Autore Topic: 2011: il '48 dei Paesi arabi?  (Letto 12038 volte)

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Offline DinoRaggio

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2011: il '48 dei Paesi arabi?
« : Sabato 19 Febbraio 2011, 19:40:14 »
Be', forse "arabi" è un termine inesatto, ma rende l'idea dell'estensione di quello che sta siccedendo nel Vicino Oriente e nei Paesi del Mediterraneo meridionale. La scintilla si è accesa in Tunisia e le fiamme si sono presto propagate in Egitto, Libia, Bahrein, Algeria e, secondo le ultime notizie, anche in Kuwait e Yemen.

Insomma, un Quarantotto sta sconvolgendo quella parte di mondo, e sarà molto interessante seguirne gli sviluppi. Parte importante di queste rivolte è internet, un medium che non a caso, è il primo ad essere oscurato in questi casi. Ma, come accaduto in Egitto, la forza della rivolta è più forte dei metodi di censura.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline jegue98

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #1 : Sabato 19 Febbraio 2011, 21:38:36 »
Chissà se cambierà davvero qualcosa... in Egitto il potere è in mano ai militari per ora...
Never change the way you are...

zorba

Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #2 : Sabato 19 Febbraio 2011, 21:43:48 »
Beh, ma nel nostro quarantotto, non c'era la longa manus a stelle e striscie a manovrare i fili qua e là per il mondo..........

Offline DinoRaggio

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #3 : Domenica 20 Febbraio 2011, 10:45:24 »
Be', c'era la Santa Alleanza fra Prussia, Russia ed Impero Asburgico, mica ca**i :)
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline BobLovati

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #4 : Domenica 20 Febbraio 2011, 23:43:57 »
... io credo che per un vero e duraturo ´48 manca l´elemento essenziale, in piazza.

Le donne

E non sapremo mai se non vogliono esserci o se non le lasciano andare, putroppo !
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

Offline MCM

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #5 : Martedì 22 Febbraio 2011, 11:05:00 »
C' erano molte donne. Le immagini dell' egitto e della tunisia questo mostravano.
Che poi donne e bambini, mentre bombardano la folla in Libia, è buona cosa che se ne stiano a casa, mi sembra saggio.
Se c' erano, avevamo subito pronti i soliti soloni che parlavano di donne usate come scudi umani.
Se non ci sono, gli arabi sono cattivi...


Bisognerebbe più che altro vedere quanto è lunga la mano a stelle e strisce su queste sommosse.
Certo che è curioso che a incazzarsi siano popolazioni quasi tutte appartenenti a paesi amichetti e compagnucci di merende dell' asse euro-americano.
La speranza è che si risvegli l' orgoglio di popolazioni asservite dai loro dittatori al gigante americano e amichetti vari.

Non ci resta che aspettare.

Offline Skorpius

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #6 : Martedì 22 Febbraio 2011, 11:09:48 »
Speriamo non sia un 79
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Bill Kelso

Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #7 : Martedì 22 Febbraio 2011, 11:18:55 »

Esatto, Skorpius ha colto nel segno.
Il rischio di una deriva islamica è concreto anche se il Maghreb non è la polveriera che è invece il Medio Oriente. Anche nel 1956, quando l'Algeria si liberò dal colonialismo francese, qualcuno paventò un pericolo simile, pericolo che in realtà non si manifestò.
Ora bisognerà capire a fondo cosa farà la Cina; Hu Jintao (considerato non a caso l'uomo più potente del mondo) ha fatto intendere ad Obama che vuole mano libera in Africa, soprattutto nell'Africa Centrale e gli States, a quanto pare, hanno lasciato intendere di non impicciarsi troppo. Non dimentichiamo che la RPC detiene talmente tanti dollari da far impallidire la Federal Reserve.
Noi, come Paese rischiamo grosso. Un invasione di migranti potrebbe montare sulle coste siciliane come uno tsunami e nessuno potrà metterci una pezza.
Intanto colui che bacio la mano al dittatore libico ha parlato di violenza inaccettabile.


Offline AlenBoksic

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #8 : Martedì 22 Febbraio 2011, 11:20:05 »
Parte importante di queste rivolte è internet, un medium che non a caso, è il primo ad essere oscurato in questi casi. Ma, come accaduto in Egitto, la forza della rivolta è più forte dei metodi di censura.

