Autore Topic: Rassegna stampa martedì 13 aprile (Repubblica solo giallorossi)  (Letto 1479 volte)

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Rassegna stampa martedì 13 aprile (Repubblica solo giallorossi)
« : Martedì 13 Aprile 2010, 08:45:21 »


Da LA REPUBBLICA di oggi, martedì 13 aprile



1) SOLA AL COMANDO  (a firma Enrico Sisti)

La Roma del miracolo Ranieri gruppo, sogni e una donna in vetta

Pareva una squadra finita: zero soldi, atleti spenti, tifosi furiosi. Dal tecnico a Montali, ecco come è nata la rincorsa che ha stupito l´Italia

Burdisso e Toni in prestito, la scoperta di Julio Sergio, il boom di Vucinic. E uno spirito nuovo



Srotolando la pellicola del miracolo, provvisorio ma sempre miracolo, si possono isolare alcuni fotogrammi in cui la forza dei colori, l´azione in cui sono coinvolti i protagonisti e l´espressività dei loro volti non possono più essere confusi con la normalità. Roma sta tornando cinecittà grazie a un film popolare. Manca solo il finale.

Uno dei primi anelli di sceneggiatura lo assicurò, ignaro, Luciano Spalletti. C´è una sequenza, tanto semplice quanto già anacronistica, in cui l´ex tecnico giallorosso denuncia: «Se Vucinic non segue il terzino è la fine degli equilibri e la fine di una squadra. Hai voglia a pensare al tacco, alla punta, al numero, al titolo del giornale!». La Roma aveva perso in casa con la Juventus in un fine agosto che odorava di asfalto bagnato. La città in rivolta invocava il fallimento. I cuori erano alla deriva. Il vernacolo aiutò Spalletti: «Se ‘un si fa´ ‘ontrasti ‘un si vincan le partite!». Sbatteva il dorso delle mani sul tavolo, buttava giù microfoni, sapeva che se ne sarebbe andato perché a suo giudizio era la squadra ad essersi svincolata da lui.

Otto mesi dopo Ranieri sta gestendo un gruppo da scudetto. È subentrato in sordina, senza cravatta, con l´identità frantumata del fresco esonerato. A Roma ancora rimbombava l´eco dello sfogo con cui Spalletti aveva chiuso quattro anni poco concreti ma con tratti sublimi, culminati con il gol alla Dinamo Kiev di Perrotta (l´era del calcio flipper). Senza mai scomporsi Ranieri ha ricostruito una dimensione umile cominciando da se stesso. Quando Totti si fece male col Napoli, erano i primi di ottobre, parlò alla sua gente: «Dobbiamo andare avanti senza di lui». Qualcuno fu "costretto a crederci".

L´arrivo di Gian Paolo Montali come coordinatore è stato il cemento psicologico per la rock band smembrata, basso e batteria per l´anima. L´abbattimento di un tramezzo che divideva lo spogliatoio in due (per vip e giocatori di seconda fascia) diventa la metafora del gruppo nuovo. Alla sua guardia Ranieri pone il «terzo portiere più forte del mondo», Julio Sergio, che a 31 anni scalza il nazionale Doni e scopre una parola nuova: indispensabilità. Davanti a lui scorre una galleria di calciatori ritrovati, rimotivati, riposizionati. È vero, Riise è partito: ma sulla fascia, non dall´aeroporto. Per dinamica, il suo gol a Torino contro la Juve ha ricordato quello di 30 anni fa annullato a Turone. Solo da tre settimane sta un po´ rifiatando.

Al centro Juan è stato convinto a cambiare disciplina alimentare perché i suoi muscoli andavano aiutati. A Pizarro sono state consegnate le chiavi del gioco, provvedimento questo che ha avuto anche l´effetto di esorcizzare De Rossi, liberarlo dalle sue ansie d´onnipresenza cui Spalletti lo aveva condannato. Perrotta e Taddei stanno dimostrando di essere ancora vivi. Vucinic, reo di non sapersi adattare al sacrificio in stile Rooney, è diventato una specie di Delvecchio con in più due piedi da togliere il fiato (nel senso buono) e l´attitudine al gol pesante.

Totti è stato amministrato: «È come la banda dei Carabinieri», diceva scherzando Montali. Di più: è come una canzone amata, la senti, la risenti, non ti stanchi mai anche se il disco gracchia. «Però non devo costringerlo a forzarsi»: concetto un po´ contorto ma Ranieri rese l´idea. È emersa una squadra capace di soffrire come mai, concreta, cinica, quasi con una sua morale, un Avatar. Nei primi 40 minuti contro l´Inter ha persino sfiorato la bellezza.

