Altro fango addosso alla nostra Lazio

[surg]

Pare che la procura della federcalcio abbia chiesto per la Lazio una giornata a porte chiuse per l'affare degli adesivi su Anna Frank

[MCM]

Voglio vederli morire tutti con Lotito presidente
Ho pronte già entrambe le mani per le seghe.

[Gotty]

Una giornata a porte chiuse col calendario che abbiamo non farebbe grosso danno, meglio questo che una grossa multa che incoraggerebbe i soliti noti a dire stigrancaxxi tanto paga er gestore.

[Wasicu]

Una giornata a porte chiuse col calendario che abbiamo non farebbe grosso danno, meglio questo che una grossa multa che incoraggerebbe i soliti noti a dire stigrancaxxi tanto paga er gestore.

Si andrebbe bene per chiudere la cosa.   Poi se Lotito sale, se li manna tutti pe' l'ossa,
garantito al limone ...   !! 

[surg]

Secondo me è meglio che Lotito ritiri la candidatura

[aaronwinter]

Idem, è già ripartita la grancassa ASRepvbblica e compagnia cantante

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[Frusta]

È di stamattina la notizia che non si candida.

[Panzabianca]

meglio così.

[aaronwinter]

Bene,

Daje Claudio che per toglierti i sassolini dalle scarpe c'è il campo. E su questo, siamo un tutt'uno.

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[Panzabianca]

Bene,

Daje Claudio che per toglierti i sassolini dalle scarpe c'è il campo. E su questo, siamo un tutt'uno.

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cmq, capisco da più parti che in serie A la stima per lui è abbastanza consolidata  ... e che se non sarà er capoccia... è pronta la sedia de vice.  Spero solo non si elegga il santo.

[Matita]

Alessandro Catapano, ultrà gialloroscio, scrittore di libri sulle merde (con prefazione del cantautore molisano) nonché penna della Gazzetta dello sport dedica un litro di bile al nostro presidente, oggi sulla Gazza.

Ma quando gli passa?



CLAUDIO LOTITO «Un passo indietro per il bene della Lazio Ma i numeri ce li ho...» (Gazzetta dello SPort)

Battuto, ma non vuole arrendersi. Dopo aver dovuto rinunciare alla candidatura, ha ricominciato a trattare: «Con me si vince»

a. cat.

Passata la nottata, ieri ha ripreso a telefonare. Col solito mantra: «C’ho numeri importanti, te porto dodici, tredici società». Una virtù sopra tutte gli va riconosciuta: la resilienza. Intesa sia nella sua accezione tecnologica (la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi), sia in quella psicologica: la capacità di un individuo di superare un evento traumatico. Claudio Lotito è del tipo che si piega ma non si spezza. Piuttosto che darsi per vinto, si deforma. «La candidatura? Ho rinunciato per il bene della Lazio – ha raccontato –, avrebbe avuto troppe ripercussioni». Non ci ha creduto nessuno, ma intanto Lotito è ripartito. Lui non si arrende, passa ad un’altra strategia. O cambia interlocutore. Non ha la puzza sotto al naso e non porta rancore. Se gli conviene, tratta anche col peggior nemico. «È caparbio e imprevedibile», ha detto di lui Gabriele Gravina. Al quale, nelle 24 ore trascorse dall’illusione di potersi candidare alla constatazione che, stavolta, aveva fatto male i suoi conti, Lotito è riuscito a offrire una vicepresidenza, pur di convincerlo a dargli i voti di Lega Pro. L’altra, l’aveva già offerta a Cosimo Sibilia. «Per chi fa il vicario mettetevi d’accordo voi, non è un problema mio».

