Autore Topic: Stadio - reload  (Letto 39195 volte)

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Offline Fulcanelli

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Re:Stadio - reload
« Risposta #240 : Giovedì 2 Febbraio 2012, 15:45:36 »
quindi il richiedente di cui sopra sarebbe a capo di una lobby?

allora non e' il nemico di tutti.

o l'una o l'altra, no?

Ti rispondo con malizia: in Italia quando c'è da mettersi a tavola le inimicizie vengono messe in frigo.

CiPpi

Re:Stadio - reload
« Risposta #241 : Giovedì 2 Febbraio 2012, 15:52:09 »

Offline Fabio70rm

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Re:Stadio - reload
« Risposta #242 : Giovedì 2 Febbraio 2012, 21:27:03 »
Aggiorno il topic. Ieri su La gazzetta dello sport c'era un'intervista di Palombo al ministro dello sport, Gnudi. Palombo chiede anche della legge sugli stadi. Il ministro risponde:
"Non facciamo nomi, ma c'è qualcuno che chiede sempre di più...e chi troppo vuole nulla stringe. Sotto il profilo delle infrastrutture, non solo sportive, il nostro paese è fermo da più di 20 anni e i nuovi stadi farebbero da volano agli investimenti".

Invece quando si tratta di dare licenze per costruire sopra terreni agricoli, parchi naturalistici o addirittura siti archeologici gli ecomostri dei centri commerciali va tutto ok eh?
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

Offline Baruch

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Re:Stadio - reload
« Risposta #243 : Giovedì 22 Marzo 2012, 11:26:30 »
Lotito avvistato al quarto piano di Palazzo Montecitorio
Oggi c'è la legge sugli stadi all'esame della Commissione Cultura

Offline WBB

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Re:Stadio - reload
« Risposta #244 : Giovedì 22 Marzo 2012, 13:03:55 »
suspànz
trigoria delenda est

Offline BobLovati

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Re:Stadio - reload
« Risposta #245 : Giovedì 22 Marzo 2012, 13:07:29 »
Ti rispondo con malizia: in Italia quando c'è da mettersi a tavola le inimicizie vengono messe in frigo.

con malizia ed anche, forse, poca informazione.
Le inimicizie spariscono in tutti i paesi di questo pianeta, se c´è da spartirsi una bella torta    ;)

E come dice un amico orger   8), se lo (gli) stadio (ii) non li costruisce un noto palazzinaro romano non si faranno mai. Altro che leggi e ministri    >:(
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Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

zorba

Re:Stadio - reload
« Risposta #246 : Giovedì 22 Marzo 2012, 13:22:19 »

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Re:Stadio - reload
« Risposta #247 : Venerdì 23 Marzo 2012, 12:12:33 »
ieri ascoltavo catetere sei (tm Bill Kelso) e c'era Lo Cicero (quello del rugby) fra una cosa e l'altra ha detto che il rugby ha traslocato all'olimpico perchè stanno facendo lavori di ammodernamento e messa a norma del flaminio.
Quindi quando uno vuole, i vincoli saltano..
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Re:Stadio - reload
« Risposta #248 : Venerdì 23 Marzo 2012, 12:32:04 »
pensandoci bene potremmo anche fare di più.
C'è un impianto in disarmo da tempo, in pieno centro. Con la norma della legge sugli stadi si potrebe recuperare, magari con qualche finanziamento, con un'operazione direi di portata mondiale. Basta superare qualche vincolo, ma la posizione centrale è perfetta, ed è inoltre ben servito dalla metropolitana, vista la fermata attigua.

Che ne pensate? un bel catino dove far sentire il fiato sul collo degli avversari e la copertura semovibile che potrebbe essere ripristinata.
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
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Re:Stadio - reload
« Risposta #249 : Venerdì 23 Marzo 2012, 13:05:55 »
pensandoci bene potremmo anche fare di più.
C'è un impianto in disarmo da tempo, in pieno centro. Con la norma della legge sugli stadi si potrebe recuperare, magari con qualche finanziamento, con un'operazione direi di portata mondiale. Basta superare qualche vincolo, ma la posizione centrale è perfetta, ed è inoltre ben servito dalla metropolitana, vista la fermata attigua.

Che ne pensate? un bel catino dove far sentire il fiato sul collo degli avversari e la copertura semovibile che potrebbe essere ripristinata.


Ci sarebbe anche la vicinanza dei Fori e del Celio per spianare e fare un po' di palazzine...

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Re:Stadio - reload
« Risposta #250 : Venerdì 23 Marzo 2012, 13:21:11 »
ma ssi e basta co sti quattro sassi!!!

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Re:Stadio - reload
« Risposta #251 : Giovedì 29 Marzo 2012, 14:29:35 »
da il tifosobilanciato.it riceviamo e volentieri postiamo.




Dall’analisi di tre stadi esteri (dell’Amsterdam Arena, dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera, dell’Emirates Stadium di Londra) emergono indicazioni applicabili anche in Italia, che devono fare riflettere:
•   nel progettare l’impianto è opportuno riservare una parte degli spazi per aree destinate ad un’utenza business, (Sky box, posti VIP, ecc.), se possibile anche aldilà delle specifiche prescrizioni minime dell’UEFA, in quanto queste garantiscono un elevato ritorno economico ed attivano un potenziale utilizzo dell’impianto anche al di fuori dei giorni di gara (riunioni di lavoro, catering, ecc.), con conseguente incremento dei ricavi. Il caso dell’Arsenal è emblematico, in quanto la squadra ottiene da tali categorie di posti circa il 35% del totale delle matchday revenues;
•   le aree commerciali all’interno dell’impianto devono essere (preferibilmente) tematiche: museo della squadra, negozi dedicati al merchandising, ristoranti e club house[ii]. Possono esservi posizionati, come nel caso dell’Allianz Arena anche i negozi degli sponsor principali. Le altre aree, se necessarie, sono ubicate all’esterno;
•   la copertura dell’investimento dovrebbe far prevalere l’utilizzo di mezzi propri da parte dell’investitore con una percentuale del 70%. L’origine può essere mista: capitale degli azionisti, emissione di obbligazioni per coinvolgere la tifoseria, identificazione di possibili sponsor interessati a partecipare in qualità di soci-fondatori, vendita di proprietà immobiliari. Nell’identificazione della percentuale di copertura attraverso mezzi propri è, evidentemente, rilevante il valore assoluto dell’investimento: un conto è coprire un debito di 400/500 milioni di Euro, con esborsi annuali variabili fra i 25 ed i 30 milioni di Euro, altro conto se la cifra da finanziare è più contenuta e l’esborso sostenibile nell’ambito del giro d’affari della squadra.


