Autore Topic: Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo  (Letto 2279 volte)

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Offline chinaglia

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Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« : Lunedì 2 Maggio 2011, 10:17:10 »
Il vero Fulgencio
di Alberto Facchinetti


Dieci anni dopo avrebbe intrapreso la carriera da allenatore e sarebbe diventato uno dei tecnici più importanti del calcio argentino. Ma nel 1949 Juan Carlos Lorenzo era soltanto un buon centrocampista: fu il primo straniero della Sampdoria a non fare le valigie subito e ad andarsene dopo la prima stagione. Tenne duro, il ragazzo.
Di carattere ne aveva da vendere, e rimase per altri tre anni ancora. Lorenzo era una bella mezzala, che segnava e faceva segnare. Il primo anno giocò poco, perché arrivò a stagione iniziata: soltanto otto partite condite comunque da due gol. Esordì in campionato nel marzo del 1949 in casa contro il Novara (1-3). La Samp aveva puntato sul ragazzo di Buenos Aires e anche lui credeva molto nelle sue qualità. Avevano ragione. Nel 1949-’50 giocò trenta partite e segnò sette gol, altrettanti ne realizzò la stagione seguente pur avendo giocato solo ventidue gare. L’ultimo suo campionato in Italia fu quello del 1951-’52, diciassette partite e tre volte a segno. In tutto el Toto Lorenzo mise in fila settantasette partite in quattro campionati, e mosse la rete diciannove volte. (...)
Nel 1958 ci fu la svolta della carriera. Il presidente del Maiorca Jaime Rosselló era alla ricerca di un allenatore per la squadra che allora militava in Tercera División. La dritta giusta gli arrivò da Alfredo Di Stefano che si trovava casualmente nell’isola in vacanza: “Nel Rayo Vallecano c’è un calciatore che ormai ha 35 anni e fa al caso suo. Si chiama Lorenzo”. Qualche anno prima Di Stefano e Lorenzo avevano frequentato insieme un corso per allenatori tenuto dal maestro inglese Walter Winterbottom. Rossellò ingaggiò el Toto come jugador-entrenador e insieme scrissero le pagine più belle del club. Per la prima volta nella storia
il Real Maiorca arrivò in Primera División. Alla prima esperienza da allenatore Lorenzo fece due promozioni consecutive.(...)

Nell’ottobre del 1962 venne ingaggiato dalla Lazio per sostituire in panchina Carlo Faccini. La squadra militava in B. Sin da subito emersero la sua personalità e le sue stranezze, dentro e fuori dal campo. El Toto era uomo intelligente ed istrionico. Molto professionale, ma ancora di più superstizioso. Quando le sue squadre perdevano bruciava tutte le maglie e gli scarpini indossati dai suoi calciatori. Costringeva l’autista del pullman che portava i giocatori allo stadio a cambiare strada qualora avessero trovato un gatto nero. E a passare con il semaforo rosso, perché questo gli portava bene. Non si era mai visto un allenatore del genere in Italia. Anche in campo le sue squadre erano aggressive, sempre al limite del regolamento, pronte ad ottenere e poi a difendere il risultato con le unghie e con i denti. “Tutti mi accusavano – spiegò la sua filosofia, ormai vecchio e ritiratosi in Argentina - di voler fare un gioco speculativo, che negavo il gioco d’attacco, che mandavo i miei giocatori in campo per fare male. Però il calcio è questo: se non vinci, il giorno dopo ti cacciano. Se vinci sei il re, sennò sei odiato da tutti”.
Con la Lazio il primo anno arrivò secondo nel campionato di serie B, l’anno dopo la squadra finì ottava in serie A.

Nel 1964-1965 firmò a sorpresa per i cugini della Roma, dove conquistò subito la Coppa Italia 1964, stagione in cui la finale venne disputata ad inizio del torneo seguente quando el Toto già sedeva in panchina. Ma fu per la Roma l’annata segnata dal disastro finanziario della società. Lorenzo fece quell’anno la famosa colletta del Sistina per raccogliere fondi.