CHE MODINon è mai un problema di Claudio Lotito. Le maldicenze sul suo conto, quasi tutte vere, come si dice a Roma gli rimbalzano addosso. Lui tira dritto, capace di tutto, fuorché di vergognarsi. Gravina ne parla male? Lui lo tempesta di telefonate. «A Gabrie’, stai con me che c’ho i voti». Sibilia prova a liberarsi dal suo abbraccio soffocante? Lui irrompe nella sua assemblea, in modo che tutti se ne accorgano, poi lo chiude due ore in una stanza. «Cosimi’, damme retta, se te comporti bene vinciamo». Invadente, e quando esagera, cioè sempre, pure parecchio ingombrante. Se stai con Lotito, stai contro tutti gli altri. Molto spesso non è nemmeno una questione di idee, ma di modi. Gli stessi che gli riconoscono grandi capacità imprenditoriali e la dote, che fa comodo a tanti in Lega di A, di saper studiare le norme e interpretarle, dicono che poi rovina tutto con i suoi atteggiamenti (lo sanno bene i tifosi della Lazio). Con la grazia, peraltro ostentata, dell’elefante in una cristalleria, con quel linguaggio strampalato, un miscuglio di latinismi e pecoreccio, la petulanza, e l’approccio un pochino urtante del pedagogo. Quel perenne insegnarti a campare che alla fine ti fa esclamare: che palle!

IN DECLINO? Peccato, perché come ha detto pubblicamente Sibilia, che ha imparato a conoscerlo dai tempi della legge sugli stadi («Me lo trovavo tutti i giorni in Senato», ricorda ancora), «il soggetto è molto capace». Ed è vero. Il calcio italiano, che al suo arrivo lo battezzò come un personaggio folkloristico – le campagne di moralizzazione, le citazioni dal latino, l’atteggiarsi da Alberto Sordi –, si accorse di Lotito quando convinse Berlusconi a rateizzargli 140 milioni di debiti col fisco in 23 anni. Poi, quando mise alla porta gli Irriducibili, tagliandogli innanzitutto i viveri di cui godevano con Cragnotti. Intuizioni felici e scelte coraggiose. Che sia un buon presidente, glielo ha riconosciuto anche Urbano Cairo, l’altro giorno in Lega, prima che il botta e risposta diventasse psicodramma, con l’altro a urlare: «Me attaccate solo perché me chiamo Lotito, se me chiamavo Mencucci me votavate». Chissà, forse ha ragione lui. O Preziosi, il primo dei suoi pretoriani, che anche ieri ricordava: «Stiamo con Lotito non perché ci piaccia, ma perché nessuno come lui fa valere le nostre istanze». Con onestà intellettuale e senza ipocrisie, va detto che il primo Tavecchio – quello con la stanza di Lotito al quinto piano, Lotito con la tuta della Nazionale, Lotito sempre in mezzo, Lotito a che titolo? – non conobbe crisi di governo, e anzi godè di buona tenuta politica. Mentre il secondo, cacciato il mercante dal tempio, ha fatto la fine che conosciamo. Checché se ne dica, seppure un paio in meno di quante ne contava lui, il soggetto è ancora capace di influenzare, se non addirittura indirizzare, gli orientamenti di una ventina di società tra A e B, che alle urne valgono il 7-8%. Siamo onesti: chi ha il coraggio di rinunciarci? Del resto, come ama ricordare il nostro, «con Lotito il risultato è garantito». Anche se oggi vale un po’ meno. Una volta, determinava le vittorie di uno o dell’altro fronte, oggi tutt’al più può determinare uno stallo. Di recente, ha perso qualche colpo. Se è un vero declino, è iniziato due anni fa, quando il suo candidato alla presidenza della Lega Pro, Lello Pagnozzi, fu sonoramente sconfitto da Gabriele Gravina. Il quale, anche stavolta, ha accettato la sfida: «Claudio, scommettiamo che ho più voti di te?».

[AlenBoksic]

 si accorse di Lotito quando convinse Berlusconi a rateizzargli 140 milioni di debiti col fisco in 23 anni.

 

[borgorosso]

c'è online l'articolo de stammerda?

[Anselazio]

Ecco...

https://mobile.twitter.com/cat2179?lang=it

Le risposte vanno lette 

[Panzabianca]

si ma così lo hai estratto dal buco in cui viveva e svernava. Che vi rimanga e inacidisca nella propria bile.

