(Il Fatto Quotidiano 23.02.2011)
BEFFA A STELLE E STRISCE
UN AMERICANO A SALERNO
La presidenza di Joseph Cala dura 13 giorni: è tornato a casa spaventato dai debiti
(di Luca Cardinalini)
Da che mondo è mondo gli americani, prima di arrivare a Roma, sbarcano a Salerno. Poi di solito se ne vanno.
Il copione vale anche nel calcio e così, aspettando l’arrivo dei nuovi proprietari Usa di Totti e Montella, alla Salernitana si erano portati avanti con il lavoro. E siccome la storia ama ripetersi, la notizia fresca fresca è che il neo patron granata, l’italo americano Joseph Cala arrivato solo dieci giorni fa, ha riconsegnato la società nelle mani del vecchio proprietario, il costruttore Antonio Lombardi.
Eppure la squadra, che naviga in Prima divisione e come molte altre era ben avviata verso l’ennesimo fallimento (sul groppone un debito stimato in almeno 8 milioni di euro), per un momento aveva creduto di risolvere molti dei problemi, dando credito – metaforico, s’intende – a questo ragazzone originario di San Cataldo (Caltanissetta), emigrato negli States da bambino e lì fatto fortuna, costruendo resort, ristoranti e progettando “appartamenti sotto il livello del mare”, con strutture anfibie, davanti alle spiagge delle Hawaii e delle Bahamas, con finestrelle che guardano i pesci dell’oceano. L’idea forte di Joseph (Giuseppe Calà, all’anagrafe sancataldese) – “Nel futuro, sono due i posti in cui il turismo andrà forte, nello spazio e sotto il mare” – da sola, avrebbe dovuto allarmare anche i più innocenti tifosi, invece no.
In tredici giorni, tanto è durata la presidenza Cala (Calà faceva pensare troppo ad Oronzo...) Joseph ha rilasciato un diluvio di interviste, ha confessato di aver pensato di acquistare la Roma, il Torino, ha definito “asini” i dirigenti del Napoli che avevano acquistato Cavani a 14 miliardi, quando in Uruguay ne costava 5… Come e perché “mister J.” sia finito da queste parti, è mistero glorioso. La versione più seria lo vuole introdotto dallo stesso Lombardi, che è anche presidente dei costruttori salernitani e insomma avevano interessi in comune extra calcistici. La versione più verosimile è che la fidanzata di Joseph è compaesana di Lombardi, originaria di Vallo della Lucania, dove l’imprenditore vive da circa sei mesi, facendo la spola con... Mondragone.
APPENA firmato il passaggio di azioni davanti a un notaio e messa la Salernitana nell’orbita della Cala Corporation, società quotata al Nasdaq di New York, in pochi secondi era riuscito ad infiammare una tifoseria depressa da un decennio. “Con Calà, subito in A”, “Benvenuto zio Paperone”, gli striscioni allo stadio e il tam tam in Internet.
Lui, in una delle 14 lingue che dichiarava di parlare fluentemente, lisciava il pelo annunciando “che è venuto finalmente il tempo di ballare il rock and roll”, ma invitando tuttavia alla moderazione: “Prometto la B in tre anni”. Il tocco di genio – e lì si vedeva l’imprenditore di successo – stava nel fatto che non c’era nemmeno bisogno di tirare fuori i soldi dalle sue tasche. In una delle decine di lectio magistralis agli “indigeni” locali, recitate nel frattempo, spiegava: “Da noi (negli Usa, ovvio, ndr) sono le stesse banche che ti spingono sul mercato, il rischio è un compagno di strada di ogni imprenditore. Ho in mente di portare in Borsa la Salernitana e finanziarla con la vendita delle azioni”. Un paradiso in terra, insomma, anche se in silenzio, gli “indigeni” pensavano tutti la stessa cosa: perché mai un investitore Pinco Pallino, in Texas o in Florida, avrebbe dovuto buttare un centesimo sulla Salernitana.
E poi promesse di trasparenza, di un club tutto online, intanto però taglia (sennò che americano sarebbe?) direttore sportivo, responsabile della comunicazione, addetto stampa, spese di alberghi e telefonate, extra vari.
PURTROPPO i giorni seguenti hanno regalato a Joseph, che ha vissuto questi giorni infuocati con la sciarpa amaranto incollata notte e dì, più di un’ amarezza. A cominciare dai conti reali della società, a suo dire farlocchi. A mandarlo pazzo la questione dei diritti di immagine (buona parte degli emolumenti ai calciatori vengono corrisposti con un contratto del genere con una società esterna, con la quale Cala ovviamente non vuole avere a nulla che fare), gli stipendi pagati solo a tre calciatori, uno spalmamento nel tempo chiesto per il pregresso. E alla minaccia di una ulteriore penalizzazione di quattro punti in classifica, Joseph risponde alzando le spalle: “Mi hanno detto che l’eventuale penalizzazione verrà scontata non in questa stagione ma nella prossima, ma allora noi saremo già in Serie B”. Intanto la squadra va in trasferta a La Spezia in pullman. A chi gli chiede, insomma, di dire perlomeno chiaramente, non tanto se fosse solvibile, ma se e dove avesse almeno un conto corrente, mister Joseph reagisce dicendo che ha un conto “perfino presso l’agenzia del Monte dei Paschi situata a Milano 2” (quella dell’Olgettina, ma questa forse può averla letta nelle cronache politiche degli ultimi tempi).
Ieri pomeriggio, quindi, fine della favola italo-americana. La Salernitana torna nelle mani di Lombardi, anche se da più parti si racconta di una trattativa già ben avviata con una cordata di imprenditori napoletani, “che fanno capo, più o meno direttamente, al vecchio presidente del Napoli Ferlaino”. Perché in Italia il futuro non esiste, è solo il passato che torna.