Autore Topic: Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?  (Letto 15888 volte)

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geddy

Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #180 : Martedì 8 Febbraio 2011, 16:46:51 »
Piccolo OT.
Siamo tifosi, è vero, ma rimaniamo tutti vittime di un ragionamento con il quale svincoliamo un episodio dalla partita, che è una sequenza di episodi, a fondamento di una tesi, ovviamente, a nostro favore.
La celebre frase - di stampo xxxnista peraltro, ma che fa proseliti anche in altre tifoserie - è la seguente: "tu il rigore dammelo, poi ne riparliamo". Intanto, se pure te lo do non è certo che lo segni. Inoltre, se pure lo segni ed eventualmente pareggi una partita nella quale stavi sotto di 1 gol a zero a mezz'ora dalla fine non puoi escludere la reazione della squadra avversaria ... e così via.
Vabbè però questo mica è un rigore dato o non  dato.In quest'occasione si condensa la quintessenza dell'essere tifoso. Peggio del gol di Hurst che nessuno ha ancora capito se è entrato o no. Piuttosto, giusto a noi poteva capitare.O siete aconoscenza di episodi analoghi?

Offline franz_kappa

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #181 : Martedì 8 Febbraio 2011, 16:49:37 »
Piccolo OT.
Siamo tifosi, è vero
E questa è la prima sciuagura, caro mio.  ;D

Piuttosto, mi spiegate una cosa? Ma chi l'ha scritto quel trafiletto sul gol fantasma di Lazio-napoli?

P.s.= nello specifico del tuo post concordo al 100% con le tue osservazioni. Demenziale il solo credere di poter affermare che, ottenuto un gol in realtà annullato oppure un rigore non assegnato, la partita (terminata in un certo modo) si sarebbe svolta secondo il medesimo sviluppo che la partita ha effettivamente fatto registrare (ma con uno o più gol in più, magari. Nel caso di Lazio-napoli il gol annullato, ma in generale si tende anche a sommare al punteggio finale il o i gol derivante/derivanti da uno o più rigori non assegnati. Teorizzando così, contro l'evidenza e contro ogni statistica, che rigore è sempre gol, peraltro...), come se un accadimento diverso dalla sequenza di eventi realmente verificatisi (il rigore non assegnato o il gol non convalidato) non avrebbe - inevitabilmente - modificato in un senso IMPREVEDIBILE tutto ciò che è venuto dopo.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline fish_mark

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #182 : Martedì 8 Febbraio 2011, 17:00:13 »
Negli ultimi mondiali in Inghilterra Germania gli inglesi si vedono annullare il gol del pareggio, che c'era ed era evidentissimo. Poi la Germania dilaga e arriva al 4-0.
Si è detto che quel gol avrebbe cambiato la partita, portando gli inglesi al pareggio. E' vero, ma è una ipotesi; la partita è andata diversamente e non si può escludere anche una reazione dei tedeschi che piegano comunque l'Inghilterra nonostante il momentaneo pareggio.
Il calcio è assolutamente imprevedibile, per questo è affascinante.
Accade che vinci a Milano per un autogol e 90 minuti a difenderti. Capita e pure spesso.
Ricordo un Lazio-Inter 1991: gol al 1 minuto di Ferri; poi assedio della Lazio per 89 minuti. RIsultato: Lazio-Inter 0-1.
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
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Offline robylele

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #183 : Martedì 8 Febbraio 2011, 17:09:13 »
Ricordo un Lazio-Inter 1991: gol al 1 minuto di Ferri; poi assedio della Lazio per 89 minuti. RIsultato: Lazio-Inter 0-1.

Assedio sì, ma sterile.
Ti propongo invece l'Olanda-Italia agli europei 2000, con l'Italia sì in 10 però con l'Olanda che prende vari pali e sbaglia 14 rigori..   ???
'Vista da fuori questa nuova proprieta' Usa non mi intriga affatto. Troppe percentuali, troppi discorsi, troppi fogli'.
Luciano Spalletti
15 Aprile 2011

Offline fish_mark

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #184 : Martedì 8 Febbraio 2011, 17:43:05 »
Assedio sì, ma sterile.
Ti propongo invece l'Olanda-Italia agli europei 2000, con l'Italia sì in 10 però con l'Olanda che prende vari pali e sbaglia 14 rigori..   ???

Si, ma katzu, hai 89 minuti per pareggiare! Se ci ripenso una cosa così mai vista ...
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Mazzola

Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #185 : Martedì 8 Febbraio 2011, 17:45:27 »
Forse Mazzola vuole puntare il dito sulla chiosa finale.
La Lazio non "andò" in B, visto che in B già c'era. Semmai "restò" nella serie cadetta:
...

