Gheddafi vs coalizione internazionale: è guerra!

[CiPpi]

...

In effetti ho posto la questione nei termini sbagliati. 

Quello che intendevo dire e' che mentre siamo soliti sospettare dei motivi del nostro governo, difficilmente 'sospettiamo' nella stessa maniera di altri.

Che poi all'Italia da un lato piaccia essere amica di tutti e dall'altro leccare il q al possibile vincitore di turno, si può dire che sia un atteggiamento tipico dello stivale. No? 

[AlenBoksic]

8:00 Berlusconi: "Non siamo in guerra e non vuole entrarci". Lo ha detto il premier al Corriere della Sera spiegando che l'Italia ha ottenuto "il pieno coordinamento della Nato in tutte le operazioni

Evidentemente pensa che la Nato coordini le operazioni necessarie per il bunga bunga...
 

[carpelo]

Voglio scendere in piazza per dire che sono contrario alla guerra, anche a questa.
Spero che ci si mobiliti.
Spero che i Francesi la facciano pagare cara al napoleoncino di 'sto 

[AlenBoksic]

“Faccio l’esempio di Gheddafi. Ha realizzato una riforma che chiama dei congressi provinciali del popolo: distretto per distretto si riuniscono assemblee di tribù e potentati locali, discutono e avanzano richieste al governo e al leader. Cercando una via tra un sistema parlamentare, che non è quello che abbiamo in testa noi, e uno in cui lo sfogatolo della base popolare non esisteva, come in Tunisia. Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta. Per me sono segnali positivi”.

Franco Frattini
CdS 17/01/2011
quando si dice un lungimirante

[disabitato]

Scusate se vado un po' OT.. ma è da ieri sera che rifletto su questa cosa.

La Libia è stata una colonia italiana dal 1911 al 1943, un periodo non indifferente. Sono ancora in vita italiani nati in Libia e libici italiani.

Se a seguito della seconda guerra mondiale, non avessimo perso questa colonia, come sarebbe stato il nostro paese oggi? Oggi, 2011, sarebbero 100 anni, sufficienti ad un ricambio generazionale.

Ad occhio saremmo stati più ricchi (per via del petrolio), e più multietnici. Insomma un po' come francia e inghilterra con le loro relative colonie algerine ed indiane.

Lasciando perdere il fascismo, il perchè, il percome ecc ecc..

Guardando alla condizione attuale dei due paesi, l'essere un unica nazione ci avrebbe giovato?

[chemist]

Perchè questa cosa che hai scritta non è scontata manco per niente.
Noi "interveniamo a mezzi", come ci è sempre venuto naturale fare. Con la NATO e la Francia MA ANCHE (cit.) con Gheddafi. Abbiamo una secolare tradizione in questo. La panzana degli tornado che non sparano è deprimente. Solo che questa volta abbiamo perso, e di brutto. Perchè i ribelli sono sotto il controllo francese e se vincono perdiamo l'unica area di influenza nostra sulla sponda sud del mediterraneo, e se vince Gheddafi ci darà, non senza qualche ragione, dei traditori, visto il trattato di amicizia vitato da tutti tranne UDC e IDV (+ radicali ed altri due del PD), e lo squallido spettacolo con amazzoni e 300 "prostitute intellettuali" (ri-cit.) da convertire, condito da baciamano fatto non più di 9 mesi fa.

E' esattamente quello che penso io, ma secondo te se l'operazione rientra nell'ombrello NATO, le cose per noi potrebbero migliorare? Cmq la Francia ha giocato veramente sporco questa volta.

[benvolio]

La copertura NATO, sotto egida ONU, rimetterebbe un filino in sesto la situazione diplomatica. Ma la Francia, indubbiamente, ha fatto saltare il banco senza alcuno scrupolo. Il falso multipolarismo di questo mondo c.d. globalizzato e' in realta' una frammentazione, se non polverizzazione, di  sovranita'. Un impero caratterizzato da alcuni feudatari forti ed altri meno forti che sfruttano ogni possibilita' di ricollocarsi in maniera strategicamente vantaggiosa sulla scena geopolitica.

[chemist]

La copertura NATO, sotto egida ONU, rimetterebbe un filino in sesto la situazione diplomatica. Ma la Francia, indubbiamente, ha fatto saltare il banco senza alcuno scrupolo. Il falso multipolarismo di questo mondo c.d. globalizzato e' in realta' una frammentazione, se non polverizzazione, di  sovranita'. Un impero caratterizzato da alcuni feudatari forti ed altri meno forti che sfruttano ogni possibilita' di ricollocarsi in maniera strategicamente vantaggiosa sulla scena geopolitica.

