevano tutti, Casartelli pochi, era una sorta di milite ignoto, al suo posto, in una caduta di gruppo e senza casco, poteva esserci chiunque. Per questo il gruppo sui Pirenei celebrò un funerale lungo 237 km, una dolorosa transumanza sotto un sole feroce. Perché il ciclismo ha un sacco di difetti, diciamo pure di colpe, ma è ancora lo sport più ricco d'umanità, di solidarietà. E' terribilmente semplice e chiaro. Mario Fossati, quando ha scritto per la prima volta di una "discesa a tomba aperta", sapeva di che si trattava.

Occorre aver sentito il rumore dei freni, il fischio dei tubolari larghi pochi millimetri, occorre aver visto la danza macabra dei corridori sull'orlo dell'abisso. La discesa del Galibier, da qualunque parte la si affronti, è sempre a tomba aperta. C'è chi se la cava, come Horrillo, come Van Est. C'è chi rimane in un burrone come un fantoccio spezzato, come Francisco Cepeda, giù dal Galibier al Tour del '35. In discesa è più facile farsi molto male, perché si va più forte, ma la morte non ha preferenze, può colpire anche in volata, dove pure si va forte: Sandro Fantini, detto il tamburino di Fossacesia, morto al Giro di Germania. E Agostinho, il toro, fatto cadere da un cane al Giro dell'Algarve dell'84. Serse, il fratello di Fausto Coppi, cade dentro la città di Torino e picchia il capo contro un marciapiede, al Giro del Piemonte del '51. Finisce la corsa, va a complimentarsi col suo amico Bartali, il vincitore, poi va a farsi bello in albergo. Ha un vestito scuro, camicia bianca e cravatta in valigia. Ha un appuntamento galante. E' il vestito che gli metteranno nella bara. Un'auto mette sotto Monseré, un grande talento belga, un venditore di programmi provoca la caduta mortale di Josè Samyn, un francesino dal sorriso largo, a Zingem. Stan Ockers, sopravvissuto a tutte le strade, muore sulla pista di Anversa.

Una moto fa fuori Camille Danguillaume a Monthléry. Alla prima tappa del Giro cadono muoiono Juan Manuel Santisteban nel '76, subito, e dopo due settimane Emilio Ravasio nell'86. E' un lungo elenco, com'è lungo quello dei morti sul lavoro, dei muratori che cadono da un'impalcatura, degli operai schiacciati da una pressa, agganciati da un ingranaggio, avvelenati dalle esalazioni. Di sport, come di tutto, si può morire. Il ciclista sa che può morire e corre per vivere. Il suo paradiso è in pianura.

(10 maggio 2011)
da qualche parte la Lazio è in vantaggio (V.)

Offline AlenBoksic

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #8 : Mercoledì 11 Maggio 2011, 12:25:07 »
Oggi Mura si supera

 
I poveri sono matti, diceva Zavattini. Anche i ciclisti, vorrei aggiungere. Non fuori di testa, ma con quel briciolo di pazzia che li porta a scegliere uno sport di estrema fatica, di molti rischi, di guadagni relativamente bassi. Una volta, era normale, quasi automatico. La bici servì a Binda per non continuare a fare lo stuccatore, sia pure in Costa Azzurra, a Coppi per sottrarsi alla zappa da usare sui costoni argillosi di Castellania. Erano e sono stati, per molti anni, ciclismo e pugilato lo sport degli affamati, il treno su cui saltare in cerca di fortuna. E pazienza se non era l'Orient Express ma una terza classe fumatori, di quelle su cui saliva Fiorenzo Magni su fino al Nord, dormiva come poteva, sempre con un occhio alla bici, e poi vinceva il Giro delle Fiandre. A volte ho pensato che il ciclismo fosse, per i poveri, una soluzione come il seminario: una bocca di meno in casa.

