Autore Topic: Ancora Malgioglio  (Letto 10122 volte)

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Offline Reflexblue

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Ancora Malgioglio
« : Giovedì 22 Aprile 2010, 10:38:17 »
Su Corsera di oggi, Gian Antonio Stella racconta le vicende di Renzo Bossi e Mario Balotelli, i ragazzi senza maglia.
I fatti sono noti: il primo ha ripudiato quella azzurra della nazionale, il secondo ha gettato in terra quella dell'Inter.
Vi posto solamente la conclusione, il resto è contorno.

Eppure, anche il culto della maglia può essere violato. Lo fece, anni fa, un portiere dal nome strambo, Astutillo Malgioglio. Che aveva un cuore grande e dedicava il tempo libero ai bambini disabili. Certi tifosi non glielo perdonavano. «Dopo due anni in giallorosso, passai alla Lazio, in serie B. Fu una stagione tormentata in cui vissi l'episodio più triste della mia carriera. In casa col Vicenza perdemmo 4-3 e il pubblico si scatenò. Fischi continui a ogni mio intervento, fino a quando comparve uno striscione in curva: "Tornatene dai tuoi mostri". A fine partita mi sfilai la maglia, la calpestai, ci sputai sopra e la tirai ai tifosi. Sono un uomo anch’io. La società chiese la mia radiazione. Dello striscione invece non parlò nessuno». Saputa la cosa, lo chiamò Giovanni Trapattoni: «Non è giusto che uno come te lasci il calcio». Firmò in bianco e restò all’Inter cinque anni. Vincendo, in panchina, anche uno scudetto. Mai tanto meritato.



Offline cuchillo

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Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #1 : Giovedì 22 Aprile 2010, 10:44:05 »
Montani segnò all'ottantottesimo sotto la sud il gol del 3 a 4...
...e in 3/4 minuti qualcuno riuscì a confezionare uno striscione a tempo di record...

Lassamo perde.
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

porgasm

Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #2 : Giovedì 22 Aprile 2010, 10:44:43 »
(GAStella é quello, se non erro, che scrive contro le caste di qui e le caste di la'...peccato che appartenga ad una di quelle più potenti che ci siano...)

RobCouto

Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #3 : Giovedì 22 Aprile 2010, 10:49:05 »
Striscione mai esistito; prima della partita Malgioglio fu anche incoraggiato e applaudito dallo stadio, perché in settimana aveva perduto il padre. Combinò - con la complicità di Podavini - un mezzo pasticcio sul 2-2 vicentino, poi quel "buco" sul tiretto innocuo di Montani, mancavano una decina di minuti. Da 2-0 a 3-4 in una partita che era l'ultimissimo treno per la promozione. Appena ritoccò palla fu GIUSTAMENTE fischiato da uno stadio esasperato e deluso dalla prospettiva di un altro anno di B, lui ci mandò tutti a quel paese, e i fischi divennero tuoni. Il resto è noto.

Offline cartesio

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Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #4 : Giovedì 22 Aprile 2010, 10:52:18 »
(GAStella é quello, se non erro, che scrive contro le caste di qui e le caste di la'...peccato che appartenga ad una di quelle più potenti che ci siano...)

Quale?
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

Offline MagoMerlino

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Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #5 : Giovedì 22 Aprile 2010, 11:21:21 »
Su Corsera di oggi, Gian Antonio Stella racconta le vicende di Renzo Bossi e Mario Balotelli, i ragazzi senza maglia.
I fatti sono noti: il primo ha ripudiato quella azzurra della nazionale, il secondo ha gettato in terra quella dell'Inter.
Vi posto solamente la conclusione, il resto è contorno.

Eppure, anche il culto della maglia può essere violato. Lo fece, anni fa, un portiere dal nome strambo, Astutillo Malgioglio. Che aveva un cuore grande e dedicava il tempo libero ai bambini disabili. Certi tifosi non glielo perdonavano. «Dopo due anni in giallorosso, passai alla Lazio, in serie B. Fu una stagione tormentata in cui vissi l'episodio più triste della mia carriera. In casa col Vicenza perdemmo 4-3 e il pubblico si scatenò. Fischi continui a ogni mio intervento, fino a quando comparve uno striscione in curva: "Tornatene dai tuoi mostri". A fine partita mi sfilai la maglia, la calpestai, ci sputai sopra e la tirai ai tifosi. Sono un uomo anch’io. La società chiese la mia radiazione. Dello striscione invece non parlò nessuno». Saputa la cosa, lo chiamò Giovanni Trapattoni: «Non è giusto che uno come te lasci il calcio». Firmò in bianco e restò all’Inter cinque anni. Vincendo, in panchina, anche uno scudetto. Mai tanto meritato.
Questa è l'ennesima dimostrazione che una bugia ripetuta tante volte, diventa una notizia.
Se quando escono queste "inesattezze" ci si preoccupasse di smentirle ad alta voce, forse poi non ce li ritroveremmo ciclicamente tra gli zebedei.
Odio perdere più di quanto ami vincere