È anche la Roma del mercato contenuto, dell´usato garantito, «intanto vieni, poi parliamo di soldi». Venduto Aquilani (20 mln), si è irrobustita con Burdisso e Toni, scarto Inter e scarto Bayern, arrivati al solo costo dello stipendio. Uno ha restituito il sorriso a Juan, l´altro ha slogato il polso destro della Sud che anche di notte lo imita nel gesto dell´orecchio.

Il 29 ottobre, fuori Trigoria, c´era un manipolo di delusi non abbastanza deluso da restarsene a casa: "Vergogna", si leggeva sul loro striscione. Si viaggiava a meno quattordici. Vucinic sbagliava gol a porta vuota come non avesse mai fatto altro in vita sua. «Fosse stato per me non l´avrei mai mandato via»: lo disse Montali parlando di Ranieri. Allora erano entrambi alla Juve. Roma sta dicendo ancora grazie. La parola d´ordine è: «Non succede, ma se succede...».



2) ROSELLA, IN NOME DEI SENSI. DALLE MINACCE AL PRIMATO  (a firma Marco Mensurati)

Hanno difficoltà in parlamento, le donne, figuriamoci allo stadio. Raccomandata, incapace, inadeguata, stupida. Glielo hanno urlato dietro tutto intero, il campionario classico del maschilismo più retrivo. Ma adesso che Rosella è in testa alla classifica, da sola, prima donna nella storia del pallone, con la sua Roma mai così amata e ammirata, a villa Pacelli — quartier generale storico della famiglia
Sensi — si sente solo l’eco ipocrita degli applausi. Un rumore di fondo sparato ad altissimo volume che sovrasta il «Roma Roma Roma» di Antonello 'cantautore molisano che copia canzoni altrui (e che porta iella)' e che allontana e scolora i ricordi di quell’epoca recente in cui tutti i giornali, radio e tifosi facevano i conti in tasca a quello che restava dell’impero costruito da Franco Sensi, macerie fumanti di hotel e piattaforme petrolifere circondate da sciacalli, avvoltoi, compratori vari e banche.

«Rosella bla bla bla», «Rosella vattene», ripetevano gli striscioni della curva Sud nemmeno sei mesi fa. E forse avevano anche ragione: qualunque osservatore di buon senso, allora come oggi, sarebbe d’accordo nel sostenere la necessità di una immediata cessione della società. I Sensi non hanno più i numeri, i soldi e la forza politica per gestire un club di serie A. Ma, allora, se avevano ragione i tifosi che volevano che Rosella passasse la mano, come si spiega questa situazione, questo primato?

La risposta è semplice: con la passione. Una passione primordiale e potente, ereditata dall’amatissimo padre Franco, qualcosa di talmente puro da rasentare il naïf. Come quella volta in cui pur di tenere in mano la squadra, Rosella disse di no all’offerta di un  incredulo George Soros che era disposto a pagare il marchio «Roma calcio» tre volte il suo reale valore. Avrebbe risolto i problemi di un paio di generazioni di Sensi, quella proposta. Ma lei prima disse di no e poi con la stampa — ma anche a casa — si giustificò così:  "Cedere la Roma? Solo a qualcuno che dimostrasse lo stesso insano amore di mio padre: nessuno la ama quanto lui». Nessuno, a parte lei, Rosella.

Rosella che di lì in avanti resiste a tutto, alle bombe carta, agli insulti, (particolarmente sgradevoli quando era incinta), alle minacce sotto casa, alle lacrime della madre, all’immagine di un impero che giorno dopo giorno tramonta e si sgretola sotto i colpi dei creditori. Rosella che piange in diretta senza vergogna, che fuma nevrotica in tribuna vip, che non riesce a guardare quando batte i rigori Totti («Mio fratello maschio, diceva papà»). Rosella che alla fine fissa la telecamera e ripete: «Nessuno ama la Roma quanto mio padre, per tenerla ha sacrificato metà delle sue ricchezze». Nessuno a parte lei, che per onorare la memoria di quell’«insano amore» e portare la sua Roma così in alto è stata disposta a sacrificare tutto.



