Autore Topic: E' morto Mario Monicelli  (Letto 11364 volte)

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #40 : Martedì 30 Novembre 2010, 18:44:44 »
Veramente faceva film da molto tempo prima della nouvelle vague francese e per me Moretti era in palese contraddizione. Ripeto, per me.
Evola? Evola?? Ma che c'entra la passeggiata sotto le bombe di Norimberga? Non c'è nessun nesso perchè sono due situazioni completamente differenti psicologicamente ed esistenzialmente.
Un tempo lo studio era una cosa seria.

Offline Ulisse

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #41 : Martedì 30 Novembre 2010, 18:56:51 »
Sono molto dispiaciuto. :(
IL DERBY NON VA MAI PERSO.

Ci sarà sempre chi ti critica, l'unica cosa da fare è continuare ad avere fiducia, stando attento a chi darai fiducia due volte.

Non ti sforzare tanto, le cose migliori succedono quando meno te lo aspetti.

Nessun futuro è per sempre.

IL GOL DI VIERI ERA BUONO!!

Offline Rebecca

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #42 : Martedì 30 Novembre 2010, 19:41:00 »
Una perdita immensa per la cultura italiana,un lutto grave che molti di noi avranno difficoltà ad elaborare.
Monicelli,che talvolta ho incrociato per le strade di Monti,è stato eccezionale nel narrare i costumi, i difetti e i pregi di noi italiani.Non si tratta delle solite ovvietà e mi sembra ingeneroso attribuirgli di essere l'Alberto Sordi della macchina da presa.
Più che un semplice regista o un sommo maestro del cinema,è sempre stato originale (un po' burbero nei modi) e mai banale,nè tantomeno bugiardo.
Ha scelto di morire e di andarsene xchè era stanco, stanco di questa società ipocrita a cui non aveva più nulla da dire. Chi cerca di interpretare il suo gesto estremo o addirittura scomoda l'onnipotente o la divina provvidenza non fa altro che mancargli di rispetto. A lui,che considerava qualsiasi religione come una superstizione e nulla più.
La Lazio mia, in cima ar monno c'è la Lazio mia...

Offline cuchillo

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #43 : Martedì 30 Novembre 2010, 20:17:21 »
So bene che Monicelli nasce prima del '59, come regista.
Evocando la nouvelle vague volevo (proprio) significare che mentre in Francia giovani registi riuscirono a imporsi in modo significativo senza grandi mezzi ma grandi idee, in Italia se la comandavano i soliti noti, tra cui Monicelli che - come gli altri - non ha mai voluto che si allargasse la casta di cui faceva parte.

Fino all'arrivo di Moretti, era impensabile per un ragazzo fare cinema.
Da questo punto di vista, la sua protesta era reale e colpì nel segno.
Solo alla fine degli anni settanta è stato possibile "intravedere" qualcosa. E di certo non grazie a Monicelli.

La baronìa di Moretti è culturale, oggi. Per questo l'ho definito cineasta di regime. Non difende la corporazione in quanto tale, al contrario. Ha lanciato cineasti a mazzi, da Luchetti a Mazzacurati, da Garrone alla Santella.
Non posso certo dare ragione a Monicelli perché non è vero che fu profetico, in quell'occasione.
Moretti che, ripeto, culturalmente oggi rinnego, non ha mai fatto ciò che Monicelli preconizzava.

Ciò detto, parliamo di un cineasta che ha infilato 10 capolavori nella sua carriera. E già solo per questo merita il cavalierato di Stato.   
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

Offline DinoRaggio

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #44 : Martedì 30 Novembre 2010, 20:46:55 »
Non sono un cinèfilo, ma ho ammirato molto alcuni film di Monicelli, ed apprezzato la sia ironia e sincerità nelle interviste che di tanto in tanto concedeva.

Piuttosto, è un altro pezzo di storia della cultura italiana che se ne va, lasciandoci tutti più poveri. E' davvero ìmpari il confronto fra la sua generazione, e parlo di cultura in generale, dall'arte alla letteratura, dal cinema alla musica, e quella attuale. O così pare a me ora, che penso ai suoi film, agli attori che ha diretto, ed agli sceneggiatori che con lui hanno collaborato.

Riposa in pace.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline MCM

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #45 : Martedì 30 Novembre 2010, 22:06:01 »
Veramente faceva film da molto tempo prima della nouvelle vague francese e per me Moretti era in palese contraddizione. Ripeto, per me.
Evola? Evola?? Ma che c'entra la passeggiata sotto le bombe di Norimberga? Non c'è nessun nesso perchè sono due situazioni completamente differenti psicologicamente ed esistenzialmente.
Un tempo lo studio era una cosa seria.