L’impatto della gestione dello stadio sui risultati economici di una squadra di calcio

Non è facile reperire studi relativi all’impatto di un nuovo stadio sui risultati economici di una squadra di calcio, sia perché “per molti tifosi di calcio, fare discorsi riguardanti il lato finanziario ed affaristico equivale ad un’eresia” sia perché, salvo poche eccezioni rappresentate dalle società quotate, non è facile avere informazioni economiche e finanziarie delle società di calcio. Le stesse società non hanno interesse a divulgare queste informazioni, allo scopo di giustificare”incrementi nei prezzi dei biglietti e limiti agli ingaggi ed ai benefit ai giocatori”[ii].
Gli Stati Uniti sono la nazione dove le società sportive, per prime e in maniera più massiccia, hanno investito sugli impianti di proprietà, tradizionalmente di natura multifunzionale.
Una prima serie di indicazioni possono essere tratte da uno studio apparso sulla rivista americana Sport Marketing Quarterly nel 2004[iii], nel quale si cerca di verificare in quali termini la costruzione di un nuovo stadio abbia portato benefici economici alle squadre aderenti alla National Football League (NFL)[iv], analizzando l’impatto sui ricavi netti delle squadre di football americano che fra il 1995 ed il 1999 si sono trasferite in un nuovo impianto[v].
Prima di riportare i risultati dello studio è però opportuno evidenziare le principali differenze esistenti fra NFL e Lega Calcio, in particolare sotto il profilo economico: la NFL distribuisce in maniera uguale i proventi da diritti televisivi fra le squadre, mentre i ricavi della vendita dei biglietti vengono suddivisi in una proporzione 60/40 fra la squadra di casa e la squadra ospite. Il risultato è che il 70% dei ricavi delle squadre provengono dai diritti televisivi venduti collettivamente, mentre il 30% dai ricavi da stadio (naming rights, parcheggi, concessioni, loge box). Non essendo quest’ultima voce di ricavo soggetta ad alcun tipo di condivisione con le altre squadre, diventa fondamentale investire sulla sua crescita, che rimane patrimonio esclusivo della singola società consentendole di incrementare i ricavi e, quindi, la capacità di attrazione dei migliori giocatori.
Lo studio rivela che effettivamente la costruzione di uno stadio di proprietà ha portato a un sensibile incremento dei ricavi cosiddetti”locali”delle squadre, che sono composti, in particolare:
•   dalla vendita dei biglietti;
•   dai diritti televisivi e radiofonici locali;
•   dall’affitto delle loge box (equivalenti agli Sky box del calcio);
•   dalle concessioni a terzi (ad esempio per il catering);
•   da pubblicità, parcheggi ed altri ricavi.
Secondo le analisi condotte, la crescita media dei ricavi”locali”è stata dell’85%, per effetto di un aumento del 54% dei ricavi per la vendita dei biglietti, di un 623% dei ricavi delle loge box e del 202% dei ricavi di pubblicità/parcheggi/altro. Le altre voci non hanno subito incrementi significativi.
È interessante però osservare come si è arrivati ad ottenere tali risultati:
•   per quanto riguarda i ricavi dalla vendita di biglietti, l’aumento è dovuto anche alla crescita del numero di posti disponibili (resa possibile dalla progettazione di impianti di dimensioni maggiori di quelli precedenti. Ma a fronte di un incremento del 14% nel numero di posti, i ricavi sono cresciuti del 54%, con un evidente effetto più che proporzionale derivante dall’incremento del costo unitario dei biglietti, a scapito quindi di un’utenza più popolare;
•   sono anche aumentati in maniera significativa i posti riservati all’utenza business (le loge box o sky box) che vengono affittate per periodi annuali (oppure pluriennali) da singole aziende. Si è passati da una media di 3.961 posti business negli stadi costruiti fino al 1990 a 8.740 posti per gli stadi costruiti successivamente.
Gli Autori fanno però notare il vero elemento di criticità del quale occorre tenere conto al momento della scelta di costruire uno stadio di proprietà: l’impatto finanziario del progetto sui conti della squadra per il periodo in cui si è tenuti a restituire il finanziamento necessario alla realizzazione dell’impianto. Le squadre osservate hanno speso una media di 120 milioni di dollari per la costruzione dei nuovi impianti, assumendo oneri finanziari addizionali in un range fra i 15 ed i 30 milioni di dollari l’anno, con il risultato ch ebuona parte del valore aggiunto generato dal nuovo impianto viene impegnato nel “servizio del debito”[vi]. Al termine del finanziamento (15-20 anni), però, l’impianto sarà completamente di proprietà della squadra e, fatta salva la necessità di adeguamenti o ulteriori traslochi, rimarrà un asset del bilancio.
La criticità segnalata dagli autori deriva, soprattutto, dalla necessità di avere una struttura economica e finanziaria solida, con flussi di incassi certi, per far fronte alle rate del debito senza dover sacrificare la capacità della squadra di costruire e mantenere una rosa di giocatori all’altezza delle attese dei tifosi.
Due, in particolare gli elementi evidenziati dallo studio:
•   l’aleatorietà dei volumi di incassi locali, condizionati dall’andamento di fattori esogeni quali l’economia (nel caso di crisi, anche solo dell’area geografica sulla quale insiste l’impianto sportivo, sono soggetti a forti oscillazioni negative, in particolare per la componente più ricca, rappresentata dall’utenza business) ed i risultati della squadra, che possono catalizzare in positivo ma anche in negativo l’andamento dei ricavi; ci sono stati casi di squadre che sono fallite per l’incapacità di sostenere i propri costi di gestione, fra i quali gli oneri derivanti dalla costruzione del nuovo impianto[vii].
•   la necessità, per la squadra che intende realizzare un progetto di investimento su un nuovo impianto, di verificare il tipo di supporto economico e finanziario che può provenire dalle autorità locali. Lo studio ha fatto emergere che mediamente il finanziamento pubblico ha coperto il 70% del valore dell’investimento, rendendo così contenuto l’onere direttamente a carico della squadra, che si impegna per solo il 30%. Tanto è vero che tre delle squadre osservate hanno traslocato in nuove città, più piccole, grazie alla disponibilità delle municipalità locali di costruire per loro delle nuove strutture.
•   In un altro studio, sempre del 2004, viene condotta un’interessante analisi che si riferisce al Baseball[viii]. L’Autore, partendo dall’analisi di un campione di squadre che negli anni Novanta si sono trasferite in un nuovo impianto, ha effettuato un’analisi statistica per cercare di valutare l’impatto economico del trasferimento in un nuovo stadio sui bilanci delle società. Anche in questo caso esiste un limite, rappresentato dalla scarsa disponibilità di dati analitici sui risultati delle squadre, ma l’Autore ritiene di aver comunque utilizzato una metodologia in grado di neutralizzare eventuali errori.
Il risultato dell’analisi coincide in buona parte con quello già osservato: anche nel caso del baseball le squadre che si sono trasferite in un nuovo impianto hanno fatto registrare un incremento dei ricavi locali (biglietteria, concessioni, pubblicità, parcheggi, servizi, ecc.), nonostante una riduzione media del 13% del numero di posti disponibili (passati da 51.371 a 44.671). Questo è stato ottenuto puntando su un incremento del costo del biglietto, sul potenziamento dei loge box (chiamati nello studio”luxury suite”) e da un più intenso sfruttamento del merchandising e dei servizi interni allo stadio (in particolare i punti di ristoro e la pubblicità interna).
I ricavi netti generati dal nuovo stadio risentono di un effetto ”novità“: hanno una crescita importante per un periodo di circa 5 anni per poi ritornare progressivamente a livelli leggermente superiori a quelli del vecchio stadio. Tuttavia, nell’arco del decennio producono un profitto medio netto addizionale di circa 60 milioni di dollari. Questo risultato è positivamente influenzato dalla forte incidenza di finanziamento pubblico dell’impianto, che anche nel baseball raggiunge circa il 70% dei costi complessivi[ix].
La scelta statunitense di procedere alla costruzione di nuovi impianti è stata fortemente condizionata dalla presenza di rilevanti contributi pubblici, in assenza dei quali il costo di finanziamento dell’impianto avrebbe reso poco sostenibile la realizzazione dell’iniziativa.
L’Autore non approfondisce l’analisi su quello che sarebbe stato l’impatto del completo autofinanziamento della costruzione sui risultati delle squadre. Partendo dai suoi dati e considerando che, nella media, gli impianti costruiti hanno avuto un costo di 241 milioni di dollari (cui le squadre hanno contribuito per 80 milioni di dollari) le sole rate capitale della differenza, su un arco di venti anni, annullerebbero il beneficio netto generato dallo stadio. Rimarrebbe, ovviamente, al termine del periodo di pagamento, il valore dell’impianto nel bilancio della società, ma nel frattempo la squadra potrebbe trovarsi con una limitata capacità di spesa per le esigenze di allestimento della rosa.
L’Università di Amburgo ha pubblicato uno studio sulle capacità di attrazione dei nuovi stadi
  • , per determinare se la scelta vincente fosse la realizzazione di impianti dedicati a un unico sport, ovvero se convenisse costruire stadi polivalenti. L’analisi, di tipo statistico e basata sulla Bundesliga, ha evidenziato che sebbene l’attrattiva del nuovo impianto dipenda ancora in maniera significativa dal risultato sportivo della squadra, la costruzione di un nuovo stadio non polivalente, ma dedicato al calcio, porta ad un incremento medio di 4.800 spettatori per incontro (+18,7%), con un beneficio netto di circa 1,4 milioni di Euro annui per la squadra che vi gioca.

