Autore Topic: E' morto Enzo Bearzot  (Letto 4087 volte)

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Offline Sanfatucchio

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #20 : Martedì 21 Dicembre 2010, 20:47:10 »
Ciao grande vecio ci hai fatto sentire orgogliosi di essere Italiani

Offline carpelo

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #21 : Martedì 21 Dicembre 2010, 21:26:18 »
Un saluto anche da me, che ti ho conosciuto in differita.

Ps. Socrates ha appena pareggiato, su LA7 siamo sull' 1 a 1

Offline AlenBoksic

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #22 : Mercoledì 22 Dicembre 2010, 11:11:29 »
addio a colui che ha portato sul tetto del mondo l'ultima Nazionale di tutti gli Italiani.

Il fatto che si parli di calcio a reti unificate 24ore al giorno e che un simile personaggio sia sparito di circolazione da perlomeno 15 anni la dice lunga sull'abisso in cui siamo precipitati.

P.S.: Giorni addietro ho visto una trasmissione su cosa c'è adesso al posto del Sarrià: c'è mancato poco piangessi  :'(
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Offline DinoRaggio

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #23 : Mercoledì 22 Dicembre 2010, 14:13:57 »
Grazie Enzo. Il ricordo che ho di quei mondiali è io pischello che mi metto nella 112 guidata da mia sorella ed andiamo a gettarci nei festeggiamenti genuini, popolari, sentiti, come non mi è più capitato di vedere.

Ciao Vecio, esci dalla Storia del calcio, entri nella Leggenda.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline aquilafelyx

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #24 : Mercoledì 22 Dicembre 2010, 18:56:40 »
Era l'8 luglio del 1982 , quella mattina avevo gli orali degli esami di maturità , ma il vero avvenimento era la semifinale tra Italia e Polonia che si sarebbe giocata nel pomeriggio ( tardi ? ) ,


giusto per la cronaca l'8 luglio è anche il giorno del mio compleanno e Bearzot contribuì non poco alla festa ,

ricorderò per sempre quei giorni di allegria e spensieratezza allietati da una gioia indescrivibile
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

bak

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #25 : Mercoledì 22 Dicembre 2010, 19:20:43 »
Era l'8 luglio del 1982 , quella mattina avevo gli orali degli esami di maturità , ma il vero avvenimento era la semifinale tra Italia e Polonia che si sarebbe giocata nel pomeriggio ( tardi ? ) ,


giusto per la cronaca l'8 luglio è anche il giorno del mio compleanno e Bearzot contribuì non poco alla festa ,

ricorderò per sempre quei giorni di allegria e spensieratezza allietati da una gioia indescrivibile

Paro paro, identico, tranne il mio compleanno  ;).

Mazzola

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #26 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 00:18:12 »
Non è per cattiveria.
Ma muore Enzo Bearzot, e un giornale sportivo (Corriere dello Sport) fa il titolo principale su:
roma, due mosse (Sculli e Mexes), più in alto Lazio-Bendtner: l'Arsenal tratta.
Ora mi chiedo, il campionato è fermo, le notizie di mercato sono tutte voci.
Non puoi fare 'sti titoli domani, fra dieci giorni, fra una settimana, fra un mese ?
Che cambia ?
Sono notizie così importanti ?
Magari manco verranno mai...
La notizia della morte di Bearzot messa di lato a sinistra.
Non era più "giusto" dare rilevanza a questa notizia ?
Boh, non capisco.

Offline Er Matador

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #27 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 01:54:53 »
Il fatto che si parli di calcio a reti unificate 24ore al giorno e che un simile personaggio sia sparito di circolazione da perlomeno 15 anni la dice lunga sull'abisso in cui siamo precipitati.
Una fra le prime cose che ho pensato alla notizia della sua scomparsa, insieme a una considerazione: Spagna '82 è un mito anche per chi all'epoca non era ancora nato, mentre il successo del 2006 è evaporato nel giro di poche settimane.
Non so se la situazione di desaparecido mediatico dipendesse dalla sua volontà - lo ricordo amico di Gigi Garanzini, per il resto pare non amasse concedere interviste -, dal ricordo dei linciaggi e della malafede giornalistica che lo circondarono anche nei momenti migliori o dal fatto che il calcio di oggi sia portato ad espellere in maniera quasi naturale uomini di quella pasta.
So solo che, se avesse dispensato qualcuna delle mille sagge parole di cui il pallone aveva disperato bisogno, nessuno lo avrebbe ascoltato.
Meglio così, almeno non ci hanno sporcato anche questo ricordo.
Che la terra gli sia lieve.