Confermo.
Il pezzo chiaramente l'ha scritto il dott. Governi su Lazialità.
Tutto qui. Niente "polemiche".

geddy

Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #186 : Martedì 8 Febbraio 2011, 23:22:43 »
Nel nostro caso rimaniamo in B per un punto ed è proprio il Napoli a venire in A al posto nostro. Difficile immaginare combinazione più diabolica. Poi porca miseria la circostanza dekka rete bucata è quasi unica e irripetibile. Il rigore che non ti hanno dato prima o poi te lo ridanno e magari quello che ti danno non c'è. Il goal non dato agli inglesi va a compensare dopo quarant'anni il famoso goal di Hurst, io mi sono convinto quest'estate che quel pallone effettivamente non era entrato, ma ditemi voi quando ci ricapita a noi che tiriamo una punizione fuori e l'arbitro la vede dentro e ci da il goal. Oppure che annullano un goal simile a favore nostro!

Offline aquilafelyx

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #187 : Martedì 8 Febbraio 2011, 23:42:39 »
Dopo che ho visto un arbitro segnare un gol contro di noi ( un Inter Lazio di CI )  non mi stupisce più niente
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Bill Kelso

Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #188 : Martedì 8 Febbraio 2011, 23:43:53 »
Manco a me.

Offline giangoverni

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #189 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 01:26:56 »
Forse Mazzola vuole puntare il dito sulla chiosa finale.
La Lazio non "andò" in B, visto che in B già c'era. Semmai "restò" nella serie cadetta: a fine anno il Napoli (che chiuse terzo) ci sopravanzò di un punto, potenzialmente acquisito in quel match falsato dalla mancata assegnazione alla Lazio di un gol effettivamente segnato. E così il napoli ottenne l'ultimo posto utile per la promozione in A.

P.s= certo, ci sarebbe da dire molto sulla infondatezza (e financo scorrettezza, dico io) di un ragionamento che dà per assodato che, una volta segnato quel gol, la partita si sarebbe conclusa sicuramente con il successo della Lazio. Il napoli avrebbe comunque potuto pareggiare 1-1 (mancavano una decina di minuti, so bene che non sarebbe stato facile. Ma non impossibile, ovviamente), confermando il risultato di pareggio omologato per quel match, che si chiuse a reti bianche.

Ma siamo tifosi, tutto ci è concesso.  ;)

Va bene, sono stato vittima di un lapsus calami, capita ai più grandi scrittori. Però vorrei far notare che il mio non è un pezzo su quella partita ma sugli arbitri e sulla dificcoltà a fare l'arbitro in questo momento con venti telecamere che ti stanno addosso. Il ricordo di quella lontana partita è riaffiorato alla mia memoria e l'ho usato per esemplificare il mio stato d'animo di tifoso nei confronti di questa bistrattata categoria. Il pezzo è quasi tutto ironico con una chiosa finale velenosa nei confronti dei cugini e dei favori arbitrali di cui stanno godendo.

Mazzola

Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #190 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 03:07:55 »


Il regista di Drive In guidava il pulmann della Lazio ?

Pulmann:o

Offline franz_kappa

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #191 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 09:52:12 »
Va bene, sono stato vittima di un lapsus calami, capita ai più grandi scrittori. Però vorrei far notare che il mio non è un pezzo su quella partita ma sugli arbitri e sulla dificcoltà a fare l'arbitro in questo momento con venti telecamere che ti stanno addosso. Il ricordo di quella lontana partita è riaffiorato alla mia memoria e l'ho usato per esemplificare il mio stato d'animo di tifoso nei confronti di questa bistrattata categoria. Il pezzo è quasi tutto ironico con una chiosa finale velenosa nei confronti dei cugini e dei favori arbitrali di cui stanno godendo.
Un doveroso chiarimento: le garantisco che non mi sognavo proprio di metterla alla berlina o anche solo farle le pulci (ho un po' di reticenza a usare il 'tu', visto che non ci conosciamo e lei è una persona assai più grande di me).
Per inciso, ho grande stima di lei dal punto di vista professionale. Ci mancherebbe se potevo anche solo immaginare di appigliarmi a un pretesto come quello del refuso (peccato più che veniale) nell'articolo per additarla e prenderla a esempio delle nefandezze che commettono i giornalisti (secondo alcuni).

Mi sono olo limitato a immaginare quale potesse essere il motivo per cui Mazzola aveva postato quell'estratto di articolo. Ignoravo anche chi ne fosse l'autore, per dire.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline giangoverni

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #192 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 10:12:10 »
Un doveroso chiarimento: le garantisco che non mi sognavo proprio di metterla alla berlina o anche solo farle le pulci (ho un po' di reticenza a usare il 'tu', visto che non ci conosciamo e lei è una persona assai più grande di me).
Per inciso, ho grande stima di lei dal punto di vista professionale. Ci mancherebbe se potevo anche solo immaginare di appigliarmi a un pretesto come quello del refuso (peccato più che veniale) nell'articolo per additarla e prenderla a esempio delle nefandezze che commettono i giornalisti (secondo alcuni).