#liberalaLazio

Siamo realisti, esigiamo l'impossibile.

"se te senti la forza necessaria spalanca l'ale e viettene per l'aria: se nun t'abbasta l'anima de fallo io seguito a fa l'Aquila e tu er gallo"

Offline SAV

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Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #6 : Giovedì 22 Aprile 2010, 11:25:24 »
Qualcuno può scrivere a Stella spiegandogli la falsità di questa storia?

Tra l'altro, la storia è tratta da un'intervista mi pare a Malcom Pagani in cui Malgioglio si inventa di sana pianta quello che successe il giorno del suo ritorno al Flaminio con la maglia dell'Inter.  Se non sbaglio, disse di essere rimasto in campo nonostante fosse stato sanguinante perché colpito da una radiolina... Io ero al Flaminio e non c'è nulla di più falso...  >:(

porgasm

Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #7 : Giovedì 22 Aprile 2010, 11:27:32 »
a questo baffuto incompetente (nel senso che non conosce il campo del quale sta parlando), con la penna in mano e tanta spocchia dentro (nel senso che suppone di sapere la verità), potremmo scrivere riportando la storia per come la conosciamo noi, però


Mark Lenders

Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #8 : Giovedì 22 Aprile 2010, 11:47:52 »
a questo baffuto incompetente (nel senso che non conosce il campo del quale sta parlando), con la penna in mano e tanta spocchia dentro (nel senso che suppone di sapere la verità), potremmo scrivere riportando la storia per come la conosciamo noi, però

Se qualcuno avesse la pazienza di farlo, gliene sarei grato personalmente.
Il brutto è che questa gente viene anche venerata. Gian Antonio Stella... Ci sono donne che si bagnano solo a nominarlo, uomini che lo amerebbero fisicamente... E poi scopri che pure l'immenso, il divino, l'impareggiabile Gian Antonio Stella trova le notizie con Google e le copia senza verificarle.

porgasm

Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #9 : Giovedì 22 Aprile 2010, 11:51:49 »
scopri anche altro

del tipo che il suo giornale dovrà pagare ad un mio (ex) familiare ca. 100mila euro di danni morali per averne inserito a cazzo di cane il nome in un articolo nel quale si parlava di politici raccomandanti e raccomandati dai politici

un pallone gonfiato, protetto da una casta potentissima
che però, oggi, piace tanto

una specie di brunetta al contrario

Mark Lenders

Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #10 : Giovedì 22 Aprile 2010, 12:00:54 »
scopri anche altro

del tipo che il suo giornale dovrà pagare ad un mio (ex) familiare ca. 100mila euro di danni morali per averne inserito a cazzo di cane il nome in un articolo nel quale si parlava di politici raccomandanti e raccomandati dai politici

un pallone gonfiato, protetto da una casta potentissima
che però, oggi, piace tanto

una specie di brunetta al contrario

Vado un pelo OT, me ne rendo conto, ma credo che questi qua (capeggiati da Santoro, Travaglio e Grillo) siano la vera palla al piede della sinistra. E' gente che nella sconfitta ci sguazza, perché così può far finta di essere migliore di quelli che vincono. Si creano quest'aura di eroi senza macchia e senza paura, la gente ci casca e loro guadagnano un sacco di soldi, dettano l'agenda ai politici e trombano come ricci. Un Berlusconi, per dire, è la loro fortuna massima, perché è talmente orrendo da renderli credibili quando lo bacchettano dai loro piedistalli. Ma a loro Berlusconi serve, perché senza Berlusconi sarebbero disoccupati o giù di lì. I fustigatori delle mie palle...