________________________________________
   Lago-Baroncelli-Szymanski, “Il business del calcio”, Egea, 2004, p. 10
[ii]   AA.VV. “Revenue and wealth maximization in the National Football League: the impact of stadia”, Sport Marketing Quarterly, 2004, 13, Fitness Information Technology Inc., p. 229.
[iii]   AA.VV. “Revenue and wealth maximization in the National Football League: the impact of stadia”, Sport Marketing Quarterly, 2004, 13, Fitness Information Technology Inc.
[iv]  La National Football League riunisce 32 squadre di football americano.
[v]   Si tratta di sette squadre: Baltimore Ravens, Carolina Panthers, Tampa BayBuccaneers, Tennessee Titans, Washington Redskins, Cleveland Browns e St. Louis Ram; ma nel periodo dal 1995 a 2005 sono stati costruiti o ristrutturati 26 stadi.
[vi]  Con il termine ”servizio del debito” si intende la somma delle rate di capitale ed interessi pagate in un periodo.
[vii]   Gli autori citano il caso degli Ottawa Senators, falliti nel 2003 per un debito totale di 240 milioni di dollari, dei quali 140 milioni di dollari erano riferiti al nuovo impianto.
[viii]   Craig A. Depken II, “ The Impact of New Stadium on Professional Baseball Team Finances “, University of Texas at Arlington, 2004.
[ix]  ibi, pp. 23-26
  •     A. Feddersen – W. Maenning, “Arenas vs. Multifunctional Stadia – Which do spectators prefer?“, Hamburg Contemporary Economic Discussion, Universität Hamburg, 2007


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« Risposta #252 : Giovedì 29 Marzo 2012, 15:09:15 »
interessante.
anche se è un mix di studi diversi..

detto ciò un dato imprenscindibile è quello del finanziamento pubblico. Soldi pubblici da buttare in stadi lo stato non ne ha, ergo a fronte di un accollo totale da parte dei privati, devi prevedere un ritorno economico.
Quindi mi viene da fare la semplice considerazione che senza palazzine e centro commerciale non si fa molto.