Monicelli, uomo di cultura(quindi persona fine di mente, intelligente, capace di comprendere le cose, anche se complesse), che a 95 anni si uccide decide scientemente di impersonificare il superuomo artefice del suo destino fino all' ultimo.
L' artefice del suo destino è colui che sfida la provvidenza.
In questo del tutto simile ad Evola.

Venendo al presunto genio di Monicelli, che dire?
Se un maestro di vita dà questi insegnamenti me ne resto nella mia “somma stupidità”. Nessuno toglie a nessuno la scelta di buttarsi giù da una finestra, ma ho il diritto ed il dovere di dissentire e di dire che questo non è un gesto eroico, come qualcuno vuol far passare. Cosa c'è di eroico e di fiero nel morire in questo modo per una persona che dalla vita ha avuto tutto?

Qualcuno ha paragonato il gesto di Monicelli al seppuku della cultura giapponese. Ferma restando l' evidente aporia rappresentata dalla palese alienità tra Monicelli e la cultura giapponese, il seppuku non è certo il dispezzo della vita oppure la sfida alla vita, quanto piuttosto l' espiazione di una colpa oppure il fuggire la morte disonorevole.
Incomprensibile certamente alla cultura occidentale ma perfettamente chiaro e lineare in quella orientale. Ma questo è un altro discorso.

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #46 : Martedì 30 Novembre 2010, 22:38:20 »
Monicelli, uomo di cultura(quindi persona fine di mente, intelligente, capace di comprendere le cose, anche se complesse), che a 95 anni si uccide decide scientemente di impersonificare il superuomo artefice del suo destino fino all' ultimo.L' artefice del suo destino è colui che sfida la provvidenza.
In questo del tutto simile ad Evola.

Come fai ad avere queste certezze?  Sei nella mente di un uomo che decide di uccidersi? Hai già dato una spiegazione razionale"decide scientemente di impersonificare il superuomo artefice del suo destino fino all'ultimo". Ma chi te lo ha detto? Non credo ci sia un mistero più grande intorno ad un essere umano che decide di porre fine alla sua vita. Ogni tentativo di svelare tale mistero è esercizio sterile ed irrispettoso. Dare, poi, un giudizio di merito sulla "qualità" del gesto è presunzione soprattutto se tale giudizio è privo di qualsivoglia umana comprensione e pietas.

Offline MCM

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #47 : Martedì 30 Novembre 2010, 22:43:47 »
Ho già parlato del suicidio precedentemente e ho detto con parole diverse quanto stai esprimendo ora tu.

Consentimi di dire che il suicidio di un 95enne è sui generis e facevo una deduzione personale su questo.
Detto questo, come faccio deduzioni io, le stanno facendo tutti quelli che stanno esaltando Monicelli anche nell' ultimo atto della sua vita.
Che poi tu preferisci altre deduzioni alle mie è legittimo, ma pur sempre di deduzioni si tratta.

zorba

Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #48 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 07:15:53 »
(Il Fatto Quotidiano 01.12.2010)

SU MICROMEGA

IL “RISO AMARO” DEI MIEI FILM FACEVA RIFLETTERE

Un testamento artistico e politico

Pubblichiamo uno stralcio del lungo intervento di Mario Monicelli apparso sul numero di settembre di MicroMega, interamente dedicato al cinema 

(di Mario Monicelli)