3) LA DOPPIA PARTITA DELLA ROMA. UNO SCUDETTO DA 100 MILIONI  (a firma Daniele Autieri)

Per i giallorossi vincere il campionato significherebbe anche uscire dall´incertezza aziendale


Il balzo di oltre il 6% di ieri in Borsa è sicuramente esaltante forse quanto la conquista del primo posto, ma i conti si faranno al novantesimo. Intanto però Rosella Sensi nel quartier generale di Trigoria sgrana il pallottoliere del possibile scudetto: 30 milioni dal contratto quinquennale con la Kappa; 25 milioni dal rinnovo della sponsorizzazione Wind; 20 milioni grazie all´ingresso in Champions League, altrettanti in diritti televisivi, premi scudetto e merchandising legato alla Supercoppa italiana (fra la vincitrice della coppa Italia e quella del campionato) che si terrà in agosto. In tutto, 100 milioni oltre a un diluvio di popolarità per la figlia di Franco Sensi, in cerca di una forbice capace di recidere il cappio stretto da Unicredit, la banca che detiene il 49% di Italpetroli e vanta un credito di 325 milioni. Negli stessi giorni in cui si concluderà il campionato, per una coincidenza, è prevista la resa dei conti con la banca.

E´ fissata a metà giugno la presentazione del bilancio 2009 della società posseduta al 51% dalla famiglia Sensi. Sulla base di esso, l´Unicredit deciderà la modalità di rientro del suo credito. Non è certo una valutazione contabile, ma dal punto di vista psico-sociologico è inutile sottolineare quanto sia diversa la valutazione per una squadra che diventa campione d´Italia. Per il momento, confermano fonti ben informate, la situazione non è delle più facili. La società di revisione Bdo ha difficoltà nel certificare il bilancio 2009 perché nell´esercizio non sono stati venduti gli asset per ripianare il debito malgrado ciò fosse previsto dall´accordo in base al quale è stato possibile certificare il bilancio precedente, adempimento obbligatorio per una società quotata, siglato invece dalla PriceWaterhouse. 

Inoltre stando ai primi rendiconti il gruppo presenta un´ulteriore perdita sul 2009 di 35 milioni. Una situazione così grave da convincere il collegio dei sindaci a convocare d´urgenza il cda per mettere in guardia il management dal rischio di un inevitabile fallimento. L´unica soluzione resta quella di vendere anche se l´imprevista fortunata svolta del campionato rimette in discussione tutto. Due settimane fa sarebbe arrivata alla famiglia un´offerta di acquisto dei depositi petroliferi di Civitavecchia di 50 milioni da parte di un imprenditore del nord: poco rispetto al valore dell´asset che la Sensi valuta in 90/100 milioni.

Gli scenari che si prospettano a giugno sono per ora duri. Il primo è un fallimento con la liquidazione dei beni per pagare i creditori. La seconda ipotesi chiama in causa Unicredit, che ricapitalizzerebbe il gruppo divenendo azionista di maggioranza per aver mano libera sulla vendita dei gioielli di famiglia come la Roma. Lo sponsor storico della famiglia, Cesare Geronzi, avrebbe scaricato i Sensi per evitare sgambetti di Unicredit nella sua corsa alle General, e avrebbe addirittura avallato la vendita agli Angelini: ma tutto questo potrebbe sciogliersi come neve al sole nel caso di scudetto.



4) VUCINIC NON VUOLE FERMARSI. "SOGNO UN GOL ANCHE NEL DERBY"  (a firma Francesca Ferrazza)

Tribuna Tevere, stretta sui biglietti per evitare scontri


La Roma è prima in classifica e in città non si parla d´altro. Un delirio collettivo, circondato da un inevitabile alone d´incredulità e da qualche preoccupazione per possibili problemi di ordine pubblico: in mattinata una nota del questore Giuseppe Caruso evidenziava il rischio di scontri tra tifosi in Tribuna Tevere. Nel pomeriggio la Prefettura ha deciso l´accesso alla Tevere per gli abbonati della Lazio e la vendita nello stesso settore agli abbonati della Roma e a quelli della Lazio dei settori di curva Sud e Distinti Sud, fissando l´incedibilità degli abbonamenti e dei tagliandi per la Tevere. E anche sull´orario serale del derby non è detta l´ultima parola: il prefetto Pecoraro ha chiesto alla Lega di valutare l´ipotesi anticipare la partita alle 18. «Al momento - ha detto il prefetto - non ci sono notizie tali affinché io possa ordinare l´anticipo la pomeriggio del derby in programma. C´è solo la volontà di garantire più sicurezza sperando che altri comprendano questa esigenza». Il riferimento è forse a Sky.