Dalla repubblica francese questo rigurgito imperial-gaullista non me lo sarei mai aspettato, vista anche la riluttanza ad intervenire in Iraq ed Afghanistan. L'unica cosa positiva per l'Italia (che per ora se lo e' preso candidamente in quel posto) e' che finalmente forse ci tocchera' investire seriamente sulle energie alternative, solare prima di tutto, cercando di ricucire il gap con Spagna e Germania il prima possibile.

[zorba]

(Il Fatto Quotidiano 25.03.2011)

“Non fateci la guerra o diventiamo terroristi”

TRA GLI STUDENTI LIBICI A PERUGIA, ARRIVATI COL PROGRAMMA STABILITO DAL TRATTATO D’AMICIZIA

(di Davide Vecchi)

Non vanno a lezione. Sono inquieti, in allerta costante. All'Università per Stranieri di Perugia ci sono quasi cinquecento studenti libici. Le spaccature sono evidenti. Il nervosismo tangibile, faticosamente celato. Contro l'Italia. Perché la maggioranza è a favore di Gheddafi tanto che in quaranta domenica sono scesi in piazza per manifestare. Minacciando: “Non fateci la guerra o diventiamo terroristi, siamo pronti a essere come Bin Laden”. La Digos ritiene non ci siano pericoli concreti ma ha alzato il livello di attenzione sulla comunità libica. Che a Perugia continua a crescere. Da febbraio ci sono stati 350 arrivi. Gli ultimi lunedì e altri ne erano previsti ma è stata imposta la no fly-zone. Tutti ufficialmente per studiare l'italiano a spese del governo del colonnello. Un “regalo” lasciato in eredità dal trattato di amicizia siglato da Silvio Berlusconi e Gheddafi a Tripoli nel 2008 sotto la tenda del rais. L'accordo offriva a novanta laureati libici la possibilità di frequentare l'Università degli Stranieri e, una volta terminato il ciclo di studi e imparata la nostra lingua, prevedeva aiuti finanziari a fondo perduto per avviare attività imprenditoriali in Italia e incrementare gli scambi commerciali con il loro paese d'origine. Il governo del rais pochi mesi fa ha deciso di ripetere l'iniziativa alzando il numero a 500. La maggioranza degli studenti è a favore del regime. Secondo la Digos, infatti, appena il dieci per cento è schierato con i ribelli. Tutti gli altri sostengono il colonnello, con cui molti hanno legami familiari. Il Consiglio Nazionale di Bengasi ha avvisato le autorità il 6 marzo scorso che tra gli studenti in arrivo erano presenti “cittadini libici ricattati da Gheddafi al fine di manifestare per il regime” con l'obiettivo di “confondere l'opinione pubblica, italiana e internazionale”. E aveva suggerito di fermare l'arrivo “dei sedicenti studenti” . Ma “era tutto pianificato da prima dell'inizio degli scontri”, garantisce l'Ambasciata. Conferma anche il rettore dell'Università per Stranieri, Stefania Giannini. “Noi li attendevamo in blocco per il 7 febbraio, abbiamo capito che qualcosa scricchiolava, sono arrivati a scaglioni ma il numero era già programmato”. Le presenze sono cresciute in poche settimane: complessivamente la Lega degli studenti libici in Italia conta ottocento iscritti di cui quasi cinquecento, oltre la metà, è nel capoluogo umbro. Qui c'è la sede della Lega e il presidente, Nuri Ahusain, è quello che usa toni più duri nei confronti del nostro paese. “L'Italia diventerà nera se non la smette e noi diventeremo tutti come Bin Laden. Noi studenti siamo pronti a diventare terroristi, siamo con Gheddafi, il nostro leader”. Anche Mustafa Junes, 36enne dottorando in storia e politica, sostiene il rais. “Siamo tutti uniti per battere gli stranieri: non abbiamo bisogno di aiuto per risolvere il problema che c'è ormai solo a Bengasi”, dice. “Ieri sera ho chiamato un mio amico che è lì e mi ha garantito che le battaglie sono solo contro i rivoltosi non contro i civili”. E così anche Abdul e altri dieci studenti interpellati. Molti frequentano la moschea. E l'Imam, Qader Abdel, dice di conoscerli bene e garantisce: “Sono bravi ragazzi, stanno dalla parte di Gheddafi è vero ma perché hanno lì le loro famiglie e perché sono borsisti del governo. Ma ce ne sono anche altri che dicono che il rais debba andarsene”. Secondo l'Imam “è giusto fare attenzione, controllare e tenere alta la guardia ma io non credo che il pericolo, un eventuale pericolo, possa arrivare dagli studenti”. Perugia del resto è abituata a vivere con l'allerta terrorismo. Qui è stata individuata e smantellata nel 2007 la “scuola” di Al Qaeda, qui lo scorso aprile la Digos ha individuato una cellula jihadista tra gli studenti islamici. “Abbiamo tenuto e teniamo una attenzione costante”, dice il rettore Giannini. “Abbiamo israeliani e palestinesi insieme, ad esempio”. A oggi per quanto riguarda i libici “non abbiamo avuto elementi di preoccupazione”. Certo, i professori “ci dicono che alcuni non vanno a lezione, che c'è una inquietudine generale. Ma è difficile, considerando ciò che sta accadendo a casa loro, immaginare una situazione diversa”.

