Autore Topic: CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo  (Letto 1166 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Giglic

Vorrei condividere con voi un mio progetto (ovviamente senza fini di lucro), che è quello di divulgare il più possibile la cultura. Credo che in Italia, di questo periodo, ce ne sia un gran bisogno. Ho focalizzato il progetto sulla semplicità, ossia sul cercare di essere capito il più possibile da tutti. Dei tre filoni scelti - quello Matematico-Fisico dei miei studi, quello Economico/Aziendale del mio lavoro e quello Storico/Sociale del mio hobby – ho preferito partire da quest’ultimo, in onore dei 150 anni della nostra patria. Pur provenendo da una formazione politica di sinistra, non ho mai considerato la parola patria come una parolaccia, ma anzi come tutto quello che mi ha formato e condizionato, e che consentendomi di crescere fa di me l’humus, e quindi la patria, di altre generazioni. In questo senso, chi ha una patria diversa dalla mia va rispettato e capito, per arricchirsi, e non va visto come un nemico da cui difendersi (e l’abuso della parola patria fatta in questo senso è l’origine, imho, della brutta connotazione che qualcuno può dare a questa parola). Il primo progetto storico si chiama quindi “CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo”. Di sotto ecco il prologo. Ovviamente, commenti, correzioni (soprattutto!) ed integrazioni sono ben accetti. Sulle opinioni ovviamente sarò con le orecchie aperte, ma essendo poi un mio progetto ovviamente rifletterà le mie convinzioni.
Se vedrò poco entusiasmo, o se i mod non riterranno questo forum adatto per conversazioni di questo tipo, non insisterò oltre. In un certo senso mi sento di “abusare” di questo spazio.
Grazie in anticipo a chiunque voglia collaborare.


Lo scenario che si presenta nel 1850 in quella che diventerà l’Italia appare, tranne che in un caso, come se i moti e le guerre del periodo immediatamente precedente (1848-1849) non fossero mai avvenuti. Sotto la cappa asfittica dell’ormai morente ancien regime (il dispotismo dei sovrani che non delegavano il governo, trattando gli abitanti come sudditi e non come cittadini), sette stati riprendevano faticosamente quella che per i loro sovrani era la “normalità”. Vediamoli nel dettaglio, partendo da Sud:

Il REGNO DELLE DUE SICILIE occupava tutta la parte meridionale della penisola, e la Sicilia. Il reame si estendeva da Terracina al Tronto, ed era popolato da circa 8 milioni di persone (un terzo degli abitanti dell’intera penisola). Il nome era dovuto al fatto che fin al 1816 le corone di Napoli e Palermo erano formalmente divise, pur se tenute dallo stesso sovrano. Nato nel XIII secolo, quando gli Angiò Francesi lo strapparono al Sacro Romano Impero con la benedizione del papa, passò ai Borboni di Spagna. Pur ricco di risorse agricole e minerarie, non aveva mai conosciuto un reale sviluppo con la crescita di una classe borghese. Il sisema feudale fu abrogato solo nel 1806, e per merito della temporanea invasione di Napoleone. Completamente latifondista, i proprietari raramente conoscevano i loro territori, dai quali spremevano soldi il più possibile per fare vita di corte. Nessun investimento migliorativo, quindi, ed un’agricoltura di rapina, che poi destinava le terre sfruttate al pascolo. Le risorse minerarie venivano anche esse viste solo come “tesori” da sfruttare, e non da gestire, tanto che le miniere di zolfo siciliane finirono in mano agli inglesi. Le rivolte nel reame in chiave liberale erano sempre state osteggiate dalla stragrande maggioranza del popolino, incapace per cultura e tipo di società a concepire qualcosa di diverso dalla loro attuale situazione. Il sovrano regnante, Ferdinando II detto “Re Bomba” per aver fatto bombardare Messina dalla rada per soffocare le ultime insurrezioni, era dispotico e bigotto, assolutamente sordo alle istanza che provenivano dalla popolazione.