Allora erano tutti fascisti. Gli italiani appoggiavano tutti il regime, tranne quei pochi disperati che stavano in Francia o che erano stati mandati al confino a Ventotene o in un qualche altro posto. E in più questi dissidenti erano tutti di una certa età: i più giovani erano tutti “fascistissimi”, tutti convinti che avremmo vinto la guerra e saremmo diventati, al seguito della Germania, i padroni del mondo. Mio padre era stato un giornalista molto importante. Partito da posizioni socialiste era poi passato con i liberali e, come molti liberali, aveva inizialmente visto nel fascismo un argine contro il “pericolo bolscevico” e con il suo giornale – era direttore del Resto del Carlino – lo aveva sostenuto, sebbene con uno stato d’animo assai riottoso. Con il delitto Matteotti – quando il regime si presentò per quello che realmente era, rivendicando il suo volto violento, sanguinario – mio padre passò all’opposizione. Scrisse sul suo giornale tre o quattro articoli nei quali denunciò il delitto con toni molto accesi e così gli fu tolta la direzione e la proprietà (era anche il proprietario del giornale, oltre che il direttore). Gli fu anche proibito di firmare qualsiasi articolo – non solo di politica, ma di qualunque argomento – con il suo nome. (...) Invece i suoi colleghi giornalisti non ebbero alcun problema a lavorare nelle redazioni dei vari giornali fascisti. Quando poi il regime crollò, tutti a salire sulla barca della democrazia: gli stessi che fino al giorno prima avevano esaltato il fascismo. Ma mio padre, che durante il Ventennio era stato estromesso poiché antifascista, non fu affatto reintegrato nel suo vecchio lavoro. Continuò a essere un emarginato, anche perché nei posti che contavano erano rimasti quelli che c’erano durante il regime. E questo lo portò al suicidio. Fu un gesto sbagliato, niente affatto eroico, che cinematograficamente potrebbe essere raccontato all’interno di una storia piena di sarcasmo. Ma maturò proprio dentro questa cornice di comprensibile amarezza e indignazione.   
OGGI IL CINEMA italiano del secondo dopoguerra è identificato con il neorealismo. Ma quello era un cinema di élite: tutti si inchinavano, la stampa ne celebrava gli autori, la critica ne incensava i registi. Ma il pubblico mica li andava a vedere i film neorealisti! Andava a vedere i film di Totò o Come persi la guerra. Per questo non facevo il “neorealismo”, ma questa sorta di... “neofarsismo”. Facevamo un cinema molto autentico che trattava temi importanti – il problema della casa, del lavoro, della sopravvivenza quotidiana – ma in chiave niente affatto drammatica, con attori come Totò o Aldo Fabrizi che venivano dal teatro leggero ed erano popolarissimi. (...) I personaggi che poco tempo prima venivano descritti come eroi nazionali, ora venivano trasformati in uomini comuni senza alcuna aura sacra, e in più interpretati da attori come Sordi, come Gassman, che fino a ieri avevano recitato solo in commediole goderecce, divertenti e molto popolari: questi erano i discorsi che comparvero sui giornali dell’epoca. (...) Tornando alla commedia all’italiana, un po’ tutta quella stagione è stata costruita intorno al gioco di specchi fra pubblico e rappresentazione. Mostravamo un’Italia pusillanime e immorale, ma sulla quale era possibile ridere anche perché era ancora un’Italia povera e tante bassezze erano legate a situazioni di estremo bisogno. Per questo contro i personaggi della commedia non scattava un meccanismo di mera condanna, ma anche di empatia e identificazione. In fondo ho sempre raccontato le storie di gruppi di disperati – oggi diremmo di “sfigati” – desiderosi di cambiare la loro vita con un’impresa che si rivelerà alla fine più grande di loro e che li condannerà al fallimento. I compagni, L’armata Brancaleone, I soliti ignoti... in un certo senso anche Speriamo che sia femmina: sono tutti film che hanno sullo sfondo questo aspetto del fallimento, il fallimento che nasce dalla scelta di una strada sbagliata. Gli italiani si sono fatti dire dal cinema cose che non hanno concesso di farsi dire dal teatro e dal romanzo. Noi rappresentavamo un paese con tratti grotteschi, assurdi, imbarazzanti, ridicoli, ma raccontavamo un’Italia che era sotto gli occhi di tutti: tutti – eccezion fatta ovviamente per la classe dirigente, gli esponenti del governo, gli intellettuali – erano d’accordo nello sbeffeggiare questa Italia, nel divertirsi prendendosi gioco di lei. Oggi non è più così, perché coloro che si accorgono della miseria che ci circonda sono una minoranza. E infatti oggi si tende a raccontare un’Italia nella quale tutto va bene, sono tutti allegri e tutto si risolve sempre nel migliore dei modi. Penso a quei film tipo i cinepanettoni pieni di “divertimento”, parolacce, gesti sconci e battute da quattro soldi. Questi film mirano a far dimenticare tutto, a obnubilare completamente le coscienze. Forse il benessere diffuso che oggi caratterizza l’Italia – nonostante la crisi e le difficoltà, oggi nessuno finisce più in mezzo alla strada, oggi nessuno ha più veramente fame, a nessuno manca più il cibo come succedeva dopo la guerra – ha spazzato via lo spirito di rivolta che c’era allora e quindi il furore creativo che sempre accompagna lo spirito di rivolta. (...) Oggi la sinistra non c’è più e la società è sostanzialmente riconciliata con se stessa. (...)
OGGI IL CAPITALE trionfante si presenta nella sua forma più feroce, libero da quei vincoli e quelle limitazioni che ne avevano mitigato le pulsioni allo sfruttamento all’indomani del secondo conflitto mondiale, quando su pressione delle lotte del mondo del lavoro eravamo riusciti, bene o male, a edificare una società con una serie di diritti e tutele riconosciute. Con il crollo dell’Urss è venuto meno il polo che per lungo tempo aveva rappresentato – pur con tutti i suoi limiti – un’alternativa al modello capitalista, ma soprattutto un deterrente per il capitale a forzare troppo la mano in Occidente. Il “pericolo” del comunismo ha rappresentato per le classi dominanti occidentali la ragione principale per concedere alle classi subalterne un tenore di vita tale da disinnescare eventuali tentazioni rivoluzionarie. La Rivoluzione d’Ottobre ha rappresentato uno straordinario sogno di riscatto. Oggi si liquida quell’esperienza storica con troppo semplicismo. Fu un’esperienza grande e terribile. Furono commessi errori, furono consumate tragedie, ma dietro c’era un’idea di umanità nuova che certo non meritava una fine così ingloriosa, per mano di due cialtroni, due piccoli borghesi come Gorbaciov e sua moglie. Hanno distrutto una cosa seria per lasciarci un cumulo di macerie. E adesso ecco com’è il mondo sotto il pieno controllo del capitale. Ci piace questo mondo? È un bel posto dove vivere? Ci vorrebbe un’altra rivoluzione. Ma chi potrebbe farla? Mi dispiace, ma nei giovani di oggi non ho alcuna fiducia. Sono degli imbelli, non amano combattere e tanto meno rischiare, sono pronti a qualsiasi bassezza purché serva a conservare i loro miserabili privilegi.   

