Autore Topic: Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli  (Letto 24855 volte)

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Offline MCM

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Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #180 : Domenica 10 Aprile 2011, 10:20:57 »
Per l' amor del cielo, non prendetemi per bacchettone.
Pure io, come i soggetti che si dicono tifosi di cotanta squadra, sono per la prostituzione libera.
Qualcuno dica loro però che questo significa "casa chiuse" e non "per strada, allo stadio, in birreria o dal parucchiere tra una passeggiata, una partita, un boccale di birra e un taglio di capelli"

POMATA

Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #181 : Domenica 10 Aprile 2011, 14:35:44 »
Ecco spronerei Lotito a metterci in curva e in tribuna qualche prostituta gratise ;D ;D ;D hai visto mai che famo er record de presenze ;D ;D ;D

Comunque ci saranno i soliti lamenti: A noi ce piaciono le rosce etc tec :D :D :D

Mazzola

Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #182 : Domenica 10 Aprile 2011, 21:01:01 »
...
Oltretutto le foto postate si riferiscono alla gara contro lo schalke, sospesa per lancio di boccale di birra contro il guardalinee.
...
Ti riferisci a questo...



Quello a destra è l'allenatore. La felpa è molto bella.

/]

bak

Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #183 : Sabato 7 Maggio 2011, 21:28:57 »
retrocessione.
Una prece.

POMATA

Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #184 : Sabato 7 Maggio 2011, 22:54:56 »
retrocessione.
Una prece.

Embé, il disegno primitivo del progggggettto sarebbe stato perfetto... ;D ;D ;D

Offline Matita

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Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #185 : Sabato 7 Maggio 2011, 23:28:25 »
dovevano legge il libro..
Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Mazzola

Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #186 : Domenica 8 Maggio 2011, 00:47:58 »
Intanto, in Germania gli stadi sono sempre pieni e capita di leggere
che la media spettatori sia di 40 mila a partita mentre da noi si arranca sui 25 mila.
che un Borussia Dortmund invischiato nella lotta per non retrocedere sia seguito da una media di 70mila persone.
[cit.]

Forse in un universo parallelo...

bak

Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #187 : Mercoledì 6 Luglio 2011, 16:34:44 »
PAULINEN PLATZ è il primo film sulla storia di un club di calcio, il St.Pauli di Amburgo, in Bundesliga2 (equivalente della seconda divisione italiana di calcio) a partire dalla prossima stagione.

Il film è stato realizzato in collaborazione da ShooTv (www.shootv.com) e da SportEconomy (sporteconomy.it).
L’idea-guida del film è quella di raccontare un modello nuovo di fare e gestire il mondo del calcio.

E’ un film documentario su un club che, caso unico al mondo, è gestito al 100% da rappresentanti della tifoseria. Il St. Pauli fa utili ogni anno e quest’anno, in concomitanza con le celebrazioni per i primi 100 anni di vita, è riuscito a rientrare in prima divisione (al termine di questo campionato è stato retrocesso in Bundesliga2).
Nel docu-film, diviso in due parti,  vengono analizzati gli elementi chiave che fanno del St.Pauli un modello unico nel suo genere: la tifoseria è strettamente collegata alla vita del club, vi partecipa attivamente ed è totalmente coinvolta in tutti i progetti.

Il management societario stesso è diretta espressione della tifoseria e ogni anno registra il “sold out” completo dello stadio (che verrà ristrutturato completamente nei prossimi due anni). Il Millerntor Stadium è anche il solo impianto al mondo dove vengono allestiti “sky box” (aree destinate agli ospiti degli sponsor) sulla parte superiore della curva dei tifosi, senza che avvengano casi di disordini o di ordine pubblico nel corso della stagione. Per non parlare della “tana dei pirati”, una struttura costruita interamente dai tifosi, che oggi sta diventando un modo di fare marketing non convenzionale da parte degli sponsor stessi.

