Follie del calciomercato - Neymar al PSG e altro...

[AlenBoksic]

La via del modello americano per salvare spettacolo e affari
di Gianni Mura

Neymar al Psg: una manovrina sui 580 milioni di euro così ripartiti: 222 al Barcellona, clausola di rescissione, circa 20 di tasse allo Stato francese, 300 lordi al giocatore per un ingaggio quinquennale a 30 milioni a stagione (al Barça erano 11: già troppi), più una quarantina a Neymar padre perché sì, perché è il suo procuratore e dovrà pur mangiare anche lui, qualcosa da Raiola avrà imparato. In apparenza stiamo parlando di calcio, ma questo non è calcio. Qualcuno la chiamerà follia, qualcun altro calcolerà il numero di ospedali che con questa cifra si potrebbero costruire, o dire che con questa cifra si poteva risanare l’Atac o far bere un buon brodo all’Alitalia.

Lasciamo stare, evitiamo le secche del moralismo, che peraltro sarebbero giustificate in stretta chiave pallonara. Maradona costò al Napoli 13 miliardi di lire (oggi, più o meno, 16 milioni di euro). Matthaeus all’Inter 8, Platini alla Juve un miliardo (sempre di lire) scarso. Cos’ha di speciale Neymar per costare 40 volte Maradona? Nulla, nada, rien. È un buon giocoliere, rissosetto alquanto, con intelligenza calcistica non eccelsa. L’emiro Al Khelaifi, mente e banca della manovrina, ha detto che anche per queste operazioni passa un’immagine politica del Qatar. Che sarebbe migliore, mi creda, se nei ritagli di tempo si occupasse anche delle condizioni di vita e di lavoro dei tanti operai venuti dal Nepal e dal Bangladesh a costruire gli stadi del Mondiale e che hanno il cattivo gusto di morire in quel paradiso capace di organizzare una corsa ciclistica senza spettatori.

Neymar al Psg è, semplicemente, un’esibizione di ricchezza e di potere. Come comprarsi un Van Gogh o un Picasso, ma con un’eco assai più vasta. Da un po’ il calcio è uscito dagli stadi, tanti dettagli ce lo dicono. Per esempio, chi aveva fama di bad boy faceva fatica a trovare un ingaggio, mentre oggi si fa la coda alla loro porta. Dov’è la logica? I costi seguono una logica di mercato (frase classica). Sì, ma è un mercato impazzito, in mano ai procuratori che faranno il loro mestiere (come i boia, del resto) ma intanto, complici club, calciatori, tifosi, informazione, hanno svuotato il calcio da quello che lo rendeva almeno parente di altri sport: la passione, per cominciare. Il cuore, l’anima. Con Neymar si acquista una griffe, un personaggio molto mediatico. Farà vendere milioni di magliette, ostenterà sui social network l’amata famiglia, la madre che ogni giorno prega Dio perché il figlio abbia una bella vita (fin qui c’è poco da lamentarsi), le donne, i tatuaggi, il figlio, insomma tutto quel che serve ad avere 60milioni di like su Facebook e 70 milioni di followers su Instagram. Ma non confondiamo il valore con il cartellino del prezzo. Quello è il costo. Federica Pellegrini, Valentino Rossi, Roger Federer, o più indietro Pietro Mennea, Sara Simeoni, Josefa Idem valgono molto più di Neymar.

Noi pensiamo che i soldi che girano nel calcio siano come quelli del Monopoli, per via Dante o Parco della Vittoria. No, sono veri. Anche quelli riciclati sono veri. Nel calcio da qualche anno gira uno strano uccello che si chiama fairplay economico: appena si posa su un ramo gli sparano, cioè lo aggirano. Non è molto protetto. Il calcio internazionale è diventato un Far West senza sceriffi, ogni po’ una piccola modifica che riguarda gli arbitraggi, e solo quelli. Pannicelli caldi a un malato che sta schiattando, che vive o sopravvive sui proventi tv e non è capace di prendere l’unica seria decisione, l’unico argine al caso-Neymar e a quelli che verranno. Salary cap, come negli sport professionistici Usa. Che non sono certo un paese marxista, ma stanno molto attenti alle disparità economiche. Lì, i dirigenti si preoccupano di varare squadre competitive rispettando integralmente i patti. A loro interessano la bellezza dello spettacolo, l’incertezza del risultato, le regole del gioco, e anche il botteghino, ma non solo quello. In un calcio che non è un gioco e dove le regole sono fatte per essere aggirate, sembra un discorso fantascientifico, ma qualcosa si può o si deve fare, prima che Ricchi e Poveri indichi non un gruppo musicale ma due campionati diversi in Europa, il primo dipendente da emiri, petrolieri, miliardari russi o cinesi, il secondo da squadre non cresciute a colpi di fantastiliardi. In memoria di Paolo Villaggio penserò al commento di Fantozzi. Senza scriverlo.