TD

Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #49 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 09:17:16 »
Oddio, dare dell'Alberto Sordi a qualcuno più che ingeneroso a me pare un gran complimento, pazienza se questo lo posiziona un po' al di sotto di Italo Calvino. Ce ne fossero...

Mazzola

Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #50 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 09:22:00 »
Assolutamente non d'accordo con cuchillo (e CipPi per quanto riguardo Aldo Giovanni Giacomo).
Non credo che Monicelli (nè gli altri registi del tempo) fossero i responsabili della "baronia cinematografara".
Se c'è stata credo dipendesse dai grandi Produttori piu' che dalla "casta" dei registi.
Va ricordato inoltre che (frase fatta lo so ma è così) che i tempi erano diversi.
Prima di arrivare a dirigere un film, bisognava fare la gavetta scrivendo i soggetti, le sceneggiature, facendo l'aiuto regista.
Non era concepibile che un attore facesse la regia del suo primo film, come Verdone o Troisi ad esempio. Sordi e Tognazzi non avrebbero mai potuto farlo.
Stesso disccorso per chi voleva fare il regista.

Lasciando da parte i titoli piu' famosi ed importanti, mi piace ricordare un piccolo "gioiello"
Padri e figli con (tra gli altri) De Sica, Mastroianni ed il piccolo straordinario Franco Di Trocchio.


Offline cuchillo

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #51 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 10:40:33 »
Ma infatti accostando Monicelli a Sordi non volevo darne un giudizio di valore.
Semplicemente, penso che siano stati, in egual misura, due grandi del nostro cinema nazional-popolare.
Non credo che siano stati, tuttavia, due intellettuali del loro tempo.
Due fuoriclasse del loro mestiere certamente sì.


Come disse una volta Boncompagni in una trasmissione che celebrava il Re dei Sorcini: "continuo a preferire Francesco De Gregori a Renato Zero". 
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

Offline Il lodolaio

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #52 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 11:06:52 »


La baronìa di Moretti è culturale, oggi. Per questo l'ho definito cineasta di regime. Non difende la corporazione in quanto tale, al contrario. Ha lanciato cineasti a mazzi, da Luchetti a Mazzacurati, da Garrone alla Santella.
Non posso certo dare ragione a Monicelli perché non è vero che fu profetico, in quell'occasione.
Moretti che, ripeto, culturalmente oggi rinnego, non ha mai fatto ciò che Monicelli preconizzava.

Puoi spiegarti meglio ?
Grazie
Oh vivacchiare...

Offline cuchillo

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #53 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 11:44:12 »
Difficile sintetizzare un "match" (questo il nome del programma di Arbasino) durato, se non ricordo male, una cinquntina di minuti o giù di lì.
Penso che si trovi anche facilmente in rete. Lo vidi più volte una quindicina d'anni fa. Fu trasmesso a "Fuori Orario" in una serata, tra l'altro, dedicata a tutt'altro. 