“La particolarità di questo club” spiega Geo Ceccarelli, regista e direttore creativo di Shootv.com, “è l’aver saputo coniugare elementi di marketing con il rispetto della tradizione e della storia del club. Il St.Pauli genera ricavi reinvestiti nella vita del club, ma senza vendere l’anima al diavolo ed è diventato un caso unico al mondo di marketing calcistico unconventional. Non è un caso, infatti, che il simbolo ufficiale del club ormai sia stato di fatto soppiantato dal più popolare Jolly Roger (il tradizionale simbolo dei pirati). Anche quest’ultimo esempio conferma la bravura dei tifosi e del management della società tedesca in termini di comunicazione: il Jolly Roger è strettamente collegato anche alle radici storiche di Amburgo, città anseatica e quindi covo di pirati per decenni”.

“E’ una co-produzione unica nel suo genere”, afferma Marcel Vulpis, direttore dell’agenzia Sporteconomy e “co-autore” del progetto. “E’ il primo prodotto cinematografico realizzato nella storia del calcio su un club di piccole/medie dimensioni, ma con una grande storia e futuro. Sarà un benchmark importante che mostreremo in Germania e Italia, per far capire che è possibile un altro mondo del calcio e la case history proiettata oggi a Roma lo dimostra chiaramente”.

Per tutti questi motivi, il St Pauli è per 5 milioni di tifosi nel mondo una squadra culto, un simbolo e la sua fama va oltre le vittorie della squadra di calcio.

credits:
co-produzione: Shootv.com progetto di nuova web tv lanciata dall’agenzia di pubblicità mondiale TBWA e Sporteconomy.tv (web-tv dell’agenzia stampa Sporteconomy).
executive producer: Bruno Palma
co-autore e regista: Geo Ceccarelli
co-autore: Marcel Vulpis (direttore agenzia stampa Sporteconomy)
project leader: Fedele Usai (ceo Tbwa Italia)
durata: 1.06 MINUTI
direttore fotografia: Antonio Scappatura
Operatore: Davide Maldi

Alla presentazione che introdurrà il documentario, partecipano:

Geo Ceccarelli – co-autore e regista del docu – film Paulinen Platz
Bruno Palma – produttore esecutivo del docu – film Paulinen Platz
Marcel Vulpis – direttore agenzia stampa Sporteconomy e co-autore del docu – film Paulinen Platz
Alina Stolz – rugby femminile St.Pauli
Stefan Schatz – communication manager Fanlanden
Alessandro Luparelli – Palestra Popolare Quadraro
All Reds Rugby Femminile  – Squadra Femminile
Giulio Ciacciarelli – ASD Liberi Nantes
Andrea Novelli – Presidente UISP)
Claudio D’Aguanno – Scrittore e giornalista
Lorenzo Contucci – Avvocato Penalista (legislazione Antiviolenza)

Modera: Alessandra Carenza – Palestra Popolare San Lorenzo

Un ringraziamento speciale a: Militant, Sally Brown, 26.

http://www.dinamofest.it/?p=83

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Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #188 : Mercoledì 6 Luglio 2011, 16:48:25 »
Loro fanno PAULINEN PLATZ? e allora vorrà dire che noi faremo "FREIHEIT PLATZ" ...

Abbiamo registi, attori, cantanti e musicisti per fare un film bellissimo.
Purtroppo temo che rovini tutto la voce narrante ...
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Mazzola

Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #189 : Mercoledì 6 Luglio 2011, 16:51:21 »
Mino Caprio ?  ;D

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Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #190 : Mercoledì 6 Luglio 2011, 16:54:42 »
Mino Caprio ?  ;D

no, è un "simpatico" presentatore, ma di quelli che ti fa sbellicare dalle risate ...
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Offline DinoRaggio