Non conosco la realtà,
ma credo che se giustamente si stottolinea la forza dei nuovi mezzi di comunicazioni,
specie nell'innescare un effetto domino, può essere che che in queste rivolte giochino un ruolo anche le comunità immigrate in Europa che sono entrate in contatto con una realtà libera e democratica e ne hanno propagandato i vantaggi?
Voglio 11 Scaloni

Offline Skorpius

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #9 : Martedì 22 Febbraio 2011, 11:24:02 »

La speranza è che si risvegli l' orgoglio di popolazioni asservite dai loro dittatori al gigante americano e amichetti vari.

Non ci resta che aspettare.

ma perchè l'Egitto cos'è (era)?

Non conosco la realtà,
ma credo che se giustamente si stottolinea la forza dei nuovi mezzi di comunicazioni,
specie nell'innescare un effetto domino, può essere che che in queste rivolte giochino un ruolo anche le comunità immigrate in Europa che sono entrate in contatto con una realtà libera e democratica e ne hanno propagandato i vantaggi?

Certo però colpisce come sia successo tutto in così poco tempo.. quasi senza i sintomi classici.
E' davvero internet?
Bruce Sterling (uno dei profeti del cyberpunk) nei suoi libri lo aveva previsto esattamente come si sta svolgendo (anche se il territorio era l'America)
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

porgascogne

Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #10 : Martedì 22 Febbraio 2011, 11:26:37 »
un, anzi, IL ruolo fondamentale ce l'ha la Turchia
attraverso la sua opera di mediazione e forte del primo esercito della Nato, dopo gli USA, sarà lo "stabilizzatore" dell'area, riprendendosi quanto aveva avuto, come influenza su quelle aree, per 500 anni

Giglic

Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #11 : Martedì 22 Febbraio 2011, 11:37:21 »
C'è un altro aspetto da tenere in considerazione, giustamente evidenziato ieri in parte del programma di Lerner: ed è che il ricambio generazionale di questi pseudopresidenti non c'è: hanno mantenuto il otere fino a quando la corda non si è rotta. Anche io vedo il rischio di un '79, sta però a chi gestisce la cosa in maniera sovranazionale evitarlo. L'appoggio allo scià e stata una delle cause, e neanche la meno importante, della teocrazia in Iran. Obama questo l'ha capito.
Noi, avessimo una politica estera basata su cose diverse che non gli interessi privati (che ci devono stare, per carità, ma mai devono essere più importanti della strategia che si vuole dare...) potremmo essere i protagonisti...
Parli di 500 anni di turchia, porga: e i 150 anni di presenza italiana e francese in quelle zone? Oltretutto più recente

CiPpi

Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #12 : Martedì 22 Febbraio 2011, 11:37:55 »
saro' qualunquista ma a mio avviso la 'situazione' altro non e' che la speranza dell'occidente a risolvere due dei suoi piu' impellenti problemi.



non dimenticando che ormai la Cina sta definitivamente 'occupando' economicamente l'area centro-africana

porgascogne

Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #13 : Martedì 22 Febbraio 2011, 11:53:54 »
C'è un altro aspetto da tenere in considerazione, giustamente evidenziato ieri in parte del programma di Lerner: ed è che il ricambio generazionale di questi pseudopresidenti non c'è: hanno mantenuto il otere fino a quando la corda non si è rotta. Anche io vedo il rischio di un '79, sta però a chi gestisce la cosa in maniera sovranazionale evitarlo. L'appoggio allo scià e stata una delle cause, e neanche la meno importante, della teocrazia in Iran. Obama questo l'ha capito.
Noi, avessimo una politica estera basata su cose diverse che non gli interessi privati (che ci devono stare, per carità, ma mai devono essere più importanti della strategia che si vuole dare...) potremmo essere i protagonisti...
Parli di 500 anni di turchia, porga: e i 150 anni di presenza italiana e francese in quelle zone? Oltretutto più recente

quando parlo di "influenza" leggi il fatto che, con l'ingresso della Turchia, la UE avrebbe di fatto un mitigatore di effetti in casa

noi e la francia, peraltro, il ruolo nel mediterraneao lo abbiamo perso da quando non c'è più la Politica in Italia e comandano solo le lobbies e da quando la francia ha spostato la sua influenza nelle aree subsahariane ricche dell'uranio a lei tanto caro per le sue centrali

insomma, noi siamo "usciti" per incapacità
i franzosi per disinteresse
la turchia oggi si infila nello spazio lasciato libero e 500 anni di storia da gestore delle aree sono più importanti che 150 da sfruttatore, no?!

