Autore Topic: Tottiade  (Letto 11014 volte)

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Offline contevlad

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Tottiade
« : Martedì 30 Maggio 2017, 22:52:08 »
Quando muore Ettore





"MATTIA FELTRI
Era così vero, un dramma collettivo così popolare e teatrale, di un’autenticità così elementare che è diventato impossibile girarsi dall’altra parte. Non si era mai visto un addio al calcio simile, un intero stadio in lacrime, e al centro l’idolo, in lacrime anche lui, e tutti in lacrime davanti alla tv, a dimostrazione che il calcio non è una semplice pozione per gonzi, ma una faccia della vita: è un romanzo emotivo con poca finzione e quel tanto che resta dell’epica. 
 
È andata come nessuno aveva previsto. Francesco Totti ha rifiutato la divinizzazione che stava calando su di sé. Ha detto quello che nessuna divinità aveva detto prima: che sia maledetto il tempo, ho paura, ho bisogno di voi. Non era il campione, solo un uomo alle prese con questioni tanto umane, lo smarrimento per le stagioni della vita, l’irrecuperabile che rimane dietro e il buio davanti. Ha tenuto un lungo discorso senza parlare di calcio, il calcio non c’entrava più e a rifletterci bene non c’era alternativa. 
 
Nessuno era andato allo stadio a celebrare una collezione di trofei, perché di quelli ne ha vinti pochi, ma un ragazzo che è rimasto lì, per venticinque anni, a esercitare il suo sconfinato talento in una comunione spirituale con una squadra e una città. «Ho bisogno di voi». Che dispiacere per chi non capisce. Piangevano i bambini, gli adulti, i vecchi, ognuno piangeva sull’irrimediabile e sull’unica grande verità dello sport e delle nostre esistenze: vincere al massimo è un effetto collaterale. Quando perde Ettore, lo piange anche Achille. "

Quello che stiamo leggendo in questi giorni sull'addio al calcio di totti rasenta e talvolta sconfina  in una dimensione surreale, priva di ogni logica vagamente razionale e figlio di una deriva mediatica oltremodo faziosa e tipicamente romanistica.
Questo articolo ne è l'emblema.
La roma in 30 anni è passata da Agostino di Bartolomei a francesco totti passando per giuseppe giannini. L'imbarbarimento della citta di Roma passa pure da quì.
I grandi capitani si sono sempre identificati nelle squadre che guidavano. Valentino Mazzola,  Gianni Rivera, Franco Baresi o Paolo Maldini. Le  grandi squadre non si sono mai identificate nel loro capitani.  A Roma con totti è accaduto il conttario: La squadra è stata confusa con il suo capitano che non ha fatto nulla  per segnare il confine, anzi. Questo ha creato un corto circuito tra i sostenitori della roma e quelli di totti, quasi fossero due  entità diverse.
Ha letteralmente spaccato in due una squadra schiacciato dal suo ego ignorante.
In questi anni solo il parlare di lui è stata impresa ardua. Per alcuni, una critica mossa nei suoi confronti, sembrava quasi un'offesa mossa ad un familiare.
Gli è stato permesso di tutto come avesse una impunità divina. In una parte del suo discorso al popolo ho avvertito un presagio nefasto di morte. Quando chiede aiuto alla sua gente e dichiara di avere paura del suo futuro. Spero per  la sua famiglia che l'apparato mediatico non abbia creato una dimensione troppo grossa per lui nella quale rischia di perdersi nel momento in cui non sei piu il protagonista.

P.s.
E comunque, per rimanere in tema, pure Ettore arrivò secondo....
"Noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza per un principio morale, non perché ci aspettiamo una ricompensa in Paradiso." M.Hack

Offline Matita

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Re:Tottiade
« Risposta #1 : Martedì 30 Maggio 2017, 23:05:31 »