[MagoMerlino]

Questo catapanno è l'esemplare prototipo del nemico da combattere. Di bastardi senza gloria di questo genere pullulano le redazioni non solo sportive.
Questi infami andrebbero contrastati sempre ed in ogni modo, soprattutto se i loro deliri vengono pubblicati su testate a carattere nazionale.
Fanno passare per articoli di cronaca i loro attacchi a Lotito e quindi alla Lazio, non perchè mossi dalla propria vocazione alla professione (che offendono irrimediabilmente ogni volta che pubblicano qualcosa), ma dal proprio tifo e volontà di appartenenza alla schiera del mandamento di trigoria.
Vanno controllati costantemente e tenuti sotto il mirino dell'attenzione

[Matita]

Questo catapanno è l'esemplare prototipo del nemico da combattere. Di bastardi senza gloria di questo genere pullulano le redazioni non solo sportive.
Questi infami andrebbero contrastati sempre ed in ogni modo, soprattutto se i loro deliri vengono pubblicati su testate a carattere nazionale.
Fanno passare per articoli di cronaca i loro attacchi a Lotito e quindi alla Lazio, non perchè mossi dalla propria vocazione alla professione (che offendono irrimediabilmente ogni volta che pubblicano qualcosa), ma dal proprio tifo e volontà di appartenenza alla schiera del mandamento di trigoria.
Vanno controllati costantemente e tenuti sotto il mirino dell'attenzione

100000%

Il prossimo è :


De Vrij, rinnovo e saluti, di Piergiorgio Bruni.

Lazio. Il difensore olandese non disfa la valigia: la Premier League lo aspetta
Con i 25 milioni della sua clausola il mercato da Champions

ROMA - Col rinnovo contrattuale di De Vrij, che dovrebbe essere ufficializzato entro 48 ore, per la Lazio si aprono nuovi scenari in vista dell’estate. La firma dell’olandese, infatti, permetterà a Tare di operare sul mercato con maggiore tranquillità, forte dei 25 milioni di euro di clausola liberatoria che, con ogni probabilità, verranno pagati. Per il centrale, già da qualche tempo, si sono mosse alcune big inglesi: in prima fila le corazzate di Manchester, con lo United di Mourinho un gradino avanti, e poi il Chelsea. Flebili, invece, le chance che decida di resta in serie A: l’Inter l’ha corteggiato parecchio ma ora sembra aver mollato la presa, mentre la Juventus resta alla finestra. Tuttavia, se a fine anno, Simone Inzaghi dovesse fare le valigie e sbarcare a Torino, in sostituzione di Allegri, le carte in tavola potrebbero cambiare nuovamente. Molto del futuro di De Vrij, comunque, dipenderà dall’offerta contrattuale che gli verrà proposta. Oggi, coi biancocelesti, ha accettato 2,5 milioni a stagione, che diventeranno 3 in caso di qualificazione alla prossima Champions League. Domani, visto il “basso” costo del suo cartellino, magari in Premier, è probabile che punti a raddoppiare queste cifre. La partenza dell’Orange, ovviamente, costringerà Tare a mettersi alla ricerca di un sostituto: giovane, affidabile, possibilmente comunitario e di carattere. Da qualche tempo, sul taccuino del direttore sportivo albanese c’è appuntato il nome di Rodrigo Caio del San Paolo. Non proibitivo il costo del cartellino: circa 15 milioni. Piace, e neppure poco, quello che in Olanda considerano l’erede di De Vrij: Matthijs de Ligt, 18enne in forza all’Ajax. Il vero ostacolo è la valutazione: 25 milioni. Attenzione, poi, alle recenti voci provenienti dalla Scozia: con circa 3-4 milioni, il Celtic è disposto a sedersi attorno a un tavolo per trattare Jozo Simunovic.




Ovviamente questi tizi sono dichiaratamente romanari. Basta vedere i loro profili su fb.

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[Fulcanelli]

 «La candidatura? Ho rinunciato per il bene della Lazio – ha raccontato –, avrebbe avuto troppe ripercussioni».

Ci fosse stato uno di questi finti giornalisti rapiti all'agricoltura che avesse chiesto "Signor Lotito, quali ripercussioni? Perché pensava che il bene del club sarebbe stato a rischio? Ha avuto minacce? Come e da chi?"
Roba da scoop. Ad averci le palle.