La vocazione serve ai preti e serve ai ciclisti. A chi stanno più a cuore le anime, a chi i corpi. Ma si è sempre a metà: correre a piedi, correre in bici, e l'uomo è ancora il motore di se stesso, correre a motore. I nostri figli certi lavori non li vogliono più fare, si continua a sentir dire in giro, per questo c'è bisogno degli immigrati. Sì, ma come la mettiamo con certi sport? Isoliamo per un po' il doping, che comunque è un rischio in più, e gravissimo.
Con o senza, è una fatica da bestie, anche se le bici pesano meno, anche se le strade sono più lisce, anche se i chilometraggi sono più miti, anche se gli alberghi non sono più topaie, anche se si è seguiti da un medico o da un preparatore atletico (fin troppo, talvolta).

Ieri al Processo alla tappa Bettini ha detto che il ciclismo è uno sport che fa sentire liberi. Forse sì, ma facendo una vita da schiavi. Non esiste uno sport in cui io debba comunicare alla superiore autorità ogni mio spostamento. Io ciclista devo essere reperibile tutti i giorni dell'anno, anche in vacanza, anche il giorno in cui vado a un funerale o cambio idea: non vado in pizzeria, vado al cinema. Sono un sorvegliato speciale, un vigilato a vista. Ed è anche colpa mia, o della mia categoria, ma io ciclista sogno il giorno in cui, a poche ore dal derby di Milano o di Barcellona, si presenteranno i cavasangue, come si presentano nei nostri alberghi alle sette del mattino, e magari quel giorno si fa il Ventoux o il Mortirolo, ma se anche fosse una tappa piatta come una mano la sostanza non cambia, anche il più pulito può avere la rogna (questo non è scritto ma lo sappiamo). Io ciclista, che adesso non posso più fare nemmeno una puntura di vitamine, penso a com'è bella la vita dei calciatori, che giocano un'ora e mezzo la domenica e il lunedì riposano, mentre noi dopo una tappa alpina ne abbiamo un'altra e un'altra ancora. Forse è per questo che la gente ci vuole bene, nonostante le macchie di doping che hanno imbrattato questo e quello, campioni e poveracci che tengono l'anima coi denti per arrivare in tempo massimo. E' per questo che la gente ha capito il funerale di ieri, i compagni del morto davanti, come la Motorola per Casartelli, nel '95, e poi la bici numero 114, quella di Fabio, issata sul tetto dell'ammiraglia fino a Parigi, alla sfilata sui Campi Elisi, come una bandiera di metallo, un ricordo piantato nel cervello, un singolare modo, ma trovatene voi un altro, per rendere onore alle armi.

Perché, torno a dirlo, il ciclista si guadagna il pane lontano da casa, come gli emigranti stagionali e i soldati, e dico soldati perché esiste il capitano per definizione, mentre il tenentino è un giovane di belle speranze e il sergente è il più vecchio, tant'è che lo si definisce anche direttore sportivo in corsa. C'è l'attacco improvviso (il raid) e quello preparato a tavolino, ci sono le alleanze, per simpatia o per quattrini, ci sono le grandi manovre, le fughe (ma chi va in fuga nel ciclismo non è un disertore, è un eroe, c'è una bella differenza). Ci sono gli agguati, le imboscate, le trattative segrete, quelli che hanno studiato dicono che il ciclismo è una chanson de geste, tirano in ballo Omero. Ettore era uno pulito, Achille un dopato. E però, però, la madre di Weylandt che lungo la discesa del Bocco s'inginocchia e bacia l'ultimo pezzo di terra che ha accolto il corpo del figlio, questo sì è omerico nel senso di antichissimo e straziante. Poteva maledirli, quella discesa e quel muretto, con l'urlo di tutte le madri, anche le pecore quando si vedono portar via gli agnellini e sanno che cosa li aspetta. Poteva restare di pietra, per non sbriciolarsi sotto l'urto di un dolore troppo forte e inatteso. Si erano mossi da Gand perché l'anno scorso il loro ragazzo aveva vinto la terza tappa e quest'anno la terza tappa gliel'ha portato via. No, s'è inginocchiata e ha baciato la terra, come faceva papa Wojtyla, come ha fatto la Schiavone al Roland Garros, ma qui era diverso.

