Autore Topic: Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)  (Letto 57790 volte)

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Offline MagoMerlino

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #160 : Domenica 30 Gennaio 2011, 15:43:22 »
che fu spiegata con "l'humus" (c'era scritto proprio così) dell'ambiente della Lazio società. Ma de che stamo a parla'?
del grumo di potere.....
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#liberalaLazio

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Offline MagoMerlino

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #161 : Domenica 30 Gennaio 2011, 15:56:39 »
24 marzo 2010

Carlo Petrini e lo scandalo 1980: "Vendemmo partite, oggi è lo stesso"

Carlo Petrini non vede più, ma continua a osservare benissimo. Gli occhi irreversibilmente velati da un glaucoma, la vita che ha dato fama effimera a questo senese del ‘48, prendendo in cambio quasi tutto. Compaesano di Luciano Moggi ed ex attaccante maledetto di Torino, Milan, Roma e Bologna, Petrini precipitò da protagonista nel primo scandalo scommesse datato 1980 per poi saltare, dopo aver lasciato debiti, avventure sentimentali di contrabbando, mandati di cattura e figli oltrefrontiera, dall’altra parte della barricata. Grillo Parlante prodigo di racconti verbali e letterari sul tanto fango del nostro calcio. Libri, interviste, confessioni. Una riscrittura della storia sconvolgente, tesa a strappare il velo dell’ipocrisia, concentrata sul doping sperimentale che tanti suoi ex compagni di strada ha seppellito e che rende il presente, un conto alla rovescia. Il 23 marzo di trent’anni fa, redde rationem del “Totonero”, Carlo Petrini evitò la prigione per un disegno più terreno che celeste. Dietro le sbarre, con le Giuliette verde oliva della Guardia di Finanza a bordo campo e gli agenti pronti ad ammanettare gli eroi delle domeniche calcistiche, finirono dodici stelle decadute e il presidente di un Milan preistorico, Colombo. Nomi come Albertosi, Giordano, Paolo Rossi, Manfredonia. Lo choc fu enorme. Alla base del lavoro degli inquirenti romani, in un anno terribile che vide scandali e oscure stragi estive (Ustica, Bologna), le scommesse protoartigianali ma forse eterodirette, di due maneggioni romani, Alvaro Trinca, ristoratore, proprietario della ‘Lampara’ e Massimo Cruciani, grossista di frutta e verdura con inquietanti entrature in Vaticano.

I due sono ancora vivi, pur essendo morti. Fanno entrambi, quasi in incognito, lo stesso lavoro di allora. Trinca, dato erroneamente per deceduto, è come evaporato. In una via centrale, nel silenzio, si diletta tra conti e cucina. Cruciani ha dato invece (alla tv svizzera) una sola intervista in 26 anni. Oblìo cercato e ottenuto. I due incontravano i calciatori e sistemavano le puntate, lavoravano in una Roma criminale in cui nulla si muoveva se non volevano Renatino De Pedis e Maurizio Abbatino. Droga, prostituzione, ippodromi. Impensabile che nell’affaire scommesse, le ombre della Banda della Magliana non si fossero allungate fino a gestire, o tollerare, quel giro clandestino di puntate. Ogni tanto, complice l’essenza del pallone, antitetica alla matematica, i piani non andavano per il verso giusto. Così Cruciani e Trinca finirono per indebitarsi e si spesero a denunciare i vecchi amici, trascinando a terra nella loro disgrazia economica, la reputazione di un intero sistema. Di quella realtà e delle strane onde che lambivano l’anestetico della nazione, Carlo Petrini era fondamento e terminale. A fine carriera, pagò per tutti. Venne condannato a tre anni e sei mesi di squalifica, poi amnistiata dopo il trionfo mundial del Bernabeu. Emigrò, sbagliò, negò se stesso in una furia iconoclasta da fuggiasco senza rifugi. Oggi ricorda. Come fosse ieri. “Trinca e Cruciani si ritrovarono a pensare di far soldi coinvolgendo giocatori di A e B. Fu la loro rovina. Noi calciatori del Bologna, sapevamo fin dal 1979 che esisteva un giro di scommesse clandestino che coinvolgeva nomi insospettabili. Io allora ero in Emilia, ma fino alla fine di quell’anno, con i miei compagni, ero riuscito a tenermi fuori dalle tenebre".