Nel 1966 tornò in patria al River Plate, dopo aver guidato “un branco di animali” ai Mondiali (così li definì il tecnico britannico Alf Ramsey dopo il match Inghilterra-Argentina, vinto dagli inglesi grazie anche ad un arbitraggio casalingo). Allenò i Milionari per un campionato. Intanto dal Maiorca arrivò una telefonata: “Mister, abbiamo bisogno di lei”. Andò sull’isola e salvò la squadra che rischiava la serie C.

Nel 1968 tornò alla Lazio. Rimase tre stagioni e costruì la squadra che poi Tommaso Maestrelli guidò alla vittoria dello storico scudetto. Nel 1969 fece acquistare due giocatori dall’Internapoli: Giorgio Chinaglia e Pino Wilson. Proprio per il lancio del centravanti, che inizialmente appariva fuori forma e un po’ grezzo tecnicamente, Lorenzo fu fondamentale (...).

Nel 1984 l’ormai ex centravanti, di ritorno dagli Stati Uniti, da presidente della Lazio ingaggiò il suo vecchio mister. (...)
Il primo giorno si presentò in spogliatoio mostrando ai ragazzi un pezzo di carta. Sosteneva el Toto Lorenzo che fosse un telegramma di De Gasperi, che gli aveva scritto per congratularsi del nuovo incarico. I ragazzi si guardarono esterrefatti, non dissero niente. Si misero la tuta ed uscirono per l’allenamento. Era settembre, la preparazione precampionato era già stata fatta da Carosi, di certo non si sarebbero aspettati di farne una seconda. Lorenzo aveva visto una squadra in pessime condizioni fisiche e programmò il richiamo che di solito si faceva in dicembre. Sì, per quasi tutto il mese la squadra si allenò due volte al giorno come fosse agosto. L’esordio di Lorenzo in panca fu positivo: in casa la squadra riuscì a pareggiare contro l’Inter, al gol di Bruno Giordano rispose subito Spillo Altobelli. Così el Toto, che era ritornato all’Olimpico indossando una camicia blu a pallini bianchi, decise di non cambiarsi più il vestito. Perché quella camicia gli portava evidentemente bene. La prima vittoria però arrivò soltanto quattro partite dopo contro la Cremonese.

La tattica studiata da Lorenzo era alquanto particolare. Ai suoi difensori chiedeva di ungersi le mani di pomata e quindi di sfiorare gli occhi degli attaccanti per impedire loro di vedere. Oppure ordinava di mettersi una foto della moglie dell’attaccante avversario nei calzettoni e mostrarla al giocatore durante il match per innervosirlo e portarlo così all’espulsione. I mezzi che utilizzava per vincere le partite, senza riuscirci (va detto) perché in diciotto gare portò a casa la posta intera solo due volte, non erano solo questi. Spesso pensava a degli strani riti propiziatori. Come quello di accendere fuochi in spogliatoio per scacciare gli spiriti maligni. Tanto che quando la squadra ritornava in spogliatoio dopo il riscaldamento prepartita, l’aria era davvero irrespirabile.
Riuscì comunque a non perdere il derby. Scelte tattiche azzeccate? No. La gara la “vinse” anche questa prima di giocarla. Si spogliò con i calciatori, uscì in mutandoni ascellari e con un mangianastri che sparava musica a tutto volume aspettò i giocatori della Roma che rientravano in spogliatoio per fare l’appello. Li sfidò, cantando a squarciagola e mormorando i suoi soliti incantesimi. Arrivò un punto che smosse di poco la classifica. Il miracolo però lo fece proprio contro la Samp. Durante la settimana obbligò il suo difensore Daniele Filisetti a dimagrire cinque chili perché voleva che il giocatore si presentasse in campo la domenica successiva con lo stesso peso dell’avversario che doveva marcare, Trevor Francis. Ce la fece, con il risultato che Filisetti in campo manco si reggeva in piedi. Il Doria già nel primo tempo s’era portata sul 2-0 (Mancini, Salsano). Durante il riposo, Lorenzo trovò il giusto rimedio. Questa volta sì. Fece levare la maglia rossa al suo portiere Fernando Orsi, perché secondo lui gli attaccanti doriani avevano tirato in porta così tanto perché attratti da quel colore. La Lazio riuscì a pareggiare 2-2: Enrico Calisti e João Batista. Ma fu l’inizio della fine. Arrivarono infatti sette sconfitte una in fila all’altra. Interrotte da un pareggio casalingo con l’Ascoli e un’altra, ultima e finale sconfitta, con il Napoli.