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Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #191 : Mercoledì 6 Luglio 2011, 20:37:20 »
executive producer: Bruno Palma
co-autore e regista: Geo Ceccarelli
co-autore: Marcel Vulpis (direttore agenzia stampa Sporteconomy)
project leader: Fedele Usai (ceo Tbwa Italia)
direttore fotografia: Antonio Scappatura
Operatore: Davide Maldi
Tana per fish :)

Mo' c'è solamente da scegliere qual è!!! :)
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline fish_mark

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Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #192 : Sabato 19 Gennaio 2013, 10:44:13 »
Riuppo questo topic soltanto per dare allargare il discorso e dare nuovi contributi che ho tratto dal libro “Il calcio ai tempi dello spread” di Teotino e Uva, recentemente pubblicato e consiglio a tutti gli amanti del genere.


Regel 50+1. In Germania le società affiliate devono essere composte per almeno il 50%+1 del capitale da associazioni sportive e in ogni caso il 50%+1 dei diritti di voto nelle Assemblee sociali deve rimanere all’associazione sportiva di riferimento.
Unica eccezione per il Woflsburg e il Bayer Leverkusen, due club interamente di proprietà di Volkswagen e Bayer.
Sono state poi consentite a partire dal 1998 anche altre tipologie societarie: non più solo associazioni sportive pure, ma gruppi con facoltà di creare società controllare, sotto forma di srl o spa, purché sia rispettato il criterio del 50+1.
In questo contesto il potere dei tifosi non è più assoluto come prima, ma il loro ruolo resta determinante nelle decisioni strategiche e anche dove non fanno più parte dei Consigli di gestione, il loro parere è maggioritario nelle assemblee e la loro presenza determinante nei Consigli di sorveglianza.
E’ possibile affermare che il modello di rappresentanza degli interessi degli appassionati porta all’applicazione di criteri di gestione che consentono il massimo equilibrio economico-finanziario pressoché sconosciuto nel resto d’Europa.
Se si pensa che questi modelli di “azionariato popolare” siano appannaggio di club di piccolo calibro, si deve sapere che anche il Bayern Monaco ha la governance basata sulla Regel 50+1, vale a dire dell’azionariato popolare, visto che il capitale sociale ha la seguente composizione:
l’81,8% di proprietà dall’Associazione sportiva FC Bayern Munchen e V. (oltre 185.000 soci nel 2012),
il 9,1 dell’Adidas (che ha acquistato le sue quote nel 2012 per la modica cifra di 77 milioni di euro)
il 9,1% dell’Audi (che acquistò nel 2009 le sue quote per appena 90 milioni di euro).
Questa iniezione di capitali privati, peraltro, è stata fondamentale per il finanziamento dell’Allianz Arena, l’impianto inaugurato nel 2005 costato 340 milioni (procedura referendum popolare).

Monaco di Baviera e l’Allianz arena sono anche un esempio per la realizzazione del nuovo stadio visto che fu il Consiglio comunale a deliberare di approfondire la questione, fissando dei criteri e aprendo un vasto dibattito in città che portò ad un referendum tra i cittadini, con un concorso di architettura per valutare il progetto.
Infatti, nel 1997 il Consiglio di amministrazione della FC Bayern Monaco decide di realizzare un nuovo stadio. Dalla proposta si aprì una discussione politica sulla necessità di realizzare un nuovo stadio dedicato al calcio nella città. Il Consiglio comunale delibera di approfondire la questione, fissando dei criteri. Nel frattempo le due società di calcio di Monaco (FC Bayern e TSV 1860) si consorziarono per la costruzione e gestione del nuovo stadio. Nel 2001 tra le cinque aree individuate come più adatte viene scelta l’area di Frottmaning, come la più adatta per l’accessibilità su ferro e l’immediata vicinanza all’autostrada.
A quel punto, viene indetto un referendum tra i cittadini di Monaco dove prevalse con il 65% dei voti una maggioranza favorevole alla realizzazione.
Per la scelta del progetto Fu quindi indetto un concorso di architettura che vede vincere lo studio svizzero Herzog and DeMeuron. Nel 2002 termina la fase di adeguamento della pianificazione urbanistica comunale e regionale e iniziano i lavori che termineranno nel 2005.