porgasm

Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #11 : Giovedì 22 Aprile 2010, 12:17:06 »
Vado un pelo OT, me ne rendo conto, ma credo che questi qua (capeggiati da Santoro, Travaglio e Grillo) siano la vera palla al piede della sinistra. E' gente che nella sconfitta ci sguazza, perché così può far finta di essere migliore di quelli che vincono. Si creano quest'aura di eroi senza macchia e senza paura, la gente ci casca e loro guadagnano un sacco di soldi, dettano l'agenda ai politici e trombano come ricci. Un Berlusconi, per dire, è la loro fortuna massima, perché è talmente orrendo da renderli credibili quando lo bacchettano dai loro piedistalli. Ma a loro Berlusconi serve, perché senza Berlusconi sarebbero disoccupati o giù di lì. I fustigatori delle mie palle...

sarà pure OT
ma quanta verità

Offline zanzalf

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Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #12 : Giovedì 22 Aprile 2010, 12:50:52 »
Nessuno si stupisce: questo e' il metodo Stella di confezionamento delle notizie:
make a lotsa mon-ee
An' worry about it later


(aho' i commenti di questo topic sono un paradiso)


Offline kalle

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Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #13 : Giovedì 22 Aprile 2010, 13:56:52 »
Mi spiace che sia il mio primo intervento su questo forum.

Gian Antonio Stella è uno dei miei autori preferiti ed, a mio avviso, alcuni suoi libri dovrebbero essere portati nelle scuole.

Spiace il suo errore nello specifico ma sono certo che se qualcuno glielo farà notare, in maniera civile, saprà anche informarsi meglio e magari ristabilire la verità storica.

SFL

Offline benvolio

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Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #14 : Giovedì 22 Aprile 2010, 14:10:44 »
Saluto Kalle ma temo che la vulgata laziali=cattivi sia ormai endemicamente radicata nella opinione pubblica, qualificata e non. Bisognerebbe dedicarsi a tempo pieno alla controinformazione...

porgasm

Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #15 : Giovedì 22 Aprile 2010, 14:15:15 »
benvenuto Kalle
 ;)

ma su stella, prova a soffiare sullo zucchero a velo che vedi sopra e scoprirai che tortino di emme c'è sotto

borgorosso

Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #16 : Giovedì 22 Aprile 2010, 14:28:32 »
travaglio e stella mi paiono piuttosto diversi.

ciò non toglie che prima di scrivere occorrerebbe informarsi.

Offline kalle

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Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #17 : Giovedì 22 Aprile 2010, 15:45:46 »
benvenuto Kalle
 ;)

ma su stella, prova a soffiare sullo zucchero a velo che vedi sopra e scoprirai che tortino di emme c'è sotto

Se non l'hai letto ti consiglierei di leggere 'l'Orda - quando gli albanesi eravamo noi'.

Credo che pochi giornalisti in Italia siano competenti e sensibili sul tema delle migrazioni , SOTTO OGNI ASPETTO, quanto Gian Antonio Stella.

Offline franz_kappa

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Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #18 : Giovedì 22 Aprile 2010, 16:19:51 »
Eppure, anche il culto della maglia può essere violato. Lo fece, anni fa, un portiere dal nome strambo, Astutillo Malgioglio. Che aveva un cuore grande e dedicava il tempo libero ai bambini disabili. Certi tifosi non glielo perdonavano. «Dopo due anni in giallorosso, passai alla Lazio, in serie B. Fu una stagione tormentata in cui vissi l'episodio più triste della mia carriera. In casa col Vicenza perdemmo 4-3 e il pubblico si scatenò. Fischi continui a ogni mio intervento, fino a quando comparve uno striscione in curva: "Tornatene dai tuoi mostri". A fine partita mi sfilai la maglia, la calpestai, ci sputai sopra e la tirai ai tifosi. Sono un uomo anch’io. La società chiese la mia radiazione. Dello striscione invece non parlò nessuno». Saputa la cosa, lo chiamò Giovanni Trapattoni: «Non è giusto che uno come te lasci il calcio». Firmò in bianco e restò all’Inter cinque anni. Vincendo, in panchina, anche uno scudetto. Mai tanto meritato.

Se io, anonimo lettore, non conoscessi Stella (ma lo conosco e aderisco in toto al giudizio di Porga) e dovessi basarmi su questo breve paragrafo per giudicarlo, che conclusioni potrei trarre? Vivisezioniamo un po' queste righe:

Si parte da una tesi, esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare un buon giornalista. Stella scrive infatti che Malgioglio si occupava di bambini disabili nel tempo libero. Ma "certi tifosi non glielo perdonavano". Accidenti, che razza di 'mostri' erano questi laziali: amavano il bon vivant Garlaschelli, che indulgeva a umani vizi e stravizi nelle notti romane  ;D ma non tolleravano che Malgioglio si dedicasse ai disabili nel suo tempo libero. Parole assai ardite, direi, da parte di Stella.