In quei giorni che precedevano la partita con i partenopei, el Toto andò dichiarando che non avrebbe marcato a uomo il connazionale Diego Maradona. Invece mandò allo sbaraglio il suo giovane centrocampista Francesco Fonte e Diego ne fece tre. Il Napoli vinse 4-0. Era il 24 febbraio 1985: finì qui l’avventura del Toto Lorenzo alla Lazio, iniziata tanti anni prima. Nella panchina laziale, sommando le tre esperienze in tempi diversi, si sedette ben 185 volte. Nel 1985 Leo Gullotta si ispirò alla sua figura per interpretare l’eccentrico allenatore Juan Carlos Fulgencio nel film “Mezzo destro, mezzo sinistro”. Ma viene citato direttamente (e forse anche indirettamente) anche nei racconti a sfondo calcistico del suo connazionale Osvaldo Soriano..

Il 14 novembre 2001 il Maestro morì a Buenos Aires. Aveva 79 anni. Avrebbe voluto essere cremato e che le sue ceneri fossero sparse alla Bombonera, ma la moglie fece di testa sua e ora si trova sepolto al cimitero di Belgrano in calle O’Higgins.

Alberto Facchinetti
(estratto del capitolo su Juan Carlos Lorenzo contenuto nel libro 'Doriani d'Argentina', di Alberto Facchinetti per Edizioni Cinquemarzo

Mazzola

Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #1 : Lunedì 2 Maggio 2011, 10:32:03 »

In quei giorni che precedevano la partita con i partenopei, el Toto andò dichiarando che non avrebbe marcato a uomo il connazionale Diego Maradona. Invece mandò allo sbaraglio il suo giovane centrocampista Francesco Fonte e Diego ne fece tre. Il Napoli vinse 4-0. Era il 24 febbraio 1985:


Che palle...
Il solito guazzabuglio con le magliette bruciate ed il pullman con il semaforo rosso.

NAPOLI: Di Fusco, Bruscolotti, Carannante (85' Boldini), Celestini (21' De Vecchi), Ferrario, R.Marino, Caffarelli, Bagni, Penzo, Maradona, Dal Fiume. A disp. Castellini, De Simone, Puzone. All. Marchesi.

LAZIO: Orsi, Calisti, Filisetti, Vianello, Batista, Podavini, Vinazzani (68' Torrisi), Manfredonia, Garlini, Laudrup, Marini (46' Dell'Anno). A disp. Cacciatori, Spinozzi, D'Amico. All. Lorenzo.

Arbitro: Pieri (Genova).

Marcatori: 58' Maradona, 78' Filisetti (aut), 84' Maradona, 87' Maradona.

Dove sta Fonte ?
Ma perchè non cambiano mestiere ?

Offline giangoverni

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Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #2 : Lunedì 2 Maggio 2011, 10:35:04 »
Pubblicato su Lazialità del mese di marzo 2011