Mi sono olo limitato a immaginare quale potesse essere il motivo per cui Mazzola aveva postato quell'estratto di articolo. Ignoravo anche chi ne fosse l'autore, per dire.

Come direbbe Lotito, nulla quaestio... Comunque eccolo qui il mio articolo su Lazialità di febbraio, che vi invito a comprare.

Le ricorrenti polemiche sugli arbitraggi e soprattutto sulla ormai annosa questione della moviola in campo mi fa riflettere sulla figura dell’arbitro, il personaggio più bistrattato di quella grande rappresentazione che è il calcio. Bistrattato e nemico di tutti, come “’o malamente” nella sceneggiata.
Qualcuno, lo confesso, lo odiai anch’io, come il signor Rigato di Mestre (ne cito uno per tutti) che ignorò un gol della Lazio, di Seghedoni, che aveva sfondato la rete. Da allora misero reti di nylon e prima della partita i guardalinee le vanno a controllare. Ma quella volta la Lazio andò in Serie B.
Il sentimento che lega il tifoso integralista (come il mio amico Cannata che andava allo stadio avvolto in un bandierone  biancoceleste) all’arbitro è quello di odio e basta. Una volta mi capitò, all’uscita dallo stadio, di fare degli apprezzamenti positivi nei confronti di un arbitro. La Lazio aveva vinto quattro a zero, l’arbitro non ci aveva fischiato rigori contro né ci aveva annullato gol regolari. “Ricordati”, mi rispose Cannata dall’alto della sua saggezza (era più grande di me e aveva visto più partite di me), “Se quell’arbitro non ci ha rubato la partita stavolta è perché siamo stati troppo forti… Ma se je capita l’occasione, te la ruba!”
Cannata sognava un calcio senza arbitri. O, meglio, un calcio con arbitri rigorosamente laziali. Sarebbe stata l’utopia, il migliore dei mondi possibili ma che cosa avrebbero fatto le altre squadre? Il rischio era che ogni squadra si sarebbe messa a fare un campionato per conto proprio, con arbitri rigorosamente della loro fede. Sì, ma contro chi avrebbero giocato?
Una volta capito che un arbitro ci vuole (e se lo capisci passi al secondo stadio del tifo: quello del tifoso tollerante), ti metti a sognare un arbitro imparziale che vede tutto e che non si macchia di ingiustizie palesi. Sì, ma quello che è ingiusto per una squadra, spesso è giusto per l’altra.
Oggi, dopo tante partite viste, dopo tante ingiustizie subite (spesso presunte: il tifoso vede soltanto le decisione a sfavore della sua squadra: e io sono un tifoso, con annessi e connessi), sono diventato più comprensivo nei confronti degli arbitri. Perché ho capito che devono combattere contro un mostro terribile, una sorta di Argo moderno (il mostro mitologico dai cento occhi) che ora ha preso il nome di “slow motion”. Un nome gentile che fa pensare ad un ballo lento, quello che noi da ragazzi chiamavamo il “ballo del mattone” e che faceva da tramite dei nostri amoreggiamenti. Ma non è così, la “slow motion” è quella terribile telecamera piazzata ai bordi del campo, che riprende le azioni a distanza ravvicinata, e permette di rivederle dopo pochi istanti fotogramma per fotogramma. Ed anche perché sono costretti a correre dietro a una ventina di giovanotti, di cui talvolta potrebbero essere anche padri, che si spostano sul campo a velocità supersonica e entrano su tutti i palloni con grande veemenza, per cui se prendono la palla è tutto regolare, se invece l’avversario è più svelto di loro, rischiano di stroncargli la carriera.
E poi oggi si vedono tre partite: la prima è quella che si vede a occhio nudo, la seconda è quella che si vede con il replay immediato e la terza è quella che ti fanno vedere la sera i vari moviolisti (è diventato un mestiere). Spesso questi momenti entrano in contrasto fra di loro e quello che si è detto nella prima fase, non vale nella seconda e magari è contraddetto dalla terza.
Ogni settimana l’arbitro viene messo regolarmente sotto processo da una miriade di moviolisti che confrontano le sue decisioni con quello che ha visto e documentato l’implacabile Argo-slow motion.
Come uscire fuori da questa situazione? Forse introducendo il doppio arbitro. O magari mettendo i guardalinee anche sui lati corti del campo. Certamente non abolendo la moviola (sarebbe come abolire la libertà di stampa) ma magari, come vorrebbero i più, metterla in campo.
Per questi motivi, e forse perché sto invecchiando, sono entrato nella quarta fase che è quella in cui dici: perché uno si dovrebbe mettere a fare l’arbitro? Meglio fare il moviolista: si guadagna di più e non si rischia niente. E infatti gli arbitri, di solito, quando smettono di arbitrare si mettono a fare i moviolisti. Ad arbitrare le partite potremmo mandare i moviolisti. Non otterremmo niente ma ci guadagnerebbe lo spettacolo. Sai le risate!