Poi cosa accadde?

La Juventus bussò alla nostra società per indirizzare il risultato della gara che la squadra di Trapattoni avrebbe dovuto disputare con noi il 13 gennaio.

Una novità assoluta?

Gli accordi c’erano sempre stati, ma senza denaro. Mi ricordo di un Cesena-Monza del ‘79, in cui ingrigivo in panchina. Allenatore del Monza era Seghedoni, con lui avevo litigato a Catanzaro. Volevo entrare e punirlo per antichi alterchi, mi dissero di star buono, zitto, senza disturbare.

Come conobbe Cruciani?

Avvenne nel periodo in cui giocavo nella Roma. Non c’era elemento della squadra che non lo frequentasse. Ci portava a fare acquisti o benzina a prezzi stracciati in Vaticano, regalava cassette di frutta, veniva agli allenamenti, era disponibile. Passare a una fase successiva, per molti di noi, fu quasi naturale.

Quel Bologna-Juve ebbe una Genesi laboriosa.

Ne parlammo tra noi, nello spogliatoio a Casteldebole. Io mi feci avanti. "Ho degli amici a Roma che penso che aggiustino questo tipo di cose", dissi. Quando arrivò l’accordo definitivo tra i dirigenti, i miei compagni mi chiesero di puntare cifre cospicue.

Il direttore sportivo di quel Bologna, era Ricky Sogliano.

Ci convocò in seduta plenaria, scandì le parole: "Chi non è d’accordo ad accettare il pareggio con la Juve, sia chiaro, non sarà neanche convocato". E poi quando tutti (tranne Sali e Castronaro, ndr) dicemmo di sì, allora si parlò della scommessa direttamente con Cruciani. Stanziammo 50 milioni di lire.

Cruciani come la prese?

Al princìpio nicchiò. Poi quando si sentì tutelato dall’appoggio di Juve e Bologna, si tranquillizzò e procedette con le puntate.

Vi confrontaste con qualche collega juventino? Da Zoff a Gentile, a Torino trottava mezza Nazionale di Bearzot.

Era un martedì. A pranzo a casa di Savoldi, quel giorno, c’era anche il giornalista Michele Plastino. A un certo punto squillò il telefono, dall’altro capo del filo la voce di Bettega. "Allora, questo benedetto pareggio, lo accettate o no?".

In linea con le aspettative, la gara finì uno a uno. Al gol casuale di Causio, con agghiacciante errore del portiere bolognese Zinetti, seguì l’autogol di Brio.

Il pubblico indignato, capì ogni cosa in anticipo e ci prese a pallate di neve. La Gazzetta dello Sport scrisse: "L’esultanza di Causio è stata freddina". Il Resto del Carlino infierì: “Le due squadre sembravano molto amiche".

A quel punto, lei partì per Roma, per incassare.

Arrivai da Cruciani. Era terreo. Aveva giocato una martingala (più partite combinate, ndr) e mi disse che purtroppo in Lazio-Avellino, i patti non erano stati rispettati. Mi diede un assegno postdatato. Lo misi in tasca scettico, solo per farlo vedere ai miei compagni. Poi lo depositai alla Cassa Rurale e artigiana di Cesena, credo sia rimasto lì. Io non l’ho più ritirato , né incassato.

Poi venne Bologna-Avellino. Avrebbe dovuto essere un pari. Ma la difesa del Bologna non venne coinvolta e così, dopo aver subìto un gol casuale, i campani non pareggiarono.

In Bologna-Avellino, Trinca e Cruciani persero cifre pazzesche. Prima di denunciare, cercarono di ricattare mezza Italia. Chiedevano 200 milioni di lire a ogni società coinvolta per far fronte ai debiti che avevano contratto. Nessuno accettò quella proposta, così si diressero direttamente in procura.

I compagni di allora la implorarono di assumersi tutte le colpe: "Dai Pedro, ti diamo 200 milioni, non ci rovinare, in fondo hai trentadue anni".