Finiti i salamelecchi cominciano le sassate


L’addio al calcio giocato del capitano della Roma Francesco Totti ha fatto commuovere molti tifosi e sportivi. Ma c’è anche chi non ha condiviso lo show regalato all’ormai ex giallorosso, come Mario Adinolfi,  leader del Popolo delle Famiglie, che ha commentato l’evento ai microfoni di Radio Cusano Campus : “Totti non ha fatto la storia, Roma purtroppo ama un po’ le cafonate e ha dovuta farla una per Totti. I grandissimi, le vere bandiere, la storia la fanno, poi quando è finita alzano il braccio, salutano, ti commuovono, senza aver bisogno di un’ora di teatro. Totti la storia non l’ha fatta, quindi ha avuto la necessità di colorarla un po’. Roma è un po’ così, un po’ cafona, le piace la cafonata, l’ha fatta per Totti. Io da romanista avrei pianto più per l’addio di Spalletti, ma a Roma funziona tutto al contrario. Ragioniamo su questo, alla gente bisogna dire la verità. Spalletti è uno che ha fatto un lavoro incredibile, è arrivato sopra al Napoli, che una delle squadre più forti del mondo, e si becca i fischi di uno stadio che invece era in piedi per un ex giocatore, che tra le altre cose è un ex giocatore da anni. Roma ragiona sempre al contrario”.

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Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

ThomasDoll

Re:Tottiade
« Risposta #2 : Mercoledì 31 Maggio 2017, 00:27:36 »
vabbè, Adinolfi, lasciam perdere

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Re:Tottiade
« Risposta #3 : Mercoledì 31 Maggio 2017, 12:39:36 »
Tutto molto surreale. Che fosse da anni un ex giocatore era chiaro a molti, anche all'interno della sua società, meno che a lui, alla lobby che lo ha sempre guidato e ai suoi deliranti sostenitori. E' convenuto a tutti tenerlo in campo, per avere un feticcio, per venderne le maglie e l'immagine.
Spalletti lo ha gestito nel migliore dei modi, ne ha difeso l'immaginario collettivo, limitandone le apparizioni e accettando le critiche per non farlo giocare, da parte di quanti ritenevano il calciatore ancora un effettivo su cui contare per decidere le partite. Poi invece di riconoscerne i meriti, le critiche sono sfociate nella aggressione mediatica e spalletti ha reagito nella conferenza stampa di commiato.
Per ritenerlo ancora un effettivo valido si sono basati sui palleggi in allenamento, con 10 telecamere pronte a testimoniare visivamente i giochetti di tacco, poi in partita gli avversari lo superavano al doppio della velocità e i tacchetti sono diventati orpelli inutili e i lanci illuminanti sempre meno precisi, anche se caressa urlava ogni volta che toccava il pallone.
Poi si sa nel calcio la componente bucio di culo è più decisiva di qualsiasi capacità tecnica, ed ecco ad avvalorare le tesi dei devoti sostenitori, arrivare quelle due partite dove entra a 5 minuti dalla fine e prima una cazzata della difesa e poi un rigoretto all'ultimo minuto e riparte la fanfara del campione ancora decisivo, basta farlo giocare.
Prima di spalletti che gli ha allungato la carriera nell'ultimo anno, c'era riuscito Radu in un derby del 2015, a rigenerare e alimentare le isterie fanatiche dei devoti sostenitori.
Ha fatto comodo a tutta l'orchestra che ne suonava le gesta, quelle di un giocatore bravo, ma non così tanto bravo da meritare l'abnorme utilizzo di aggettivi superlativi che hanno costellato le cronache delle sue partite.
E' stato contemporaneo di calciatori di pari, se non superiore qualità, come Baggio e Del Piero, per i quali non c'è stata l'isteria collettiva che lo ha circondato.
Oggi provano a spiegare i pochi trofei che ha vinto, sempre troppi per quello che ha effettivamente meritato la squadra in cui ha giocato, col fatto che i Baggio e i Del Piero hanno militato in società "potenti", come se la mafia che li sostiene non lo fosse. A smontare questo assunto, basta ricordare Mancini, non ha mai giocato in società di potere, ma ha vinto molto più di lui.
L'isteria che ne chiede la divinizzazione sottolinea come abbia sempre e solo giocato con una maglia, merdosa, come se Maldini, o Baresi, o Zanetti, non fossero mai esistiti, tanto per fare qualche esempio di suoi contemporanei.
Per gli isterici devoti, probabilmente l'aver militato sempre in una società, di merda, è una qualità , quando tecnicamente è il suo limite maggiore, si fosse misurato in altre realtà, forse oggi ne sapremmo di più sulle sue reali qualità, anche se con ogni probabilità, avrebbe rischiato di veder scoperto il grande bluff.
Ha preferito restare nel suo ambiente di merda che comunque lo ha ricoperto d'oro, permettendogli di tutto di più, è stato al centro di un fenomeno di isteria collettiva, dal quale ora sembra faccia fatica ad uscire.
Adesso la curiosità è capire come evolverà questa isteria, se troveranno subito un sostituto sul quale riversare le loro stronzate senza soluzione di continuità, oppure continueranno come se nulla fosse. Caressa e mangiante ci stanno lavorando. Probabilmente "giocherà" e sarà potenzialmente decisivo, come nell'ultimo anno, ancora per diverso tempo, anche se non sarà presente neppure in panchina, ma lo sarà nell'immaginario collettivo degli isterici.
Odio perdere più di quanto ami vincere