"Certi tifosi non glielo perdonavano" non è un refuso giornalistico. E' UN FALSO PIANIFICATO. Semplicemente vergognoso.

Ma andiamo oltre. Stella (che fa parlare Malgioglio e quindi affida all'onestà intellettuale di Malgioglio la veridicità delle informazioni contenute nell'articolo) riporta le parole dell'ex portiere della Lazio. Che ricorda la sconfitta con il vicenza, i fischi e quel gesto tanto controverso.  Ci sono due particolari che non tornano, però, nel racconto di Malgioglio. Dopo il suo grave gesto, motivato da uno striscione orribile ("Tornatene dai tuoi mostri"), la società ne avrebbe chiesto la radiazione.

La stessa Lazio, capite? Incapace di comprendere lo stato d'animo di un uomo toccato così vilmente sul personale dai tifosi della Lazio. Non una multa, non la messa fuori squadra. Direttamente la radiazione. Per la reazione a uno striscione del quale, afferma lo stesso Malgioglio, "invece non parlò nessuno".

I dubbi sono legittimi: forse che, contrariamente a quanto asserisce Malgioglio, quello striscione non esisteva proprio?
Forse che la Lazio abbia chiesto la radiazione di un giocatore che - fuori di testa perché fischiato - aveva rischiato con il suo gesto di eccitare pericolosamente un intero stadio e successivamente aveva fornito una versione in grado di giustificare il suo momento di follia?

Tutto questo a Stella non interessa. Tutte queste domande Stella non se le è fatte. Stella ha già la sentenza, è già preordinata nella sua testa. La vicenda di Malgioglio gli pare un bell'argomento per ravvivare il suo articolo.

Malgioglio, la vittima dei 'mostruosi' tifosi laziali, ha avuto il coraggio di "violare" il culto della maglia. E in cambio la vita cosa gli ha riservato per risarcirlo di quanto subìto? Uno scudetto da panchinaro. "Mai tanto meritato", chiosa Stella.

-----

Per un paragrafo del genere io avrei molti aggettivi. Ma non li posso scrivere, perché tengo a questo spazio e non voglio subire personalmente in conseguenze spiacevoli.

Ma se questo è l'articolo di uno che deve essere portato nelle scuole, beh... Preferisco che nelle scuole ci vada ben altro.
E, badate bene, non lo dico perché sono i laziali che vengono colpiti da Stella nel suo articolo.

E' il metodo con cui è confezionato questo paragrafo che è agghiacciante: la vecchia regola del controllo delle fonti va a farsi benedire. Una sola fonte ci fornisce la sua verità [non verificabile mediante un controllo incrociato] e noi la prendiamo e la utilizziamo per fare del moralismo.

Se c'è un'orda dalla quale vorrei fuggire è l'orda di certi comunicatori. Infestano i media italiani, sono decine, forse centinaia  :(

Buon viaggio, caro Piero.

Offline SAV

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Re:Ancora Malgioglio
« Risposta #19 : Giovedì 22 Aprile 2010, 16:45:28 »
Ecco la fonte non verificata da Stella: quest'articolo di Malcom Pagani (che guarda caso ora scrive su Il Fatto  8) )


Storia di Astutillo Malgioglio, il portiere che difendeva gli ultimi
(di Malcom Pagani*)