Offline AlenBoksic

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #28 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 08:47:27 »
Bearzot, la Spagna, Pertini
e quella rabbia per l'inno fischiato

di GIANNI MURA

Un uomo serio. Un uomo onesto. Un uomo leale. Uno che dava e chiedeva rispetto. Un uomo sincero. Un secondo padre (per Zoff, Conti, e anche per Rossi). Un uomo di frontiera.

Un uomo che credeva nell'amicizia e nel sacrificio. Un uomo di sport. Un maestro di vita. Un uomo colto. Un uomo chiuso a riccio(ma neanche tanto). Un uomo aperto (ma solo quando si fidava). Un uomo d'altri tempi, purtroppo sì, ma ancora capace di districarsi a fatica nei nostri. Un uomo in guerra contro la volgarità, il chiasso, il luccicante vuoto, le avvisaglie le aveva viste nella Milano da bere, e il resto sarebbe stato peggio.

Da ieri in Italia c'è un galantuomo di meno, Enzo Bearzot. E' morto il 21 dicembre, come un altro ct, Vittorio Pozzo, che di mondiali di calcio ne aveva vinti due. Il terzo, per quelli della mia generazione, resta il più bello. Si sapeva che il vecio stava male, prima costretto alle stampelle, poi alla carrozzina, poi al letto. Si era isolato, nel male. Sua moglie Luisa faceva filtrare solo i fedelissimi. Si era isolato già prima, da pensionato felice di godersi i tre nipotini (Rodolfo, Livia, Giulia). Milano era la sua città dal 1951, da quando aveva sposato Luisa, conosciuta sul tram numero 3. Non gli piaceva più, per quel progressivo incattivirsi, per la fretta, la maleducazione in generale e del tifo in particolare.

Qui gli saltava fuori un cruccio, quello di non aver fatto e detto di più contro il becerume crescente, lui che nel '90 era stato quasi male dalla rabbia, sentendo fischiare l'inno dell'Argentina, lui che non sopportava la classica frase da tifoso: "La cosa più bella è vincere un derby su autogol al 92'". "No, la cosa più bella è vincere giocando bene e meritando di vincere". La prima casa era in via Washington 107, riconoscibile dalle scritte sul marciapiede in vernice bianca: "A morte Bearzot". Sarà stato un tifoso di Beccalossi o di Pruzzo, gli illustri non convocati, o uno dei tanti antipatizzanti che ogni notte minacciavano via telefono o citofono.

Bearzot continuava a cambiare numero di telefono, poi cambiò casa e andò in via Crivelli. Trovando la tranquillità giusto perché aveva vinto nell'82, ma quante ne aveva dovute sentire e leggere. Scimmione. Bastardo. Scimpanzé. Direttore di un lebbrosario (il ritiro degli azzurri). Vittima di un cortocircuito cerebrale. Raccomandato da Fulvio Bernardini (non era vero) preoccupato che ci fosse il pane per i suoi due figli (nemmeno questa era vera, i risparmi di un'onesta carriera di operaio specializzato a centrocampo, così si definiva lui, li avevi messi a frutto).

Una squadra da prendere a calci, aveva detto Matarrese, presidente di Lega. "Le due ultime partite prima dell'Argentina erano da spararsi. Ma io non potevo, doveva andare avanti". Molti, ricordando Bearzot, citano la sua capacità di parlare con l'uomo calciatore. Può averla assorbita da Rocco che del resto, da suo allenatore, lo spinse a fare lo stesso mestiere. Rocco aveva la commissione interna. Bearzot si fidava delle autocandidature. "Chi vuol marcare Zico?". "Io", disse Gentile alzando la mano. Ma di quella partita-capolavoro, la vera finale dell'82, la mossa fondamentale di Bearzot riguardò Serginho. In molti ci chiedevamo perché quella squadra tecnicamente fortissima tenesse come punto (e punta) di riferimento un lungagnone sgraziato come Serginho.
Bearzot si era dato la risposta: perché Serginho non andava mai in fuorigioco, dava profondità alla squadra e facilitava gli inserimenti di Socrates, Zico, Falcao, Junior. Ergo, anticipare Serginho e, riconquistato il pallone, via veloci. In anticipo giocarono benissimo prima Collovati, poi Bergomi. Ma io, come flash personale e pensando alle accuse di catenacciaro, ho un pezzetto della finale: doppio scambio nell'area tedesca tra Bergomi (dentro) e Scirea (fuori) prima dell'apertura che porta al gol Tardelli.