Se poi a fronte dei 130 (mi pare) mln preventivati per lo stadio della Lazio, lo stato ce ne mette 100, allora si può fare anche a meno della lottizzazione. Se devono uscire tutti dalle tasche della Lazio è un altro paio di maniche..
Emblematico l'esempio della rata del fisco fino al 2028 di circa 6 mln annui per un totale di 150 mln. Ipotizzando un ricorso al credito sportivo, si potrebbe stimare in un esborso annuale simile la cifra che uscirebbe dalle casse societarie (questo ovviamente al netto di qualsiasi opera di finanziamento da parte di investitori pubblicitari, tifosi, commerciali ecc).

Ovviamente se ho garanzie di rientro immediate, è come pagare un mutuo di 600 euro al mese per un appartamento che affitti a 1000, quindi ci stiamo dentro.
La differenza, al solito, la fa il tifoso e la sua voglia/capacità di spendere.

Provocazione: se la Lazio ammodernasse il Flaminio, accollandosi tutta la spesa, sareste disposti ad accettare un aumento del 20-30% del costo di abbonamenti e biglietti?
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« Risposta #253 : Giovedì 29 Marzo 2012, 15:22:27 »
interessante.

Provocazione: se la Lazio ammodernasse il Flaminio, accollandosi tutta la spesa, sareste disposti ad accettare un aumento del 20-30% del costo di abbonamenti e biglietti?

secondo un altro contributo presente nel sito puoi concludere che questa non è una semplice provocazione.

Stadi di calcio: la proprietà è la vera panacea di tutti i mali?
18/03/2012 | Filed under: Stadi | Posted by: Diego Tarì

Pur analizzando sport ed aree geografiche fra loro diverse, le analisi riportate nei post precedenti hanno fornito indicazioni fra loro coincidenti:

    la costruzione di un nuovo stadio comporta un significativo incremento dei ricavi locali delle squadre che ne hanno la proprietà, per un periodo di tempo identificabile in circa un decennio;
    l’aumento dei ricavi avviene tipicamente grazie all’incremento dei costi unitari dei biglietti, ad una maggiore quantità diposti dedicati all’utenza business (incluse le Sky box) e, solo marginalmente, ai nuovi servizi accessori all’impianto (parcheggi, concessioni, ecc.);
    è diffusa un’importante percentuale di capitale proprio (o di contributi da amministrazioni pubbliche) nel finanziamento dei nuovi impianti, con una quota di debito bancario limitata al 30% dei costi complessivi. Una diversa ripartizione potrebbe rendere più difficoltoso la copertura dell’investimento da parte delle squadre.

Non sembra quindi essere la proprietà dell’impianto a garantire l’incremento dei redditi per la squadra di calcio ma, piuttosto, la possibilità di poterlo sfruttare in maniera non circoscritta al solo evento calcistico, incrementando le possibili fonti di entrata.

Infatti:

    l’Ajax non è proprietaria dell’Amsterdam ArenA (ha una quota del 7,1%), paga un regolare affitto per l’utilizzo dell’impianto, ma ha beneficiato comunque di un incremento dei ricavi;
    l’Arsenal è proprietaria dell’Emirates Stadium, ma non avrebbe avuto la forza di realizzare l’investimento se non avesse potuto finanziarne una parte attraverso i proventi immobiliari derivanti dalla costruzione di HighburySquare (aree, peraltro, di sua proprietà);
    L’Allianz Arena dimostra che l’investimento in un nuovo impianto è fonte di nuovi importanti ricavi (come sta accadendo per il FC Bayern), ma anche di possibili problemi, tanto è vero che il TSV 1860 München (l’altro proprietario originale), non appena retrocesso, ha dovuto vendere la propria quota per l’incapacità di sostenerne i costi.
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« Risposta #254 : Giovedì 29 Marzo 2012, 15:33:28 »
secondo un altro contributo presente nel sito puoi concludere che questa non è una semplice provocazione.

Stadi di calcio: la proprietà è la vera panacea di tutti i mali?
18/03/2012 | Filed under: Stadi | Posted by: Diego Tarì

Pur analizzando sport ed aree geografiche fra loro diverse, le analisi riportate nei post precedenti hanno fornito indicazioni fra loro coincidenti:

    la costruzione di un nuovo stadio comporta un significativo incremento dei ricavi locali delle squadre che ne hanno la proprietà, per un periodo di tempo identificabile in circa un decennio;
    l’aumento dei ricavi avviene tipicamente grazie all’incremento dei costi unitari dei biglietti, ad una maggiore quantità diposti dedicati all’utenza business (incluse le Sky box) e, solo marginalmente, ai nuovi servizi accessori all’impianto (parcheggi, concessioni, ecc.);
    è diffusa un’importante percentuale di capitale proprio (o di contributi da amministrazioni pubbliche) nel finanziamento dei nuovi impianti, con una quota di debito bancario limitata al 30% dei costi complessivi. Una diversa ripartizione potrebbe rendere più difficoltoso la copertura dell’investimento da parte delle squadre.

Non sembra quindi essere la proprietà dell’impianto a garantire l’incremento dei redditi per la squadra di calcio ma, piuttosto, la possibilità di poterlo sfruttare in maniera non circoscritta al solo evento calcistico, incrementando le possibili fonti di entrata.

Infatti:

    l’Ajax non è proprietaria dell’Amsterdam ArenA (ha una quota del 7,1%), paga un regolare affitto per l’utilizzo dell’impianto, ma ha beneficiato comunque di un incremento dei ricavi;
    l’Arsenal è proprietaria dell’Emirates Stadium, ma non avrebbe avuto la forza di realizzare l’investimento se non avesse potuto finanziarne una parte attraverso i proventi immobiliari derivanti dalla costruzione di HighburySquare (aree, peraltro, di sua proprietà);
    L’Allianz Arena dimostra che l’investimento in un nuovo impianto è fonte di nuovi importanti ricavi (come sta accadendo per il FC Bayern), ma anche di possibili problemi, tanto è vero che il TSV 1860 München (l’altro proprietario originale), non appena retrocesso, ha dovuto vendere la propria quota per l’incapacità di sostenerne i costi.