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Offline aaronwinter

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Re:Tottiade
« Risposta #4 : Mercoledì 31 Maggio 2017, 13:51:12 »
Christophe Dugarry, ex calciatore francesce, che ha militato anche in Serie A nel Milan nella stagione ’96-’97, ha voluto esprimere il proprio punto di vista sulle scelte che hanno legato Francesco Totti alla Roma da inizio a fine carriera.

Queste sono state le sue parole: “Totti non è un grande giocatore. Non è mai stato decisivo. Perché non è mai andato in un altro club? Forse non aveva richieste. Se era un grande giocatore, non avrebbe potuto vincere un solo titolo“

---

Palmare, logico, sincero.

Una prece.

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Re:Tottiade
« Risposta #5 : Mercoledì 31 Maggio 2017, 17:54:58 »
Tutto molto surreale. Che fosse da anni un ex giocatore era chiaro a molti, anche all'interno della sua società, meno che a lui, alla lobby che lo ha sempre guidato e ai suoi deliranti sostenitori. E' convenuto a tutti tenerlo in campo, per avere un feticcio, per venderne le maglie e l'immagine.
Spalletti lo ha gestito nel migliore dei modi, ne ha difeso l'immaginario collettivo, limitandone le apparizioni e accettando le critiche per non farlo giocare, da parte di quanti ritenevano il calciatore ancora un effettivo su cui contare per decidere le partite. Poi invece di riconoscerne i meriti, le critiche sono sfociate nella aggressione mediatica e spalletti ha reagito nella conferenza stampa di commiato.
Per ritenerlo ancora un effettivo valido si sono basati sui palleggi in allenamento, con 10 telecamere pronte a testimoniare visivamente i giochetti di tacco, poi in partita gli avversari lo superavano al doppio della velocità e i tacchetti sono diventati orpelli inutili e i lanci illuminanti sempre meno precisi, anche se caressa urlava ogni volta che toccava il pallone.
Poi si sa nel calcio la componente bucio di culo è più decisiva di qualsiasi capacità tecnica, ed ecco ad avvalorare le tesi dei devoti sostenitori, arrivare quelle due partite dove entra a 5 minuti dalla fine e prima una cazzata della difesa e poi un rigoretto all'ultimo minuto e riparte la fanfara del campione ancora decisivo, basta farlo giocare.
Prima di spalletti che gli ha allungato la carriera nell'ultimo anno, c'era riuscito Radu in un derby del 2015, a rigenerare e alimentare le isterie fanatiche dei devoti sostenitori.
Ha fatto comodo a tutta l'orchestra che ne suonava le gesta, quelle di un giocatore bravo, ma non così tanto bravo da meritare l'abnorme utilizzo di aggettivi superlativi che hanno costellato le cronache delle sue partite.
E' stato contemporaneo di calciatori di pari, se non superiore qualità, come Baggio e Del Piero, per i quali non c'è stata l'isteria collettiva che lo ha circondato.
Oggi provano a spiegare i pochi trofei che ha vinto, sempre troppi per quello che ha effettivamente meritato la squadra in cui ha giocato, col fatto che i Baggio e i Del Piero hanno militato in società "potenti", come se la mafia che li sostiene non lo fosse. A smontare questo assunto, basta ricordare Mancini, non ha mai giocato in società di potere, ma ha vinto molto più di lui.
L'isteria che ne chiede la divinizzazione sottolinea come abbia sempre e solo giocato con una maglia, merdosa, come se Maldini, o Baresi, o Zanetti, non fossero mai esistiti, tanto per fare qualche esempio di suoi contemporanei.
Per gli isterici devoti, probabilmente l'aver militato sempre in una società, di merda, è una qualità , quando tecnicamente è il suo limite maggiore, si fosse misurato in altre realtà, forse oggi ne sapremmo di più sulle sue reali qualità, anche se con ogni probabilità, avrebbe rischiato di veder scoperto il grande bluff.
Ha preferito restare nel suo ambiente di merda che comunque lo ha ricoperto d'oro, permettendogli di tutto di più, è stato al centro di un fenomeno di isteria collettiva, dal quale ora sembra faccia fatica ad uscire.
Adesso la curiosità è capire come evolverà questa isteria, se troveranno subito un sostituto sul quale riversare le loro stronzate senza soluzione di continuità, oppure continueranno come se nulla fosse. Caressa e mangiante ci stanno lavorando. Probabilmente "giocherà" e sarà potenzialmente decisivo, come nell'ultimo anno, ancora per diverso tempo, anche se non sarà presente neppure in panchina, ma lo sarà nell'immaginario collettivo degli isterici.