Mi hanno telefonato quasi tutti i giorni fino al giugno 1981. Poi il processo andò in prescrizione e il telefono, all’improvviso, tacque.

Prima di allora, l’inferno.

Il reato non esisteva nel Codice penale ma noi finimmo sulle prime pagine dei giornali con il tragico corollario di manette, arresti spettacolari e arringhe di piazza. Oreste del Buono ci insultava dalla prima pagina del Corriere, gli intellettuali si scatenarono in gruppo.

Perché tanto accanimento?

Solo perché era scoppiato lo scandalo di Italcasse. Mettere in vetrina il calcio, serviva a nasconderne la vergogna. Qualche politico pensò bene di orchestrare una manovra allucinante. La Polizia a bordo campo, le manette negli spogliatoi.

Pericolo di fuga?

Ma dove vuole che scappassimo? Avrebbero potuto ratificare i fermi in un’altra maniera, ma cercarono l’effetto cinematografico, la macchia indelebile, lo choc collettivo.

Lei però non venne arrestato.

Noi avevamo giocato Bologna-Juventus e avevamo esattamente le stesse imputazioni dei nostri omologhi. Nè più, nè meno.

Dunque?

Fu il potere che volle lasciar stare la più importante società italiana, che ça va sans dire, non rappresentava soltanto un club sportivo. Probabilmente fu l’Avvocato in persona a dire "il Bologna, no". Se vanno in carcere, era il ragionamento, possono perdere la testa, raccontare troppo, coinvolgerci.

Era impaurito?

Terrorizzato e non solo io. Nessun avvocato ci tranquillizzò "rischiate moltissimo" sostenevano. Non era vero, ma per ragazzi di trent’anni, quella minaccia rappresentava un’arma di pressione formidabile. Rischiavamo la galera, con 11 colleghi torchiati contestualmente a Regina Coeli, fu dura.

Perché nessuno l’ha mai smentita o querelata?

I giocatori del Bologna sapevano che avevano firmato una lettera che ancora possiedo. C’erano i loro nomi, negare sarebbe stato inutile.

Lo scandalo dell’Ottanta fu un’occasione sprecata?

Mancata, come per Calciopoli, le cui risoluzioni sono materia per un copione di involontaria comicità. Nel 1980, avevano già scelto chi condannare.

La impressiona che i protagonisti dell’epoca si siano quasi tutti reinseriti?

Non mi meraviglia affatto.

Strani pareggi, bizzarre vittorie, puntate sospese. Il Totonero è storia sepolta?

Difficile dirlo, se non sei dentro l’ambiente. Chievo-Catania è una partita come ce ne sono state tante e come tante altre vedremo da qui alla fine del campionato. Le racconto una cosa.

Dica.

L’anno scorso vennero da me a Monticiano due persone. "Sampdoria-Reggina è una gara finta, giocati il due fisso, trionferanno i calabresi". Dopo dieci minuti, la Sampdoria conduceva per 4-0.

Oggi Petrini si sente un uomo migliore?

Mai voluta fare la morale né insegnare niente a nessuno. Ho vissuto un’esistenza incredibile e desideravo solo raccontare come quel mondo dorato non brillasse per onestà. Doping, malattie, morte, corruzione. Se cerchi, c’è di tutto.

Rifarebbe tutto quello che ha fatto?

Non lo so. L’unica cosa di cui mi pento, ritrovandomi a 62 anni, quasi cieco, a ripensare agli errori compiuti, alle voci tentatrici cui non avrei dovuto dar retta, alle occasioni smarrite e ai treni passati, è non essere tornato dall’esilio francese per vedere mio figlio morire. Quello non me lo perdonerò mai, ma riscrivere il passato, lo saprà, proprio non si può.