Quindi vieni al mio discorso: se il comune di accollasse il 70% della spesa di ammodernamento del Flaminio e stipulasse un contratto centennale (vedi juve stadium) con la Lazio per manutenzione/sfruttamento a 360 gradi, la Lazio pagherebbe una sorta di affitto annuale al comune che sarebbe una fonte certa di guadagno per le casse capitoline per gli anni a venire. Di suo la Lazio si troverebbe un esborso minimo e sostenibile un nuovo stadio al centro di Roma da sfruttare tutto l'anno.
Una situazione del genere esiste e si chiama STADIO MEAZZA in San Siro, Milano. Gestito interamente dalla società M-I (Milan-Inter) che ne decide vita, morte e miracoli fra calcio e concerti.
Allo stadio olimpico di Roma il coni gargarozzone ti chiede un affitto esoso per disporre a suo piacimento dell'impianto (è di oggi la notizia che il 19 novembre ad una fra Lazio e Roma verrà tolto l'uso dell'impianto per fare spazio al test match di rugby Italia-Nuova Zelanda. Decisione resasi necessaria visto il rifiuto di San Siro da parte di Milan ed Inter. Mentre ovviamente Lazio e Roma non contano nulla, e devono sottostare a tutti i pruriti di Gianni Don Arpagone Petrucci.
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« Risposta #255 : Giovedì 29 Marzo 2012, 15:38:03 »
Quindi vieni al mio discorso: se il comune di accollasse il 70% della spesa di ammodernamento del Flaminio e stipulasse un contratto centennale (vedi juve stadium) con la Lazio per manutenzione/sfruttamento a 360 gradi, la Lazio pagherebbe una sorta di affitto annuale al comune che sarebbe una fonte certa di guadagno per le casse capitoline per gli anni a venire. Di suo la Lazio si troverebbe un esborso minimo e sostenibile un nuovo stadio al centro di Roma da sfruttare tutto l'anno.
Una situazione del genere esiste e si chiama STADIO MEAZZA in San Siro, Milano. Gestito interamente dalla società M-I (Milan-Inter) che ne decide vita, morte e miracoli fra calcio e concerti.
Allo stadio olimpico di Roma il coni gargarozzone ti chiede un affitto esoso per disporre a suo piacimento dell'impianto (è di oggi la notizia che il 19 novembre ad una fra Lazio e Roma verrà tolto l'uso dell'impianto per fare spazio al test match di rugby Italia-Nuova Zelanda. Decisione resasi necessaria visto il rifiuto di San Siro da parte di Milan ed Inter. Mentre ovviamente Lazio e Roma non contano nulla, e devono sottostare a tutti i pruriti di Gianni Don Arpagone Petrucci.

Per la verità lo studio che ho pubblicato parla della necessità di un forte investimento in mezzi propri, supportato dal credito nell'ordine del 30% della copertura. Peraltro, elemento non secondario è la spesa totale per l'impianto perché un conto sono 3-400 mln di euro, un conto un centinaio. Lo stadio della juventus è costato 130 come saprai, 60 finanziati dal Mediocredito, una 40 da Conad e il resto con mezzi propri. Quindi non una cosa così arrischiata.

L'esempio che citi di Milano torna a fagiuolo per una vecchia querelle tra CONI servizi e Lazio e Roma. Già illo tempore (2005) fu proposto alle squadre una cogestione dei servizi, ma tutte e due declinarono l'offerta perché interessate ad altro (cosa? non si è capito finora).
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Re:Stadio - reload
« Risposta #256 : Giovedì 29 Marzo 2012, 15:43:09 »
Ottimo Fish (argomento molto più interessante del cerchio magico, che io penso esista).

La Juve si è avvalsa anche di un enorme aiuto: ovvero il non dover comprare l'area.
130 mln sono una cifra congrua per uno stadio da 40mila posti, mi sento di dire. Ma come ben sai, conad ha messo sul piatto 40mln perchè ha un intero livello commerciale dove ha messo un suo ipermercato. Quindi soggetti privati esterni al calcio vanno coinvolti necessariamente.

Possibile una operazione del genere in una città stretta nella morsa degli interessi cementizi dei palazzinari?
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Re:Stadio - reload
« Risposta #257 : Giovedì 29 Marzo 2012, 15:58:40 »
Ed ora ulteriori tre articoli

L’Allianz Arena: uno stadio per due squadre, poi per una sola
L’Emirates Stadium ed il suo impatto sull’Arsenal; un perfetto case study
L’Amsterdam ArenA, prototipo dello stadio moderno?