L'avesse segnato un Cruijff, quel gol, tutti avremmo suonato i violini al calcio totale degli olandesi (che Bearzot ammirava). Fatto dagli azzurri, passava per una casualità. E ancora ricordo lo sterno rientrante di Pablito, che sembrava un riformato alla leva, le corse di Conti che sembrava un raccattapalle invecchiato, e il vice-Bettega, l'attaccante di sfondamento, era Altobelli, un mucchio d'ossa. Meno colloni, coscioni, mascelloni. Più importanti i tre gol di Rossi o una sola delle parate di Zoff, quella al 90' su incornata di Oscar? E' difficile dire, com'è difficile raccontare oggi cosa fosse quella squadra. Forse il paragone più azzeccato l'ha fatto lo stesso Bearzot, conversando col suo amico e biografo Gigi Garanzini ("Il romanzo del vecio", Baldini & Castoldi, 1997): "Se io ascolto I'm coming Virginia, il mio pezzo preferito di Bix Beiderbeck, mi vedo davanti agli occhi una straordinaria squadra di calcio. La batteria dà i tempi di fondo, un po' come il regista che detta le cadenze del gioco, il sax può essere il fantasista, il contrabbasso è il libero, capace di difendere ma anche di offendere, la tromba è il goleador. Tu che dirigi fai in maniera che i singoli interpreti si muovano entro il filo conduttore della musica e si adattino di volta in volta al pezzo da suonare, così come alla partita da giocare. Ma sempre in funzione dell'assolo del solista, perché è quello che ti mette i brividi ed è grazie a quello che si vincono le partite".

Ve lo immaginate un allenatore di oggi che parte dal jazz per spiegare il suo calcio? Io no. Ma anche Brera aveva usato gli endecasillabi leopardiani per raccontare il dribbling di Pelé. E di Brera, ma ancor più di Giovanni Arpino, Bearzot era amico. "Sopporto le critiche ma non le insinuazioni e le offese. E, pur essendo cattolico, non porgo l'altra guancia". Ultimamente preferiva parlare di politica più che di calcio. "Sono rimasto, al mio bar, l'unico antiberlusconiano". E allora ti rassegni? "Un corno, allora m'impegno di più". Con orgoglio e umiltà, aveva giocato 442 gare tra A e B. Aveva iniziato contro Silvio Piola e chiuso contro Sandro Mazzola. I suoi volevano farne un medico, o almeno un veterinario, o almeno un impiegato di banca. "Ma io avevo deciso di fare il calciatore il 19 giugno del '38 ascoltando il 4-2 del secondo mondiale nella piazza di Gradisca. Avevo capito che il calcio può dare tantissime gioie alla gente".

Può anche farla pensare, che non è una brutta cosa, oggi che per valore s'intende solo quello del cartellino. Tre anni fa l'ultima domanda di un'intervista a Bearzot nel giorno del suo compleanno era stata: "Come le piacerebbe essere ricordato, tra un po' d'anni?". Risposta: "Come una persona perbene". Così si concludeva il mio pezzo, ma adesso è diverso. Adesso che mi sento un po' più povero ma lucido, devo dirti, Enzo, che così sarai ricordato, perché non ci sono altre strade. E ti sia lieve la terra, vecio


http://www.repubblica.it/sport/2010/12/22/news/commento_mura-10479130/
Voglio 11 Scaloni

RobCouto

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #29 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 10:00:05 »

La Gazzetta, invece, ha dedicato molte pagine a Bearzot, anche se in prima la notizia era di spalla.

Molto bello, a mio parere, l'editoriale di Franco Arturi, che sottolinea il significato di quella vittoria, una "sferzata di ottimismo sociale". C'è un'Italia prima del 1982 e una dopo, e questo mi trova perfettamente d'accordo. Il modo in cui si guardava a questo tormentato paese, da dentro e da fuori, cambiò radicalmente e per sempre.

Offline fish_mark

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #30 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 10:19:54 »
La Gazzetta, invece, ha dedicato molte pagine a Bearzot, anche se in prima la notizia era di spalla.