I punti salienti contestati dal 24enne Moretti alla "star" Monicelli erano diversi.
Sintetizzandoli malamente, direi:
- Il fatto di voler fare film che piacciono al pubblico senza rischiare mai di fare un film che, magari, anticipasse un po' i gusti del pubblico. In altre parole, di fare film un po' ruffiani.
- Il fatto di doversi dotare di nomi altisonanti (che già da soli costavano mezzo miliardo l'uno) per fare qualsiasi film, senza mai rischiare di fare qualcosa a basso costo e senza nomi importanti (Moretti portava l'esempio de "La Marchesa Von..." di Rohmer)
- Il fatto di non volere discepoli e di trattare gli aiuti-regista come servi della gleba a vita

Monicelli, in buona sostanza, disse che:
- Moretti avrebbe cominciato a spendere tanti soldi per i film successivi - cosa non vera
- Moretti con "Io sono un autarchico" aveva realizzato nient'altro che una commedia all'italiana - cosa non vera

In via generale, Monicelli, seppur tra le righe, voleva significare che una volta ottenuto il successo anche Moretti si sarebbe appiattito sui gusti del pubblico e anche lui sarebbe diventato uno dell'establishment.
Cosa che non si è verificata, perché dopo "Io sono un autarchico", Moretti ha infilato 5 capolavori d'autore. Non ha fatto cinema popolare e ad altro costo come Monicelli lasciava intendere.
Basta vedere gli attori dei suoi film, tutti selezionati tra gli amici monteverdini, praticamente.

Poi, che negli ultimi 10-12 anni Moretti sia profondamente cambiato è vero, ma non nel senso che lasciava intendere Monicelli.
E' diventato una malinconica vedette che influenza negativamente il cinema italiano. In questo senso ho parlato di baronìa culturale.
Ma il discorso è complesso e non ho ben capito se era questo che volevi che spiegassi meglio. Se sì, ci apriamo un topic specifico, perché Monicelli c'entra poco.
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

mrmoto

Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #54 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 11:51:31 »



RobCouto

Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #55 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 12:00:09 »

Basta vedere gli attori dei suoi film

E chi sarebbero, oltre lui?  ;D

Giglic

Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #56 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 12:01:44 »
OT
L'avevo rivisto due giorni fa, l'atteggiamento sbragone e semi strafottente di Moretti (ma mi si nota di più se non vado o se vado e mi metto in disparte?) a me ha dato un po' fastidio, ma forse sto diventando un vdm  :(
Sul tuo discorso, cuchillo, che ripeto è in parte condivisibile, dare a Moretti meriti di questo tipo (Olmi ed il suo albero degli zoccoli, allora? e ladri di biciclette, per andare più in là?) mi sembra esagerato: da Sogni d'Oro (uno dei suoi film più riusciti, imho) recita la Morante, e poi Orlando, e poi e poi... stesso percorso di tanti, non trovi? (fermo restando che attori dilettanti mettono ancora più in luce il suo insopportabile narcisismo)
Che poi sia un genio è fuori discussione: la scena "madre" di palombella rossa con la "preghiera" a votare PCI e il coro di Battiato vale 10 anni di cinemo italiano da solo
EOT

Mazzola

Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #57 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 12:07:27 »
Silvio Orlando, Fabrizio Bentivoglio e...Laura Morante !

Offline cuchillo

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #58 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 12:33:23 »
OT

Scusate, rimettiamo ordine. E poi, davvero, se vogliamo continuare a parlare di Moretti, ci apriamo un topic a parte.
Moretti non ha mai detto che il "suo" cinema lo faceva solo lui. Per esempio, vedeva in Amelio (quando non lo conosceva nessuno) un regista giovane di grandissime qualità che faceva un cinema diverso. E quindi migliore, dal suo punto di vista.

Quanto agli attori, Laura Morante l'ha fatta esordire lui. La conosceva perché abitava a Monteverde e perché lavorava con Carmelo Bene, genio amato da Moretti.

Silvio Orlando l'ha fatto esordire lui. Aveva fatto solo un film cabarettistico a sketch con Salvatores.

Bentivoglio? Quando avrebbero lavorato assieme?

EOT
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

Offline cuchillo

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Re:E' morto Mario Monicelli
« Risposta #59 : Mercoledì 1 Dicembre 2010, 12:36:57 »
Tornando a Monicelli, cosa non darei per vedere "Temporale Rosy", l'unico suo film davvero INTROVABILE.
Un mio amico l'ha visto in pellicola in Sala Trevi.
Darei un braccio per avercelo. Anche perché pare sia davvero uno dei migliori, e forse uno dei 3 riusciti degli ultimi 20 realizzati.
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.