Perfetta e illuminata analisi del fenomeno Pupone e dell'isteria collettiva che lo ha sempre accompagnato.
Credo che proprio il tottismo abbia limitato le potenzialitá di una societá che, pur spinta a manetta dal potere mediatico/politico/finanziario, non ha vinto praticamente un caxxo con lui in campo.
Potenzialmente sono piú pericolosi ora senza il loro totem rispetto a prima.

Secondo me avremo 5-6 anni di pausa, poi ricomincerá il tottismo perché il primogenito Christia' si affaccerá alla prima squadra pompato a dismisura come lo é stato il padre.
Non ce ne libereremo, forse é pure meglio cosí.

:asrm:

borgorosso

Re:Tottiade
« Risposta #6 : Giovedì 1 Giugno 2017, 08:21:03 »
Ho assistito all'addio al calcio di Totti da una posizione privilegiata, quella del Laziale, che conosce Totti, la sua storia, l'incontro con Maurizio Costanzo che sancisce l'associazione pavloviana Totti - beneficienza, il tottismo militante e feroce.
Etc etc
Ma alla sua festa di addio ho assistito con rispetto. Lo stesso rispetto che tributo alle assemblee religiose in cui si avverte una devozione vera e sincera.
Totti per loro rappresenta qualcosa, giusto o sbagliato che sia. Lo amano, lo idolatrano, sono folgorati e ammirati davanti alla sua storia. Non c'entra la logica. Che Totti abbia trovato qui l'unica dimensione in cui potesse essere quello che é stato nell'immaginario collettivo per me è pacifico, come che il Mancio gli sia stato pari per tecnica e superiore per carisma.
Ma questo non conta, alla fine che dio esista o meno è irrilevante, è importante crederci. E loro ci credono.


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Offline aaronwinter

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Re:Tottiade
« Risposta #7 : Giovedì 1 Giugno 2017, 08:41:04 »
Il nanerottolo Dotto

Che sul popolo dei belluini adoranti la tocca piano ("scatarranti tribuni", "le loro tane", più varie ed eventuali) 

"(...) Un prodigioso caso di suggestione collettiva che ha precipitato nella follia di un suicidio simulato tutto e tutti, partita inclusa. Il pifferaio magico di Hamelin non avrebbe saputo fare di meglio per trascinare i suoi incantati sorcini a farsi affogare, in questo caso dalle lacrime, surclassato nella favola di oggi dal Domus Cornuto, nel senso Diabolico, della Parola Virale. Che ha preso al laccio tutto il pianeta, da Maradona alla Boldrini, da Trudeau a Malagò, dalle mamme testaccine a quelle parioline, dal New York Times a Radio Sgurgola, passando per Porta Metronia."

Una piece anche per lui.