Correre, senza pensare troppo: questo chiedeva il mondo del calcio ad Astutillo Malgioglio, portiere negli anni Ottanta di squadre come Brescia, Roma, Lazio e Inter. Ma a chi come lui agli autosaloni e alle discoteche preferiva spendere ferie e guadagni per aiutare i bambini distrofici, per anni non si perdonò nulla, tra minacce, offese, atti di violenza e soprattutto tanta indifferenza. Perché «se stai sempre con gli handicappati, quanno ce pensi ar pallone?»...
Iniziarono con Raffaella, la moglie conosciuta in gioventù a Brescia, il palo più solido della sua porta, la barriera da piazzare tra sé e un mondo che non lo capiva. La incontravano al supermercato, la indicavano senza pudori, poi qualcuno, più vigliacco di altri, si faceva coraggio. «Sei la moglie del portiere Malgioglio, vero? Brutta zoccola, spiegalo a tuo marito che è una testa di cazzo». Continuarono con la figlia, a scuola, con la tipica cattiveria di cui i bambini, adeguatamente guidati, sanno essere maestri. «Sei una mongoloide, come tuo padre», finirono con lui, in un giorno di sole del 1986, allo Stadio Olimpico. Nove marzo, Lazio-Vicenza, serie B. Lo striscione in curva non lasciava spazio alle interpretazioni. «Torna dai tuoi mostri».
Astutillo Malgioglio quel pomeriggio non riuscì a concentrarsi. «Sporco romanista / sei il primo della lista». I cori gli rimproveravano l’esperienza con la casacca della rivale di sempre e cadevano puntuali, ogni due minuti. Lui giocò male. Prese un paio di strani gol da un mestierante veneto, Rondon, poi, oppresso dal clima, non riuscì a fare primavera.
All’ennesimo insulto, a fine partita, si tolse la maglia, ci sputò sopra e la gettò verso la curva. In quello stesso momento decise di chiudere col calcio. Lo sport grazie al quale da giovane, prima della laurea in medicina, era riuscito ad arrivare in Nazionale. Il pianeta che mai si era sforzato di capire come mai, al posto di autosaloni e discoteche, spendesse ferie e guadagni per aiutare i bambini distrofici. Lo guardavano di traverso, ironizzavano, lavoravano sull’esclusione.
«Ero isolato ma negli anni ho ricevuto soprattutto indifferenza». Malgioglio conosceva quella sensazione. Lottava ogni mattina per gente meno fortunata di lui fin dal 1977. Ad un tratto non ce la fece più e squarciata la timidezza, lasciò esondare il disprezzo. A Roma, dopo la tranquillità della Laurentina, gli avevano consigliato di abitare nei pressi dello stadio.
Nei fatti viveva tappato in casa. Quando metteva piede all’aria aperta, le conseguenze del disamore cadevano come mattoni. A Tor di Quinto, il vecchio complesso in cui Tommaso Maestrelli aveva edificato lo scudetto della Lazio nel ’74, avevano provveduto a distruggergli la macchina con mazze e bastoni. Mani anonime. I tifosi lo odiarono senza mediazioni. La voce della sua passione per i meno fortunati si sparse rapida e la logica del branco fu la conseguenza naturale di una filosofia di grana grossa.
Lo accusavano di scarso impegno. «Se stai sempre con gli handicappati, quanno ce pensi ar pallone?». Niente di nuovo per Tillo. Da giovane, a Brescia, ad ostacolarlo era stato il tecnico delle valli bergamasche Marino Perani, eroe autarchico del Bologna 1964. Sepolti i tempi in cui "faceva tremare il mondo", Perani si accontentava di orizzonti minori. E Malgioglio zitto, in tuta o pantaloncini. Col baffo silente. Educato. Si buttava a destra e a sinistra, colorava le ginocchia di rosso e terminata la fatica rimontava in macchina. Parcheggiava, superava la scritta sulla porta, e spalancava un universo differente.
"Era", acronimo delle iniziali dei suoi cari, rappresentava l’isola trovata, l’oasi in cui giocarsi il cielo a dadi. La scommessa, davvero eccezionale, essere un uomo normale. Solidale, ricettivo, l’ego in un angolo perché qualcosa che conti di più, a cercarlo, esiste davvero. Bastava guardarli. Le gambe ferme, i pensieri veloci. Non servivano parole. Volevano compagnia. Comprensione. «Avevo incontrato il dolore da ragazzo. Non riuscivo a dimenticare, bussava forte. Quando scoprii la sofferenza, decisi di darmi davvero». La capitale rimase sorda. Prima esperienza nella Roma post scudetto, un anno filtrato dietro la luce buia della panchina a osservare il titolare, Tancredi. La giovinezza che sfiorisce dietro le promesse, i «vedremo, non ti agitare», le scelte unidirezionali del coach svedese Eriksson. Poi il passaggio alla Lazio. Un viatico pessimo. Ad ogni allenamento la stessa replica. Bottigliette, sputi, pomodori.
