Probabilmente mina la libertà di scrivere sciocchezze e il diritto di fare quello che si vuole restando impuniti.
E questi non ci sono abituati..
Divento sempre più orgoglioso di questa società, ogni giorno che passa.
Post come questo mi fanno sentire sempre più a disagio in questa comunità virtuale, ogni giorno che passa.
Per carità, non la prendere sul personale: la tua posizione riassume quella di molti altri utenti.
Che dirvi, evidentemente per qualcuno elementari principi di libertà (come, appunto, la 'intangibilità' della stampa) sono tranquillamente derogabili.
Chi scrive che Formello è un luogo privato scrive - consapevolmente, perché la mente è molto 'fina' - una cosa non del tutto vera, visto che Formello stessa è quotidianamente accessibile ai giornalisti per consentire loro di svolgere il proprio lavoro. Mica è, per dire, la sede di Finmeccanica o dell'Enel, dove nessun esponente della stampa può accedere, se non invitato. Formello o Trigoria che dir si voglia sono, in un certo senso, 'estensioni' delle redazioni giornalistiche sportive, visto che la realizzazione dei servizi quotidiani (radio-televisivi e su carta stampata) non può prescindere dalla frequentazione del centro sportivo della Lazio o della xxxx. Dove, se non erro, ogni giorno qualche esponente della società partecipa a conferenze stampa.
Ciò detto, nulla impedirebbe alla Lazio di interdire l'accesso al proprio centro sportivo alla stampa, mi pare ovvio. Ma quel provvedimento dovrebbe essere rivolto a tutti indistintamente e non - come nel caso di specie - discriminatorio e intimidatorio nei confronti di un singolo cronista.
Aggiungo dicendo che - forse vi sfugge - riportare falsità sugli organi di stampa è operazione ILLEGITTIMA che viene perseguita dal codice civile e penale laddove si configurino profili di reato oppure, in casi meno gravi, autorizza il soggetto chiamato in causa a pretendere una precisazione/rettifica in merito a quanto riportato dal giornale laddove il giornale stesso ritenga di aver pubblicato un'inesattezza.
Peraltro, questo strumento a tutela di ogni individuo viene spesso 'abusato' dai più potenti, come faceva presente Milena Gabanelli nell'ultima puntata del programma di Fazio&Saviano, quando raccontava che lei, i suoi collaboratori e i suoi autori sono stati raggiunti da querele per il solo fatto di aver affermato delle verità, come il fatto che tizio era stato condannato o che caio aveva pagato per un certo bene un valore 5 volte superiore ai prezzi di mercato. Ma chi è potente e ha i mezzi prima ti fa causa (anche senza alcun fondamento), tanto male che va spende pochi 'spicci' (si fa per dire) per i suoi agguerriti avvocati e non va incontro ad alcun rischio, a differenza dei giornalisti, che non hanno sempre tempo e soldi per seguire 100 cause tutte assieme. , in questo modo, il potente riesce ad attuare una condotta, come dire..., 'dissuasoria'. Alla fine ottiene che il giornalista si autocensuri per evitare di essere oggetto dell'ennesima azione da parte del presunto diffamato o, semplicemente, danneggiato.
Chiusa questa parentesi, torno in tema per concludere ribadendo per l'ennesima volta (ma vedo che il concetto non passa) che lo scrivere 'sgradevolezze' non oggettivamente false (in quanto opinioni, come ad esempio "La Lazio non è un club per giovani") non autorizza in nessun modo chi si sente danneggiato a 'vessare' esponenti della stampa con provvedimenti discriminatori.
La stampa è libera e scrive quello che vuole fin tanto che non commette violazioni delle leggi che ne regolano l'attività. Anche che il sole è ghiacciato, per dire. Sta al lettore giudicare se una simile informazione è indice di serietà oppure no.
Dedicare due pagine a Faraoni che se ne va dalla Lazio è dunque del tutto legittimo e NON SINDACABILE da alcuno in un Paese libero. La linea editoriale di una testata non la dettano le squadre di calcio. O, perlomeno, non la dettano alcune squadre di calcio (tra cui la Lazio), che sono destinate a subire (perché meno potenti e meno 'impattanti' in termini di lettori potenziali).
Chiudere la bocca a chi dice cose che non ci piacciono è censurare, di fatto.Comprendo che per chi ha assunto, negli ultimi anni, posizione di
militante prima che di tifoso sia cosa buona e giusta azzittire chi - in qualche modo - dà fastidio (anche assumendo posizioni pre-concette, chi lo nega) alla società.
Ma chi è forte non rifiuta mai il confronto. Chi è forte tollera che tu arrivi sino a un millimetro dal confine e poi, quando superi il limite per un infinitesima distanza, ti persegue con ferocia (perché chi vìola le leggi e usa la stampa per diffamare o calunniare è perseguibile, eccome se lo è).
Il debole, invece, non persegue quando il confine viene eccezionalmente superato (ricordo di sicuro un'occasione in cui la Lazio aveva minacciato causa contro il Sole-24 Ore. La cosa, a quanto mi risulta, non ha avuto seguito) e di norma tiene tutti a 10 metri di distanza dal confine stesso.
Sono diverse concezioni del mondo, in fondo:
repressiva la prima (ti perseguo quando sbagli, non prima. E prima di arrivare a sbagliare fai tutto quello che vuoi, in piena libertà),
preventiva la seconda (ti impedisco di arrivare all'errore incardinandoti in una serie di ostacoli che riducono, e di molto, la tua libertà di manovra).
E, a dispetto dell'impatto che i due termini hanno nel sentire comune delle persone, è assai più illiberale l'approccio preventivo di quello repressivo così come lo descrivo io.
Io, in linea di massima, sarei per un esercizio quanto più ampio possibile - e sempre entro poche, chiare e inderogabili regole - della libertà.