Ma vediamo un’altra esperienza di “piccolo cabotaggio”, quella dell’Hamburger SV dove ci sono 70.000 soci che pagano una quota annua di 48 euro che gli consente di entrare nel programma di membership del club acquisendo anche tutta una serie di diritti che li rendono protagonisti assoluti, per cui non sono solo tifosi ma anche dirigenti.
Si tratta di soci dell’HSV Supporters Club, associazione dei tifosi dell’Amburgo, la squadra più antica della Bundesliga fondata nel 1887. Non si tratta di un semplice centro di coordinamento tra i vari club locali di sostenitori, ma di uno degli elementi centrali della struttura organizzativa e della governance della società.
Il Supporters club ha sede ad Amburgo ma delegati che lo rappresentano in tutte le città della Germania. In pratica è una sorta di organi del club che si incontra regolarmente con il Board of Directors dell’Hamburger SV, che fra l’altro è una polisportiva (… proprio come la SSLazio1900), per discutere di quanto accade dentro e intorno alla società.
Non solo chiacchiere futili, ma tutte le decisioni che coinvolgono direttamente i tifosi (p.e. i prezzi dei biglietti) non possono essere prese senza un consultazione ufficiale e un parere espresso dal Supporters club. Addirittura, quando alla fine degli anni novanta su proposto il progetto per il nuovo stadio, si arrivò a una sua modifica per l’insistenza dei tifosi di mantenere qualche spazio per posti in piedi, in modo da avere almeno una categoria di biglietti a bassissimo costo.

Ogni membro del Supporters club ha diritto di voto nell’assemblea generale della società (che non è né una spa, né una srl, ma una associazione) e il suo status gli consente di essere eletto o nominato nello stesso Board of directors (conisglio di gestione) e nel Supervisory board (Consiglio di sorveglianza).
Il supporters club, oltre ad avere un ruolo importante nella gestione della società svolte anche altre attività più direttamente operative. Qualche esempio.
- vende direttamente i biglietti per le partite in trasferta offrendo anche pacchetti viaggio per i tifosi
- è stato parte attiva nel progetto del museo della società
- gestisce e commercializza il proprio merchandising ufficiale
- pubblica una rivista bimestrale
- possiede una tv tematica
- intrattiene rapporti con la polizia e le istituzioni locali.

Ad esempio con il comune di Amburgo si è stretto un accordo di collaborazione chiamato “la Via Amburgo” con cui sono state attivate una serie di iniziative sociali proposte direttamente ai cittadini.
Tornei sportivi con il coinvolgimento di oltre 800 bambini nel parco comunale e la partecipazione diretta, in qualità di organizzatori o arbitri, dei dirigenti della società e dei giocatori della prima squadra, con una quota di partecipazione devoluta a finanziare le attività sportive di un’associazione che riunisce bambini e ragazzi di famiglie a basso reddito
Torneo di calcio under 19 dove sono stati coinvolti, sempre con la partecipazione dei giocatori della prima squadra, anche ragazzi con problemi di handicap.

Si ricorda però che i vari sistemi di governance sono soprattutto il frutto di differenti concezioni sulla natura e la finalità delle società calcistiche. Secondo il centro studi della FEDERCALCIO italiana ci sono due macro modelli di governance:
il modello chiuso, tipico dell’esperienza inglese e italiana, con organi di governo totalmente appannaggio degli azionisti di controllo (spesso uno solo) e con tutto il potere nelle mani dei soggetti che apportano il capitale di rischio; la finalità perseguita è l’appagamento personale (dell’azionista di controllo) o il ritorno economico diretto o indiretto.
Il modello aperto, tipico del calcio tedesco e spagnolo (comunemente denominato “azionariato popolare”) dove negli organi di governo sono coinvolti anche soggetti di versi dall’azionista di maggioranza, perché non si prevede un azionista individuale di controllo o perché negli organismi direttivi partecipano anche soggetti diversi dai soci. Le motivazioni che guidano le varie scelte non sono qui di natura strettamente economica, ma rimandano alla rappresentazione di interessi collettivi di tipo sportivo o anche socio-culturale.