Qui tante cose sono diverse da quello che sembrano. Anche pedalare in gruppo è rischioso, basta sbandare di cinque centimetri e si fa come una palla da bowling. Si fa fatica sempre, ad attaccare e ad inseguire, a salire e a scendere, a tirare la volata come a vincerla, a fare una cronosquadre oppure una crono individuale. Quale altro sport obbliga, da professionisti, a continuare a pedalare anche espletando le cosiddette funzioni corporali, e non solo di pisciare si parla? Certo, ti puoi anche fermare dietro a un cespuglio come Gaul, che per quella fermata perse il Giro del '57. In casi del genere il codice d'onore (non scritto) stabilisce che non si attacca, ma Bobet e Nencini non la pensarono allo stesso modo o forse (erano i tempi dei veri duri) pensarono che un ciclista che per certe cose ha bisogno d'appartarsi non merita rispetto. Peggio per lui.

Anche questo episodio dimostra che il ciclismo è come la vita e per questo lo capiscono tutti. La gente sa che sulla canna della bici c'è la ventura (l'avventura, anche) e la sventura. Ed è per questo che la morte di Weylandt non appartiene solo alla sua famiglia, né a quella, allargata, del gruppo, ma a tutti quelli che si son fatti il segno di croce quando passava il gruppo, a quelli che non hanno saputo trattenere le lacrime quando una tromba ha intonato il Silenzio oltre il traguardo. Riconoscersi in un momento di dolore, non di vittoria, non è da tutti e io credo che quella sia l'Italia vera, l'Italia che ne ha piene le palle di Berlusconi e dei suoi attacchi ai giudici, di Nicole, di tante cose che riempiono i giornali e i telegiornali, di liti finti e vere, di poteri spartiti, di un Paese col lifting spacciato per realtà, con la guerra che si deve chiamare con un altro nome, con i morti sul lavoro che non hanno l'eco di Weylandt, morto in diretta tv al Giro dei 150 dell'unità d'Italia, un'unità che a volte si fatica a intravvedere, ma per Weylandt c'è stata. Unità. Rispetto. Dolore condiviso. Silenzio.

Pantani l'aveva detto: vado forte in salita per abbreviare la mia agonia. L'aveva detto con estrema chiarezza, con parole più da poeta che da scalatore. Un ciclista non sogna certo di morire, ma sa che può capitargli. Un ciclista sogna la grande fuga, l'andar via da tutti, l'isolamento, tutte cose che sono l'altra faccia della morte ma in qualche modo la evocano. Il ciclista è un personaggio buzzatiano, e infatti Buzzati sui ciclisti ha scritto pezzi bellissimi: a volte, come i messaggeri dell'imperatore, si spinge così lontano che non torna più. Il ciclista può essere Bertoldo. Un vecchio suiveur, ma ormai lo sono anch'io, mi ha raccontato di un gregario toscano al Tour negli anni '50, sono indeciso tra Ferlenghi e Falaschi. Allora, si raccoglievano le dichiarazioni di tutti gli italiani, non solo di Bartali o Coppi. "Com'è andata, eh?" indagò un giovane cronista al termine di un tappone pirenaico sotto un sole che c'è solo sui Pirenei. "Su e giù, su e giù, come pulirsi il culo a revolverate" fu la risposta.
Il ciclista gira il mondo, una volta erano Belgio, Francia e Spagna, adesso anche Malaysia, Qatar, Giappone. Gira il mondo ma non lo vede, non può guardare i paesaggi né i monumenti. Gira il mondo e mangia sempre le stesse cose. Vede solo lettini per il massaggio e camere d'albergo, che nel tempo si son fatte più confortevoli. Ho visto Merckx e altri 80 corridori dormire nel liceo di Luchon su brandine stese nei corridoi, sei docce e sei wc per tutti, prendere o lasciare. Prendere, se non prendi non sei un ciclista e in più l'organizzatore ti sbatte a casa perché non si può rifiutare l'alloggio assegnato. E allora, perché oggi uno non sceglie il tennis, il golf, la pallavolo? "Per passione" rispondono i ciclisti. Passione ha la stessa radice di patire e patire è un po' morire. Questo non spiega tutto ma molte cose sì.
Voglio 11 Scaloni

Offline benvolio

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #9 : Mercoledì 11 Maggio 2011, 13:04:52 »
Mura ai limiti della perfezione. La mamma che si china a baciare il suolo dove suo figlio e' morto; le ali di folla composte che applaudono il lungo e fiero sfilare del gruppa; Farrar in prima fila coi Leopard che, affranto, piange lacrime epiche. Il ciclismo e' lo sport del popolo, e' fatica e intelligenza, voglia di vivere e rischio di morte. Sembra possibile, perche' e' comunque autentico, che il dolore non fermi questa corsa. Anzi e' possibile, perche' questo e' il ciclismo ed e' vero. Comunque sia.

