(OT a scopo 'divulgativo'.......)
Eppure sull'amico Storace, a volte, è meglio fare affidamento........
(Il Fatto Quotidiano 02.03.2011)
ALLOGGI D’ORO PER QUEI 41 AMICI DI STORACEHanno affittato appena in tempo per avere il diritto di prelazione(di Daniele Martini)
Roma - Zitti zitti, con tenacia e determinazione, hanno coronato un sogno. Dopo anni di batti e ribatti, polemiche, titoli sui giornali, scaramucce e battaglie legali. Una volta spenti i riflettori, sono riusciti a comprarsi casa a prezzi stracciati nei più bei posti del centro di Roma: via Frattina, via Condotti, via Arco de’ Banchi, via di Ripetta, vicolo della Torretta, piazza del Pantheon, salita San Nicola da Tolentino. Come hanno fatto? Qui non c’entra il fiuto degli affari o il bernoccolo per il mattone. Molto semplicemente sono amici degli amici. Quarantuno fortunatissimi personaggi non di prima fila, direttori di Asl, portaborse, commissari di ospedali, membri di segreterie particolari, con nomi e cognomi sconosciuti ai più, ma per la maggior parte baciati in fronte da un’amicizia e da una vicinanza di rango, quella che a lungo e tutt’oggi a Roma ha spalancato e spalanca molte porte e facilita gli affari: l’amicizia con Francesco Storace.
Qualche nome: Marco Bonamico, uno dei dirigenti della sanità del Lazio ai tempi di Storace governatore della Regione, cioè nel periodo in cui prende forma l’affare delle case d’oro. Nominato in quota An prima direttore della Asl Roma D, poi inviato come commissario straordinario all’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini, Bonamico riuscì a prendere in affitto un appartamento in via Arco de’ banchi, uno di quelli gestiti dalla Regione e poi messi in vendita. Altra situazione simile: Giusi Moriggi, componente della segreteria di Storace, titolare di un contratto di affitto in vicolo della Torretta. Ancora: Tiziana Marcelli, affitto in via Panisperna, funzionaria della Gepra, la società a cui era stata affidata dalla Regione la gestione del patrimonio immobiliare.
Valore: 204 milioni di euro
LE CASE D’ORO erano parte di un patrimonio molto più ampio, quasi mille appartamenti e negozi transitati da una proprietà pubblica all’altra e da ultimo finiti proprio sotto il controllo della Regione Lazio. Un bendiddio di circa 100 mila quadrati, l’80 per cento dei quali nel centro storico di Roma, il 70 per cento appartamenti, il 30 negozi e uffici. Valore stimato all’inizio del 2004 dalla Banca nazionale del Lavoro poi coinvolta nell’affare: 204 milioni di euro.
La storia di questi immobili di pregio è raccontata in modo preciso in un esposto di sei pagine presentato sei anni fa alla magistratura da un cittadino, Alfonso Perrotta, presidente di uno dei comitati di affittuari di quelle case. Nel documento Perrotta ricorda che in origine quel patrimonio immobiliare era di proprietà degli ospedali romani che lo avevano ricevuto in beneficenza nel corso dei secoli da nobili, benestanti e uomini pii sotto forma di donazioni a vantaggio del popolo di Roma. Nel 1978 quelle case passarono ai Comuni con il vincolo di destinazione del reddito, cioé degli affitti, a favore delle Usl (Unità sanitarie locali). Quattordici anni dopo si stabilì che i beni fossero trasferiti alle nuove aziende ospedaliere e alle nuove Aziende sanitarie (Asl) costituite in “comunione”. Per una serie di impicci burocratici, però, la gestione del patrimonio restò in mano al Comune di Roma ancora per un po’ e solo nel 2001, cioè con Storace alla guida del Lazio, passò alla Gepra (Gestione del patrimonio da reddito delle Asl del Lazio) con sede in piazza del Gesù, accanto agli uffici un tempo della Democrazia cristiana e del Grande oriente d’Italia. A settembre 2003, Storace decide che quel patrimonio immobiliare deve essere venduto per far cassa e migliorare i bilanci sanitari. Viene approvata una legge regionale e per l’ennesima volta le case passano di mano e finiscono in un fondo immobiliare chiuso, il Fondo Lazio, gestito dalla Bnl.