Da il Fatto Quotidiano del 24 marzo
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Offline Il lodolaio

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #162 : Domenica 30 Gennaio 2011, 16:02:13 »
Montesi l'ho contattato un annetto fa. Fa il meccanico dalle parti di Via Cipro. Volevo intervistarlo, ma mi ha mezzo sfanculato (anzi, togliamo il mezzo...) perché gli ho tirato fuori le 4 condanne (tre per droga tra inizi anni '80 e inizi anni '90 e una per omicidio colposo risalente al 1978) e abbiamo troncato lì la chiacchierata. L'ho buttata sulla politica, gli ho tirato fuori la storia della sorella beccata in una retata di brigatisti rossi e arrestata dalla Digos. Altra sfanculata. Così ho chiuso il discorso e ciao. A parlare di calcio manco ci sono riuscito ad arrivare. Se mi gira e dovessi ricontattarlo (me sa che manco più il telefono ho) riparto alla carica. Magari stavolta c'avrà voglia di due chiacchiere.

Sconvolgente.
E' anni che sento dire dai comunicatori che Montesi è scomparso, non si sa nulla di dove possa essere, ci sono soltanto delle voci che lo vedono residente in Nicaragua.
Invece è dalle parti di Via Cipro.
Oh vivacchiare...

Offline MagoMerlino

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #163 : Domenica 30 Gennaio 2011, 16:05:33 »
A trent’anni dalla prima grande inchiesta sullo “scandalo del calcio-scommesse”, l’ombra delle partite “truccate” torna ad avvolgere il campionato di serie A. Il torneo che fino a pochi anni fa era definito il “campionato più bello del mondo”. Negli ultimi giorni si sono addensati alcuni sospetti attorno al pareggio per 1-1 tra Chievo e Catania del 21 marzo 2010.

E la memoria collettiva non può che andare a 30 anni fa, allo “scandalo calcio-scommesse” che provocò un terremoto nel mondo pallonaro italiano. I giocatori che all’epoca furono coinvolti oggi non vogliono tornare a parlare di quegli episodi: ad esempio Lionello Manfredonia, Bruno Giordano e Ricky Albertosi sono ancora oggi “reticenti”. Alcuni di loro però ne parlano: Paolo Rossi, ad esempio, ricorda quegli anni e ancora oggi afferma di essere stato vittima della sua ingenuità.

Rossi fu squalificato per due anni dopo il pareggio tra Avellino e Perugia del 30 dicembre 1979: il centravanti, che all’epoca giocava nel Perugia ed era il miglior talento italiano in circolazione, fu ritenuto uno degli artefici di quel pareggio “concordato”. «Fu l’ingenuità di un minuto, due al massimo – dice “Pablito” – Per aver parlato con un faccendiere (Massimo Cruciani) che mi aveva presentato un mio compagno di squadra (Mauro Della Martira). Dissero che avevo accettato delle cose. Ma non era vero. Lo ripeto da trent’anni. Sono stato ingenuo… forse dovevo denunciare la cosa… ma come si fa a denunciare un compagno? Solo che è stata una cosa drammatica». Alcuni anni dopo, sarà lo stesso Cruciani a scagionare Rossi per il fattaccio incriminato. L’Italia avrebbe vinto il Mondiale del 1982 grazie soprattutto alle prodezze di Pablito appena rientrato dalla squalifica.

Ma ci sono anche altri giocatori che oggi ricordano il “malaffare” delle scommesse. Carlo Petrini, ex attaccante di Torino, Milan, Roma e Bologna, è stato intervistato da Il Fatto in merito alla vicenda. Petrini, che fu squalificato per 3 anni e 6 mesi, ricorda che i “burattinai” del sistema delle scommesse erano proprio Massimo Cruciani e Alvaro Trinca.

I due faccendieri gestirono in quegli anni un giro di partite di serie A e contattarono decine e decine di giocatori, anche affermati. Due sono le partite “vendute” raccontate da Petrini: la prima è Bologna – Juventus del 13 gennaio 1980. In quell’occasione tutti i giocatori del Bologna (Petrini compreso) furono convocati dal direttore generale rossoblù Ricky Sogliano: questi spiegò che quella partita “doveva” finire pari e i giocatori accettarono. La partita finì 1-1, con due gol “sospetti”: sul primo di Causio, il portiere bolognese Zinetti commise un errore grossolano; il pareggio del Bologna arrivò invece grazie ad un autogol di Brio.