[Jim Bowie]

Che non sono certo un paese marxista, ma stanno molto attenti alle disparità economiche. Lì, i dirigenti si preoccupano di varare squadre competitive rispettando integralmente i patti. A loro interessano la bellezza dello spettacolo, l’incertezza del risultato, le regole del gioco, e anche il botteghino, ma non solo quello.

Girerei questa frase dell'articolo dicendo che a loro interessa il botteghino, ma il botteghino si fa pieno perche c'e' la bellezza data dall'incertezza del risultato.
Se fosse cosi incerto i Bookmakers di Las Vegas non azzeccherebbero tutti gli anni e in tutti gli sports il risultato finale.
Lo sport in America e' un'industria (Clubs acquistati a 250 milioni di dollari che in 10 anni valgono 2 Miliardi di dollari) il risultato e' importante certo ma non e' il Salary cap a far si che ci sia incertezza (ha mai sentito parlare di Luxury tax Mr. Mura?) il Business qui da noi e' bilanciato perche chi lo gestisce fa parte almeno al 90% alla categorie di persone serie, come in tutte le cose, del resto ed ha capito che soltanto a livello "organizzazione" ci si mette in una posizione Win Win.

[Davide]

Io sono del parere che se hai i soldi,sono tuoi,ci fai quello che ti pare,follie del mercato comprese.

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[Jim Bowie]

Io sono del parere che se hai i soldi,sono tuoi,ci fai quello che ti pare,follie del mercato comprese.

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ma non e' questo il bersaglio del Sig. Mura.
E' chiaro che ognuno dispone dei propri soldi come piu gli piace, ma entro le regole che la societa' civile ha imposto.
E' chiaro che per il calcio le regole non ci sono, altrimenti l'emiro del PSG avrebbe potuto stanziare 100 milioni per Neymar e con gli atri 500 comprarsi un quadro d'autore, visto che e' acclarato che il mercato dell'arte e' un mercato gestito e destinato solo a pochissimi, forse lo 0,001 della popolazione mondiale.
Questo, a mio giudizio, e' il bersaglio dell'articolo di Mura che pero' nel paragonare l'Europa e l'America fa l'errore di credere che le due Societa' siano uguali nel rispetto delle proprie collettivita'.
L'Europa, anche se e' il continente che ha civilizzato il mondo, non e' "civile" come gli USA e questo si nota non solo nel calcio, che e' l'aspetto marginale, ma in tutti i problemi che l'Occidente sta affrontando.
L'Europa pensa e ci vuole far credere di essere una collettivita, manco per il cazzo.

[zorba]

Fortuna che il gioco del calcio è tale per cui una Amiens qualsiasi, neopromossa dalla "serie B" transalpina, potrà sempre battere la supercorazzata Potëmkin-PSG ed il suo neo-ammiraglio Neymar (per riprendere il riferimento nella chiosa dell'articolo di Mura...), nonostante le vagonate di milioni di euro investiti da qualsiasi emiro, sceicco o petroliere sulla faccia della terra!!!

 

Diverso il discorso sarebbe se anche solo una minima parte di queste fortune economiche venisse investita per "comprare" quei signori, un tempo in giacchetta nera, ora in giacchette variamente colorate, che delle regole del gioco del calcio dovrebbero essere i sempiterni garanti ed esecutori integerrimi...

Ma l'argomentazione ci porterebbe troppo lontano.