La contestazione a Reja ha molti precedenti ma il più eclatante si chiama Tommaso Maestrelli, l’artefice principale del nostro primo scudetto, il famoso “maestro” della canzone di Aldo Donati “che ce sta a guarda’” quando la Lazio scende in campo. La contestazione a Reja si è limitata a qualche fischiata dopo il quarto derby perso ma la contestazione a Maestrelli fu molto più dura e organizzata.
Le cose andarono così. La Lazio, che aveva già alcuni elementi (come Wilson e Chinaglia) che tre anni dopo la porteranno a vincere lo scudetto, era stata sciaguratamente portata in B da Juan Carlos Lorenzo che era tornato ad allenare la Lazio dopo un anno sull’altra sponda del Tevere (una permanenza passata alla storia per la famosa colletta del Sistina, quando lo stesso Lorenzo raccolse fondi presso i tifosi per pagare le spese di trasferta della squadra). Bene fece il presidente Umberto Lenzini a sbarazzarsi di Lorenzo che, per i suoi modi di fare pittoreschi e guasconi, era entrato nelle grazie dei tifosi, e a scommettere sull’emergente Tommaso Maestrelli.
Maestrelli iniziò il suo lavoro in mezzo a mille difficoltà perché anche una parte della squadra, Chinaglia soprattutto, provava nostalgia per Lorenzo, il quale cominciò a soffiare sul fuoco della rivolta che covava anche nella tifoseria meno sprovveduta. Un gruppo di tifosi vip, come diremmo oggi, si unirono in una sorta di comitato che prese il nome di “coscienza della Lazio”. I contestatori, dopo una partita persa a Terni con la squadra locale, inscenarono una protesta clamorosa piazzando 11 bidoni dipinti di bianco-celeste davanti al campo di allenamento di Tor di Quinto. Un affronto che avrebbe scoraggiato chiunque ma non scoraggiò Maestrelli, il quale, spalleggiato dal presidente Lenzini, tenne duro, conquistò la squadra a cui impose un gioco straordinario, vinse il campionato di B e si avviò verso una marcia trionfale che portò allo scudetto mancato all’ultima giornata nel 1973 e centrato alla grande nel 1974. La marcia trionfale della Lazio fu stroncata soltanto dalla grave malattia che portò Tommaso alla morte.
Lorenzo ritornerà, richiamato da Chinaglia presidente, 15 anni dopo, giusto in tempo per farci retrocedere fin dalla metà campionato con giocatori come Giordano, Manfredonia, Laudrup e Battista. Ma i tifosi della Lazio non lo contestarono come avrebbe meritato e come invece avevano contestato Maestrelli. Stranezze e irrazionalità del tifo…
Giancarlo Governi
Un grazie a LazioWiki, l’enciclopedia in rete sulla storia della Lazio, nella quale mi sono documentato.



Mazzola

Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #3 : Lunedì 2 Maggio 2011, 10:43:26 »
Pubblicato su Lazialità del mese di marzo 2011
...
I contestatori, dopo una partita persa a Terni con la squadra locale, inscenarono una protesta clamorosa piazzando 11 bidoni dipinti di bianco-celeste davanti al campo di allenamento di Tor di Quinto.
...
Laudrup e Battista.
...

I bidoni non furono "esposti" a Tor di Quinto il giorno dopo la partita, ma a Terni prima della partita.

Battista (il maggiordomo di Zio Paperone) non si può leggere.



CiPpi

Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #4 : Lunedì 2 Maggio 2011, 10:56:11 »
E per fortuna che si e' documentato proprio su Laziowiki.

Offline giangoverni

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Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #5 : Lunedì 2 Maggio 2011, 10:58:53 »
Battista era un nazionale brasiliano.
I bidoni furono esposti a Terni va bene ma la sostanza rimane. Lorenzo è stato deleterio per la storia della Lazio. Tra l'altro nell'articolo di Facchinetti si tace che ci aveva mandato in Serie B con una squadra che sotto Maestrelli per due terzi diventerà stellare. Se Lenzini avesse dato retta ai sostenitori dell'argentino non avremmo avuto Maestrelli e non avremmo vinto niente.

Offline giangoverni

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Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #6 : Lunedì 2 Maggio 2011, 11:01:45 »
E per fortuna che si e' documentato proprio su Laziowiki.

Scusa che cambia se furono esposti a Roma o a Terni? La sostanza del discorso rimane. Piuttosto Facchinetti trascura alcune cose essenziali come la retrocessione in B sotto la guida di Lorenzo ma addirittura dice che la squadra che portò alla vittoria Maestrelli l'aveva preparata lui. E Re Cecconi e Frustalupi e Pulici...

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Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #7 : Lunedì 2 Maggio 2011, 11:03:17 »
Che palle...
Il solito guazzabuglio con le magliette bruciate ed il pullman con il semaforo rosso.

NAPOLI: Di Fusco, Bruscolotti, Carannante (85' Boldini), Celestini (21' De Vecchi), Ferrario, R.Marino, Caffarelli, Bagni, Penzo, Maradona, Dal Fiume. A disp. Castellini, De Simone, Puzone. All. Marchesi.

LAZIO: Orsi, Calisti, Filisetti, Vianello, Batista, Podavini, Vinazzani (68' Torrisi), Manfredonia, Garlini, Laudrup, Marini (46' Dell'Anno). A disp. Cacciatori, Spinozzi, D'Amico. All. Lorenzo.