Giancarlo Governi

PS. Ovviamente questo problema non tocca la Roma e i suoi tifosi perché, come è noto, a loro spetta, per contratto e per volontà superiore, un rigore al giorno… che leva l’avversario di torno. Come dice il Padre Dante: “Volsi così colà dove si puote ciò che si vuole. E più non dimandare”.
 



Offline fish_mark

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #193 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 10:14:26 »
Va bene, sono stato vittima di un lapsus calami, capita ai più grandi scrittori. Però vorrei far notare che il mio non è un pezzo su quella partita ma sugli arbitri e sulla dificcoltà a fare l'arbitro in questo momento con venti telecamere che ti stanno addosso. Il ricordo di quella lontana partita è riaffiorato alla mia memoria e l'ho usato per esemplificare il mio stato d'animo di tifoso nei confronti di questa bistrattata categoria. Il pezzo è quasi tutto ironico con una chiosa finale velenosa nei confronti dei cugini e dei favori arbitrali di cui stanno godendo.

piccolo OT.
Ho visto moltissime delle sue trasmissioni in TV sui grandi attori del cinema italiano.
Ne ricordo una di Aldo Fabrizi, a cui ho sentito attribuire una passione per i nostri colori.
Può dare conferma di questo?
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
STURM UND DRANG
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geddy

Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #194 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 10:16:05 »
Simpatico e leggero.
Complimenti.

geddy

Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #195 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 10:22:10 »
Il personaggio dell'amico è senz'altro estremizzato e caricaturale. Un pagliaccio insomma. Ed i pagliacci dicono sempre la verità!

“Se quell’arbitro non ci ha rubato la partita stavolta è perché siamo stati troppo forti… Ma se je capita l’occasione, te la ruba!”

Offline giangoverni

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #196 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 10:37:03 »
Il personaggio dell'amico è senz'altro estremizzato e caricaturale. Un pagliaccio insomma. Ed i pagliacci dicono sempre la verità!

“Se quell’arbitro non ci ha rubato la partita stavolta è perché siamo stati troppo forti… Ma se je capita l’occasione, te la ruba!”

Non era un mio amico era il mio capo tifoso, colui che ci comandava a bacchetta. Un mio... superiore insomma.

Offline giangoverni

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #197 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 10:40:12 »
piccolo OT.
Ho visto moltissime delle sue trasmissioni in TV sui grandi attori del cinema italiano.
Ne ricordo una di Aldo Fabrizi, a cui ho sentito attribuire una passione per i nostri colori.
Può dare conferma di questo?

Non può averlo sentito nel mio programma anche perché sapevo che Aldo Fabrizi non era della Lazio e neppure della Roma. Era del Napoli. I maligni dicevano che - cosa propria del suo carattere - aveva scelto questa squadra fuori città per far dispetto ai laziali e ai romanisti.
Sula sorella Lella invece era proprio laziale.

Offline Brunogiordano

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #198 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 10:45:55 »
Un mio amico cabarettista ha avuto l'occasione di lavorare alcune volte con Alfiero Alfieri, il quale (Laziale conclamato) gli ha confidato che Aldo Fabrizi (Laziale non dichiarato) gli consigliava di non far sapere mai di essere Laziale, per questioni di opportunità lavorative, ma Alfiero Alfieri non condivise la scelta.
"E' più difficile descriverla che sentirla la Lazialità: è signorilità non di carattere esteriore, è cosa che si sente dentro, della quale ci si sente orgogliosi. E' un messaggio che tocca i cuori, la mente, la sensibilità e ci innalza verso il cielo, è un messaggio di costume di vita"
RENZO NOSTINI

Offline giangoverni

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Re:Ma davvero bisogna studiare per essere giornalisti?
« Risposta #199 : Mercoledì 9 Febbraio 2011, 10:47:12 »
Un mio amico cabarettista ha avuto l'occasione di lavorare alcune volte con Alfiero Alfieri, il quale (Laziale conclamato) gli ha confidato che Aldo Fabrizi (Laziale non dichiarato) gli consigliava di non far sapere mai di essere Laziale, per questioni di opportunità lavorative, ma Alfiero Alfieri non condivise la scelta.

Alfieri ne racconta tante....