La seconda partita è Bologna – Avellino, disputata sempre nel 1980. L’incontro finì “erroneamente” 1 a 0 per il Bologna e Cruciani, ricorda Petrini, “andò su tutte le furie” e cominciò a ricattare “mezza Italia”.

Nel ricordo di Petrini, Cruciani viene descritto come un uomo “molto vicino al Vaticano”: proprio grazie ai suoi buoni uffici con la Santa Sede era in grado di offrire regali e favori ai giocatori “compiacenti” che facevano parte del suo “sistema”. Petrini ricorda che “ci portava a fare acquisti o benzina a prezzi stracciati in Vaticano, regalava cassette di frutta”. Fin qui il ricordo del passato, ma Petrini, attualmente quasi cieco per un glaucoma, non si fa troppe illusioni sul presente: “Di partite bizzarre ne vedremo tante da qui alla fine del campionato.”

24 marzo 2010 | 13:36
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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #164 : Domenica 30 Gennaio 2011, 16:07:50 »
Come conobbe Cruciani?

Avvenne nel periodo in cui giocavo nella Roma. Non c’era elemento della squadra che non lo frequentasse. Ci portava a fare acquisti o benzina a prezzi stracciati in Vaticano, regalava cassette di frutta, veniva agli allenamenti, era disponibile. Passare a una fase successiva, per molti di noi, fu quasi naturale.
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RobCouto

Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #165 : Domenica 30 Gennaio 2011, 16:19:13 »
Basta leggere i nomi dei coinvolti: Cacciatori, Wilson, Stafano Pellegrini, Petrini, Giordano, Manfredonia, Cordova, Negrisolo, Morini, Montesi, Agostinelli, Magherini, Brignani: la metà dei denunciati giocava, o aveva giocato, nella Lazio o nella dinamo negli anni '70. D'altra parte, su una partita di Coppa Italia (mi pare Milan-Roma) non fu mai fatta luce, sparì letteralmente di scena.

Ma gli aggiustamenti di Milan-Lazio e Lazio-Avellino ci furono, testimoniati da Cruciani e ammessi dai protagonisti. E il prezzo più pesante lo pagò la Lazio: un calvario durato quasi un decennio. Poi finalmente arrivò Calleri e spazzò via una volta per sempre quella Lazio di mignottari, opportunisti e mangiapane a tradimento. 

Offline MagoMerlino

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #166 : Domenica 30 Gennaio 2011, 16:48:20 »
 Poi finalmente arrivò Calleri e spazzò via una volta per sempre quella Lazio di mignottari, opportunisti e mangiapane a tradimento.
Un Lotito ante litteram

Quello che trovo ancora oggi incredibile è come si sia dato credito (ma vedo che lo hanno tutt'ora, loro malgrado) alle testimonianze di trinca e cruciani, due ricattatori, che hanno offerto la versione che più gli faceva comodo e non si cercò di approfondire chi ci fosse dietro i due, a meno di non ritenerli gli unici e soli organizzatori, capaci di gestire quel giro.
Si dice, lo dicono loro, che trinca e cruciani scommettevano, da chi? A chi portavano i soldi? Chi c'era veramente dietro questi due a gestire il giro dei soldi? Quello grosso.
Chissà forse i servizi segreti deviati al centro di tutti gli scandali e i drammi veri dell'Italia d'allora, o forse la P2, gladio....
No, la colpa di tutto questo oggi, soprattutto per una buona parte di tifosi Laziali, ha un nome preciso Giuseppe Wilson. Guai a chiamarlo capitano. Chi chiama Wilson capitano, per prima cosa odia Lotito, poi per estensione logica è un nemico della Lazio e quindi ne deve stare lontano.
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Offline WombyZoof

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #167 : Domenica 30 Gennaio 2011, 16:54:29 »
scusa mazzola, ma io di fronte a uno che messo a conoscenza di un reato tace, si defila e rinuncia al suo dovere in campo e fuori, non trovo altre parole. 

colpa gravissima per wilson, colpa lieve per montesi.  è chiaro così?

merlino, trinca e cruciani dovevano giustificarsi di fronte a gente he gli aveva messo in mano tanti soldi. mors tua vita mea.