GLI STATI PONTIFICI erano i possedimenti, che coprivano all’incirca tutta l’Italia centrale, direttamente dipendenti dalla Santa Sede, ed amministrati dalla curia papale. Comprendevano il Lazio a nord di Terracina e Ceprano, l’Umbria, le Marche e la Romagna. Abitate da circa 3 milioni di persone, soffrivano di tutti i vizi tipici della teocrazia: non si distingueva tra peccato e reato, tra tassazione e carità. In declino politicamente ormai dalla guerra dei trent’anni, e con una struttura che rendeva il papa completamente sordo allo sviluppo dei territori (non esisteva, come non esiste, un concetto di dinastia papale), il paese versava ancora in uno stato semifeudale, con le città governato dal legato pontificio e vasti latifondi posseduti da quella nobiltà romana (quella che poi verrà definita nobilità “nera”) che passava il suo tempo rovinando patrimoni al gioco. Roma, in particolare, non aveva attività degne di questo nome, ed era una città descritta come piena di “preti e prostitute”. Nell’anno preso in considerazione, il Papa Pio IX era appena tornato da un esilio volontario a Gaeta, durato due anni. In quel periodo Roma, per la prima volta dopo Cola di Rienzo, aveva avuto un potere laico (La Repubblica Romana di Mazzini, Armellini e Saffi, difesa da Garibaldi). Apparso come liberale all’inizio del suo pontificato (1846), aveva mostrato il suo vero volto quando si era trattato di scegliere: ed era quello del medioevo più retrivo. Ferdinando II era sordo alla società, Pio IX la sentiva, ma pretendeva di zittirla urlando e minacciando.

IL GRANDUCATO DI TOSCANA comprendeva quasi tutta la regione attuale, tranne le provincie di Massa e Carrara. Governato dal ramo cadetto (ossia, dal secondogenito) degli imperatori d’Austria Asburgo a partire dall’imperatrice Maria Teresa, e poi sviluppatasi in casata a se stante (gli Asburgo Lorena) era moderatamente sviluppata e sotto quello che sarebbe stato definito un secolo prima “dispotismo illuminato”. La pena di morte e la tortura erano state abolite già nel XVIII secolo, e molti dei personaggi protagonisti del risorgimento Toscani (Montanelli, Guerrazzi, Ricasoli) erano comunque collaboratori del Duca, specialmente nel periodo immediatamente antecedente ai moti del 1848. Fu anche concessa una costituzione, ma dovette essere revocata su pressione dell’impero Austriaco, che di fatto controllava lo stato. Abitato da circa 2 milioni di persone, il granducato era prevalentemente agricolo, ma a differenza di quanto visto prima nell’agricoltura si investiva, fino a fare della “cascina” Toscana un modello di efficienza e di autosufficienza. Questo spiega anche perché il toscano sia la forma di italiano diventata egemone: non era necessariamente la più raffinata, o la più ricca di vocaboli. Ma la parlavano sia i signori sia i villani, in quanto la comunicazione era necessaria per la gestione della villa o delle tecniche agricole. Un linguaggio vivo fatto letteratura, quindi, e non una letteratura priva di linguaggio parlato, come gran parte della cultura italiana dell’epoca. Il concetto di industrializzazione, però, era ancora assente (i ricavi della cascina venivano usati nella cascina stessa e non, ad esempio, nell’industrializzazione dei processi oggi detti “di indotto”, ossia di supporto all’agricoltura, quali la tessitura)

Il DUCATO DI MODENA E REGGIO comprendeva grosso modo le provincie di Modena, Reggio, Massa Carrara, per un totale di soli 450.000 abitanti. Anche questo ducato era retto da un ramo collaterale degli Asburgo, gli Asburgo Este, imparentati alla lontana con gli ormai estinti signori di Ferrara, nel 1850 parte degli stati pontifici. Gli ultimi due sovrani, francesco IV e Francesco V erano ferventi sostenitori dell’ancien regime, tanto che per vedere una legislazione formale nel ducato si dovette aspettare il 1853. Tutti i moti rivoluzionari furono soffocati nel sangue (il più famoso ribelle fu Ciro Menotti). Prevalentemente agricolo, assieme al suo “gemello” ducato di Parma era uno stato sotto il totale controllo dell’impero di Vienna.