---

La galleria dei Martiri di Trigoria si arricchisce di un altro pezzo da novanta, che è poi una replica. La testa lucida e offesa di Lucio Spalletti si aggiunge ai teschi arrivati nudi, imploranti e smunti alla meta, di Rudi Garcia e di Luis Enrique (“Che male ho fatto per meritare tutta questa merda!”), la maschera totemica di Zdenek Zeman chiuso a culo di gallina nella smorfia definitivamente museale del “quanto schifo” mi circonda, lo scalpo testaccino di Sor Claudio Ranieri, non ancora promesso divo planetario, lo Spalletti One.

Prima ancora, l’attonito e zagagliante faccione goriziano di Gigi Delneri, quello struggente per quanto stranito di Rudi Voeller, successivi alla fuga di giorno di Prandelli e a quella di notte di Fabio Capello, il più furbo di tutti.

L’horror “Non aprite quella porta”, ispirato alle gesta efferate del Barbablù che strangolava tutte le sue mogli, dopo averle sedotte e messe a contratto, potrebbe tranquillamente ispirare un sequel ai non meno sanguinari cancelli di Trigoria, estesi al pollaio audiovisivo della città, dove il barbuto mostro lo trovi equamente distribuito e clonato tra migliaia di cecchini a fucile spianato che si accaniscono ogni santo giorno dal loro trespolo, tigrotti da tastiera o cocorite microfonate.

L’ultimo fatto a pezzi, Spalletti, liquidato da questi scatarranti tribuni, gente inascoltata anche dal proprio barbiere, come un caso psichiatrico, solo perché, avendo marginalmente restituito la Roma più grande di sempre (togli le due scudettate di Liedholm e Capello), è finito incastrato in una storia più grande di lui e di tutti. E per aver mostrato in pubblico, all’addio, la sua difficoltà emotiva. Scandaloso mostrare le proprie ferite, non saperle magari raccontare con spartana freddezza, agli occhi di gente che probabilmente non sostiene nemmeno il dolore di un’emorroide.

Arriva Eusebio Di Francesco, ragazzo tosto e abruzzese, fino di testa, e già tutti, con la bava alla bocca, a valutare quanto tenere siano le sue carni, tra capo e collo, non portando il ragazzo con sé e su di sé alcun alone carismatico, di storia, di voce o di sembiante. Lo svantaggio, anzi, d’essere stato già recepito nel mattatoio romano come un appena discreto giocatore, un dimenticabile dirigente, un allenatore chissà.

Qualcuno già insinua e sentenzia, “un debole”. Il vantaggio enorme di arrivare, questo sì, alla fine, sembra, ma non ci giuro, di una guerra consumata, tra l’assurdo e il demenziale, nel nome di Totti, tra chi ha scoperto che tifare Roma non era la stessa cosa che tifare il Capitano e viceversa. Cose che capitano (solo a Roma). Complici un po’ tutti, diciamolo, per convenienza, viltà, insufficiente afflato con la strombazzata fede Roma.

Vittime predestinate gli allenatori, tutti, i dirigenti, tanti, nell’impossibile impresa di reggere il moccolo in questa sconfinata e incomprensibile altalena del non capire ciò che si ama e ciò che si odia. Di un finale (pessimo) di partita dove Totti e la Roma si sono scoperti nemici, prigionieri l’uno dell’altra. Non più liberi d’immaginarsi insieme e nemmeno separati.

Nel differire a oltranza un addio alla vita in quanto pallone, contro le leggi del tempo, si è divaricato lo scontro tra gli “ultras” che chiedevano di poter immaginare una Roma oltre Totti, e quelli che questo “oltre” nemmeno lo considerano, se non come bestemmia. Purtroppo, per la Roma degli ultimi anni, il primo a non sapersi immaginare altro e oltre da sé è stato proprio lui, Francesco. Al bivio della gigantesca, questa sì eroica, impresa di schierarsi contro di sé o a favore, ha scelto la seconda, diventare la testa silente (o ventriloqua, come dice Spalletti) dell’idolatria collettiva.