Arbitro: Pieri (Genova).

Marcatori: 58' Maradona, 78' Filisetti (aut), 84' Maradona, 87' Maradona.

Dove sta Fonte ?
Ma perchè non cambiano mestiere ?

Fonte lo marcò all'andata e pure bene anche se poi Diego segnò su triangolazione con Bertoni.


14 ottobre 1984  - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1984/85 - V giornata

LAZIO: Orsi, Storgato (78' Torrisi), Filisetti, Vianello, Batista, Podavini, D'Amico, Fonte (56' Calisti), Giordano, Laudrup, Manfredonia. A disp. Cacciatori, Spinozzi, G.Marini. All. Lorenzo.

NAPOLI: Castellini (47' Di Fusco), Bruscolotti, Boldini, Celestini, Ferrario, De Vecchi, D.Bertoni, Bagni, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume. A disp. G.De Rosa, Penzo, Carannante, Napolitano. All. Marchesi.

Arbitro: Casarin (Milano).

Marcatori: 35' D'Amico, 51' Maradona.

Note:

Spettatori:
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
STURM UND DRANG
Ganhar ou perder, mas sempre com democracia

Boks XV

Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #8 : Lunedì 2 Maggio 2011, 11:05:30 »
certo che "celebrare" Juan Carlos Lorenzo nel giorno in cui dobbiamo disputare una partita da dentro o fuori ha un che di surreale.

Offline AlenBoksic

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Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #9 : Lunedì 2 Maggio 2011, 11:07:08 »
A lui si ispirò Osvaldo Soriano nel tratteggiare la figura di Orlando El Sucio
Voglio 11 Scaloni

Mazzola

Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #10 : Lunedì 2 Maggio 2011, 11:10:53 »
Battista era un nazionale brasiliano.
...

Mò è chiaro. [cit.]


Uno che ha allenato Lazio, roma, River Plate, Boca Juniors, Argentinos Jrs, San Lorenzo, Velez Sarfield...la nazionale argentina ai Mondiali del 1962 e del 1966...con l'Atletico Madrid è arrivato ad un passo dalla Coppa dei Campioni...ed ha vinto questo...

* Campionato argentino: 4
San Lorenzo: Nacional 1972, Metropolitano 1972
Boca Juniors: Nacional 1976, Metropolitano 1976

*  Coppa Libertadores: 2
Boca Juniors: 1977, 1978

Coppa Intercontinentale: 1
Boca Juniors: 1978

ridotto alle magliette bruciate, al pullman che passava con il semaforo rosso e alla gallina di Zanetti.

Messaggio per Francesco Fonte.
Anche se tu a Napoli non hai giocato e quindi Maradona non può aver fatto tre goals per colpa tua, anche se tu lo hai marcato nella partita di andata all'Olimpico e non in quella del ritorno...la sostanza rimane.

Scusate me so' sbajato non ci si riesce a dirlo...


CiPpi

Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #11 : Lunedì 2 Maggio 2011, 11:21:56 »
Scusa che cambia se furono esposti a Roma o a Terni? La sostanza del discorso rimane. Piuttosto Facchinetti trascura alcune cose essenziali come la retrocessione in B sotto la guida di Lorenzo ma addirittura dice che la squadra che portò alla vittoria Maestrelli l'aveva preparata lui. E Re Cecconi e Frustalupi e Pulici...

Semplicemente che uno inaffidabile pure quando ammette di copiare e' facile che dimentichi le cose essenziali che tu elenchi, ma anche quanto scritto da Facchinetti su promozione e ottavo posto.

Oltre a quanto detto da Mazzola sul ridurre il tutto ad un personaggio folkloristico e superstizioso.

Mazzola

Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #12 : Lunedì 2 Maggio 2011, 12:09:21 »
Il vero Fulgencio
di Alberto Facchinetti

Nel 1985 Leo Gullotta si ispirò alla sua figura per interpretare l’eccentrico allenatore Juan Carlos Fulgencio nel film “Mezzo destro, mezzo sinistro”. Ma viene citato direttamente (e forse anche indirettamente) anche nei racconti a sfondo calcistico del suo connazionale Osvaldo Soriano..