IL DUCATO DI PARMA è da poco passato dalla sovrana più amata dai Parmensi, Maria Luigia d’Austria, seconda moglie e vedova di napoleone, nelle mani dei Borbone di Parma, che stanno svuotando sia il tesoro ducale sia le riforme legislative e sociali promulgate dalla defunta duchessa. Comprendeva grosso modo le provincie di Parma e Piacenza, per circa 500.000 abitanti. Prevalentemente agricolo, si erano però viste le prime riforme strutturali verso un’economia di tipo moderno sotto Maria Luigia, con la costruzione di infrastrutture importanti come il ponte sul Taro e soprattutto la costruzione del Teatro Regio, tempio della musica lirica.

IL REGNO LOMBARDO VENETO fu creato come parte diretta dell’impero austriaco nel 1815, dopo la definitiva sconfitta di Napoleone unendo il Ducato di Milano, sotto controllo austriaco dall’inizio del XVIII secolo alla Repubblica di Venezia, che dopo 14 secoli di storia e gloria fu venduta da Napoleone all’Austria. Comprendeva pressappoco le regioni della Lombardia, del Veneto e del Friuli, con circa 6 milioni di abitanti ed era la parte culturalmente ed economicamente più avanzata della penisola, con un’agricoltura avanzata, ed uno sviluppo industriale che, se non era ancora quello inglese, aveva comunque le sue eccellenze (tessitorie, calzaturifici, fonderie). Il commercio, grazie all’esperienza della parte veneta, era molto sviluppato. Pur essendo amministrato in maniera molto più avanzata che non gli stati descritti prima, il dominio austriaco era totale, con nessun indigeno in ruoli decisionali ed un governatore generale come Radetzky, generale dell’esercito austriaco e feroce soffocatore di qualunque rivolta o istanza sociale. Radetzky era innamorato di Milano così come un inglese poteva esserlo dell’India: adorava il paese e considerava inferiori i suoi abitanti. Nel 1850, il ricordo delle feroci repressioni dei “tedeschi”, come venivano chiamati era ancora vivo. Ad esempio a Milano, un pacifico “sciopero del fumo” per protestare contro il monopolio austriaco dei tabacchi si concluse con morti e feriti. Una borghesia (economica ma non politica) era comunque presente, e le idee nuove figlie dell’illuminismo del secolo prima potevano circolare tra un numero non indifferente di persone, estranee alla vita di corte. Le insurrezioni del 1848-1849 erano le uniche, in questa parte della penisola, a carattere anche popolare.