[Matita]

Lotito e il potere della seduzione (Gazzetta dello SPort)

L’uomo ovunque del calcio italiano

la rovesciata

di roberto beccantini



L’idea di un Claudio Lotito non più candidato ma comunque «candidante» racconta e spiega chi siamo meglio di una pila di libri. Pur non essendo più minorenne da un sacco di rate, il sessantenne Lotito-Lotita continua a esercitare un fascino pazzesco.

Ci vorrebbe il talento di Vladimir Nabokov per aggiornarvi sui professori Humbert Humbert che non finiscono di sbavare dietro le «curve» del suo latinorum. Carlo Tavecchio sta a Lotito come Pinocchio stava a mastro Geppetto e costui a Carlo Collodi. Ricorderete i tempi, non proprio fausti, in cui si presentavano insieme ai raduni della Nazionale, Lotito sfoggiante una maxi felpa con su scritto «Italia», Tavecchio in giacca e cravatta: Felpa e Louise. Una coppia di fatti. E di nomine: a cominciare da Gian Piero Ventura.

Come Maurizio Zamparini, sa scegliere la gente che deve scegliere. Igli Tare, tanto per dirne uno. Lo certifica la classifica della Lazio. E quando gli capita di essere mollato sul più bello (Marcelo Bielsa), nessun problema: ecco uscire dal cilindro Simone Inzaghi, uno dei rari «senza gavetta» capaci di passare dalla Primavera ai titolari come se questi avessero sempre coinciso con quella. Chapeau.

L’Italia, Paese che non trattò per Aldo Moro, ha accettato invece di trattare con Claudius pur di spalmarne i debiti con il fisco. Il timor panico di un eventuale fallimento del club produsse - nel governo di Silvio Berlusconi - una visione dell’ordine pubblico casualmente vicina agli istinti della piazza e agli interessi del padrone. E poi Franco Carraro: all’epoca di Calciopoli telefonava a chi di dovere - i designatori - perché la Lazio, mi raccomando, insomma, ci siamo capiti. Maurizio Beretta occupava la presidenza della Lega per «sentito fare»: a Lotita piaceva provocarlo, come documenta la manovra per la ripartizione del bottino della Supercoppa del 18 agosto 2013, partita che, fissata a Pechino, venne dirottata all’Olimpico di Roma. Il coinvolgimento della Juventus, contraria alla trasferta cinese, spinse mezza Italia a parteggiare per il grande capo di Lazio e Salernitana, celebrato alla stregua di un Robin Hood che «ruba» ai ricchi. Ma se al posto della Vecchia Arpia ci fossero stati il tenero Chievo o lo struggente Benevento?

Su «la Repubblica» del 25 febbraio 2014, Gabriele Romagnoli gli dedicò questo ritratto: «E’ stato avaro. Ma ha vinto più di quanto gli investimenti avrebbero fatto immaginare. Ha maltrattato i giocatori che volevano andare via. Ma ha ceduto (Hernanes incluso) chi non era più motivato. Ci ha guadagnato. Ma lo ha fatto perché ha saputo pescare e valorizzare. Ha comportamenti da ducetto dentro e fuori la società. Ma ha divorziato dagli ultrà e immesso giocatori di colore». E allora perché Lotito-Lotita seduce i Tavecchio più dei tifosi? Perché, «imperdonabilmente non ha un progetto, un’utopia, un piano triennale». Perché, in parole povere, non fa sognare.

Al di là dei paradossi, che nel suo caso combaciano spesso con i luoghi comuni, e viceversa, sarebbe stato il candidato «ideale» per questo tipo di calcio usa e getta. Ha capito tutto di noi, mentre noi pensiamo di aver capito tutto di lui: una differenza abissale, un distinguo cruciale. Le gaffe su sinagoghe e dintorni, le telefonate contro i Carpi di turno, i Giuseppe Pecoraro imposti alla Procura federale ne decorano la bulimica invadenza.

Dell’italiano medio incarna il peggio del meglio e il meglio del peggio: lo si può battere ma non abbattere.

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[Frusta]

Ma quanto le fa rosica' ste merde la Lazio che vince?