L´euforia per il sorpasso sull´Inter è attutita dalla tensione che precede il derby. Gioia e ansia, nella settimana più importante, stati d´animo vissuti anche dai giocatori, felici, ma tesi per un obiettivo vicino, ma ancora non realizzato. Vucinic vive il "day after" con il suo nuovo scarpino Nike, lo sponsor che lo porta in via del Corso, in una giornata con i tifosi. «Un gol alla Lazio? Mi farebbe piacere, ma l´importante è vincere anche il derby. Adesso nello spogliatoio si respira un´aria frizzante». Un ragazzo gli urla: «Fagliene tre al derby!», lui sorride: «Ne basterebbe uno. Nel derby non dovremo guardare la classifica. Non c´è un favorito, partiamo alla pari. Non dobbiamo mollare, mantenendo la testa degli ultimi tre mesi. Abbiamo un gruppo come pochi al mondo». Anche Toni fa sapere al mondo: «Non vedo l´ora di giocare il mio primo derby! Complimenti a tutta la squadra, ci siamo guadagnati una bella vittoria contro l´Atalanta. Ora prepariamo la sfida di domenica».

Oggi la squadra riprenderà a lavorare a Trigoria, dopo un giorno di riposo. Cinque partite alla fine del campionato, nervi messi alla prova anche per i protagonisti. Basta guardare l´inedita barba di De Rossi: ha cominciato a farsela crescere all´inizio della rimonta, e non vuole tagliarsela. Fioretto o scaramanzia, entrambe le cose, e la barba diventa sempre più lunga. Nel frattempo Rosella Sensi sta cominciando a pensare a un eventuale premio tricolore, promessa accennata a squadra e allenatore, ma ancora non formalizzata, per questioni scaramantiche.


5) "NOI PRIMI, LORO IN SERIE B". IL SOGNO DELLA PARTITA PERFETTA (a firma Maria Elena Vincenzi)

Strani scherzi del pallone. Nel giorno dopo il sorpasso, i romanisti si sono svegliati con un incubo già fatto, almeno due volte l´anno, ma che questa volta ha un sapore diverso. Da Testaccio al Quadraro, da Campo de´ Fiori alla Garbatella. Nessuno è escluso. Domenica c´è il derby, una partita speciale, sempre. Ma questa domenica più che mai. È la partita più complicata del calendario della Roma capolista fino alla fine del campionato. Ed è derby. Con una curva sud che sogna lo scudetto e una Lazio che si deve salvare e che, come da copione, dovrebbe fare da guastafeste con tutta la gioia che ne consegue. Un incubo che, però, corre su binari paralleli rispetto al sogno più grande. In un solo colpo alzare lo scudetto e vedere finire i "cugini" in serie B, scherzano i tifosi giallorossi.

La settimana di Lazio-Roma, si sa, è sempre particolare per la città. «Ma stavolta davvero il derby ha qualcosa di magico – dice Diego mentre serve i clienti al suo banco di frutta e verdura – Stavolta non ci sono in ballo solo gli sfottò con i biancocelesti. Stavolta c´è in ballo tutto. Per noi e per loro». Insomma, allo scudetto ancora non ci pensa nessuno. I romanisti, in fondo, sono gente modesta. E scaramantica. Prima si pensa alla stracittadina. E poi, «al resto ce pensiamo da lunedì prossimo». Piedi saldi a terra, dunque. Ma cuore e testa che corrono all´impazzata. Mentre alla fermata metro di viale America i tifosi disegnano il volto di Totti sull´asfalto, in città non si parla d´altro. «L´aria è buona. L´euforia c´è – dice Vincenzo Mantini, presidente del Roma Club Garbatella – Chi l´avrebbe mai detto che sarebbe andata a finì a sta maniera. Il merito è tutto di Ranieri».

È lui il personaggio del giorno, della settimana, del mese. Di questo sogno covato di nascosto, ma che ora è diventato realtà. Lui, il mister. Romano e romanista come tutti. «Ranieri è il nostro principe azzurro – dice l´attore Rodolfo Laganà – La sua squadra ha davvero qualche cosa di magico. Siamo partiti che eravamo da retrocessone e ora siamo primi in classifica. È magia. E il merito è del mister che ci difenderà anche dalla Lazio, ne sono sicuro. Certo, per loro batterci e farci perdere lo scudetto è forse l´unico obiettivo della stagione, ma io sono convinto che ce la faremo. La Lazio in B un sogno? No, alla fine si scherza. Da romano mi dispiacerebbe per la città e da romanista perché sarebbero sei punti in meno per l´anno prossimo!». Appunto, è la settimana del derby.

Offline lollapalooza

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Re:Rassegna stampa martedì 13 aprile (Repubblica solo giallorossi)
« Risposta #1 : Martedì 13 Aprile 2010, 08:51:16 »
Grazie e Riomamerda.

 :D

Citazione
Per i giallorossi vincere il campionato significherebbe anche uscire dall´incertezza aziendale

No, ma dai? Giuro che non l'avevo neanche intuito.