Credo sia un utile contributo sulla discussione oggetto del topic (in una visuale più ampia).
(Il Fatto Quotidiano 19.01.2011)
PAESI LORODARIO FO va all’Università (in Francia)Mentre in Italia viene bacchettato e ignorato, il governo Sarkozy rende obbligatorio lo studio dei Nobel nelle università: i suoi dvd vanno a ruba (di Mattia Carzaniga)
In Francia va in scena un mistero buffo, e nessuno da noi lo sta raccontando. Il governo Sarkozy rende obbligatorio lo studio dei premi Nobel nelle università, ed ecco allora finire nei programmi ministeriali anche il nostro Dario Fo. Testi contestati dalle nostre parti (ancora oggi, già) diventano “sacri” oltralpe. Al telefono col diretto interessato (il Nobel, non il presidente), cerchiamo di svelare l’arcano, cominciando dal principio.
“È iniziato tutto con una lettera arrivata direttamente dal ministero dell’Educazione francese. Nell’elenco dei testi da studiare per l’esame di abilitazione all’insegnamento della lingua italiana sono compresi anche dei miei testi, persino opere che in Italia hanno smesso di essere pubblicate”. Seguono dunque altre lettere, stavolta inviate dai docenti francesi che chiedono come recuperare i testi in questione, da commedie diventate classici come Gli arcangeli non giocano a flipper e Settimo: ruba un po’ meno all’immancabile Mistero buffo, fino alla più recente farsa su Berlusconi e berluscones L’anomalo bicefalo; quindi, ristampe messe in cantiere in tempi record e andate esaurite in pochi giorni, poiché – hanno fatto sapere i professori – lo studio dei testi è stato poi esteso anche ai corsi generali di letteratura italiana; e “interi gruppi di studenti che venivano a Milano a vedere a teatro me e Franca (Rame; fino a domenica 16 gennaio sono stati in scena insieme al Teatro Nuovo con una selezione dei loro monologhi più famosi, ndr), gruppi fino a cinquanta ragazzi alla volta, tutte le sere, io guardavo la platea e recitavo col magone: ma perché, mi dicevo, non succede la stessa cosa anche con gli studenti delle università italiane?”.
I SALTIMBANCHI danno fastidio al nostro Capo ma diventano materia di studio altrove, “e il bello è che pure quello è un governo di destra, Sarkozy non è mica un uomo così illuminato, un autore scomodo e chiacchierato come me dovrebbe dare fastidio anche a loro. Invece quando succedono episodi di questo tipo ti rendi conto ancora di più della nostra disattenzione, del nostro livello sempre più basso”. In Francia scoppia un piccolo “caso Fo”, e intanto la stampa italiana tace la notizia. I confronti politici vengono facili, ma a Fo la questione interessa in termini anzitutto culturali: “La satira da noi non è mai stata considerata letteratura ‘alta’, il comico è da sempre annoverato tra i generi minori. Siamo purtroppo vittime dell’Ottocento e dell’Accademia della Crusca, ancora oggi si propone una cultura di maniera, si genera un appiattimento che impedisce una vera analisi delle forme letterarie e della loro evoluzione, il taglio culturale è basso, azzarderei banale, ma del resto coi ministri ignoranti che ci ritroviamo…”.
Il discorso vale per la satira di oggi come per quella di ieri: “Pensi a come si studia oggi nelle scuole la Divina Commedia. Ad esempio il Purgatorio, la cantica più ricca di invenzioni, quella dove trovi i personaggi più vivi e meglio incisi, è da sempre considerata di serie B. L’unico che negli ultimi anni ha reso un buon servizio a Dante è stato quel toscanaccio di Benigni, ha proposto una lettura aperta della Commedia, l’ha resa sinonimo d’amore, ha inserito la vita dei nostri contemporanei, nello spirito satirico del testo originale”. Il grammelot lumbàrd di Fo finisce nella bibliografia delle università francesi accanto ad Ariosto, Pascoli e Boccaccio, “da noi ancora un perfetto sconosciuto, viene scambiato per un autore di barzellette sboccate, si studiano quelle tre-quattro solite novelle e si dimenticano testi importanti che i francesi indicano nel loro elenco, lasciando invece fuori Petrarca, che invece nelle nostre scuole è tenuto in palmo di mano”.
Il rapporto tra Fo e la Francia ha radici profonde, l’Académie Française lo colloca tra gli autori europei di riferimento, la Comédie continua a mettere in scena i suoi testi, replicati ormai da quarant’anni, nell’ultima stagione in quattro compagnie hanno portato in scena Mistero buffo, sette volte negli ultimi anni produzioni nazionali hanno vinto con le loro riedizioni delle commedie di Fo il prestigioso Premio Molière. Sarà la solita storia del “nemo propheta in patria”, “ma qui da noi siamo davvero esagerati. Se fosse successo al contrario, immagino la stampa francese quanto ne avrebbe parlato. Ma del resto mi ricordo il risentimento di certi ambienti di casa nostra quando gli svedesi mi hanno dato il premio Nobel. A molti dava fastidio che avessero scelto un autore satirico come me”.
VIENE DA FARE facili confronti accademici: nelle nostre università ci si arrampica sui tetti per contestare la riforma, mentre negli atenei francesi fanno notizia gli scambi culturali con tanto di sold-out editoriali. “Le nostre università sono le migliori in assoluto per quel che riguarda le discipline scientifiche, nel mondo ci invidiano gli ingegneri, gli architetti, i matematici... Il profilo delle facoltà umanistiche invece è sempre più basso, ed è una reazione a catena che coinvolge tutto. Guardi quello che stanno facendo al teatro: non ci sono spazi per le giovani compagnie, il governo strozza i finanziamenti, ci resteranno solo i musical. Ma del resto, quando sento ministri dire che ‘la cultura non dà da mangiare’, penso che ormai non ci sia davvero molto da fare”.
Il mistero buffo non è svelato del tutto, ma con Fo del resto si può solo sdrammatizzare. “In questi giorni dalla Francia mi hanno chiamato moltissimi professori, e a tutti chiedevo il perché di questo interessamento nei confronti dei miei testi, tanto da telefonarmi direttamente per avere suggerimenti su come presentarli agli studenti. Alla fine uno di loro mi ha brutalmente risposto: ‘Bè, tra tutti gli autori di grande valore che abbiamo in programma, lei è il solo vivente con cui poter parlare’”.
Dario Fo, Nobel nel 1997 “perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”