Provando un adattamento alla nostra Lazio, si potrebbe pensare a una regel 50+1 con Lotito in maggioranza assoluta e il resto dell'azionariato rappresentato da alcuni tifosi eletti democraticamente dai piccoli azionisti, che propongono i loro (ossia i nostri) cahiers de doleances.
In ogni caso, è necessario tornare alla realtà, quella italiana, da sempre afflitta da uno dei peggiori istituti giuridici della storia dell'uomo, il condominio, luogo dove ognuno di noi trova e da il peggio di sé.
Ve le immaginate Immaginabili le riunioni nel sottoscala con le ciabatte e la giacca da camera, la mazzetta di giornali sotto il braccio (Messaggero, Repubblica, CdS, LazioStyle, Gazzetta, Men e lazialità), nelle fredde serate invernali a parlare di Lazio, piani per lo sviluppo del merchandising e ritrovarci a litigare per l'aumento del riscaldamento dell'Olimpico.
No, non è cosa, avete forse ragione voi. Certe cose possono funzionare soltanto in società molto più evolute e democratiche della nostra, come quella tedesca da sempre attratta da noi con divertito fascino fin dai tempi di Goethe, ma dove ci si guarda bene dall'imitarci.
La regel+1 può funzionare solo in un paese dove già esiste il Mitbestimmung, mentre da noi il “grande” Marchionne, molto bravo nel trading di azioni, quando parla di piani industriali chiede uditori silenti e applausi a scena aperta nell'attesa di un numero che deve ancora cominciare.
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Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #193 : Sabato 19 Gennaio 2013, 10:54:03 »
Si ricorda che la parte qui sotto riportata è tratta dal dossier di Legambiente del 2009 "STADI ROMA-LAZIO: IL DERBY DELLA SPECULAZIONE EDILIZIA."


Monaco di Baviera e l’Allianz arena sono anche un esempio per la realizzazione del nuovo stadio visto che fu il Consiglio comunale a deliberare di approfondire la questione, fissando dei criteri e aprendo un vasto dibattito in città che portò ad un referendum tra i cittadini, con un concorso di architettura per valutare il progetto.
Infatti, nel 1997 il Consiglio di amministrazione della FC Bayern Monaco decide di realizzare un nuovo stadio. Dalla proposta si aprì una discussione politica sulla necessità di realizzare un nuovo stadio dedicato al calcio nella città. Il Consiglio comunale delibera di approfondire la questione, fissando dei criteri. Nel frattempo le due società di calcio di Monaco (FC Bayern e TSV 1860) si consorziarono per la costruzione e gestione del nuovo stadio. Nel 2001 tra le cinque aree individuate come più adatte viene scelta l’area di Frottmaning, come la più adatta per l’accessibilità su ferro e l’immediata vicinanza all’autostrada.
A quel punto, viene indetto un referendum tra i cittadini di Monaco dove prevalse con il 65% dei voti una maggioranza favorevole alla realizzazione.
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Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #194 : Sabato 19 Gennaio 2013, 11:46:45 »
È quindi?
15 anni per un nuovo stadio?
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

Offline Matita

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Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #195 : Sabato 19 Gennaio 2013, 13:59:43 »
Riuppo questo topic soltanto per dare allargare il discorso

La disfatta di Lens , quando la riuppi ?
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Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #196 : Sabato 19 Gennaio 2013, 14:39:34 »
La disfatta di Lens , quando la riuppi ?

tranquillo siamo secondi lanciatissimi e poi siamo su calcio.
non ti preoccupare e continua a godere indisturbato
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darienzo

R: Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #197 : Sabato 19 Gennaio 2013, 17:52:35 »
Come fai a eleggere Teotino come tuo guru?