L’Allianz Arena: uno stadio per due squadre, poi per una sola
29/01/2012 | Filed under: Stadi | Posted by: Diego Tarì
L’Allianz Arena, costruito in occasione dei Mondiali del 2006, era originariamente l’unico esempio di Stadio “moderno”di proprietà di due squadre di calcio: FC Bayern e TSV 1860 München. Anche l’Allianz Arena è una struttura a vocazione sportiva: le aree commerciali a servizio dello stadio, prevalentemente a tema (squadre di calcio o altri azionisti) si estendono per circa 6.000 metri quadrati, fra chioschi, ristoranti, negozi di merchandising ed altri esercizi commerciali.
Il TSV 1860 München, a seguito della retrocessione nella Bundesliga 2 (l’equivalente della Serie”B“ italiana), ha dovuto vendere le proprie quote dello stadio al FC Bayern, non essendo più in condizione di sostenere gli oneri diretti di gestione. Ciò ha consentito al TSV di evitare un possibile fallimento consentendo al FC Bayern a poter finalmente sfruttare appieno l’impianto. È forse la dimostrazione più concreta di come la costruzione di un nuovo stadio, seppur con tutti i requisiti per essere qualificato come”stadio moderno”, non sia di per se stessa garanzia di successo economico per la squadra che effettua l’investimento.
Il Bilancio del FC Bayern per la stagione 2008/2009 ha portato un risultato finale peggiore di quello dell’anno precedente; quello che stupisce è però la costante crescita di ricavi degli ultimi cinque anni (passati da 190 milioni di Euro del 2005 ai 290 milioni del 2009) ed il valore assoluto dei ricavi di natura commerciale, che, con la ragguardevole cifra di 159 milioni, ne fanno il club europeo di gran lunga più capace di sfruttare questo canale di ricavo. Il Real Madrid, secondo, si posiziona ad una distanza di quasi 20 milioni di euro.
   Fonte: Elaborazione su dati Deloitte Football Money League (2010). Valori in milioni di Euro.
I ricavi direttamente derivati dallo stadio, pur raggiungendo l’interessante cifra di 60,6 milioni di Euro, non sono la voce sulla quale la squadra intende fare leva per garantire il proprio successo economico: differentemente da quanto visto per l’Arsenal (e, più in generale, da tutte le analisi sul mercato anche americano) il FC Bayern non ha usato la leva dell’aumento del prezzo dei biglietti che continuano a costare circa 20 Euro cadauno (cioè pressappoco la metà della Premier League).
L’acquisto delle quote residue di proprietà del TSV München ha portato il FC Bayern ad incrementare gli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni dell’Allianz Arena per una cifra che è stata stimata essere pari a 35 milioni di Euro[ii], a fronte di un costo di acquisto di 11 milioni di Euro.
Il FC Bayern trae dallo sviluppo dell’attività commerciale (merchandising e sponsorizzazioni) la linfa per il proprio sviluppo economico: ma è un caso particolare in Europa, anche in questo caso poco facilmente esportabile. La squadra, alla cui guida ci sono sicuramente dei manager capaci di massimizzare questa fonte di ricavo, gode indubbiamente degli effetti di azioni di marketing territoriale che vanno aldilà del mero fenomeno calcistico, potendo attrarre nuovi investitori che apportano capitale fresco per il finanziamento delle attività della squadra. È anche determinante il fatto che la società sia di proprietà della FC Bayer München Ev, che conta circa 115.000 soci-tifosi.
Anche in questo caso la via prescelta per affrontare l’impatto finanziario della costruzione dello stadio è molto particolare: l’impianto ha avuto un costo di circa 346 milioni di Euro,finanziati attraverso la cessione dei naming right ad Allianz (90 milioni di Euro) e la vendita di azioni del club: la prima, nel 2002, ha fatto entrare il nuovo socio Adidas (77 milioni di Euro, per il 9,07%). Un’altra quota del 9,09% è stata ceduta nel 2009 alla Audi[iii], a fronte di un esborso di 90 milioni di Euro, che verrà in buona parte destinato al rimborso del debito esistente, in modo da anticipare i tempi di ammortamento dei finanziamenti in essere. Il che vorrebbe dire che, proprio come nel caso dell’Amsterdam ArenA, circa il 70% del costo dell’investimento è coperto da apporti di capitale e non da un debito bancario.
Poiché il servizio del debito sull’Allianz Arena pesa per circa 30 milioni di Euro l’anno, non appena il FC Bayern riuscirà a ridurre (oppure eliminare completamente) questa uscita dal proprio bilancio annuale, si troverà nell’invidiabile situazione di poter disporre di un rilevante flusso di cassa che potrà essere destinato a migliorare la squadra, grazie all’incrementata capacità di spesa.
Ancora una volta, gli aspetti finanziari legati alla costruzione dell’impianto sono decisivi nella valutazione dell’effettivo apporto di un nuovo stadio: una delle due squadre originariamente proprietarie dell’impianto ha dovuto cedere la propria partecipazione perché, retrocessa, non era più in grado di sostenere la sua quota parte di costi (nonostante l’incremento dei ricavi da stadio); l’altra, attuale proprietario unico, sta destinando gli incassi derivanti dalla cessione delle proprie quote azionarie al rimborso anticipato del debito, onde liberare il prima possibile il bilancio della società dal peso del servizio del debito.
________________________________________
  Deloitte, “Football Money League”, marzo 2010[ii]  http://bleacherreport.com/articles/400079-how-can-bayern-munich.pay-frank-ribery-so-much
[iii]  Le azioni saranno acquistate in tre fasi, fra il Marzo 2010 ed il Luglio 2011.
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Re:Stadio - reload
« Risposta #258 : Giovedì 29 Marzo 2012, 16:01:02 »
L’Emirates Stadium ed il suo impatto sull’Arsenal; un perfetto case study
29/01/2012 | Filed under: Stadi | Posted by: Diego Tarì
L’Emirates Stadium, inaugurato nel 2006, è di proprietà dell’Arsenal, che vi si è trasferita abbandonando lo storico impianto di Highbury, dove aveva giocato sin dal 1913. L’investimento per la costruzione del nuovo impianto è stato di circa 420 milioni di Sterline, pari a circa 500 milioni di Euro.
L’Arsenal ha finanziato l’investimento ricorrendo a varie fonti:
1.   la cessione dei naming rights dell’impianto alla compagnia aerea Emirates (circa 120 milioni di Euro);
2.   debito bancario a lungo termine, con scadenza al 2031 (circa 310 milioni di Euro);
3.   i proventi dell’operazione immobiliare effettuata sul sito dove insisteva il vecchio stadio, al posto del quale è stato realizzato Highbury Square, un complesso residenziale che arriverà ad avere 680 appartamenti (per circa 48 milioni di Euro).
La costruzione del nuovo stadio ha fortemente incrementato i ricavi della squadra inglese (matchday income): confrontando il bilancio della stagione 2006/2007 con quello dell’anno precedente (in cui l’Arsenal giocava ancora ad Highbury) i proventi derivanti dallo sfruttamento dello stadio sono praticamente raddoppiati, essendo passati da 44 milioni di GBP a 90 milioni di GBP[ii].
Le principali ragioni di questo successo sono:
•   l’incremento dei posti disponibili, passati da 38.500 a 60.430, che consentono alla squadra di avere circa 44.000 abbonati ed una media di 55.000 spettatori, con una percentuale di riempimento vicina al 91%;
•   l’incremento del costo dei biglietti e degli abbonamenti: l’abbonamento annuale (nel settore popolare)costa circa 1.150 Euro; valore molto elevato se confrontato con quello della seconda squadra più cara, il Tottenham, che ha un costo per la stessa categoria di abbonamento di circa 800 Euro (-41%). Il costo del singolo biglietto, sempre nei settori più economici, è in media di 50 euro per incontro. L’Arsenal può permettersi tale politica perché esiste una lista d’attesa di circa 37.000 persone;
•   la creazione di circa 9.000 posti (14,9% del totale) di categoria premium, che da soli rappresentano il 35% dei ricavi generati dallo stadio, con una media di ricavo di 4.500 Euro annui a posto (si tratta di un mix di offerta, che comprende posti VIP, Sky box, ecc.);
•   un forte incremento della quantità e qualità di servizi offerti all’interno del complesso sportivo (catering, merchandising, ecc.).
La situazione dell’Arsenal è indubbiamente molto particolare, soprattutto perché è difficile pensare ad altri esempi di squadre che, pur avendo aumentato l’offerta di posti di 22.000 unità, non abbiano problemi ad avere lo stadio normalmente pieno ed a gestire la politica di prezzo in maniera così aggressiva.
Tuttavia, il caso dell’Emirates Stadium è sicuramente indicato per trarre ulteriori indicazioni sul tema più generale dell’effettivo impatto degli stadi di proprietà sui bilanci delle squadre di calcio.
Sarebbe folle (e in malafede) contestare la validità ed il successo dell’operazione effettuata, soprattutto rilevando che il trasferimento della squadra nel nuovo impianto ha favorito un deciso sviluppo di ricavi, che in precedenza erano molto più contenuti: la possibilità di progettare un impianto ex novo ha, infatti, consentito di intercettare e sviluppare tutte quelle nuove tendenze di mercato (posti VIP, Sky box, club house, ecc.) che il vecchio impianto riusciva a soddisfare solo parzialmente.
Analizzando il bilancio 2009/2010[iii], l’Arsenal si conferma una società molto solida. I ricavi sono cresciuti di 66,5 milioni di sterline, il risultato operativo[iv] di 1,5 milioni e il risultato netto di 25,7 milioni, raggiungendo la ragguardevole cifra di 60,9 milioni di sterline.
 