Offline benvolio

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #10 : Venerdì 13 Maggio 2011, 19:54:38 »
E' passata una settimana difficile al Giro...funestata dalla morte di Weylandt...solcata dal dolore e dalla inquietudine che si è proposta fortemente nella tappa di Orvieto dove, effettivamente, i chilometri in discesa sullo sterrato erano troppi (se fai curve e controcurve a 60 all'ora sul brecciolino o hai una contropendenza o poi non ti fermi più...ed alla curva dopo rischi il botto).
Dal punto di vista agonistico resta la volata a colpi di coda fra Petacchi e Cavendish della seconda tappa, la dissipazione della forza di ieri a Fiuggi dello stesso Petacchi (in condizione smagliante) che ha chiuso i buchi e accettato una volata lunghissima salvo restare letteralmente senza fiato a trenta metri dal traguardo, la relativa inutilità puntualmente confermata della salita del santuario di Montevergine (dove tutti salgono col rapportone e si giocano il banco all'ultimo chilometro...), la sagacia tattica di Wenning ad Orvieto che ha fatto la scorta di secondi in discesa e pianura e li ha centellinati sul muro finale. Oggi bravo Declerque e un po' troppo tattico Scarponi che ha fatto risparmiare troppo la squadra ed è arrivato secondo per un niente. Scarponi sembra proprio quello più in palla. La prima vera cartina al tornasole sarà l'Etna cenere lavica permettendo; lassù si vedrà se Contador sta solo a guardare o ha ancora bisogno di carburare, se Nibali ha il motore a punto e se Scarponi vuole davvero puntare in alto. Come sempre il Giro è appena iniziato ma la tappa più bella resterà quella dedicata a Wylandt...

POMATA

Re:Un altro giro?...
« Risposta #11 : Domenica 15 Maggio 2011, 12:39:41 »
Gran pezzo di Mura.

Offline AlenBoksic

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #12 : Lunedì 16 Maggio 2011, 11:52:14 »
IlContabile erutta e sommerge tutti.
Dietro m'è sembrato fossero più impegnati a corrersi contro di quanto cercassero di andarlo a riprendere, come se fosse già cominciata la lotta per il secondo posto: in effetti se lo stato di forma è questo non si vede chi possa impensierirlo.
L'unico spiraglio che resta nel pronostico è che sia troppo in forma troppo presto.
Voglio 11 Scaloni

Offline benvolio

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #13 : Lunedì 16 Maggio 2011, 19:13:03 »
(inserito il solito disclaimer doping antidoping) Contador e' un camoscio; sgambetta a petto dritto fiutando l'aria e poi saetta in balzi sfrenati verso la vetta. Gli altri sono umani, che osano stargli dietro e scontano la pena come Scarponi o che attendono una qualche cenno o vaticinio contro questo Achille del pedale che magari avra' il suo tallone. Certo e' che lo spagnolo ha arato l'Etna con una classe sopraffina. Un cenno anche al bravo Gatto che, trovatosi il Contador a ruota a Tropea, ci ha creduto lo stesso ed ha vinto una bella tappa.

Offline DinoRaggio

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #14 : Lunedì 16 Maggio 2011, 23:33:34 »
Ieri ho alternato la visione della tappa dell'Etna alle partite di serie A. Mi aspettavo, sinceramente, qualcosa di più da Nibali, che peraltro aveva anche un suo "gregario" (Vanotti?) nella fuga dei 9. Vero è che Contador sembrava avere un paio di marce in più degli avversari, e solamente Scarponi ha tentato di rimanergli a ruota, peraltro pagando poi lo sforzo.