 

[sergio]

Il paragone con l'America è fuorviante perché lì funziona in modo diverso.
Intanto c'è il discorso dello sport universitario che fa da vetrina ai giovani senza che entrino subito in un club, e che possono essere comprati dalle società professionistiche con la regola della "prima scelta" destinata ai club che hanno avuto il rendimento peggiore, e questo permette a inizio stagione un bilanciamento minimo e spesso ininfluente, ma almeno simbolico.
E poi le leghe americane sono chiuse, senza promozioni o retrocessioni, ogni società deve portare precise garanzie economiche e avere un bilancio ordinato come una s.p.a., ciò naturalmente va a svantaggio delle piccole realtà (un Chievo o un Sassuolo sarebbero alquanto improbabili negli sport americani).
Resta l'aspetto umano di leggere che una società spende mezzo miliardo per un giocatore e pensi a tante cose che si potrebbero fare con quei soldi, ma d'altronde è solo un rialzo dell'asticella: anche con venti / trenta milioni di euro (cifra divenuta ormai "normale" per acquistare un giocatore di serie a / ligue 1 / liga) si potrebbero fare tante cose meno frivole... Allora aboliamo il professionismo e non se ne parla più.

[AlenBoksic]

Penso però che il problema che si pone sia quello di campionati sempre più scontati, con differenze siderali tra le varie compagine (problema presente anche nella CL dove la competizione vera comincia - salvo rari scivoloni - nei quarti di finale) porta alla fine di quella che è sempre stata la forza del calcio, ossia la sua imprevedibilità.
Il tutto a non considerare che tolti i 4 paesi big, vi sono intere realtà geografiche che faticano ad entrare nei tabelloni europei principali anche con una sola squadra.
Tutto ciò non può che concludersi nella fine per autocombustione e/o nella mutazione sotto altre forme, tipo questi torneini estivi che stanno sbocciando nel disinteresse generale degli appassionati oldstyle. Disinteresse che si traduce anche in un numero inferiore di praticanti, tanto che una ricerca ci dice che lo scorso anno vi sono stati più italiani a nuotare in vasca che a giocare sui campi di calcio, cosa che solo un  qualche lustro addietro era inimmaginabile.

[Matita]

45 milioni la Lazio..

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[Anselazio]

Si, si...vai da Lotito e dagli 45 M per la Lazio. La risata si sentirebbe fino a Katmandu

[Zapruder]

Ogni volta che il calciomercato fissa un nuovo record di spesa, parte il pippone moralista. Dai 100 milioni di Jeppson al miliardo di Savoldi, continuando coi cinque di Paolo Rossi e i 13 di Maradona.

Tempo fa ho letto un articolo su La Stampa che spiegava come il calcio non fosse più quello delle bandiere ma ormai era stato rovinato dai soldi.

Un articolo del 1946.

[Jim Bowie]

Ogni volta che il calciomercato fissa un nuovo record di spesa, parte il pippone moralista. Dai 100 milioni di Jeppson al miliardo di Savoldi, continuando coi cinque di Paolo Rossi e i 13 di Maradona.

Tempo fa ho letto un articolo su La Stampa che spiegava come il calcio non fosse più quello delle bandiere ma ormai era stato rovinato dai soldi.

Un articolo del 1946.

Probabilmente scritto dal nonno di Gramellini!

[zorba]

E a quanto pare le follie del calcio mercato internazionale 2017 non sono ancora finite...

 

http://www.corrieredellosport.it/news/calcio/calcio-mercato/2017/08/20-29509922/calciomercato_il_manchester_city_pronto_a_pagare_la_clausola_di_messi_300_milioni/

[Jim Bowie]

Sarebbe un affarone..........per il Barca.


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[zorba]

Investimento su Neymar che comincia a dare i suoi frutti...

 

http://video.gazzetta.it/neymar-show-parco-principi-tifosi-psg-delirio/3f9549b2-870a-11e7-92cf-c789f76c394d

[zorba]

Investimento su Neymar che comincia a dare i suoi frutti...

 

http://video.gazzetta.it/neymar-show-parco-principi-tifosi-psg-delirio/3f9549b2-870a-11e7-92cf-c789f76c394d

Oltre alla reazione dei tifosi sugli spalti sarebbe il caso di mostrare anche le magie del brasiliano...

Scusate!!!

 

[Jim Bowie]

Vabbe ma se queste solo le meraviglie di O'Ney, mesa' che voi i brasiliani non li avete mai visti.
In questo filmato sono piu le palle perse.

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[DinoRaggio]

Dembélé (20 anni) dal Borussia Dortmund al Barcellona per 147 milioni di euro, clausola rescissoria a 400 milioni di euro.

[MCM]

visto ieri al Parco dei Principi. Non mi ha impressionato ma avrò visto almeno 1000 magliette Neymar.
Considerato che ho soli due occhi ce ne saranno state almeno 20mila.

[Pomata]

L'Uefa su ordine dei potenti di sempre ha aperto una inchiesta sul tema PSG..