Fonte: Bilancio ArsenalPlc, valori in milioni di GBP
Nel corso dell’anno la Società ha inoltre avuto una produzione di cassa positiva per 28 milioni di sterline, dopo aver rimborsato 23,2 milioni per il finanziamento relativo all’Emirates Stadium (fra capitale ed interessi).
 Fonte: Bilancio ArsenalPlc, valori in milioni di GBP
Questi sono risultati che, probabilmente, molti tifosi italiani vorrebbero vedere legati ai bilanci della società della quale sono tifosi. Si parla, infatti, di una società che ha avuto un utile netto di circa 72,5 milioni di Euro e una produzione netta di cassa di 33,4 milioni di Euro.
Sono numeri che devono però essere analizzati anche sotto un’altra luce. Nelle note al Bilancio (peraltro nella parte in cui si descrivono”Rischi ed Incertezze”, dove l’estensore privilegia un approccio particolarmente prudente), il Chief Financial Officer dell’Arsenal, Wisely, ricorda che il risultato del Gruppo è influenzato dalle performance e dalla popolarità della Prima Squadra, che in questi anni hanno fatto da traino grazie alle ottime performance in Premier League, FA Cup e UEFA Champions League. Aggiunge che una parte significativa dei ricavi del Gruppo deriva dalla vendita dei biglietti ai sostenitori individuali e aziendali, il cui livello di partecipazione può essere influenzato da una serie di fattori tra cui i risultati di successo del team, i prezzi degli ingressi, la copertura televisiva e le condizioni economiche generali: una riduzione del numero di partite giocate, dovuta ad esempio alla mancata partecipazione ad una competizione europea o a peggiori risultati in FA Cup, porterebbe dei riflessi negativi immediati sulle performance dell’Arsenal[v].
“The Group’s income is affected by the performance and popularity of the first team. Significant sources of revenues are derived from strong performances in the Premier League, FA Cup and UEFA Champions League (or the Europa League) and the level of income will vary depending upon the team’s participation and performance in these competitions. A significant amount of the Group’s income is derived from ticket sales to individual and corporate supporters who attend matches involving the first team at Emirates Stadium or elsewhere. The level of attendance may be influenced by a number of factors including the level of success of the team, admission prices, broadcasting coverage and general economic conditions”.
In un Blog specializzato in analisi delle squadre di calcio, sono apparse a più riprese valutazioni sui bilanci dell’Arsenal[vi]. Nel soffermarsi sugli impatti positivi dell’operazione Emirates Stadium (rappresentata dalla costruzione del nuovo impianto e dalla contestuale operazione immobiliare realizzata sul sito del vecchio stadio), si mettono in evidenza aspetti che meritano di essere presi in considerazione.
Fra questi, una simulazione di come sarebbe stato il bilancio dell’Arsenal Holding Plc in assenza dei proventi derivanti dalla componente immobiliare (cioè dalla vendita degli appartamenti costruiti ad Highbury Square) che sono stati particolarmente significativi nell’ultimo triennio. Non perché sia sbagliato considerarne l’effetto positivo, ma perché mentre tali proventi potranno ancora manifestarsi per uno o due anni (molto dipende dall’andamento del mercato immobiliare inglese), il piano di ammortamento del finanziamento per la costruzione dell’Emirates Stadium si esaurirà solo nel 2031, quindi ben oltre. È una preoccupazione espressa anche dall’Amministratore delegato del Gruppo Gazidis, nel suo commento al Bilancio 2009/2010[vii].
“The cash from property will also allow us, for a short period, to push our investment in players ahead of where it might be if it was based purely on the revenues generated from football. Of course, the profit from property are temporary and we need to make sure that in the longer term costs remain at a level which can be paid from our football revenues“
Come evidenzia la tabella, si tratta comunque di un risultato estremamente positivo.
  Fonte: Bilancio Arsenal Plc, valori in milioni di GBP
Il problema sollevato è sempre di natura finanziaria: fino a che punto un’operazione come quella che ha portato alla costruzione dell’Emirates Stadium, che produce con certezza un significativo incremento di ricavi annuali, può nascondere un rischio latente per la vita e le ambizioni di crescita della squadra che effettua l’investimento?
L’Autore del Blog osserva come la necessità di assicurare la copertura finanziaria dell’investimento abbia imposto una serie di scelte di medio/lungo periodo, che in parte hanno generato delle ripercussioni negative sul rendimento della società:
•   la necessità di assicurare dei flussi in entrata a supporto dell’investimento ha portato a firmare contratti di lunga durata con la compagnia aerea Emirates per la cessione dei naming rights dell’impianto (fino al 2021) e per la sponsorizzazione della maglia di gioco (fino al 2014), che stanno in questo momento penalizzando l’area dei ricavi commerciali (commercial revenues) dell’Arsenal. Secondo il già citato studio Deloitte 2010, infatti, l’Arsenal produce 56,5 milioni di Euro di ricavi di questa natura, contro gli 82,2 milioni del Manchester United, i 79,5 del Liverpool, i 62 del Chelsea. L’Autore stima che questa”rigidità“ porti a minori ricavi per circa 24 milioni di Euro all’anno;
•   l’eccezionale rendimento dello stadio (game and matchday revenues) è sottoposto ad una forte aleatorietà che deriva dal numero di partite che vi vengono giocate, in particolare con riferimento a quelle di Champions League[viii]. Secondo il già citato Deloitte Money Football League, l’Arsenal ha avuto nel 2009 una media di ricavi derivanti dallo stadio di circa 3,67 milioni di Euro per ogni partita giocata, e l’eventuale mancata qualificazione della squadra alle fasi finali della Champions League porterebbe, da sola, minori ricavi per22 milioni di Euro[ix];
•   il servizio del debito, relativo ai finanziamenti a medio termine accesi per sostenere la costruzione dell’impianto, impatta sulle disponibilità della squadra per circa 27 milioni di Euro all’anno, ancora per circa 19 anni.
La preoccupazione latente espressa dal blogger (come tifoso, innanzitutto) è che una volta esauriti i proventi straordinari derivanti dalla vendita degli appartamenti di Highbury Square, un’annata non favorevole della squadra (identificata, per l’Arsenal, con la mancata qualificazione alla Champions League!) possa costringere la società ad utilizzare la leva del calciomercato (in uscita) per sostenere i propri costi.
In effetti, forse non si arriverà mai a tale risultato, soprattutto considerando che nelle ultime quattro edizioni del torneo non soltanto l’Arsenal si è qualificato ai gironi, ma ha sempre superato gli ottavi di finale ed è anche giunto due volte ai quarti ed una volta in semifinale.
 