Molto bello, a mio parere, l'editoriale di Franco Arturi, che sottolinea il significato di quella vittoria, una "sferzata di ottimismo sociale". C'è un'Italia prima del 1982 e una dopo, e questo mi trova perfettamente d'accordo. Il modo in cui si guardava a questo tormentato paese, da dentro e da fuori, cambiò radicalmente e per sempre.

finalmente qualcuno sottolinea la portata "storica" dell'impresa del mundial.
Storica riferita al paese tutto, reduce da un decennio pieno di difficoltà e di dolori, pieno di contestazione giovanile, terrorismo rosso e nero, inflazione a due cifre, scioperi, arretramento pericoloso dell'economia.
In quei giorni il paese si risvegliò da un incubo, anzi apprese la notizia con lo stupore incredulo di un bambino che trova il regalo di Natale. Eravamo capaci di vincere al cospetto del mondo, di dominare gli altri. In una parola eravamo "campioni del mondo", ma non solo di calcio.
Si può dire che gli anni 80 iniziarono la notte dell'11 luglio 1982. Poi arrivò l'edonismo reganiano, ma non era colpa di Bearzot.

Ci sarebbe anche tanto da dire sul Bearzot allenatore, ovviamente.
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
STURM UND DRANG
Ganhar ou perder, mas sempre com democracia

RobCouto

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #31 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 10:46:27 »
Spesso, fish, penso a Mexico '70 come un sogno vissuto - il leggendario 4-3 con la Germania - ma poi non realizzato fino in fondo, e il parallelo col '68 è inevitabile. Nell'82 il sogno divenne realtà, ma questo fece sì che non avemmo più nulla da sognare. E così cominciarono gli '80.

In questo momento un lungo speciale sta andando in onda su RaiSport2.

Per onorare il Vecio, sarebbe il caso che lo scudetto quest'anno vada a un allenatore suo conterraneo, che ne pensate?  ;D

Offline fish_mark

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #32 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 11:00:28 »
Spesso, fish, penso a Mexico '70 come un sogno vissuto - il leggendario 4-3 con la Germania - ma poi non realizzato fino in fondo, e il parallelo col '68 è inevitabile. Nell'82 il sogno divenne realtà, ma questo fece sì che non avemmo più nulla da sognare. E così cominciarono gli '80.

In questo momento un lungo speciale sta andando in onda su RaiSport2.

Per onorare il Vecio, sarebbe il caso che lo scudetto quest'anno vada a un allenatore suo conterraneo, che ne pensate?  ;D

Ecco mi hai toccato il tasto "dolente" (si fa per dire).
Una critica che viene fatta al suo conterraneo di oggi è che insiste negli stessi giocatori, sempre.
Una critica che veniva fatta al vecio era che insisteva sul "gruppo", tanto che 7 undicesimi di Spagna 82 sono gli stessi di quattro anni prima (e molti ancora saranno convocati per Mexico 1986).
Ai cultori della tattica, del 433, dell'intensità, del calcio spettacolo, il Vecio di ieri e il friulano di oggi ribattono, nei fatti, che il calcio non è soltanto "tecnica" in senso lato, applicazione di una scienza matematica (come dicono, convinti, i cultori di questo rito), ma è ANZITUTTO armonia di gruppo. Senza di questa non si va da nessuna parte: anzi, non si comincia nemmeno.
Proprio noi laziali che in camera abbiamo il poster della lazio scudettata - la stessa foto è ostensibile al bar antistante all'ingresso del Policlinico Umberto I, da 35 anni, immobile, irremovibile, come un monumento ai caduti - sappiamo che quel gruppo era diviso da profonde antipatie personali (le pistolettate, il phon ...), ma in campo per magia, per dispetto, per mistero, funzionava come una testuggine indivisibile, imbattibile.

Del resto se la potenza è nulla senza controllo, la tattica è nulla senza armonia di gruppo.
Questo è il grande insegnamento di ieri e forse anche il messaggio per il futuro.
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
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Boks XV

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #33 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 11:02:35 »
Per onorare il Vecio, sarebbe il caso che lo scudetto quest'anno vada a un allenatore suo conterraneo, che ne pensate?  ;D

Del Neri?

TD

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #34 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 11:17:30 »
Spesso, fish, penso a Mexico '70 come un sogno vissuto - il leggendario 4-3 con la Germania - ma poi non realizzato fino in fondo, e il parallelo col '68 è inevitabile. Nell'82 il sogno divenne realtà, ma questo fece sì che non avemmo più nulla da sognare. E così cominciarono gli '80.