Sembra veramente un Giro tipo 1 + gli altri.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline benvolio

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #15 : Venerdì 20 Maggio 2011, 19:02:59 »
Anche oggi Contador con una gamba sola.Ogni volta che le pendenze superano l'8% se li perde con uno scatto...Aspettiamo solo la sentenza del TAS di inizio
giugno? Oltre a Contador anche Rujano sembra molto piu' forte di Nibali e Scarponi...Pero' rimandiamo a domani dopo lo Zoncolan la certificazione. Mi incuriosisce vedere Nibali e Kreuziger cosa pensano di fare in questo modo. Vediamo...

Offline benvolio

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #16 : Sabato 21 Maggio 2011, 20:50:26 »
Bella tappa oggi, ma rovinata dalle camarille dei team manager e della giuria. Buttare al vento il lavoro di tre mesi sul Crostis e' davvero assurdo, ancor piu' con la risibile scusa e codicillo giuridico accampati. Oggi Contador saliva con il 34x32 un rapporto da mbike il che significa che ha una potenza ed una velocita' ascensionale media da marziano. Cio' nonostante sia nibali (soprattutto) che Scarponi sono stati bravi, hanno gestito bene le forze e hanno anche pensato ad un attacco (solo pensato, pero'). Domani se voglion rischiare il banco puo' saltare, non c'e' una tappa piu' dura della Marmolada dopo lo Zoncolan. Un filo di pazzia e molto metodo e via. Fermo restando che Contador e' hors categorie...Bravo Anton che ha puntato la tappa e l'ha svolta perfettamente.

Offline AlenBoksic

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #17 : Lunedì 23 Maggio 2011, 08:32:41 »
L'unico modo per fermare ilcontabile incontentabile è che incappi nell'antidoping.
I distacchi in classifica stanno assumendo proporzioni d'altri tempi. Nibali, cui va dato il merito d'averci provato anche se i toni trionfalistici dei cronisti sono veramente allucinanti, è terzo a 5'11,
dietro di lui in tale distacco ci sono altri 9 corridori,
questo per dire come dietro lo spagnolo la corsa sia abbastanza assai livellata con distacchi minimi nonostante tappe monstre come quella di ieri.
Un Giro cmq troppo squilibrato come disegno.
Alcune considerazioni sparse:
non vedevo finire una tappa alle 17:45 dagli anni '90.
Solo in Italia nel 2011 ci può essere gente che esibisce striscioni in cui definisce codardi i ciclisti in un Giro in cui uno di essi è morto sull'asfalto.
Pancani ieri subito dopo l'arrivo di Scarponi: <<Ha mandato un segnale a Contador>>
 :o
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Offline benvolio

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #18 : Lunedì 23 Maggio 2011, 19:46:37 »
Contador e' nettamente piu' forte ed autorevole nella gestione dei rapporti istituzionali e delle alleanze in corsa; ieri ha fatto lavorare benissimo la "nazionale" spagnola. Purtoppo e' un Giro per superscalatori e gli spagnoli (e baschi) sono tremendi. Ieri Nibali poteva trvare un accordo strategico con Garzelli e attaccare sulla discesa del Fedaia piu' che su quella del Giau. Ma sarebbe cambiato poco. Scarponi e' in grado di difendersi ma solo di difendersi. Gli altri fanno faville un giorno e l'altro beccano i minuti. La salita del Fedaia di Contador e la discesa di Nibali del Giau sono state comunque belle cose.

Offline benvolio

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Re:Un altro giro?...
« Risposta #19 : Martedì 24 Maggio 2011, 20:33:00 »
La cronoscalata di oggi e' stata come un test di laboratorio o sui rulli sulla velocita' ascensionale media dei corridori piu' forti. Il distacco che il contabile ha inflitto ad un coriaceo Nibali e ad uno strenuo Scarponi la dice lunga sulla cilindrata dei rispettivi motori. Solo il controllo antidoping potrebbe essere piu' inequivocabile. Attribuendo la buonafede a tutti, viene furoi che Contador e' un superdotato e gli altri dei buoni corridori (Nibali puo' diventare buonissimo).