Tornando indietro, a mente fredda, lungo l’eco del canto del cigno, tra i gusci vuoti, gli spasimi e i sospiri, e le lacrime rapprese, diffuse e ingoiate in mondovisione, dello psicodramma che doveva essere e che è stato, tra Eschilo e Plauto, catarsi e farsa, qualcosa torna. Non tutto.

Commovente o esilarante, spassoso o spaventoso, fate voi, ognuno gioca qui la sua tastiera, l’Olimpico di domenica è stato il più grande raduno settario da decenni a questa parte, dai tempi del più spettacolare suicidio di massa della storia, quello della Guayana, quando Reverendo Jones istigò un migliaio di suoi seguaci ad abbandonare il mondo prima che il mondo li abbandonasse. Sostituisci “Totti” al “mondo”, scarica nella fornace la stessa immane quantità di pieno che manca e di vuoto che esiste, e il piattone isterico è servito.

Un prodigioso caso di suggestione collettiva che ha precipitato nella follia di un suicidio simulato tutto e tutti, partita inclusa. Il pifferaio magico di Hamelin non avrebbe saputo fare di meglio per trascinare i suoi incantati sorcini a farsi affogare, in questo caso dalle lacrime, surclassato nella favola di oggi dal Domus Cornuto, nel senso Diabolico, della Parola Virale. Che ha preso al laccio tutto il pianeta, da Maradona alla Boldrini, da Trudeau a Malagò, dalle mamme testaccine a quelle parioline, dal New York Times a Radio Sgurgola, passando per Porta Metronia.

L’Olimpico trasformato per cinque, sei ore, in una gigantesca sala parto. Mamma Roma, la stessa che aveva liquidato la morte del suo grande e non riconosciuto figlio, friulano di nascita, ma irriducibilmente amato e amante delle viscere romane, nel corpo e nel racconto, come l’”incidente di un frocio”, ha qui dilatato tutto il suo generoso, enorme, ventre di madre, del partorirai con dolore la nascita alias uccisione del figlio prediletto. Salvo poi scoprire che, di questi tempi, il massimo che puoi mettere al mondo è una gigantesca bolla, in pratica un attacco di morbillo. Gli eroi diventano bolle, è il segno dei tempi. A sgonfiarli basta un piccolo rutto sociale o un antibiotico.

E, mentre, nel nome di Totti, il ragazzo Francesco, un po’ travolto, un po’ compiaciuto, un po’ dispiaciuto, un po’ attonito, si trastulla col teschio del cosa fare della sua smutandata vita, la gente torna alle sue tane più vuota di prima, a riempire le sue sacche di lacrime. A mettere una candela a Padre Pio o due etti di pasta nell’acqua bollente, il concetto non cambia, la maglia neppure, numero dieci. Tutti a ritrovarsi “piccoli uomini”, e non perché lo dice Ilary.

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Re:Tottiade
« Risposta #8 : Giovedì 1 Giugno 2017, 08:54:26 »
me so' perso 'n passaggio (voi direte: solo uno!??!  ;D )
ne "l'incidente di un frocio" chi sarebbe il "frocio"?

Oh, comunque Dotto se sbrodola addosso co' le parole...
vabbe' che ne conosce più di 100 ma mica le deve per forza usare tutte tutte in un articolo, eh!?!  8)
" Se perdi la finale di Coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, e che male c'è in questo?
 Anzi è piuttosto confortante se ci pensi ... "

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Offline aaronwinter

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Re:Tottiade
« Risposta #9 : Giovedì 1 Giugno 2017, 09:14:25 »
Oh, comunque Dotto se sbrodola addosso co' le parole...
vabbe' che ne conosce più di 100 ma mica le deve per forza usare tutte tutte in un articolo, eh!?!  8)

Probabile lo faccia per farsi capire da tutti, tranne che dal popolo degli "scatarranti tribuni".

Altrimenti, il rischio sarebbe davvero troppo grosso.

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Offline lazio_alè

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Re:Tottiade
« Risposta #10 : Giovedì 1 Giugno 2017, 09:20:19 »
Probabile lo faccia per farsi capire da tutti, tranne che dal popolo degli "scatarranti tribuni".

Altrimenti, il rischio sarebbe davvero troppo grosso.