Mazzola

Re:R: Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #198 : Sabato 19 Gennaio 2013, 18:00:47 »
Come fai a eleggere Teotino come tuo guru?

Di solito è...l'ottimo Teotino...

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Re:Un'altra LAZIO è possibile - Una storia: il Santi Pauli
« Risposta #199 : Sabato 11 Gennaio 2014, 15:41:18 »
Prendete una squadra di calcio. Di quelle che non vincono mai. Prendete l’impegno sociale, una bandiera dei pirati, la lotta all’omofobia e al razzismo. Prendete il comunismo, il punk anni ‘80, la prostituzione libera, l’anarchia sociale e l’aria umida di un porto tedesco. Mettete tutto nel peggior quartiere della Germania. A quel punto avrete il St. Pauli Football Club, la squadra più a sinistra del mondo. Nel giorno in cui ricomincia la caccia ai campioni del Bayern, la Bundesliga ritrova anche quegli anarchici incalliti del St. Pauli, secondo club di Amburgo. L’ultima apparizione fu un disastro: nel 2002 solo 4 vittorie e una retrocessione. Poi ha vivacchiato, per lo più in III Divisione, fino a quando è passato nelle mani dell’impresario teatrale Corry Littmann, il primo presidente dichiaratamente omosessuale nella storia del calcio tedesco. Appena arrivato, Littmann ha capito che il St. Pauli non era una società come le altre. Qui contano i principi, bisogna essere fedeli alla linea. Tutto ciò che è business ed establishment viene apprezzato quanto un astemio in un pub amburghese. Bilancio e classifica sono dettagli. Una filosofia di vita stampata nello stemma: “Non established since 1910″. Liberamente tradotto: rifiutiamo tutto ciò che è “sistema”.Per trovare la sede sociale del St. Pauli bisogna infilarsi nel quartiere più malfamato di Amburgo, segnalato in tutte le guide europee come il posto da non visitare mai: il distretto a luci rosse Reeperbahn, vicino al porto. Nascondiglio per prostitute, ruffiani, spacciatori e criminali. Tutti tifosi del St. Pauli, naturalmente. La bandiera della squadra è il vessillo dei pirati, adottato dal club quando un gruppo di squatter lo portò per scherzo ai giocatori vent´anni fa. Da allora i tifosi si sono ribattezzati “i bucanieri”. La leggenda del St. Pauli, squadra dai risultati sportivi irrilevanti senza fenomeni in campo, con in panchina il suo ex giocatore Holgar Stanislawski, nasce negli anni ‘80. Punk, artisti, prostitute, studenti e banditi bazzicavano tutti le vie di Reeperbahn. Risse, criminalità e guerre tra bande erano pane quotidiano. Poi la domenica occupavano i 35mila posti del Millerntor Stadium. In mano la bandiera dei pirati, o quella di Che Guevara. Addosso magliette contro il razzismo e il neo-nazismo. Ieri se n’è occupata la Cnn. È stata la prima società di calcio a promuovere campagne sociali. Ha ospitato il mondiale per nazioni non riconosciute, ha giocato contro Cuba per solidarietà a Castro, ha messo in piedi un torneo per rifugiati politici. Quanto basta per raccogliere – secondo Ufa Sports – 11 milioni di fan. Tifosi che decidono le politiche della società: di recente hanno impedito la vendita dei diritti del nome dello stadio, mossa che avrebbe portato nelle casse svariati milioni, ma giudicata commerciale. Così il St. Pauli ha solo due obiettivi: battere i cugini ricchi dell’Amburgo e rimanere fedeli alla linea.tratto da La Repubblica del 20 agosto 2010 
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