IL REGNO DI SARDEGNA, infine, era retto da Vittorio Emanuele II, ultimo erede della dinastia Savoia, Conti e poi Duchi della regione medesima, che si erano affacciati coni loro possedimenti sull’Italia solo nel XVI secolo, e che avevano ottenuto il titolo di Re con l’assegnazione, all’inizio del XVIII secolo, della Sardegna. Il padre di Vittorio Emanuele, Carlo Alberto, dopo molti tentennamenti aveva concesso la Costituzione, raccogliendo così attorno al regno gran parte delle persone che volevano unificare la penisola (tranne Mazzini). Nel 1849, dopo aver perso la guerra con l’Austria per il controllo della Lombardia, Carlo Alberto abdicò in favore del figlio, che nonostante le pressioni austriache non revocò la costituzione. Il primo ministro dell’epoca, Massimo D’Azeglio, era in una posizione difficile: da una parte doveva non deludere chi guardava al regno come al motore della riunificazione italiana, ma al tempo stesso non poteva sfidare, dopo la guerra appena persa, apertamente l’impero Austriaco. D’Azeglio era comunque anche lui un fautore dell’unificazione italiana sotto i Savoia. Economicamente era prevalentemente agricolo, ma molto aperto alle innovazioni tecniche ed alle speculazioni finanziarie, aveva una piccola nobiltà che si fece borghesia proprio all’inizio del XIX secolo. Lo stesso Camillo Cavour era un Conte arricchitosi grazie alle intelligenti coltivazioni dei suoi campi ed ad attente (anche se non proprio etiche) speculazioni finanziarie.  Comprendeva all’incirca quattro regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria (la decaduta repubblica di Genova) e la Sardegna, oltre a due territori che non sono parte dell’Italia Attuale: la Savoia e la costa di Nizza e Marsiglia. La popolazione si aggirava sui 5 milioni.

Questo il quadro politico, geografico e sociale nel 1850. Perché nacque dunque il Risorgimento? Perché cercare di riunificare qualcosa che unito non lo era mai stato, se non sotto un impero vecchio di diciannove secoli? Va detto che lo sviluppo del pensiero illuministico del XVIII secolo e la grande era politica delle rivoluzioni americana e Francese, le cui idee arrivarono insieme alle baionette di Napoleone, fecero breccia in quella parte di Italia che le poteva comprendere, e che prevalentemente al Nord cominciava ad essere numericamente consistente. Si capì che essere sudditi e dominati da potenze straniere voleva dire non essere artefici del proprio destino, e che qualsiasi progresso civile e morale era precluso da quella condizione di servitù. La libertà dallo “straniero”, che si poteva realizzare solo unendo le forze della penisola, comunque abbastanza omogenee per lingua e cultura, poteva consentire quel progresso vagheggiato da pochi idealisti solo due generazioni prima. Per la prima volta dalla controriforma in Italia appariva un pensiero laico, intendendo con questo termine tutto ciò che non doveva necessariamente essere riferito al potere. Questo pensiero e le persone che lo perseguivano cominciavano ad essere numericamente importanti, e capaci quindi di avvicinare queste idee alla massa di italiani, fino ad allora rimasti sudditi. Le cinque giornate di Milano, la Resistenza di Brescia “Leonessa d’Italia”, ma anche i volontari della prima guerra d’indipendenza, sono movimenti, per la prima volta in Italia, popolari. Al Sud il fenomeno non ha attecchito, né attecchirà veramente mai, anche per il modo in cui fu fatta l’unificazione, ma considerando le condizioni arretrate delle terre meridionali, il fatto il pensiero dell’unificazione esistesse era forse ancora più significativo.
Che dunque l’Italia volesse essere libera ed unita non ci sono dubbi: tutto stava a vedere se dovesse essere unita dai Savoia, unica dinastia in grado di farlo, o libera ed unita da un movimento popolare repubblicano, come idealizzato da Mazzini. Ma questa è la storia del prossimo quadro.


POMATA

Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #1 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 17:22:30 »
Auguri per il progetto.




PS: questo mi é scappato...ma magari aiuta :D :D :D


Offline BobLovati

  • Biancoceleste Clamoroso
  • *
  • Post: 20669
  • Karma: +441/-147
  • Sesso: Maschio
    • Mostra profilo
Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #2 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 18:19:01 »

... haicapito Giglic; " tomo tomo, kakkio kakkio (cit) "    :o

chi l´avesse mai creso    :-X

P.S.: complimenti ed auguri   ;)
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

Offline Clazia

  • Superbiancoceleste 2015
  • *
  • Post: 2499
  • Karma: +345/-10
  • Sesso: Femmina
    • Mostra profilo
Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #3 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 18:34:26 »
Bellissima cosa Amico mio.

Sto imbottita - la mia casa, mica io - di libri di storia, se ti va di venire a vedere se qualcosa può esserti utile fai un fischio.