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Quello sicuro se no alla prima occasione bòna se lo sgobbano!
..'nvece riguardo al "frocio" se sa chi sarebbe?? mica Agostino??
" Se perdi la finale di Coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, e che male c'è in questo?
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Re:Tottiade
« Risposta #11 : Giovedì 1 Giugno 2017, 09:26:41 »
Boh.
"Friulano di nascita", non penso sia lui.
Capello? (citato tra i tanti fagocitati dal popolo dei tribuni scatarranti, anche in nome del primo comandamento del trigoriota che ha condizionato la loro storia negli ultimi 20 anni)

Ma attendo eventuali illuminazione da altri.

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ThomasDoll

Re:Tottiade
« Risposta #12 : Giovedì 1 Giugno 2017, 09:54:56 »
Per fortuna essi non leggono Dotto, spesso loro coscienza lucida.
Scrive troppo alto, forse, per la loro qualità media.

il friulano è Pasolini

Offline aaronwinter

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« Risposta #13 : Giovedì 1 Giugno 2017, 10:30:37 »
Yeah.
Pasolini.
Grande Pank.

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Offline lazio_alè

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Re:Tottiade
« Risposta #14 : Giovedì 1 Giugno 2017, 10:48:10 »
Per fortuna essi non leggono Dotto, spesso loro coscienza lucida.
Scrive troppo alto, forse, per la loro qualità media.

il friulano è Pasolini

me mancava fosse rom***sta.
" Se perdi la finale di Coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, e che male c'è in questo?
 Anzi è piuttosto confortante se ci pensi ... "

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Re:Tottiade
« Risposta #15 : Giovedì 1 Giugno 2017, 11:11:22 »
Certo che giancarlo dotto è l'esemplificazione tipicamente trigoriotidea della doppiezza e dell'ipocrisia.
Per decenni ha banchettato con tutta la lobby, decantando le gesta dell'eroe, come novello Nerone sul colle Oppio, lira in mano, mentre il calcio soggiogato dalla coattaggine, bruciava.
Adesso filosofeggia, alla sua maniera, modello carmelobene, solo per erigersi a censore del popolo bue, di cui è ed è sempre stato parte attiva, attore ed interprete protagonista.

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Offline eaglefly1978

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Re:Tottiade
« Risposta #16 : Giovedì 1 Giugno 2017, 11:38:38 »
Quello sicuro se no alla prima occasione bòna se lo sgobbano!
..'nvece riguardo al "frocio" se sa chi sarebbe?? mica Agostino??
Non lo so, ma il fidanzato di Carmine Fotia (ex direttore del rumenista) che utilizza il termine "frocio" in un articolo stona un pò...

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Io tifo solo due squadre:
la Lazio e...chiunque giochi contro la roma!

''Ancora co sta rivoluzione culturale? Adesso ve lo dico, prendete appunti: la rivoluzione culturale é una cazzata''. Franco Melli, 14-02-2012

palla a Klose e s'abbracciamo, palla a Candreva e bestemmiamo!

Offline giamma

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Re:Tottiade
« Risposta #17 : Giovedì 1 Giugno 2017, 13:11:52 »
Non lo so, ma il fidanzato di Carmine Fotia (ex direttore del rumenista) che utilizza il termine "frocio" in un articolo stona un pò...

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Lo usa come i neri usano negro tra di loro.
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Offline Whistle

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Re:Tottiade
« Risposta #18 : Venerdì 2 Giugno 2017, 09:28:33 »
Bah... ma Dotto che se fuma?

:asrm:

Offline aaronwinter

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Re:Tottiade
« Risposta #19 : Mercoledì 14 Giugno 2017, 12:54:04 »
E voi, che avete fatto la notte prima?  :D
http://video.repubblica.it/sport/prima-dell-ultima-in-un-corto-la-notte-in-cui-roma-ha-salutato-totti/278520/279121?ref=RHPPBT-BS-I0-C4-P6-S1.4-T1

Ma soprattutto, tutti 'sti capolavori, che fine faranno se lui se ne va ad es. a Miami? :lol:
E c'è pure lo scemo del villaggio alla fine. Non che gli altri sembrino meno scemi, però.

Damose da fa (remix di aaronwinter)
Damose da fa' (feat. Disabitato)