(Il Fatto Quotidiano 27.01.2011)
MINETTI LINGUA MADRELa consigliera del Pdl al centro di tutto: “B. ci mette in Parlamento così lo stipendio ce lo paga lo Stato” (di Gianni Barbacetto)
Era soltanto una ragazza che si dondolava, vestita da odalisca, sull’altalena di Scorie (Rai2). Poi hit-girl di Colorado Cafè (Italia1). Al liceo, a Rimini, non era proprio un’appassionata dello studio, tanto da aver incassato anche una bocciatura. Eppure Nicole Minetti ha fatto ugualmente carriera: dopo un passaggio nell’università di don Luigi Verzé, giusto per portare a casa un titolo (“igienista dentale”), oggi, a 25 anni, è consigliera regionale in Lombardia, eletta nella lista di Roberto Formigoni. Silvio Berlusconi la difende con enfasi in diretta tv (all’Infedele): “È una splendida persona, intelligente, preparata, seria. È di madrelingua inglese e riceve ospiti internazionali in Regione”. Effettivamente sua madre, Georgina Reed, è inglese e a Rimini ha una scuola di danza, “Step by step”. Ma Nicole non si è fermata in Riviera, ha preso il volo per la Milano della tv e poi – cose che succedono in Italia – ha fatto il grande salto nella politica. Di certo è diventata il personaggio-chiave dell’inchiesta su Ruby. È lei la protagonista dell’ultima mossa della Procura di Milano, che le ha mandato un invito a comparire (per il 1 febbraio). Quell’invito è stato inviato ieri anche alla Camera dei deputati, per rafforzare la richiesta della procura di poter perquisire gli uffici di Giuseppe Spinelli, l’uomo che gestisce il portafoglio personale di Berlusconi. Altre 227 pagine di documenti, prove e indizi, che si aggiungono alle 389 dell’invito a comparire spedito il 14 gennaio al premier.
Dalle pagine, la Minetti esce come colei che istruisce le ragazze dei festini di Arcore (“Ti volevo un attimo briffare sulla cosa... Giurami che non ti prende male... Ne vedi di ogni”. E ancora: “Ci sono varie tipologie di... persone. C’è la zoccola, c’è la sudamericana che non parla l’italiano e viene dalle favelas, c’è quella un po’ più seria, c’è quella via di mezzo tipo Barbara Faggioli e poi ci sono io che faccio quel che faccio, capito? Per cui non sii timida, fregatene, sbattetene il cazzo e via andare!”).
GESTISCE anche la “casa delle bambole”, smista le ragazze – le fedelissime del bunga-bunga – negli appartamenti di via Olgettina, riceve le loro richieste, proteste, rivendicazioni, sfoghi e cerca di farli quadrare con le disponibilità, in soldi e in appartamenti, del povero ragionier Spinelli. Era una di loro, Nicole, anche lei viveva nel residence di via Olgettina. Ma poi lei, “intelligente, preparata, seria”, si è elevata una spanna sopra le altre, ha cominciato a istruirle, organizzarle, “briffarle” (è madrelingua inglese, del resto). Smistava monolocali, bilocali, trilocali... E Silvio, che sa riconoscere i talenti, l’ha premiata con un posto sicuro in Consiglio regionale.
Ma anche lei, ora, ha i suoi momenti di sconforto. L’8 gennaio, per esempio, confida (intercettata, ahimè) a Barbara Faggioli: “Io do le dimissioni, cioè ‘sta roba è una roba che ti rovina la vita, ti rovina i rapporti, ti logora. Devi avere un pelo sullo stomaco... Ma a me, cioè, non me ne frega niente. Io voglio sposarmi, fidanzarmi, avere dei bambini, una casa”. Lo sconforto sconfina nell’ingratitudine: “Cioè, litigare tutti i giorni con tutti, metterla nel culo a quello di fiducia a te: la politica è un casino... Cioè: cade lui, cadiamo noi. A lui fa comodo mettere te e me in Parlamento, perché dice: bene, me le sono levate dai coglioni, così lo stipendio glielo paga lo Stato”. E il giorno dopo: “Quando si cagherà addosso per Ruby, chiamerà e si ricorderà di noi... Adesso fa finta di non ricevere chiamate”.
GELOSIE e competizione sono normali, nella “casa delle bambole”. A Marysthell Garcia Polanco, Nicole il 10 gennaio manda questo sms: “Amo’ ma è serio che alla Fico ha regalato la casa? Amo’ se è vero ti giuro che scateno l’inferno”. Il giorno successivo: “C’è un limite a tutto, non me ne frega un cazzo se lui è il presidente del Consiglio, cioè, è un vecchio e basta. Io non mi faccio pigliare per il culo così... Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido. Perché uno che fa così è un pezzo di merda. Perché lui mi ha tirato nei casini in una maniera che solo Dio lo sa... Non ci sarei finita neanche se mettevo tutto l’impegno. Gli ho parato il culo e non si può permettere di fare così”.
Sì, Nicole sente sul collo il fiato delle indagini: “No perché... devo parlare al mio avvocato”, dice il 15 gennaio. “Io sono indagata, per me la cosa è diversa. Lui sarà anche il mio capo, ma io sono indagata e lui altrettanto”. E ancora: “Gliene parlerò al presidente, mi hai rovinato la vita... Qua la cosa si fa grossa... Sono nella merda seria più di tutti quanti”.
Intanto, attorno, tutto crolla. Chiude la “casa delle bambole”. Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano, abbandona il ruolo di coordinatore del Pdl. Alcuni militanti del partito (in testa, Sara Giudice e il “barone nero” Roberto Jonghi Lavarini) raccolgono più di 6 mila firme per chiedere le dimissioni di Minetti e un cambiamento radicale nel metodo con cui viene selezionata la classe dirigente.
IN PROCURA, a Milano, stanno indagando anche sulle firme false con cui, secondo i Radicali, sono state presentate le liste di Formigoni nel febbraio 2010. Falsificate proprio per inserire, all’ultimo momento, Nicole Minetti nei primi posti, quelli con elezione assicurata, spiega Marco Cappato della lista Bonino-Pannella. “Ma in questa vicenda le responsabilità non sono di Nicole Minetti, né dei poveri consiglieri che hanno autenticato le firme”, dice Cappato. “Le responsabilità politiche sono del titolare della lista, Roberto Formigoni”.
È lui che accetta i candidati. E poi attiva gli uomini della P3 per fare pressioni sui giudici che devono decidere se le firme sono regolari. Ma ora lei, Nicole da Rimini che credeva di avere conquistato Milano, è stanca. “C’è un limite a tutto, non me ne frega un cazzo se lui è il presidente del Consiglio... Gli ho parato il culo e non si può permettere di fare così”.