poi, basta vedere come si è svliluppata calciopoli, per capire.  inoltre, a quel  tempo andreotti era molto influente, non escludo suoi interventi in salvataggio della mafia.

sparì anche un bologna juventus, e le parole scritte di petrini non sono mai state smentite.

noi colpevoli, come dice rob un ambientone romano bello marcio, ma ci hanno anche messo bene in mezzo per salvare altri. come al solito.
«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

Offline Matita

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #168 : Domenica 30 Gennaio 2011, 17:35:41 »
Un Lotito ante litteram

Quello che trovo ancora oggi incredibile è come si sia dato credito (ma vedo che lo hanno tutt'ora, loro malgrado) alle testimonianze di trinca e cruciani, due ricattatori, che hanno offerto la versione che più gli faceva comodo e non si cercò di approfondire chi ci fosse dietro i due, a meno di non ritenerli gli unici e soli organizzatori, capaci di gestire quel giro.
Si dice, lo dicono loro, che trinca e cruciani scommettevano, da chi? A chi portavano i soldi? Chi c'era veramente dietro questi due a gestire il giro dei soldi? Quello grosso.
Chissà forse i servizi segreti deviati al centro di tutti gli scandali e i drammi veri dell'Italia d'allora, o forse la P2, gladio....
No, la colpa di tutto questo oggi, soprattutto per una buona parte di tifosi Laziali, ha un nome preciso Giuseppe Wilson. Guai a chiamarlo capitano. Chi chiama Wilson capitano, per prima cosa odia Lotito, poi per estensione logica è un nemico della Lazio e quindi ne deve stare lontano.

Lotito lo vedi ovunque, pure dove nn ci azecca nulla , all'epoca aveva 20 anni circa....

wilson , si fosse ritirato a godersi la pensione, invece che mettersi su uno dei tanti pulpiti a fare la predica ....
Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Offline giangoverni

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #169 : Domenica 30 Gennaio 2011, 17:39:04 »
Hai perfettamente ragione. Se pensi a quello che gli hanno fatto soltanto per essersi rifiutato di giocare possiamo immaginare che cosa gli avrebbero fatto se invece avesse denunciato la truffa.

La Roma fu salvata dal suo presidente di allora che dette via tutti i giocatori coinvolti con le combine (Cordova lo dette alla Lazio) e poi cedette pure la società a Viola.

Boks XV

Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #170 : Domenica 30 Gennaio 2011, 17:40:41 »
wilson , si fosse ritirato a godersi la pensione, invece che mettersi su uno dei tanti pulpiti a fare la predica ....

sarebbe ancora il Capitano...

Offline rione 13

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #171 : Lunedì 31 Gennaio 2011, 11:12:37 »
Montesi l'ho contattato un annetto fa. Fa il meccanico dalle parti di Via Cipro. Volevo intervistarlo, ma mi ha mezzo sfanculato (anzi, togliamo il mezzo...) perché gli ho tirato fuori le 4 condanne (tre per droga tra inizi anni '80 e inizi anni '90 e una per omicidio colposo risalente al 1978) e abbiamo troncato lì la chiacchierata. L'ho buttata sulla politica, gli ho tirato fuori la storia della sorella beccata in una retata di brigatisti rossi e arrestata dalla Digos. Altra sfanculata. Così ho chiuso il discorso e ciao. A parlare di calcio manco ci sono riuscito ad arrivare. Se mi gira e dovessi ricontattarlo (me sa che manco più il telefono ho) riparto alla carica. Magari stavolta c'avrà voglia di due chiacchiere.

un approccio un pò spinto il tuo no?
mancava che gli dicevi ti sei sporcato sotto il mento e poi gli davi una schicchera sul naso.

comunque fa il meccanico a Roma, incredibile, che roba... :o


Offline Skorpius

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #172 : Lunedì 31 Gennaio 2011, 14:05:26 »
Con che formula sono stati assolti i quattro nel procedimento penale?
Per non aver commesso o perchè non era previsto come reato?
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline Matita

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Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #173 : Lunedì 31 Gennaio 2011, 14:11:37 »
Con che formula sono stati assolti i quattro nel procedimento penale?
Per non aver commesso o perchè non era previsto come reato?

stai a guarda' il capello .

assolti, basta no ?

