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L'attaccante della Lazio: «Felice per la rete al Brescia ma non potevo fare festa»
ROMA, 14 febbraio - Capoccia d’oro. E’ il bomber nuovo, è il nuovo idolo. Giovane, dinoccolato, altissimo e grandissimo, letale, micidiale, scatenato: « La Champions? Noi ci crediamo, speriamo di arrivare più in alto possibile » . Più in alto di Kozak non sta arrivando nessuno. Quinto gol in campionato in dodici presenze, quarta partita di fila da titolare, quarto gol messo a segno nelle ultime sei sfide. E’ stato decisivo con un’altra incornata, è servita per chiudere i conti a Brescia, per blindare la vittoria, per tenersi stretto il posto, per laurearsi a tutti gli effetti centravanti della Lazio. Kozak, a 21 anni, sta facendo molto di più di tanti altri celebri colleghi. La sua immagine di ragazzone che ride e segna si sta prendendo i riflettori della serie A. Non è vento, lui è il tuono. Ha disintegrato lo scetticismo, sta combattendo detrattori e accusatori, è diventato un pericolo per le difese e non perché dà botte di brutto ( come dice qualcuno), sta spingendo la Lazio in avanti. Il titolare è Libor, non c’è niente da fare e da dire. Reja sta puntando su di lui e continuerà a farlo, ha trovato il bomber in casa, se l’è costruito da solo per ovviare alle incertezze della società sul mercato ( da giugno a gennaio ha chiesto inutilmente un lungagnone offensivo). Kozak sta scalando la classifica dei cannonieri biancoceleste, è comandata dal duo Hernanes- Floccari ( 6 gol a testa), alle loro spalle s’è piazzato il piccolo grande ceco con cinque centri, ha superato Mauri e Zarate.
LE GERARCHIE -Kozak dentro dall’inizio, Zarate in campo solo in corsa. Sono cambiate le gerarchie là davanti, si sono invertiti i ruoli. Il gigante vola, ha staccato imperiosamente sull’angolo battuto da Ledesma, non ha dato scampo al “ suo” Brescia, ha realizzato il tipico gol dell’ex (un ex molto rimpianto). Non ha esultato per rispetto dei vecchi tifosi, stava per farlo, si è frenato, è un gigante buono:« Ho preferito non esultare per rispetto della gente di Brescia, l’anno scorso ho trascorso una stagione importante e non sarebbe stato bello fare festa davanti ai miei ex tifosi », ha spiegato a Sky dopo il 90'. In compenso è stato festeggiato dai compagni, l’hanno travolto, l’hanno abbracciato, si sono toccati tutti il naso a mò di sfottò, il perché l’ha svelato proprio Kozak: «I compagni mi prendono in giro per il mio naso troppo grande... » ,ha detto col sorrisone sulle labbra. Nasone e testone Kozak, è un bomber extralarge, si sta confermandoa grandi livelli, non si trattava di un exploit momentaneo. Kozak ha giocato un grande secondo tempo, nel primo non ha avuto tante occasioni. Dall’intervallo in poi non l’ha fermato nessuno, l’hanno dovuto buttare giù per arginarlo. Ha giocato coi gomiti bassi, evitando di cadere nella trappola dei marcatori bresciani. Si è difeso quando è servito farlo, ha preso botte, si è rialzato, ha protetto il pallone, ha fatto salire la squadra.
IL FUTURO -E’ la Lazio di Kozak, è una Lazio di testa, entrambi i gol l’ha segnati con due capocciate. Il gigante cresce, il gigante non smettedi stupire, sta garantendo reti pesantissime. La prima l’ha realizzata alla Fiorentina all’andata, la seconda l’ha siglata alla Sampdoria all’Olimpico, poi è arrivata la doppietta contro i viola e infine ecco la zuccata di Brescia. Nel mezzo c’è pure l’episodio che indusse Zapata dell’Udinese all’autogol ( fu Kozak a provocare la rete). Con i suoi colpi ha regalato ai biancocelesti 15 punti, che bellezza: «Questa vittoria è importantissima, tutti abbiamo dato il massimo. E’ stata una vera battaglia, i tre punti per noi erano fondamentali, siamo stati bravi, vincere a Brescia non era facile » .Ora tocca al Bari.
CdS