La legge regionale stabilisce i criteri di vendita. Gli affittuari hanno un diritto di prelazione sulle case e possono acquistare gli immobili con uno sconto del 30 per cento sul prezzo che alla fine sarà fissato dagli uffici dell’Agenzia del Territorio. Per centinaia e centinaia di famiglie si apre un nuovo capitolo: per alcune, quelle di gente normale, operai, artigiani, impiegati, lavoratori con redditi bassi, la vendita equivale a uno sfratto e così alla fine sarà. Per altre, quelle con disponibilità economiche maggiori, la possibilità di comprare con un super sconto di circa un terzo può essere un affare. Tra i due estremi dei beati e dei dannati, si affaccia una terza categoria, quella dei recordman del tempismo, gli affittuari dell’ultimo minuto. Quelli cioé, che avendo santi in paradiso, e conoscendo per filo e per segno tutta la vicenda e i suoi inevitabili sbocchi, proprio all’ultimo istante riescono a farsi affittare le case d’oro acquisendo così il diritto a comprarsele a un prezzo vantaggioso.
Sono 41, appunto, i fortunati che con eccezionale scelta del momento presentano nei tempi giusti le domande di affitto e, quel che è più sorprendente, riescono a farsele accettare a tambur battente. Le assegnazioni avvengono puntuali e con cadenza regolare per tre mesi di fila: il primo settembre, il primo ottobre e il primo novembre 2003. È una faccenda perfettamente legale, formalmente ineccepibile, con tutti i timbri al posto giusto, ma da un punto di vista sostanziale è uno scandalo.
Tra “fortunati” e dannati
ANCHE PERCHÉ accanto agli inquilini dell’ultim’ora, tra i vecchi abitanti delle case del Fondo Lazio ci sono decine e decine di famiglie che in quelle stanze ci abitano da decenni senza essere mai riuscite a farsi riconoscere come affittuari regolari nonostante gli sforzi e le richieste. Sono figli e nipoti di inquilini nel frattempo morti o mogli e mariti separati che hanno ricevuto dall’ex partner il diritto di restare in casa senza però poter esibire il contratto di locazione a proprio nome. In qualche caso sono cittadini che una casa non ce l’avevano e hanno occupato gli appartamenti lasciati vuoti dalla Regione. Tutta gente ogni mese puntuale con l’affitto, per anni e anni.
Facile immaginare il loro stato d’animo quando si sono visti scavalcati dall’infornata dei 41 amici degli amici a cui viene concesso un contratto regolare, il diritto di prelazione e perfino il diritto di avviare immediatamente i lavori di ristrutturazione della casa che si accingono ad acquistare con la possibilità di detrarre dal prezzo finale dell’immobile il costo degli interventi effettuati. Un regalo che si somma ad un regalo.
I vecchi inquilini che si ritengono beffati e danneggiati si rivolgono alla magistratura e tra i reati che ipotizzano c’è anche il danno erariale partendo dal presupposto che agli ultimi 41 arrivati sono stati concessi non solo sconti, ma anche vantaggi di ogni tipo, tutto a scapito delle casse pubbliche. La magistratura indaga per anni, ma alla fine nel 2007 proscioglie tutti. E gli inquilini dell’ultimo tuffo che cosa fanno? Scansati i guai giudiziari si tirano indietro in un soprassalto di signorilità? Neanche per sogno: spenti i riflettori, alla chetichella, rogito dopo rogito, uno dopo l’altro, mese dopo mese, comprano tutti coronando il sogno della casa d’oro. Solo 2 o 3 hanno avuto la forza di farsi da parte.