Offline DinoRaggio

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #14 : Martedì 22 Febbraio 2011, 20:24:17 »
Bernardo Valli su repubblica.it oggi

La primavera dei popoli
di BERNARDO VALLI

Due cambiamenti, sufficienti per segnare la svolta di un'epoca, sono già intervenuti mentre le rivolte nel mondo arabo sono ancora in corso. E la repressione è sempre più sanguinosa in Libia. Il nuovo capitolo di storia non riguarda soltanto i paesi che ne sono il teatro. La zona sensibile, dall'Algeria all'Iran, rappresenta il 36 per cento della produzione mondiale di petrolio. Questo è quel che ci riguarda sul piano concreto, insieme ai rischi di guerre non soltanto civili, in una zona ricca di conflitti latenti, alle porte dell'Occidente europeo. Sul piano politico, ideologico, morale, quel che sta accadendo è inoltre destinato a sconvolgere, a rovesciare il pregiudizio occidentale sul mondo arabo musulmano. Il famoso conflitto di civiltà.

Il primo cambiamento già avvenuto è che uomini e donne rivendicano i diritti dei cittadini di uno Stato democratico, e quindi rifiutano il modello del rais, onnipotente e insostituibile, dominante dall'Atlantico all'Oceano indiano per decenni. Dopo il tunisino Ben Ali e l'egiziano Mubarak, adesso traballa anche Gheddafi, caricatura dell'autocrate arabo miliardario in petrodollari, in esercizio da più di quarant'anni. Altri birilli cadranno.

Cercando di svelare i misteri che inevitabilmente annebbiano i fenomeni rivoluzionari appena esplosi, gli storici più audaci azzardano un paragone: evocano la "primavera dei popoli" del 1848, che in qualche mese sconvolse in Europa il sistema politico creato dal Congresso di Vienna. Dopo grandi sacrifici, generose esaltazioni ed enormi speranze, le rivoluzioni d'allora, verificatesi a catena, dalla Sicilia dei Borboni alla Parigi di Luigi Filippo, fallirono una dopo l'altra.

Stiamo quindi assistendo a insurrezioni popolari, al di là del Mediterraneo, destinate a fallire? Come nell'Europa dell'800 ritornarono le monarchie autoritarie o si formarono nuovi imperi, cosi potrebbero ritornare i rais di cui gli arabi si sono appena liberati o si stanno liberandoo vorrebbero liberarsi? Gli interrogativi restano. Ma forse gli storici sanno soprattutto predire il passato. I nostri sono tempi veloci. I popoli insorti hanno sotto gli occhi i modelli democratici. Le immagini, le informazioni, scavalcano le frontiere e le censure.

Il secondo cambiamento, sottolineato da Henry Laurens, storico del mondo arabo, riguarda l'immagine che gli arabi hanno di se stessi e che da noi era tanto diffusa, al punto da essere un'ossessione. Il manifestante di piazza Tahrir al Cairo o di avenue Burghiba a Tunisi, e l'oppositore al regime di Gheddafi che sacrifica la vita a Benghasi, hanno sostituito l'immagine del terrorista barbuto e fanatico.

I popoli, le cui civiltà erano state umiliate dal colonialismo, decisi a ritornare sulla scena internazionale, si riunirono a Bandung (1955), per celebrare la sovranità dei loro Stati, l'indipendenza nazionale appena conquistata, ed anche per affermare, in certi casi, le loro fedi religiose.

Lo ricorda Jean Daniel, ed io ricordo le corrispondenze di un vecchio reporter, Cesco Tomaselli, mandato nella città indonesiana dove si svolgeva la conferenza, in cui i partecipanti (tra i quali Chou En-lai, Nasser, Tito, Nkrumah, Nehru) venivano descritti, o meglio derisi, come espressioni di civiltà inferiori, scimmiottanti i veri grandi della Terra.

Poco più di mezzo secolo dopo non è più questione di nazione indipendente e di affermazione dell'identità religiosa. Il vecchio cronista, allora convinto rappresentante di una civiltà superiore, scoprirebbe adesso che i giovani tunisini, egiziani, yemeniti, marocchini e anche libici, dei quali non avevamo l'impressione di conoscere i volti, perché il loro paese sembrava incarnato soltanto da Gheddafi, e dalle sue grottesche stravaganze, rivendicano diritti individuali e libertà.