[AlenBoksic]

La copertura NATO, sotto egida ONU, rimetterebbe un filino in sesto la situazione diplomatica.

Questo è vero, ma complicherebbe ancor più la situazione sul campo visto che nella NATO ci sono paesi come la Germania e la Turchia non propriamente favorevoli all'intervento.
La scommessa di Sarkozy era una facile popolarità a costo zero:se Gheddafi non molla (e non pare il tipo, a meno di detronizzazioni interne) la situazione si complica.

[CiPpi]

la Turchia ha spinto molto per un 'coinvolgimento' della Nato, e non ha caso direi, visto che, mi pare, sia il paese piu' arabo d'Europa.

[AlenBoksic]

La Turchia si candida come mediatrice futura,
quindi aggiunge un'altra line alle molte già presenti, e aumentando la confusione aumentano anche i rischi di non trovare una soluzione.

Il comando delle operazioni alla Nato rischia di provocarne la frattura interna e di sancirne il ruolo di fornitore di servizi bellici a pagamento. Il coordinamento auspicato non è il comando e la Nato non garantisce il rispetto dei mandati (vedi Afghanistan), anzi tende a cronicizzare le operazioni

Questo scriveva 2 giorni addietro Fabio Mini

[disabitato]

mi devo essere perso qualche passaggio..

perchè questa frenesia di andare in Libia?

questa grande ammucchiata è atta a che? ad aiutare il popolo libico?

[CiPpi]

tu dici in generale, o in particolare adesso rispetto ad un mese fa?

nel primo, per lo stesso motivo che Gheddafi girava per mezza europa a mettere su tende o ottenere che bombaroli venissero liberato.

se adesso rispetto ad un mese fa perche' il piano di farlo saltare con i ribelli non sta funzionando.

[POMATA]

A quando l'invasione terrestre? o pensano di bombardare in eterno?

[AlenBoksic]

La prima a denunciare di essere stata violentata dai soldati del Raìs era stata Iman al Obeidi il 26 marzo scorso a Tripoli.  Poi, nelle ultime settimane, sia il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Moreno Ocampo, che la segretaria di Stato americana Hillary Clinton avevano accusato Gheddafi e le sue milizie di usare sistematicamente la violenza sessuale come uno strumento di guerra. Dichiarazioni che hanno fatto il giro del mondo ma che ora vengono messe in dubbio dalle organizzazioni umanitarie che non sono riuscite a verificare la veridicità delle denunce.

Lo racconta al Corriere Donatella Rovera, una ricercatrice di Amnesty International che ha passato tre mesi tra Bengasi, Misurata e altre zone nell’est del Paese: “Che le forze del colonnello abbiano compiuto numerose e gravi violazioni è un dato di fatto ma sulle violenze sessuali non abbiamo trovato prove anche se le abbiamo a lungo cercate. Con questo non voglio dire che non siano accadute, la nostra inchiesta continua e, come è accaduto per la Bosnia o per il Ruanda, ci vorrà tempo. Per ora, però, non è emerso nulla e non conosciamo nessuno che abbia trovato qualcosa”.
L’organizzazione per la difesa dei diritti umani ha tentato di verificare gli abusi risalendo alle fonti di prima mano: “Questo è il nostro metodo di lavoro – dice al Corriere Diana Eltahawy, un’altra ricercatrice di  Amnesty che ha affiancato Rovera nell’inchiesta in Libia -, siamo andate al confine con la Tunisia nei campi profughi dove molte donne dicono di essere arrivate per paura degli abusi sessuali ma quando poi chiedevamo se erano state stuprate o se erano state testimoni di una violenza del genere tutte rispondevano di no. Forse la gente ha paura a farsi avanti o forse questa terribile pratica non è avvenuta su larga scala“. È scettico anche Cherif Bassiouni, presidente della commissione Onu che indaga le violazioni dei diritti umani in Libia: “Per ora — ha spiegato al  New York Times — siamo riusciti a parlare con una sola vittima”.

[Centurio]

novitá? Chi vince?

[CiPpi]

colui che tranquillo continua a mangiare

[DinoRaggio]

Sembra che Gheddafi abbia chiesto un time-out.

[CiPpi]

quando si dice parli del diavolo...

http://www.repubblica.it/esteri/2011/06/27/news/gheddafi_mandato_arresto-18286735/?ref=HRER1-1