In questo momento un lungo speciale sta andando in onda su RaiSport2.

Per onorare il Vecio, sarebbe il caso che lo scudetto quest'anno vada a un allenatore suo conterraneo, che ne pensate?  ;D

Purché non sia Delneri

Offline Breizh

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #35 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 11:34:55 »
La Gazzetta, invece, ha dedicato molte pagine a Bearzot, anche se in prima la notizia era di spalla.

Molto bello, a mio parere, l'editoriale di Franco Arturi, che sottolinea il significato di quella vittoria, una "sferzata di ottimismo sociale". C'è un'Italia prima del 1982 e una dopo, e questo mi trova perfettamente d'accordo. Il modo in cui si guardava a questo tormentato paese, da dentro e da fuori, cambiò radicalmente e per sempre.
Verissimo, Rob.
Io avevo 16 anni e cambiò totalmente la nostra percezione: fino a quel momento ci sentivamo (in molti, credo, come me) un po' i brutti anatroccoli d'Europa, i Manfredi di Pane e cioccolata, con gli altri tutti belli, alti, biondi, eroici (ah! Cruijff e la sua Olanda...).
Il tempo di un'estate e alcuni di noi si ritrovarono a fare i primi viaggi all'estero e - sorpresa - a trovarsi ammirati, fieri e circondati da un'aura di curiosità, eravamo quelli che avevano eliminato il Brasile e dominato i tedeschi, eravamo un po' tutti Rossi e Zoff.
E non mi dite che era solo calcio.

Ancora, grazie, Enzo.

bak

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #36 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 11:46:05 »
Comunque l'Italia dei mondiali argentini era semplicemnete spettacolare, sconfitta solo da due mostri sacri quali Olanda e Brasile. Quello fu un altro capolavoro.

TD

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #37 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 11:57:19 »
Al di là delle considerazioni più o meno condivisibili sulle ripercussioni sociali di quel trionfo, che si potrebbero collocare secondo me con più precisione in un lasso di tempo che va da Coppi all'Inter di Moratti, passando per le Olimpiadi di Roma e trovando slancio nelle notti magiche del 70, secondo me la vittoria azzurra dell'82 segna un altro passaggio storico legato però "soltanto" al calcio, che prende le strade che porteranno all'ipertrofia e alla spettacolarizzazione attuale. Quella di Bearzot è l'ultima nazionale da almanacco e chiude la fase in cui faceva una grande differenza per un calciatore essere convocato o meno, e una presenza in nazionale caratterizzava una carriera, per cui c'erano i Beccalossi e i D'Amico fenomenali che però non avevano mai vestito l'azzurro. Italia 90 è l'ultimo tentativo di mettere in moto quel motore in panne: Sacchi in nazionale sarà il passo successivo, un punto di non ritorno, compresa la grande partecipazione della gente alle nottate di USA 94.

Offline Er Matador

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #38 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 12:23:08 »
Comunque l'Italia dei mondiali argentini era semplicemnete spettacolare, sconfitta solo da due mostri sacri quali Olanda e Brasile. Quello fu un altro capolavoro.
Sul piano squisitamente tecnico, forse il maggior risultato azzurro del dopoguerra: esibire il miglior calcio nel Mondiale più qualitativo di sempre, con un gioco in anticipo di anni su parecchia modernità, non sfigura accanto al trionfo di quattro anni dopo.
Non concordo più di tanto sulla definizione di "mostri sacri" per le pur forti Olanda e Brasile di quella specifica spedizione: per quanto ho potuto capire rivedendo integralmente le partite - quando esisteva il servizio pubblico, ogni tanto le riproponevano -, pagammo soprattutto un calo di condizione legato in maniera non secondaria alla scelta di giocare al massimo contro l'Argentina nonostante fossimo già qualificati.
L'Italia della prima fase, secondo me, avrebbe messo sotto entrambe.