 ;)
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 je diresti:  Si sacra corona
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Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Mazzola

Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #174 : Martedì 1 Febbraio 2011, 01:06:22 »


Per quanto mi riguarda la finisco qui.
Non mi va di diventare sgradevole.
Ognuno resterà della propria idea, non saranno questi ritagli di giornali a far cambiare il pensiero.
Apprezzo , come scrive l'articolo, il tentativo (tardivo) di salvare la Lazio.
Ma sarebbe bastato mandare a quel paese Cruciani cinque minuti dopo averlo conosciuto.

Mazzola

Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #175 : Sabato 12 Marzo 2011, 11:31:59 »
Guerin Sportivo di aprile. Intervista a Enrico Albertosi di Nicola Calzaretta.

Manca il calcioscommesse.
Le racconto tutto, ma non calchi troppo la mano. Sono passati trent'anni. La mia storia inizia con una telefonata di Bruno Giordano ricevuta al Tatum. "Ti passo un mio amico" mi dice. Era Massimo Cruciani. "Con 80 milioni, la vittoria sulla Lazio è assicurata". Io gli dico che riferirò tutto al presidente Colombo. Il quale, però, rifiuta.
Quindi ?
Mi richiama Giordano. Gli dico di no. Silenzio per diversi giorni. Poi sabato 5 gennaio, alla vigilia della partita, Colombo, Rivera e Vitali dicono che possono arrivare a 20 milioni. Richiamo Giordano che mi dà l'ok. Tutta la squadra sapeva dell'accordo. Solo il tecnico Giacomini era all'oscuro.
6 gennaio 1980: Milan-Lazio.
E meno male che c'eravamo accordati ! Fu partita vera. Chiodi fece due gol eccezionali. Loro accorciarono e io dovetti fare una paratona su Giordano. Comunque il Milan vinse e andavano portati i soldi a Roma.
Chi fece da corriere ?
Morini: il lunedì scendeva a Roma. I contanti li consegnò Colombo.
...
L'arresto.
...
Durante il tragitto ci fermammo a un autogrill e ci fu anche il tempo per farci una risata, anche se amara.

Cioè ?
Un maresciallo mi prese da parte: "Ma come si fa a usare banconote legate dalle fascette della banca ?"

geddy

Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #176 : Sabato 12 Marzo 2011, 11:40:37 »
Hai perfettamente ragione. Se pensi a quello che gli hanno fatto soltanto per essersi rifiutato di giocare possiamo immaginare che cosa gli avrebbero fatto se invece avesse denunciato la truffa.

La Roma fu salvata dal suo presidente di allora che dette via tutti i giocatori coinvolti con le combine (Cordova lo dette alla Lazio) e poi cedette pure la società a Viola.
DFa mo che giocava con la Lazio Cordova.Dal 76 al 79 ha giocatro con noi.

bak

Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #177 : Sabato 12 Marzo 2011, 11:53:59 »
Comunque diversi giocatori coinvolti nello scandalo (Negrisolo, Morini Cordova e Petrini) passarono per il trefontanedemmerdagiallorossa. Cos'è, erano tutti santi in quella porcilaia e poi diventarono tutti truffatori, o anche stavolta li hanno voluti coprire vergognosamante, come dissero lo stesso duo trinca e cruciani ?

geddy

Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #178 : Sabato 12 Marzo 2011, 12:10:57 »
Probabilmente hai ragione. La roma fece un repulisti in seguito allo scandalo scommesse, non credo prima. Io sapevo anche Paolo COnti oltre ai nomi che hai fatto tu, ma sono voci.
Però scrive  che la roma ha dato Cordova alla Lazio in quel periodo,è una boiata. NOn credo che il trasferimento di Cordova da noi abbia a che fare con il calcio scommesse.


bak

Re:Le belle bandiere (Wilson e il Totonero)
« Risposta #179 : Sabato 12 Marzo 2011, 12:17:20 »
C'entrava Conti, ahi voglia se c'entrava. Era il dopo Zoff-Albertosi sicuro, si eclissò in meno di sei mesi.
Chissà com'è ?