Nel film comico Mezzo destro, mezzo sinistro del 1985, oltre ai due personaggi principali interpretati da Gigi Sammarchi ed Andrea Roncato, nel ruolo di due strampalati calciatori, compare anche la figura del loro eccentrico allenatore, l'argentino Juan Carlos Fulgencio, interpretato da Leo Gullotta, i cui modi ed abitudini, oltre che per l'assonanza del nome, si ispirano a quelli di Juan Carlos Lorenzo.

La smettessero di consultare Wikipedia.

Ma si può ridurre una persona che è stata calciatore con Boca Juniors Sampdoria Nancy Atlético Madrid...allenatore con Lazio, roma, River Plate, Boca Juniors, Argentinos Jrs, San Lorenzo, Velez Sarfield, Argentina ai Mondiali del 1962 e del 1966, ed Atletico Madrid...a Fulgencio, Margheritoni, Kèkkonen/Kekkònen, e la Marchigiana ?

Offline chinaglia

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Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #13 : Lunedì 2 Maggio 2011, 12:29:39 »
Ma si può ridurre una persona che è stata calciatore con Boca Juniors Sampdoria Nancy Atlético Madrid...allenatore con Lazio, roma, River Plate, Boca Juniors, Argentinos Jrs, San Lorenzo, Velez Sarfield, Argentina ai Mondiali del 1962 e del 1966, ed Atletico Madrid...a Fulgencio, Margheritoni, Kèkkonen/Kekkònen, e la Marchigiana ?

Piccolo OT.

Anni fa conobbi nella sala stampa di un congresso un giornalista danese. Lo guardai e dopo un po' realizzai e gli dissi: ma tu sei Kekkonen!!!
E lui: oddio, non ci credo, c'è ancora chi si ricorda di quella cosa. E io che lo feci solo per un favore ad un amico. E' stata la mia condanna da allora. Mi hanno preso in giro per anni. Ti prego non dirlo a nessuno qui.

Devo dire che era veramente imbarazzato.

End OT

Mazzola

Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #14 : Lunedì 2 Maggio 2011, 14:08:19 »
Piccolo OT.

Anni fa conobbi nella sala stampa di un congresso un giornalista danese. Lo guardai e dopo un po' realizzai e gli dissi: ma tu sei Kekkonen!!!
E lui: oddio, non ci credo, c'è ancora chi si ricorda di quella cosa. E io che lo feci solo per un favore ad un amico. E' stata la mia condanna da allora. Mi hanno preso in giro per anni. Ti prego non dirlo a nessuno qui.

Devo dire che era veramente imbarazzato.

End OT

Ma facciamo i nomi !
Bjorn Hammer...  ;D

E già che siamo.

giangoverni...

BATISTA no Battista...

Offline Fulcanelli

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Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #15 : Lunedì 2 Maggio 2011, 14:11:15 »
Attingo alla memoria, ma credo di non sbagliare.
Oltre a Chinaglia e Wilson, con Lorenzo (e Sbardella, non dimentichiamo) arrivò e fu lanciato Nanni, mentre l'anno prima in B con l'argentino erano arrivati Facco, Mazzolino e Ghio. Lorenzo in B aveva lanciato il gioiello Massa, inventandolo all'ala destra. Rilanciò Fortunato e Morrone, anzianotti, mettendoli a centrocampo. Voglio dire che il primo Lorenzo non era un fesso, che si limitava agli scongiuri. Aveva messo in piedi una discreta squadra, che infatti il primo anno in A rifilò anche un ben 3-0 alla Juve e si piazzo a metà classifica.
Poi, oltre alle intemperanze dello spogliatoio (gli anzianotti ricorderanno i grossi casini combinati o tentati da Long John con le consorti di alcuni compagni) ci fu la sciagurata scelta di mercato dello scambio Ghio-Manservisi + conguaglio. L'unica punta rimase Chinaglia, senza Ghio che era quello che gli apriva gli spazi e la prendeva di testa. Manservisi non era una punta. Un suicidio in cambio di 4 lire. E fu la B, che dettò l'arrivo di Maestrelli per tornare in A.