Ecco mi hai toccato il tasto "dolente" (si fa per dire).
Una critica che viene fatta al suo conterraneo di oggi è che insiste negli stessi giocatori, sempre.
Una critica che veniva fatta al vecio era che insisteva sul "gruppo", tanto che 7 undicesimi di Spagna 82 sono gli stessi di quattro anni prima (e molti ancora saranno convocati per Mexico 1986).
Ai cultori della tattica, del 433, dell'intensità, del calcio spettacolo, il Vecio di ieri e il friulano di oggi ribattono, nei fatti, che il calcio non è soltanto "tecnica" in senso lato, applicazione di una scienza matematica (come dicono, convinti, i cultori di questo rito), ma è ANZITUTTO armonia di gruppo. Senza di questa non si va da nessuna parte: anzi, non si comincia nemmeno.
Proprio noi laziali che in camera abbiamo il poster della lazio scudettata - la stessa foto è ostensibile al bar antistante all'ingresso del Policlinico Umberto I, da 35 anni, immobile, irremovibile, come un monumento ai caduti - sappiamo che quel gruppo era diviso da profonde antipatie personali (le pistolettate, il phon ...), ma in campo per magia, per dispetto, per mistero, funzionava come una testuggine indivisibile, imbattibile.

Del resto se la potenza è nulla senza controllo, la tattica è nulla senza armonia di gruppo.
Questo è il grande insegnamento di ieri e forse anche il messaggio per il futuro.
Il calcio è cambiato, mark. Allora aveva senso il concetto di gruppo, in cui il vecio fu Maestro con la maiuscola.
Era il periodo forse più aspro per la rivalità fra club, presa a tenaglia fra il vecchio (una percezione quasi religiosa dell'appartenenza alla maglia di certi giocatori: li si fosse visti semplicemente a cena col capitano di un'avversaria storica, si sarebbe pensato male) e il nuovo (l'incattivimento del tifo negli anni '70): e in quel contesto, come amava ricordare, il primo obiettivo era ricreare un modus vivendi fra gente che in campionato se le dava di santa ragione.
Mettiamoci il fatto che allora in Nazionale si arrivava con un paio di stagioni - non di partite, come succede oggi - ad alto livello, e rischiare di rovinare l'armonia così faticosamente costituita per inserire solisti poco gestibili o Top 11 del campionato, che potevano rivelarsi meteore, diventava a quel punto sconveniente.
Quanto impraticabile sia oggigiorno una simile concezione lo conferma la sua più recente applicazione in Sudafrica: Lippi non ha fatto altro che anteporre gerarchie tecniche cristallizzate e veterani inamovibili alle indicazioni "fresche" del torneo.
Gli è andata particolarmente male perché Milan e Juventus, su cui si era basato il gruppo, hanno conosciuto nel giro di un biennio rispettivamente un marcato invecchiamento dei propri centrocampisti e lo smantellamento in pochi mesi del progetto tecnico basato sui giovani italiani, a favore dell'asse brasiliano F. Melo-Diego.
Ciò non toglie che il viareggino abbia applicato le logiche di un tempo, nonostante il passaggio da un club all'altro con disinvoltura e la mancanza del tempo per lavorare coi giocatori anche fuori dal campo rendessero quel concetto di gruppo ormai obsoleto: i risultati si sono visti.
Ho citato Lippi per arrivare al presente, cioè a Reja: un altro che si scontra con coordinate troppo diverse da quelle del calcio di una volta, partendo dal logorio fisico e nervoso di una singola partita per arrivare alla densità del calendario.
Cambiare tanto per cambiare (Rocchi al derby), rompendo alchimie che stanno funzionando quasi magicamente, o lanciare turnover di massa senza criterio (a Cesena) ha portato ad esiti disastrosi.
Ma considerare una squadra come composta da undici titolari, anziché 15 o 16, è anche qui semplicemente anacronistico.

RobCouto

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #39 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 13:06:47 »

Oltre la faccenda di Italia-Argentina, subentrò anche un certo appagamento: ricordo benissimo che in vista di Italia-Olanda nessuno credeva seriamente alla possibilità di andare in finale, tuttavia il bilancio appariva già soddisfacente (quattro vittorie e lo sfortunato pari coi tedeschi). Gli olandesi non erano certo quelli del '74, ma erano zeppi di vecchi pirati e di calciatori ancora ottimi, ci si avvicino a quel match con un timore reverenziale che secondo me fu determinante. Nell'82, per dire, una volta battuti i brasiliani la sensazione generale era quella di aver vinto il torneo e di dover solo sbrigare due formalità: il nostro camioncino parato a festa era pronto già dal giorno prima di Italia-Polonia...

La finalina col Brasile fa meno testo, ma quello era uno squadrone, già defraudato della finalissima, che probabilmente avrebbe raggiunto se proprio l'Italia non avesse scaraventato l'Argentina nel girone dei verdeoro.