È però vero che, a parte nell’edizione 2010/2011, nelle precedenti l’Arsenal è arrivato alla fase a gironi attraverso i preliminari, che lasciano un’alea sull’accesso alla massima competizione.
Nel caso di mancata qualificazione alla Champions League 2009, l’Arsenal avrebbe avuto minori ricavi per circa 20 milioni di sterline, con un duplice effetto sui conti dell’area”Football“ appena osservati:
•   il risultato netto dell’esercizio 2010 sarebbe stato comunque in utile per 14,8 milioni di sterline (pari a circa 17,6 milioni di Euro);
•   la produzione di cassa, però, in assenza dei proventi straordinari derivanti dal calciomercato (pari a circa 15,8 milioni di sterline) sarebbe stata quasi certamente negativa, costringendo ad un incremento del debito a breve;
•   considerando che l’Arsenal non può sfruttare oltre la leva dell’aumento dei prezzi dei biglietti e che dimostra di non riuscire ad imprimere la necessaria crescita ai ricavi di natura commerciale, in caso di necessità l’unica valvola di sfogo rimane il calciomercato.
Il Chief Financial Officer Wisely segnala esplicitamente in sede di bilancio che i proventi per l’esercizio 2010/2011, differentemente dagli ultimi anni, sono minimi; questo, fatte salve possibili operazioni nel mercato di gennaio, potrà influenzare il risultato finale della società
  • .

“There has been a very limited player sale activity during the summer transfer windows. As a result, in contrast to each of the previous three years, we do not have a significant profit on disposal of player registrations on the books at this stage of the new financial year. Subject to any transfer activity in the January 2011 windows this may impact the final level of profit to be reported for the financial year 2010/11“.
Le preoccupazioni del blogger non sono quindi del tutto peregrine.
________________________________________
  Arsenal Holding plc, Statements of Account and Annual Report 2006/2007
[ii] Nell’ultima stagione sono stati circa 93 milioni di GBP, pari a circa 112 milioni di Euro.
[iii]  Arsenal Holding Plc, Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010
[iv]  Non include gli ammortamenti e le svalutazioni derivanti dal calciomercato
[v]   Arsenal Holding Plc, Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010, p. 17
[vi]   http://swissramble.blogspot.com/2010/03/i-owe-you-nothing.html,
http://swissramble.blogspot.com/2010/09/cash-city-rockers.html
[vii]   Arsenal Holding Plc, Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010, p. 6
[viii]  Oltre alle partite di campionato, l’Arsenal ha disputato 8 partite di Champions nel 2006/2007, 10 partite nel 2007/2008, 12 partite nel 2008/2009 (quando è arrivata fino alle semifinali) e 8 partite nel 2009/2010.
[ix] La partecipazione alla fase a gironi prevede 6 partite.
  •   Arsenal Holding Plc, Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010, p. 19

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Re:Stadio - reload
« Risposta #259 : Giovedì 29 Marzo 2012, 16:10:35 »
La questione del "Naming Right" è quantomeno spinosa. La Juve stessa (12 mln di tifosi) non ha trovato nessuno disposto a dare il proprio nome al loro stadio.
La Lazio sta trovando difficoltà (a quanto pare) nell'ottenere una sponsorizzazione tecnica da una grossa firma, quindi con quali prospettive dovrebbe aspettarsi un rientro dalla vendita del nome dello stadio?
Se fosse vera la pista cinese, si potrebbe mettere sul piatto una offerta di sponsorizzazione tecnica + partecipazione nello stadio (ove interessati), a patto che questa coltre fumosa attorno alla sua realizzazione venga disciolta.

A naso direi che i cinesi o gli arabi sono le uniche persone che potrebbero imbarcarsi in una operazione del genere.

Di certo, la Puma Arena se la scordamo..
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