Autore Topic: La strana storia di Frederik Hillesborg Sørensen (Juventus)  (Letto 601 volte)

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Offline MCM

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La strana storia di Frederik Hillesborg Sørensen (Juventus)
« : Domenica 21 Novembre 2010, 14:25:57 »
18enne (classe 1992) danese spilungono, nessuna presenza in serie a danese, viene preso in prestito dalla primavera della Juve a Luglio.
Dopo 13 partite di serie a invecesi ritrova ad aver giocato due gare da titolare, contro Roma e Cesena, è mezz' ora quest' oggi.

Vai ragazzo! :D


Offline gazzaladra

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Re:La strana storia di Frederik Hillesborg Sørensen (Juventus)
« Risposta #1 : Domenica 21 Novembre 2010, 14:34:05 »
e noi abbiamo buttato via un patrimonio come Keller.

Lotito guarda che hai fatto!











































 :P :P :P
Non chi comincia...ma colui che persevera.

bak

Re:La strana storia di Frederik Hillesborg Sørensen (Juventus)
« Risposta #2 : Domenica 21 Novembre 2010, 14:55:02 »
Proprio ieri c'era una intervista su 'La Stampa'. Per quel poco che ha giocato oggi, mi è sembrato discretamente maturo nell'affrontare l'assalto zenano.

bak

Re:La strana storia di Frederik Hillesborg Sørensen (Juventus)
« Risposta #3 : Domenica 21 Novembre 2010, 15:03:24 »
Sorensen, il bello dell'emergenza "Juve scoperta alla playstation"

Il difensore danese, 18 anni, verso la conferma: «Pensavo di farmi un anno in Primavera»
MASSIMILIANO NEROZZI

TORINO L'impatto di Frederik Sorensen con il calcio italiano fu doloroso, in senso letterale: «Mi spaccai il naso in una partita delle giovanili bianconere a Chiusa Pesio, quest'estate. Scontro con un avversario, ma sono cose che capitano». Tornò in Danimarca ammaccato nel fisico, ma l'animo non era mai stato così splendente: «So che si dice sempre così, anche qui da voi, ma il sogno stava diventando realtà». Il test era andato bene, e la Juve l'avrebbe preso in prestito dal Lyngby, squadra danese appena promossa in prima divisione, dove lui tra i grandi neppure aveva fatto una partita. Qui gliene sono già capitate due, da titolare, contro Cesena e Roma, senza farsi divorare dall'emozione e asfaltare dal nemico.

E forse gli toccherà pure a Genova, se Motta continuerà ad avere mal di schiena. A occhio, il danese è già un affare, comunque vada: ventimila euro per il prestito, altri 130.000 a giugno, volendolo riscattare. L'ad Beppe Marotta e Fabio Paratici, coordinatore dell'area tecnica lo pedinavano dai tempi della Samp, e il ragazzo era maturo per il collaudo. Il fisico, spalle larghe, abbondantemente sopra il metro e novanta, s'avvista da chilometri, ma per uno di diciott'anni pare aver pure la testa programmata per tentare la grande scalata. E l'attitudine all'apprendimento tutta nordica, che si tratti del nuovo idioma o della grammatica del pallone: «Voglio imparare l'italiano - racconta infilando già qualche parole in mezzo all'inglese - e per questo studio sei ore alla settimana. Sul campo invece, devo pensare solo a lavorare poi si vedrà».

Per telaio e per quei capelli sparati biondi d'ordinanza, in patria l'avevano già affiancato a Kjaer, l'anno scorso a Palermo e ora in Germania. Lui frena: «Lasciamo perdere, io sono appena all'inizio». Non male, però, avendo già messo i piedi in serie A: «Ha sorpreso anche me perché pensavo di venire qui e farmi un anno in Primavera a imparare. Invece mi sono capitate queste due occasioni. Un mix di capacità e fortuna». Dentro, dall'inizio, con il Cesena, pronti e via e subito gol: «Ho pensato che era la cosa peggiore che potesse capitare, ma poi ho cercato di pensare alla partita. E mi sono detto: “Stai concentrato e arriva in fondo”». Gigi Del Neri gli ha fatto pubblicamente i complimenti: «Grande giocatore».

L'aveva aiutato anche sulla soglia del primo passo, quando la paura ti può fregare: «Del Neri mi ha detto di stare tranquillo e di non preoccuparmi. Ringrazio anche i miei compagni, che mi hanno dato consigli». A guardarlo c'era la famiglia, papà Peter, mamma Lone e il fratello Andreas, 15 anni. «Verranno anche il prossimo fine settimana, io tornerò a casa per Natale». Gli amici gli hanno spedito un sacco di messaggi. Quelli con cui giocava alla playstation: «Lì ho conosciuto la Juve, perché non è che guardassimo molte partite in tv». Ora il videogame è reale: «Giocare qui è un sogno». Difensore da subito («avevo 10 anni») i suoi idoli non possono che fare quel mestiere: «Mi piace molto Vidic», del Manchester United. Tra gli italiani, al classico, Nesta o Cannavaro, preferisce la new age: «Chiellini».

Giorgio è pure quello che l'aiuta con l'inglese, insieme a Bonucci, soprattutto dopo i discorsi di Del Neri: «Parla davvero veloce, è un po' difficile, ma cerco di capire tutto. Poi, alla fine, chiedo a qualche compagno. In campo uso l'italiano, e se me la vedo male, l'inglese». Il sogno è quello di tanti, diventare un calciatore, ma era ossessione fin dalle origini: «Ho iniziato a giocare quando avevo sei anni, per divertimento, senza aver il sogno di farlo da grande». In casa giocava papà, «fino alla serie C», ma il morbo deve aver contagiato solo Frederik: «Mio fratello gioca a golf». Almeno non ci si rompe il naso: «Per adesso preferisco lo stesso il pallone».