Autore Topic: Lazio-Juve nel senso di Pavel: campione sempre, in campo e fuori  (Letto 851 volte)

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Lazio-Juve nel senso di Pavel: campione sempre, in campo e fuori
« : Domenica 12 Dicembre 2010, 12:35:40 »
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Se oggi volessimo discrivere con un nome e cognome la sfida di stasera sicuramente basterebbe il nome Pavel per procurare brividi ai tifosi bianconeri. Quel giocatore che nell'immaginario dei tifosi mette ad alcuni i lacrimoni agli occhi pensando al giorno dell'addio proprio in una Juventus-Lazio. Pavel e' esempio di classe e di come si debbano affrontare le sfide della vita con coraggio e passione, come accettare le grandi vittorie (dal pallone d'oro all'Europeo ai tanti scudetti bianconeri) fino alle sconfitte (quell'ammonizione con il Real che gli fece saltare la partita della vita). Pavel Nedved è e rimarrà campione indiscusso nel cuore di tutti non solo bianconeri. Dalla Repubblica Ceca, alla Lazio e poi alla Juventus, una storia tra gol, emozioni europee e mondiali. Alla Lazio Pavel imparo' a conoscere il calcio italiano. Durante la sua prima stagione italiana, segnò 11 gol, e divenne ben presto uno dei giocatori biancocelesti più amati dai tifosi. Durante la sua seconda stagione laziale, Pavel vinse il suo primo trofeo in biancoceleste, la Coppa Italia, e poi consengò nella bacheca laziale anche la SuperCoppa Italiana, grazie anche a un suo gol. Nella terza stagione nella Lazio Pavel a causa di un doppio infortunio viene costretto a perdere quasi tutto il campionato per un lunghissimo infortunio, ma lascia il segno siglando il gol della vittoria della Coppa delle Coppe 1998-99, il 19 Maggio 1999. Poi passò alla Juventus e iniziò un amore che vive giorno dopo giorno. Recentemente Pavel Nedved ha parlato definendo la sua vita dopo il 31 maggio 2009 un nuovo inizio: "Se quel 31 maggio 2009 fu un inizio o una fine ? Un inizio. Quel giorno è cominciata la seconda fase della mia vita: io ero felice, mi godevo quei momenti e la gente intorno a me piangeva. Fu un pomeriggio strano e magico. Quando e perché ho deciso di smettere? Nel 2006 giurai che avrei riportato la Juve in alto. Dopo la promozione e il terzo posto, la mia testa cominciava a non reggere più i ritiri. Nel 2009 arrivammo secondi. Per scalare l'ultimo gradino, un gradino molto alto, io a 37 anni non potevo più essere d'aiuto. Serviva altro. E la Juve aveva un progetto di cui non facevo parte. (...) Stasera in campo non ci sarà Pavel ma forse il suo erede: "Com'è Krasic? Molto forte. Abbiamo qualcosa in comune: il modo di correre e di puntare la porta, la ricerca della concretezza. Crossa benissimo, ora deve farci scoprire il tiro da lontano".

Vedendo Krasic in campo fare bene, la mente parte e va a Pavel, a quando era d'esempio e sempre l'ultimo ad arrendersi e sicuramente la sfida di oggi sarà vista con occhio diverso rispetto al solito dal campione ceco. Una sfida all'insegna di un campione che e' stato d'esempio per entrambe le tifoserie e che anche a Roma, anche se forse non l'ammettono rimpiangono.

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