Bella, bella cosa davvero. ;)


Se volevo sentimme tranquilla mica che nascevo Laziale.

Take a sad song and make it better.

Offline giamma

  • Power Biancoceleste
  • *
  • Post: 7989
  • Karma: +218/-7
  • Sesso: Maschio
  • Lazio...che altro ?
    • Mostra profilo
Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #4 : Venerdì 24 Dicembre 2010, 12:45:31 »
Ti leggo con estremo piacere, "go ahead".

OT



Purtroppo i colori sono giallozozzi.
EOT
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Offline DinoRaggio

  • Power Biancoceleste
  • *
  • Post: 15873
  • Karma: +361/-5
    • Mostra profilo
Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #5 : Venerdì 24 Dicembre 2010, 13:33:32 »
Complimenti per l'ottimo progetto! :)

AD MAIORA!
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline cartesio

  • Power Biancoceleste
  • *
  • Post: 6955
  • Karma: +202/-8
  • Sesso: Maschio
  • sex 'n drug 'n cupinface
    • Mostra profilo
Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #6 : Domenica 26 Dicembre 2010, 04:10:58 »
Beh, io non sono esattamente imbottito di libri di storia, ma se posso dare una mano, lo faccio volentieri. Per ora ti leggo.
Adelante, Giglic.
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

Giglic

Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #7 : Mercoledì 2 Febbraio 2011, 15:30:31 »
https://sites.google.com/site/saperecrescere

Per dare un'occhiata e (se volete) un riscontro
Altre iniziative sono in corso. Chi è di Roma e vuole far parte dell'Associazione (scopo: diffondere cultura senza fini di lucro) mi contatti.
Grazie  :)

porgascogne

Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #8 : Mercoledì 2 Febbraio 2011, 15:56:09 »
 8)

eddaie, si je la famo, venimo

Aquilotta del Nord

Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #9 : Mercoledì 2 Febbraio 2011, 22:29:34 »
Nella mia immensa ignoranza, non posso far altro che applaudire simili iniziative! In becco all'aquila!

Offline gazzaladra

  • Biancoceleste DOP
  • *****
  • Post: 1845
  • Karma: +20/-8
  • Sesso: Maschio
    • Mostra profilo
Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #10 : Mercoledì 2 Febbraio 2011, 22:48:14 »
chapeu e complimenti.
Non chi comincia...ma colui che persevera.

ruud

Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #11 : Mercoledì 2 Febbraio 2011, 23:11:52 »
Complimenti, bella iniziativa.  ;)

Offline freddy

  • Celestino
  • ****
  • Post: 435
  • Karma: +13/-2
  • Sesso: Femmina
  • in cima ar monno c'è la lazio mia
    • Mostra profilo
Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #12 : Giovedì 3 Febbraio 2011, 11:11:57 »
 :clapcap:
mio fratello e' figlio unico
perche' e' convinto che Chinaglia non puo' passare al Frosinone

Offline carpelo

  • Power Biancoceleste
  • *
  • Post: 9320
  • Karma: +385/-9
  • Sesso: Maschio
  • la Lazio è AMORE
    • Mostra profilo
Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #13 : Giovedì 3 Febbraio 2011, 11:16:00 »
Grande Giglic, complimenti!

Bill Kelso

Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #14 : Giovedì 3 Febbraio 2011, 11:25:38 »

Se ti serve qualcosa sull'argomento su cui so qualcosa, fai un fischio.

TD

Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #15 : Giovedì 3 Febbraio 2011, 14:25:40 »
bene, continuate così

Giglic

Re:CENTOCINQUANTITALIA – la storia della nazione in sedici quadri ed un prologo
« Risposta #16 : Venerdì 4 Febbraio 2011, 08:24:27 »
Scusate se rompo le scatole ancora....
ecco la locandina dell'evento. Chi è di Roma e vuole partecipare mi contatti