«Ero dispiaciuto per loro. Che i tifosi non provassero a calarsi in una dimensione diversa mi sembrava impossibile. Intorno a me, i compagni si nascondevano. Sparivano, sembrava fossi un appestato. Nessuno che si ribellasse, prendesse posizione, dicesse basta. La provenienza romanista, comunque, era solo una scusa». Quel giorno col Vicenza, l’accettazione supina si trasformò in rabbia. «Mi tolsi la maglia con la consapevolezza di dire basta col calcio». La società annusò il vento e poi cavalcò l’indignazione pelosa. «I dirigenti si scatenarono e recitarono da ultrà. Proposero la mia radiazione. Fu come essere aggredito un’altra volta. Mi accusavano con frasi prive di senso: "La bandiera non si tocca", arringavano. "Malgioglio l’ha sporcata, deve andare via"». Astutillo non attese il processo sommario, si tolse di mezzo da solo. Rescisse il contratto e si ritirò. Un giorno squillò il telefono. Dall’altra parte del filo, una voce amica, la prima, da tanto tempo. «Ho letto che abbandoni, mi dispiace. È un peccato. Ripensaci. Se lo desideri, per uno come te, all’Inter c’è sempre spazio». Giovanni Trapattoni sapeva intenerirsi. Tillo prese il treno e fece bene. Gli misero sotto il naso un contratto in bianco. Firmò senza fiatare. Cinque stagioni bellissime. Una rivincita preludio a un commiato definitivo. Divise il lavoro con Trapattoni, coinvolse Klinsmann nelle iniziative benefiche trascinandolo a pranzi benefici almeno due volte alla settimana, vinse lo scudetto dell’89, a distanza di un decennio dall’ultima impresa disegnata da Bersellini e poi, sul proscenio più temuto, il destino si prese la briga di disegnare un finale inatteso.
Quattro marzo 1990. Il programma del campionato prevede Lazio-Inter. Zenga sta male, tocca al numero 12. Lo stato delle cose non era cambiato. Le vite degli altri, neanche. «Provai a spiegare al presidente Pellegrini che la natura delle persone non muta. Ma lui niente. "Astutillo, qui dobbiamo dare un segnale chiaro. Porterai un mazzo di fiori sotto la curva, farete pace, vedrai"». Eccolo allora, il campo. Un passo, due verso la sua ex curva. I fischi, allo Stadio Flaminio, una polifonia assordante. Ancora qualche metro, forse passa. Aumentarono. Poi dal cielo piovve di tutto.
«Passai momenti terribili, avanzavo con i fiori. Solo. Al centro della scena. Prima le contumelie, poi gli oggetti». Un tiro a segno, col piccione ferito ad avanzare verso la trappola. «Radioline, pile, bottiglie e io in piedi, senza mai cadere. L’arbitro non sospese la gara, riuscii a rimanere in piedi. Uscii ferito. Il sangue che scendeva sul volto. Negli spogliatoi trovai freddezza, la stessa di pochi anni prima». Superata la prova più dura, Astutillo tornò nei ranghi. All’Inter non tolleravano semplicemente la sua passione. La implementavano, la supportavano. Tempi felici. Alessandro Bianchi, suo compagno di squadra in nerazzurro, ricorda: «Un uomo semplice che mi aiutò ad inserirmi. Venivo da Cesena, fu come un padre per me. Agiva senza pensare al tornaconto, l’amore per gli altri gli veniva da dentro». Lui, a suo modo, conferma il quadro. «Come atleta non ho mai derogato ai miei impegni. Arrivavo per primo, lasciavo il centro sportivo per ultimo. Mai saltata una seduta. C’era però chi riteneva di poter controllare la vita privata al di là della rete. Un calciatore, per quelli del settore, doveva solo correre. "Cosa cerchi Astutillo? Non ti basta quel che hai?"».
Non gli bastava, ma quando le luci tramontarono, con la gloria finirono anche i soldi. «Ho aspettato un cenno, ma il telefono, all’improvviso, smise di squillare. Il pallone è questo, inutile girarci attorno». "Era 77", la sua associazione, oggi non esiste più. «Offrivo assistenza gratuita e il denaro per un’idea del genere, l’unica possibile, non c’erano più. Ho regalato i macchinari. Finché ho potuto, raggiungevo i pazienti a domicilio». Poi la salute si è messa di traverso e Tillo ha rinunciato allo scopo di tutta un’esistenza. Del proprio male, preferisce non parlare. «Sono stato comunque un uomo fortunato, ho ancora la mia famiglia e non chiedo di più». La sua terra di mezza, dove il gelo non può scendere, né i petali di alcun fiore cadere.

*Articolo pubblicato dal quotidiano «l'Unità» del 10 dicembre 2008 e qui ripreso per gentile concessione.