Senza esprimere esigenze religiose. Senza limitarsi a richiami nazionalisti. Esattamente come gli europei del 1848, ma anche come quelli degli Anni Quaranta, della lotta antifascista, e del 1989, dopo la caduta del Muro. La storia si è ricongiunta. Il computer e i suoi derivati hanno aperto uno spazio incontrollabile per gli sgherri del raìs e offrono strumenti comuni a civiltà sempre meno divise. Le idee corrono più facilmente. Conquistano anche i soldati, i coscritti, che dovrebbero reprimere ma che sono spesso sensibili agli slogan dei coetanei pronti a sfidare la polizia di Mubarak e di Ben Ali e gli aerei di Gheddafi.

Gli sconfitti non sono soltanto i rais, a lungo prediletti dalle potenze occidentali, in quanto guardiani dei loro popoli, pronti a combattere, a reprimere le tentazioni integraliste appena affioravano nella società. Anche le correnti estremiste dell'Islam hanno subito una disfatta, perché la sognata rivolta popolare non è stata guidata da loro. Li ha colti di sorpresa. Anzi ha investito lo stesso Iran, dove gli oppositori del governo teocratico hanno rivendicato le stesse libertà chieste a Tunisi, al Cairo, a Tripoli.

Questo ha contato nell'atteggiamento americano. Gli Stati Uniti di Barak Obama sono stati determinanti in Egitto. Questa volta la forza si è messa al servizio della giustizia. Senza l'insistente intervento di Washington i generali del Cairo non si sarebbero risolti tanto presto a sbarazzarsi del presidente, che era anche il loro comandante supremo.

Obama ha mantenuto la promessa fatta due anni fa con il discorso del Cairo, rivolto al mondo musulmano. Ha appoggiato i movimenti democratici, pur compiendo qualche contorsione diplomatica. Per non compromettere troppo la stabilità di vecchi alleati dell'America tutt'altro che democratici. Ad esempio l'Arabia Saudita, insidiata dalla rivolta sciita di Bahrein.

Anche l'Europa è stata fedele ai suoi principi condannando la repressione e pronunciandosi in favore degli oppositori in rivolta. Soltanto l'Italia di Berlusconi ha mancato all'appuntamento d'onore per un paese democratico. Se l'insurrezione libica affogherà nel sangue, il governo italiano avrà la sua parte di vergogna.

(22 febbraio 2011)
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

jumpingjackflash

Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #15 : Martedì 22 Febbraio 2011, 22:56:49 »
la Libia comunque sta pagando un tributo di sangue veramente enorme. Speriamo che tutto vada per il meglio.

Offline gazzaladra

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #16 : Martedì 22 Febbraio 2011, 23:09:38 »
quando parlo di "influenza" leggi il fatto che, con l'ingresso della Turchia, la UE avrebbe di fatto un mitigatore di effetti in casa

noi e la francia, peraltro, il ruolo nel mediterraneao lo abbiamo perso da quando non c'è più la Politica in Italia e comandano solo le lobbies e da quando la francia ha spostato la sua influenza nelle aree subsahariane ricche dell'uranio a lei tanto caro per le sue centrali

insomma, noi siamo "usciti" per incapacità
i franzosi per disinteresse
la turchia oggi si infila nello spazio lasciato libero e 500 anni di storia da gestore delle aree sono più importanti che 150 da sfruttatore, no?!
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ce lo vedi che gira e rigira la corpa e' sempre a sua
Non chi comincia...ma colui che persevera.

zorba

Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #17 : Mercoledì 23 Febbraio 2011, 07:10:21 »

Offline MCM

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #18 : Mercoledì 23 Febbraio 2011, 10:06:55 »
1)L' ultimo ad aver dato dignità estera al paese. Fatto fuori dai servizi segreti.
2)Grande leader.

Offline MCM

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Re:2011: il '48 dei Paesi arabi?
« Risposta #19 : Mercoledì 23 Febbraio 2011, 10:22:28 »
1)L' ultimo ad aver dato dignità estera al paese. Fatto fuori dai servizi segreti.
2)Grande leader.
è partito per sbaglio...non avevo finito...

continua, dall' alto dalla sinistra
2)L' ultimo grande leader in Italia. Non si è messo a novanta di fronte ai soliti noti del mondo e l' han fatto fuori. Sempre Onore!
3)Ho già espresso la mia opinione.
4)Inevitabile intrattenere rapporti ecnomici con il tuo principale fornitore di petrolio, importante partner economico, nonchè soggetto con una manona lunga sul fronte immigrazione.


Comunque è straordinario come voi sinistrorsi vi alleereste anche al demonio stesso( i vostri peggior nemici storici li fate diventare amici in 4 e 4 otto) pur di affondare un nemico politico.