Mazzola

Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #16 : Lunedì 2 Maggio 2011, 15:29:23 »
Nel 1969-70 vincemmo in casa 10 partite, ne pareggiammo 2 e ne perdemmo 3.
Mentre andammo male in trasferta con una sola vittoria, cinque pareggi e nove sconfitte.
In casa battemmo il Milan 1 a 0 (primo goal in A di Chinaglia), la Fiorentina campione d'Italia 5 a 1, l'Inter 3 a 1 e la Juventus 2 a 0 (regalando così lo scudetto al Cagliari).
Fu un buon campionato per una neopromossa.

L'anno successivo acquistammo Legnaro Magherini Manservisi Chinellato e Moriggi + Andreuzza e Bercellino...non so se mi spiego...

Tornando indietro..con Lorenzo fummo promossi in A nel 1962-63, facemmo un buon campionato in A nel 1963-64 (basta dire l'elenco dei marcatori...capocannonieri con 5 reti Maraschi e Morrone; 1 rete Galli Governato Landoni Mari Pagni Rozzoni e Zanetti + 2 autoreti e due goals a tavolino), e fummo ri-promossi in A nel 1968-69, unica volta in cui arrivammo primi in serie B.

Altro che LeoGullotta/Fulgencio...

Offline giangoverni

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Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #17 : Lunedì 2 Maggio 2011, 17:53:42 »
Semplicemente che uno inaffidabile pure quando ammette di copiare e' facile che dimentichi le cose essenziali che tu elenchi, ma anche quanto scritto da Facchinetti su promozione e ottavo posto.

Oltre a quanto detto da Mazzola sul ridurre il tutto ad un personaggio folkloristico e superstizioso.

Io non copio mai. Mi documento. Poi io non celebro affatto Lorenzo come fa Facchinetti. Anzi, leggi bene e vedrai che il mio giudizio su di lui è negativo. Soprattutto è negativo nei confronti di coloro che si misero in comitato per riportarlo a Roma al posto di Maestrelli.

Mazzola

Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #18 : Lunedì 2 Maggio 2011, 18:20:09 »
Io non copio mai. Mi documento. Poi io non celebro affatto Lorenzo come fa Facchinetti. Anzi, leggi bene e vedrai che il mio giudizio su di lui è negativo. Soprattutto è negativo nei confronti di coloro che si misero in comitato per riportarlo a Roma al posto di Maestrelli.

Io, da lettore, chiedo un po' più di "attenzione" e di "precisione".
Non puoi scrivere che Francesco Fonte marcava Maradona se non è vero.
Siamo nel 2011 e puoi controllare in un minuto.
Su internet trovi quotidiani on-line e siti come LazioWiki dove puoi trovare tutto quello che ti serve.

Tu ti sei documentato su LazioWiki e francamente non reisco a capire come puoi esserti sbagliato tra Terni e TorDiQuinto.
La sostanza di cui parli cambia, per me, se la contestazione è stata preparata prima di una trasferta a Terni portando i bidoni da Roma (così narra la leggenda) invece che a TorDiQuinto dopo una partita persa male.
Cambia molto. Oltretutto a vantaggio del tua "tesi" che dietro questa contestazione, preparata a tavolino, ci fosse proprio Lorenzo...

E come già ti ho fatto notare (pensavo che fosse soltanto un errore di battitura ma ho visto che non è così):
 
BATISTA e non Battista.


Offline masti càzzi

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Re:Memorie laziali: Juan Carlos Lorenzo
« Risposta #19 : Lunedì 2 Maggio 2011, 18:55:57 »
Così el Toto, che era ritornato all’Olimpico indossando una camicia blu a pallini bianchi, decise di non cambiarsi più il vestito.
da queste 3 foto prese da laziowiki si evince chiaramente la famosa camica blu a pallini bianchi





Durante la settimana obbligò il suo difensore Daniele Filisetti a dimagrire cinque chili perché voleva che il giocatore si presentasse in campo la domenica successiva con lo stesso peso dell’avversario che doveva marcare, Trevor Francis. Ce la fece, con il risultato che Filisetti in campo manco si reggeva in piedi.
questa e' presa dl libro di spinozzi.
i chili erano sei, ma vabbe'. sempre 'na cazzata sesquipedale rimane.
sei chili in una settimana. no dico, un atleta professionista, uno che non ha un filo di grasso, mica un obeso.